Storie originali > Fantasy
Ricorda la storia  |      
Autore: SkyDragon    17/12/2011    2 recensioni
"Sentii dentro di me pace, calore, energia e poi puf: tutti i medici erano a terra incoscienti. Non sentivo più dolore, ma quando guardai il mio corpo per sapere perché vidi che non era il mio: avevo l’aspetto di un drago in miniatura. Ali da pipistrello, coda guizzante, piccole corna, artigli affilati… non ero più io."
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
SkyDragon's Secret Past

Non ricordo molto dei miei primi anni, ma alcune immagini si rincorrono nella mia mente e non sono immagini felici. Non so molto, anzi non so nulla dei miei veri genitori, non so chi erano, ne come si chiamavano, ma alcuni mi dissero che mi avevano abbandonato subito dopo avermi concepito. Mi vendettero ad una società segreta che faceva ricerche per potenziare il corpo umano in maniera innaturale. Ero per loro solo un soggetto di esperimenti, ma non come molti altri corpicini in quella struttura. Io ero speciale. Già dalla nascita il gedeway ignasia adornava la mia mano, sembrava una brutta cicatrice, ma era molto molto di più. Era il simbolo di un potere segreto, accessibile a pochi, ma che tutti desideravano possedere. Tutti i grandi della storia, o qualcuno di molto vicino a loro sembra che abbiano avuto il mio stesso marchio. La mia memoria di quegli anni è molto frammentata, ma un immagine indelebile è quella in cui io ero legata ad una specie di tavola operatoria e c’erano parecchie persone intorno a me con strani oggetti come bisturi o lame girevoli o altri oggetti strani, una forte luce sopra di me e sangue… sangue umano di altri bambini ovunque… a differenza degli altri io non potevo, non dovevo morire ero essenziale per le loro ricerche, ma il trattamento che mi riservavano non era diverso dagli altri. Stanze di contenimento piccolissime, fredde, disadorne, insonorizzate. Vi era a malapena lo spazio per sdraiarsi. I pasti erano semplici ed era il minimo indispensabile per sopravvivere.

Ma poi arrivò Lui. Ero debole, molto debole. Faticavo a tenere gli occhi aperti e soffrivo. Si dice che col passare del tempo il dolore si ricordi molto più intenso di quello che effettivamente è, ma non credo di esagerare se dico che provavo un dolore pari a… non credo ci siano paragoni per descrivere quel dolore. Era acuto e continuo. Loro continuavano a dire che c’erano quasi, che erano giunti alla fine della loro ricerca, che presto non avrei più sofferto. Non so esattamente cosa accadde , ma sentii dentro di me pace, calore, energia e poi puf: tutti i medici erano a terra incoscienti. Non sentivo più dolore, ma quando guardai il mio corpo per sapere perché vidi che non era il mio: avevo l’aspetto di un drago in miniatura. Ali da pipistrello, coda guizzante, piccole corna, artigli affilati… non ero più io, ero un mostro. Dalla porta adiacente entrarono delle guardie allarmate da qualcosa. Quando mi videro non esitarono ad aprire il fuoco. Un’altra onda energetica e anche loro erano a terra. La mano… l’artiglio destro bruciava e quel che credevo una cicatrice era illuminato, pulsava a ritmo del cuore, a ritmo della paura. Non avevo il controllo su quel corpo, o almeno l’io cosciente non lo aveva eppure aprii le ali e spiccai il volo. Giunsi nelle stanze degli altri bambini e aprii le loro gabbie aiutandoli a fuggire. E poi scappai anch’io. Volai lontano, sopra un insieme indefinito di edifici a me ignoti, sopra alberi, montagne, fiumi e poi un improvviso lancinante dolore a tutto il corpo come prima della trasformazione. Lanciai un urlo straziante e caddi sia dal cielo sia nell’incoscienza.

Non so quanto tempo passò prima di sfiorare di nuovo il mondo, di sentirmi parte di esso, ma quando avvenne mi sentivo… inutile. Soffrivo, ma non per le ferite, non come quando mi torturavano, ma perché sapevo di esistere, in qualche modo ero ancora sulla terra, ma non sapevo nulla di me: ero umana o non lo ero? Ero prigioniera o ero libera? Passò molto tempo, o almeno mi sembrò tale prima di avere finalmente la percezione di avere un viso, degli occhi… e tutto il resto. Le orecchie percepirono qualcosa come se un liquido cadesse dentro un altro e in seguito a questo rumore sentii la fronte inumidirsi e fu un vero sollievo. Faticavo per ogni piccolo movimento, la testa vorticava, ma alla fine con un grande sforzo aprii gli occhi. All’inizio non vidi nulla, ma poi le cose si chiarificarono e vidi un tetto, una stanza con una finestra e vari arredi di cui non conoscevo il nome. Ma ero in un letto al caldo. Avevo addosso delle coperte e questo non era mai successo presso i miei ex-carcerieri. Sentii delle parole strane e mi voltai leggermente in direzione di quel suono. Vidi una persona adulta avvolta in un grande tessuto marrone che sedeva vicino al letto. Vidi le sue labbra muoversi per sussurrare qualcosa, ma non capivo che diceva. Presi un bel respiro e gli chiesi in quel poco di lingua che conoscevo chi fosse quell’uomo. Lui sgranò gli occhi come sorpreso, anche se non sapevo di cosa. Porto una mano sul petto e disse in una lingua a me comprensibile:
- Il mio nome è Jake. Qual è il tuo?-
Jake. Non avrei mai dimenticato quel nome. Nonostante mi avesse fatto una domanda non seppi rispondergli perché non sapevo il mio nome. Lui ripeté la domanda, ma non avendo di nuovo risposta capì che non sapevo rispondergli.
- Non so chi tu sia, ne tu sai chi sono io, ma puoi fidarti di me perché io sono come te- disse mostrando la sua mano destra.
Lo riconobbi subito: aveva la mia stessa cicatrice!

Cominciò così una lunga e solida relazione fra me e lui. Lui mi insegnò tutto ciò che sanno i ragazzi della mia età e mi fece avere una infanzia normale… per quanto possa considerarsi normale dover imparare a controllare ali, coda, volo, e poteri in generale. Crebbi con lui per questo lo considero mio padre. Mi chiamò Michira, ma poi fece scegliere a me un nuovo nome che avrei assunto quando mi trasformavo in drago. Dovevo celare la mia vera identità. Jake si faceva chiamare American Dragon perché nacque in terra americana. Non ricordo perché scelsi il nome di SkyDragon, ma mi piacque fin da subito e lo mantenni. Di giorno umana, di notte drago il mio compito era, insieme a tutti gli altri come me, di preservare la pace sulla Terra. In forma umana andavo a scuola, stavo coi miei coetanei anche se mi era vietato rivelare loro la mia identità.

Ma questo equilibrio era destinato a cedere: i miei carcerieri si fecero vivi prendendo il controllo dell’Italia, mia terra natia e luogo di abitazione sperando di trovarmi. E una notte ci riuscirono. Stavo volando di ritorno a casa quando una pesante rete mi bloccò le ali e mi fece precipitare. Provai a liberarmene invano; era come immune a tutti i miei poteri. Quando rividi quegli uomini, gli stessi che mi torturavano anni e anni prima mi sentivo paralizzata. Non potevo fare nulla, avevano vinto. Stavano per addormentarmi coi sonniferi quando un dragone rosso dalla cresta verde balzo su di loro dilaniandoli con gli artigli.
- American Dragon! Come facevi a sapere che ero qui?-
- Ho percepito la tua aura, ed ero nella tua mente cosa che non hai ancora imparato a evitare-
- Questa mancanza mi ha salvato la vita – sorrisi, anche se mio padre non fu molto felice.
Sollevò la rete liberandomi. Lui mi chiese perché non avessi reagito e io gli confessai la mia paura.
- Loro hanno la stessa paura di te quanta ne hai tu di loro. Affronta le tue paure o non sarai mai nessuno-

Pochi mesi dopo accadde l’inverosimile… tornavo a casa da scuola quando sentii provenire da dentro di essa suoni di battaglia. Mi trasformai ed entrai pronta a menar fendenti. Jake era attorniato da parecchi uomini morti, ma era anch’egli ferito gravemente. Mi avvicinai per prenderlo, ma lui mi rispose bruscamente di andarmene.
- Ma non capisci? È te che vogliono. Vattene da qui! –
- Ma tu…?-
- SkyDragon… gli anziani mi hanno chiesto di proteggerti, di istruirti per il bene superiore. Verrà un demone su questa terra e tu dovrai fermarlo. Tu, il drago che è dentro di te è l’erede dei grandi dragoni della storia. Sei tu la prescelta…- mi rivelò lui. Sapevo che mi stava per lasciare, lo vedevo e sentivo la sua anima draconica lasciarci.
- Ma come posso senza di te?-
- Non sarai sola…- mi disse emettendo il suo ultimo respiro…
Soffrii, ma come è usanza tra i mezzi draghi diedi il suo corpo alle fiamme.

Passarono anni ed io divenni liceale. Nessuno, a parte professori, mi insegnò più nulla; imparai qualche incantesimo e nuovi poteri da sola. Ed arrivò lei. La chiamavano demone perciò pensai che Jake si riferisse a lei, una ragazza con i poteri che stava contro gli adulti. Un po’ perché condizionata dal nome, un po’ perché avevo paura che mi togliesse l’ultima fonte di apprendimento che mi rimaneva, la sfidai commettendo l’errore più grande della mia vita. Avevo frainteso tutto, anzi permisi al vero nemico di prendere potere. Le varie mafie e anche molti leghisti si sono uniti e ci danno la caccia. Hybrid, questo è il nome della ragazza, pensa che il vero nemico sia contro di lei perché è del sud, ma qualcuno tra loro punta a me. Non so chi, non so quando si rivelerà, ma so che quando sarà il momento Hybrid sarà al mio fianco.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: SkyDragon