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Autore: Liy    16/12/2011    1 recensioni
“Lei com'era?”
“... Eh?”
“Tua moglie”
[Kotetsu][Barnaby]
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Our graves
Personaggi: Kotetsu, Barnaby.
Pairing: Kotetsu/Tomoe.
Rating: Verde.
Genere: missing moment, angst.
Avvertimenti: One-shot.

Note: Boh. Ficcatela come missing moment da qualche parte.

Disclaimer: I personaggi non sono miei, sennò Kotetsu si dispererebbe mattina e sera per Tomoe.

Our graves

 

Sapere è potere, si era sempre detto Barnaby.

Ecco perché aveva combattuto per tutti quegli anni per arrivare alla verità, ecco perché aveva dato tutto sé stesso alla ricerca della persona che aveva ucciso i suoi genitori. Ecco perché, una volta trovata una pista, ci si era buttato a capofitto dimenticando che c'erano anche altre cose importanti al mondo oltre la vendetta. Aveva alimentato così tanto e così a lungo quel sentimento che col tempo aveva quasi scordato tutti gli altri. Era diventato un guscio vuoto, un mezzo che portava avanti un ideale discostandosi da ogni sentimento o emozione.

Questo finché non conobbe Kotetsu.

Lui lo aveva lentamente portato a capire che c'erano molte cose preziose al mondo, cose che gli aveva mostrato a poco a poco. Non aveva mai avuto nessuno oltre al signor Maverick con cui confidarsi ed ora, ora che Kotetsu aveva la sua completa e più totale fiducia, ora che aveva vendicato i suoi genitori, il mondo davanti ai suoi occhi sembrava totalmente diverso – tinto da così tante sfumature che prima non era stato in grado di cogliere. Ciò che un tempo aveva sempre dipinto con tonalità di grigio aveva improvvisamente acquistato colore.

La sua vita aveva lasciato quell'ancora che lo trascinava inesorabilmente nel passato ed aveva iniziato a guardare al futuro speranzoso, godendosi ogni piccola cosa che fino ad allora aveva reputato inutile o perditempo. Così proteso verso il futuro che aveva faticato ad accorgersi che colui che l'aveva spinto in avanti tornava spesso nel passato coi pensieri, guardando di sfuggita l'anello che portava al dito.

L'aveva visto qualche volta sorridere stancamente, le mani strette a due pugni mentre gli occhi rimanevano fissi su quella promessa d'oro bianco che lui e sua moglie si erano fatti molti anni prima. Quell'anello che, dopo tutto quel tempo, anche dopo la sua morte, era rimasto lì al suo posto – lì dove lei lo aveva messo quando sorridendo aveva detto .

Aveva resistito a lungo, Barnaby, dal domandare al proprio partner qualcosa sulla donna che aveva un tempo vissuto con lui, dormito, mangiato e riso con lui. Non sapeva nulla su di lei; era morta, nemmeno era a conoscenza del suo nome.

Aveva paura a chiedere – credeva che rivangando il passato avrebbe potuto ferire Kotetsu.

Barnaby parlava spesso dei suoi genitori, morti quand'era ancora troppo piccolo per poter dire d'aver vissuto abbastanza con loro. Kotetsu non parlava mai di sua moglie, invece. Nessuno sapeva nulla su di lei, nessuno tranne Kotetsu stesso ed Antonio, il suo migliore amico.

Così, quando quel giorno in ufficio lo vide reggere fra le mani un giornale senza leggere le notizie, ma intento a fissarsi l'anello con sguardo perso e triste, Barnaby pensò che – forse – avrebbe potuto capire un po' meglio quell'uomo di cui bramava la fiducia.

“Lei com'era?”

“... Eh?”

Kotetsu lo guardò sorpreso, senza capire cosa intendesse, quella sua solita espressione dipinta sul volto stanco.

“Tua moglie”, un cenno col capo, indicando distrattamente la mano sinistra che fino a pochi secondi prima l'uomo aveva continuato a fissare.

“Oooh... era- era molto intelligente.”

Lo guardò sorridendo, per poi tornare a fissare quel quotidiano che ancora reggeva fra le mani, voltando pagina e continuando a mantenere in volto quella maschera di falsa allegria che Barnaby notò facilmente.

“Beh”, Barnaby sospirò mentre si lasciava andare nella propria sedia e tornava a leggere quel rapporto sullo schermo del computer, “uno dei due doveva esserlo, nella coppia.”

Kotetsu reagì immediatamente, abbandonando il giornale sulla scrivania e voltandosi verso di lui, “E-Ehi!”, l'indice a pochi centimetri dal naso del partner, “Cosa vuoi dire con questo? Stai dicendo che non sono intelligente?”

“Il fatto che tu chieda conferma di una mia affermazione così palese non è forse un punto a mio favore, Kotetsu?”

“Eeeh?”

Il più giovane rise appena, cliccando distrattamente un punto vuoto sullo schermo – leggeva senza prestare attenzione alle parole.

Riluttante ed ancora un po' perplesso, Kotetsu si rimise a sedere. Incrociò le braccia al petto, un broncio indispettito che affiorava pian piano sul suo volto. Tamburellava le dita sul braccio, lo sguardo basso che correva da una parte all'altra dell'ufficio in cui erano rimasti solo loro due – a quell'ora, mentre il solo calava, era normale che fossero soli. E poi, lentamente e stancamente, le braccia di Kotetsu s'accasciarono sui braccioli e l'uomo sospirò sonoramente mentre s'accasciava a peso morto sulla sedia.

“Davvero... Era davvero intelligente.”

Barnaby non rispose immediatamente. Continuava a fingere di leggere quel rapporto, le parole che scorrevano davanti al suo sguardo senza che avessero alcun senso – almeno per lui ed in quel momento.

“Ti manca?”

Un altro sospiro da parte dell'uomo – l'uomo che teneva troppe cose per sé, che trovava impossibile confidarsi con chiunque altro se non con sé stesso.

“... A te mancano i tuoi genitori, Bunny?”

“Ogni giorno.”

“Più o meno vale lo stesso per me.”

Sorrideva mentre parlava, gli occhi chiusi ed il capo rivolto all'indietro – il solito cappello ora stretto saldamente fra le dita. Sentiva la tensione farsi spazio nel silenzio che era calato in quell'ufficio e, anche se senza alcun motivo, Kotetsu iniziò a ridere e si voltò verso il proprio partner, guardandolo con quella sua solita aria gioiosa e distratta.

“Ehi, Bunn—”, ma prima che finisse di parlare, prima che potesse cercare di deviare quel discorso che lo metteva tanto a disagio, i loro PDA fecero quel lavoro per lui: era successo qualcosa e non era più tempo di perdersi in chiacchiere – gli eroi di Stern Bild dovevano sbrigarsi a salvare qualche vita.

“Beh, dobbiamo andare Kotetsu.”

“Già.”

E quando si voltò verso di lui, quando lo guardò uscire a testa bassa dall'ufficio per dirigersi nel laboratorio, Barnaby poté giurare di averlo visto ancora fissare l'anello che portava al dito.

 

   
 
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