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Autore: Mirokia    17/12/2011    3 recensioni
-A me non sembra, da come vuoi scappare davanti a quel diavolo di videogioco, maledetto Abrams e i suoi regali tecnologici!- borbottò Dave arrabbiato, e mentre stava impegnato a imprecare, perse di vista il bambino, che scappò sul divano mettendosi in piedi e saltando su di esso, sicuramente per fare dispetto all’altro.
-Perché tu ci puoi giocare e io no?- piagnucolò il piccolo, che intanto però si stava divertendo e ridacchiava sotto i baffi.
-Perché io sono grande e tu sei piccolo. E non rispondermi così.- ribattè Dave tentando di afferrare il bambino dai piedi, ma quello fece un balzo, quasi strappò la stoffa del divano e si gettò sul mobile sotto la televisione e accese l’xbox per poi afferrare il joystick e stringerselo al petto.
Dave si morse la mano per non urlare una parolaccia e si sedette sconsolato sul divano ridotto a un disastro.
Sì, suo figlio aveva la febbre, ma era forse possibile che nonostante la febbre, quel piccolo demonio continuasse a saltare a destra e a manca e a fare bordello?
E perché doveva venirgli la febbre proprio quella sera?
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dave Karofsky, Kurt Hummel, Nuovo personaggio | Coppie: Dave/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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You, me, and the kid – Christmas Eve

 

 

 

 

 

-Oh Cristo, no, no, non adesso!- un urlo gutturale si propagò nella stanza, e non prometteva niente di buono. -Certo che sei un disgraziato!- esclamò la stessa voce con tono quasi disperato.

-Basta…Basta, è freddo!- fece una vocina decisamente più piacevole dell’altra, e il suo proprietario si divincolò allungandosi verso la televisione.

-Aspetta un attimo, che voglio assicurarmi che tu abbia davvero la febbre!- esclamò Dave provando ad avvicinare nuovamente il termometro al mercurio all’ascella del bambino.

-Sì che ce l’ho, sto proprio male.- si lamentò l’altro cercando nuovamente di divincolarsi dalla stretta di Dave.

-A me non sembra, da come vuoi scappare davanti a quel diavolo di videogioco, maledetto Abrams e i suoi regali tecnologici.- borbottò Dave arrabbiato, e mentre stava impegnato a imprecare, perse di vista il bambino, che scappò sul divano mettendosi in piedi e saltando su di esso, sicuramente per fare dispetto all’altro.

-Perché tu ci puoi giocare e io no?- piagnucolò il piccolo, che intanto però si stava divertendo e ridacchiava sotto i baffi.

-Perché io sono grande e tu sei piccolo. E non rispondermi così.- ribattè Dave tentando di afferrare il bambino dai piedi, ma quello fece un balzo, quasi strappò la stoffa del divano e si gettò sul mobile sotto la televisione e accese l’xbox per poi afferrare il joystick e stringerselo al petto.
Dave si morse la mano per non urlare una parolaccia e si sedette sconsolato sul divano ridotto a un disastro.
Sì, suo figlio aveva la febbre, ma era forse possibile che nonostante la febbre, quel piccolo demonio continuasse a saltare a destra e a manca e a fare bordello?
E perché doveva venirgli la febbre proprio quella sera?
Guardò l’orologio appeso al muro: erano già le nove meno un quarto. E grazie, aveva passato quasi un’ora a rincorrere Kyle per tentare di vestirlo in modo più o meno elegante. E invece quello adesso se ne stava accasciato davanti alla tv, con gli occhi incollati allo schermo, il personaggio del suo videogioco che lanciava granate, e la camicia che usciva per metà dai pantaloni, e il papillon legato sulla nuca. E avrebbe anche evitato di metterglielo, il papillon, a dirla tutta.
Dave imprecò nuovamente, e lo fece a bassa voce, perché quella peste che gli era seduta davanti era capace di ripetere qualunque cosa.

-Kyle, senti, non ci vuoi venire lo stesso a casa dei nonni?- chiese Dave ad un certo punto, del tutto sconsolato.

-Papà, ma ho la febbre alta, e l’altro papà ha detto che…-

Giusto.
“Se a Kyle venisse la febbre, eviterei di farlo uscire di casa. Non deve stare nemmeno sul balcone. E nemmeno esposto agli spifferi che provengono dalla finestra. Fargli venire una broncopolmonite è l’ultimo dei miei desideri e il peggiore dei miei incubi.”, ormai se la ricordavano a memoria la predica. Sia lui, che il bambino. Così, Dave sbuffò e si alzò dal divano facendo ciondolare le braccia: anche quella sera sarebbe saltata. Che bel marito, no, davvero.

-Ti preparo del latte caldo.- disse demoralizzato mentre si trascinava in cucina, con giacca e cravatta addosso.

-Mettici il cacao!-

-Ci metto il miele, e non mi dire cosa ti devo mettere nel latte!- sbraitò Dave dalla cucina, e Kyle si zittì fissando gli occhi sullo schermo.
Dopo che l’uomo si fu chiuso in cucina con l’ausilio della porta scorrevole, s’allentò la cravatta che come al solito non era riuscito ad annodare alla perfezione per poi infilare la testa nel frigo e tirare fuori il cartone di latte.

-Porca puttana, mi avessero detto che sarebbe stato così difficile, me ne sarei stato chiuso nell’armadio per tutta la vita.- imprecò mentre infilava nel microonde la tazza di latte.

-Babbo, almeno i biscotti al cioccolato!- disse la voce di Kyle, più acuta e sveglia che mai.

-Zitto, e spegni la tv!- gli urlò di rimando Dave, poi aspettò che il microonde si mettesse a suonare ed estrasse la tazza dal piatto all’interno. Prese il barottolone di miele, poi affondò al suo interno un cucchiaino e lo affogò nel latte per poi mescolare energicamente. Dopodichè tornò in salotto e gli venne da piangere quando vide la stoffa del divano lacerata, le scarpette nere e lucide gettate in un angolo, l’albero di Natale…e quand’è che l’alberello a fibre ottiche s’era rovesciato?! E quell’altro che faceva? Se ne stava con gli occhi lucidi e rossi e pochi centimetri dallo schermo della televisione, joystick in mano.
Guardò di nuovo l’orologio sul muro: erano le 21 in punto. Ormai era bell’e che fatta, l’appuntamento a casa di Finn era per le otto, circa. E anche se Kurt sarebbe arrivato alle nove e mezza perché veniva direttamente da teatro, non è che poteva permettersi di arrivare in ritardo.
Cercò di calmarsi e si rivolse al figlio seduto a gambe incrociate.

-Se spegni la tv, ti do i biscotti. E i lascio aprire i marshmallow.-

Kyle tese l’orecchio, poi spostò i giganteschi occhi azzurri sul padre e indugiò sul suo volto contratto da una smorfia arrabbiata. Poi alzò le spalle, disse ‘Ok’, e spense la televisione dal bottone sullo schermo.

-Dopo il latte.- disse Dave, e pensò che il mestiere della mamma non gli si addiceva affatto. Era Kurt quello che s’atteggiava a mammina, non lui! Lui andava a lavoro, portava i soldi a casa, si mangiava un polletto intero, si guardava un film di fantascienza e poi faceva cigolare il letto con Kurt. Al massimo, a Kyle poteva leggere una favola –una volta gli aveva chiesto di raccontargli delle mummie in Egitto-, o prendergli in mano il cosino per aiutarlo a fare pipì, o incitarlo mentre giocava ad Assassin’s Creed, o portarlo a vedere le gare di Go Kart. Ma non poteva né scegliere per lui i vestiti da indossare, né fargli da mangiare, né cullarlo, né cantargli la ninna nanna, né fargli il bagnetto. Quello poi. Finiva che Kyle scivolava fuori dalla vasca e riusciva a spingerlo al suo posto inzuppandogli i vestiti. A volte si chiedeva se quello fosse davvero il risultato dell’unione tra lui e Kurt o magari il figlio del diavolo. Alcuni film erano riusciti a suggestionarlo a tal punto.

-Tieni, bevi piano che è bollente.- disse Dave accovacciandosi e accostando la tazza alla bocca del bambino. Quello affondò la testa all’interno e fece con la bocca il rumore del risucchio mentre prendeva piccoli sorsi di latte. –Vado a prenderti i marshmellow.- disse poi Dave dopo avergli lasciato la tazza nelle mani, sperando che non si versasse addosso il contenuto. E, mentre apriva il mobiletto, gli squillò il cellulare.
Andò a rispondere strisciando per terra le scarpe eleganti, e sussultò appena quando riconobbe il timbro di voce.

-Dove sei, David?- chiese Burt sommessamente.

-A casa, signor Hummel.- rispose l’altro mentre tentava di ignorare i rumori che faceva il figlio con la bocca.

-E perché saresti a casa?- fece Burt indurendo il tono.

-Kyle ha la febbre, signore, e me ne sono accorto poco fa. Non ho fatto in tempo ad avvisare suo figlio, e…-

-Il piccolo angelo ha la febbre?!-

-Angelo?- chiese Dave perplesso, e diede un’occhiata a Kyle, che adesso si era capovolto la tazza vuota sulla testa e la usava come cappello. E non solo, sembrava essere riuscito a scovare il pupazzetto di Babbo Natale che Dave aveva nascosto e gli aveva premuto la pancia lasciando così partire la musichetta più fastidiosa che le sue orecchie avessero mai captato.

-Sappi che io sto morendo di fame. E Kurt mi ha appena scritto un dannato messaggino dove diceva che sta arrivando.- disse Burt, e sembrava piuttosto nervoso, mentre in sottofondo si riconosceva la voce squillante di quella scema della Berry.

-Beh…signor Humm…-

-Vuoi metterti in testa sì o no che mi chiamo Burt e che non sono poi così anziano, e che quindi mi devi dare del tu?!- lo interruppe quello, e l’altro, imbarazzato, fece dei colpi di tosse.

-Sì…Scusami, Burt, stavo dicendo…Aspettate pure Kurt e poi iniziate a mangiare. Io darò qualcosa a questo qui e se la febbre s’abbassa lo faccio uscire.- e fece un’espressione infastidita incenerendo con lo sguardo il Babbo Natale che continuava a suonare senza sosta. -Anche se mi sembra poco prudente…-

-Ehi, mammoletta!- una voce decisamente più forte e fastidiosa coprì quella di Burt, e quando Dave la riconobbe, si morse le nocche della mano destra, perché basta, non aveva sempre da chiamarlo ‘mammoletta’ ogni volta che si dimostrava leggermente premuroso. Cavolo, era pur sempre suo figlio! E se Kurt non gli avesse detto in passato che non stava bene portare in giro il bambino con la febbre –soprattutto se fuori nevica, che diavolo!- probabilmente a quest’ora sarebbe già uscito tenendolo in braccio. O forse no.

-Hudson!- urlò, poi sentì una risata da parte di Finn, ‘O Christmas Tree’ mischiata alla voce stridula della Pierce e forse…forse una voce un attimo gradita.

-Dave!-

-Che diamine, finalmente!- fece quello spazientito, e strappò dalle mani di Kyle il Babbo Natale, poi aprì la finestra, prese la rincorsa e lo buttò di sotto. Dopodichè tirò un sospiro di sollievo, ma non durò per molto, perché Kyle si alzò e salì con tutti e due i piedi sull’alluce del padre, che tirò un urlo di dolore.

-Che accidenti succede? Perché non siete già qui?- fece Kurt piuttosto allarmato mentre assisteva a Finn che addentava una coscia di pollo ancor prima di mangiare gli antipasti, ancor prima di aspettare che tutti si fossero seduti a tavola.

-Perché il figlio del demonio ha la febbre, ecco perché!-

-Oh, il mio piccolo angelo…-

-Ma che c’è di angelico in lui?!-

-Passamelo.-

Dave sbuffò e allungò il cellulare al bambino che lo guardava arcigno.

-Tieni, è papà.-

I suoi occhi azzurri si illuminarono, sorrise e afferrò il cellulare, che per poco non gli cadeva tra le mani –e cazzo, era fottutamente costoso-.
Quei due iniziarono a parlocchiare al telefono, Kyle che si lamentava perché Dave lo trattava male e gli aveva buttato il pupazzo dalla finestra, Kurt che lo consolava, e aveva la voce talmente acuta e femminea che la sentiva persino Dave, che non era poi così vicino. Poi i due conclusero la chiamata, e Dave chiese al bambino cosa Kurt gli avesse detto, ma quello non gli rispose e si affogò nei marshmellow.
Dio, che nervi.

E allora, sconsolato, si armò di buona volontà e tirò su l’alberello di Natale e sistemò i tre regalini sotto, e ignorò altamente il figlio che adesso spargeva i dvd per terra in cerca di Hercules, e si accasciò sul divano, apatico. Va bene che era sempre svogliato, ma non è che volesse saltarsi la cena della vigilia di Natale. Era fottutamente triste passarla da solo! Ah, no, c’era anche Kyle. Che non gli parlava. Oh, ma cosa c’era di sbagliato in lui?

E quando sentì delle chiavi girare nella toppa, pensò di esserselo immaginato.
La porta si spalancò e ne entrò un tizio con un cappello di lana colorato calato sulla fronte completo di pon pon, un cappottino grigio col pelo sulle maniche, e con in mano qualcosa di molto simile ai cartoni della pasticceria.
Dave lo ignorò pensando fosse la sua immaginazione.

-Non disturbarti di alzare il sederone dal divano, eh.- fece Kurt traballante, e solo a quel punto Dave si svegliò ed andò a prendergli il cartone dalle mani mentre Kyle schiamazzava ai piedi del padre. Non Dave, l’altro padre. Figuriamoci se era affettuoso con Dave.

-Dov’è Blaine?- iniziò a chiedere insistentemente il bambino, ora aggrappato alla caviglia di Kurt, che risultava immobilizzato. Dave fece una faccia stralunata.

-Che c’entra quell’essere ripugnante?- chiese, e intanto Kurt si spogliò e appese cappotto e cappello all’appendiabiti accanto alla porta.

-Che vuol dire ripugnante?- fece Kyle, ma gli altri due lo ignorarono.

-Niente, prima gli ho detto che se si comportava bene con te, gli avrei portato Blaine.- disse Kurt con tono seccato rivolto a Dave. Poi si piegò e tirò su Kyle, che si aggrappò con le gambe al suo busto.

-Hai intenzione di farlo uscire?- chiese Dave mentre posava il cartone sul tavolo della cucina, e Kurt lo guardò saccente.

-Ma secondo te?- chiese quello retoricamente. –Sennò che avrei portato i salatini a fare?-

Gli occhi di Dave si allargarono.

-Mi hai portato i salatini?-

-Sì, Carole ne ha fatto una quantità spropositata, e sembra che Finn abbia voluto saltare l’antipasto e…- la voce femminea e pacata di Kurt che raccontava fu interrotta da un bacio fugace di ringraziamento da parte di Dave, perché lui era così goloso di salatini. Quelli col tonno, e poi quelli col pomodoro.
E mentre Kurt si scioglieva in un sorriso, Kyle, ancora in braccio a lui, si girò dall’altra parte.

-Che schifo. Vi baciate sempre!- sbottò, con l’intenzione di non voltarsi più.

 

*

 

-Non eri tu quello che voleva passare la vigilia di Natale con una lista infinita di persone?- chiese Dave mentre adagiava un pezzo di panettone –che sembrava più una grossa ciambella- su un piattino e lo porgeva a Kyle raccomandandogli di non sporcarsi con lo zucchero a velo, ma tanto non lo ascoltava mai.

-Mangialo qui, così non ti sporchi.- fece Kurt. Kyle lo guardò, poi alzò le spalle e annuì e si fece sistemare tre cuscini sulla sedia in modo che potesse raggiungere il tavolo. –Comunque, sì, la vigilia mi piace passarla con tutti, ma non avrebbe avuto senso senza voi due, ti pare? Il Natale si dovrebbe trascorrere in famiglia, quindi son tornato a casa.-

-Con i salatini.- fece Dave sorridendo.

-Che per altro non erano solo per te.- puntualizzò Kurt, e indicò il cartone ormai vuoto al centro del tavolo.

-Quanto sei noioso.- commentò Dave, poi guardò il compagno. –Ma fammi capire: col tavolino rotondo che abbiamo in cucina, perché ci siamo messi qui in salotto? Siamo agli antipodi del tavolo, devo usare un megafono per parlarti.-

-Beh ma almeno abbiamo potuto mettere la tovaglia rossa e dorata di mia madre, e tutte le candele, e il centrotavola che ci ha regalato Rachel, e l’agrifoglio…-

-Ecco, mi sfugge il perché dell’agrifoglio sul tavolo. Metti che Kyle prende e se lo mangia?-

-E tu ci fai attenzione!- esclamò Kurt mentre rifiutava con un gesto della mano un pezzo di panettone che gli porgeva il figlio. –E comunque, non mi sembra neanche carino da parte tua guardare la televisione durante la cena!- aggiunse poi dando un’occhiata l’odio allo schermo alla sua sinistra.

-Ma tesoro, è la partita del secolo.-

-Son tutte partite del secolo, a tua detta.- fece Kurt, che poi si alzò, prese il telecomando, e spense la tv per poi incrociare le braccia e alzare il naso alla francese, fiero di sé. –Adesso basta. Apriamo i regali, ‘che è quasi mezzanotte.-

Kyle fece un fischio eccitato con la bocca, poi saltò giù dalla sedia rischiando di spappolarsi i piedi, e si mise a correre aprendo le braccia ad ali di uccello fino all’alberello a fibre ottiche che fino a qualche ora prima era rovesciato –in realtà era stato lui a rovesciarlo, ma non aveva detto nulla a papà Dave-. Prese quei tre pacchettini e li portò in salotto, e li lasciò nelle mani di Kurt, tranne il proprio, che non vedeva l’ora di scartare.
Kurt chiese a Dave di portare in cucina il panettone, e magari di prendere del vino o dello spumante. Dave obbedì sospirando e si ripresentò poco dopo con una bottiglia blu scuro e dorata in mano, più due coppe di champagne. Versò il liquido ambrato nei bicchieri, e ne porse uno a Kurt, poi decise di andarsi a sedere accanto a lui, perché non esisteva che doveva parlargli col megafono per tutta la sera.

-Il nuovo Assassin’s creed!- urlò Kyle che, senza essersi fatto vedere dai genitori, aveva già scartato il regalo. –Vado a provarlo!-

-E certo che va a provarlo!- esclamò Dave quando lo vide scappare col videogioco in mano. –Così abbiamo solo fomentato la sua dipendenza da xbox!-

-Ma sta’ zitto, che tu non sei da meno. E hai quasi trent’anni.- fece Kurt di sottecchi, poi si rigirò il pacchetto lungo e sottile che aveva tra le mani. Dave guardò altrove, rosso in volto, imbarazzato come sempre quando faceva un regalo a Kurt. Questo sorrise quando si accorse delle guance rosse di Dave, poi disse ‘Lo sto aprendo’, per attirare l’attenzione dell’altro, che comunque evitò di guardarlo.
Scartò il pacchetto –non aveva scritto neanche un biglietto, che indelicato!- e si ritrovò in mano una scatolina. La aprì, sbirciò all’interno, e poi la richiuse di botto trattenendo un urletto di gioia.

-Dimmi che non è vero.- fece con la faccia da mezzo pazzo.

-Non è vero.- disse allora Dave, prendendolo in giro.

-Cioè, finalmente hai deciso di portarmi a Parigi?- chiese l’altro tirando fuori i biglietti aerei e toccandoli quasi per assicurarsi della loro consistenza.

-Finalmente ho racimolato i soldi per portarti a Parigi, sì.- rispose Dave sospirando.

-E Kyle?-

-E Kyle, tesoro, lo lasciamo a casa dei tuoi. Si tratta di tre giorni, non casca il mondo! Anzi, magari lo lasciamo a casa di Blaine, visto che gli piace tanto.- disse con una nota di risentimento.

-Non lasceresti mai tuo figlio a casa di Blaine.- disse Kurt sorridendo, e Dave dovette ammettere che ‘ok, non lo farei, hai ragione’. Kurt guardò nuovamente i due biglietti, rise tra sé e sé e poi allungò il proprio pacchetto a Dave, che lo prese con mani tremanti. Lo scartò mentre Kurt gioiva sui biglietti, poi arrossì di botto, in parte per la scritta che troneggiava su quel regalo, e in parte perché…ok, non aveva idea di cosa diavolo fosse.

-Il carnet dei coniugi?!- chiese a fatica, e Kurt fece una risata melodiosa.

-Sì, è come un normale carnet di biglietti. Sfoglialo e capirai.- rispose quello, mentre si godeva l’espressione sorpresa di Dave e le sopracciglia che  gli si aggrottavano.
Questo si mise a sfogliare il blocchetto di biglietti rosa, e notò che era diviso in categorie: casa, bimbo, amore, sesso. Sesso? Si mise a sfogliare quell’ultima categoria, e diventò rosso come la tovaglia della mamma di Kurt, perché pensò di aver capito.

-Ma…l’hai fabbricata tu ‘sta roba?-

-Che c’è, non ti piace?- ribattè Kurt, anche lui rosso sulle guance. Forse era colpa dell’illuminazione, o faceva troppo caldo.

-Sì, ma…allora, sezione sesso…-

-Sapevo che avresti guardato solo quella!- esclamò Kurt divertito, e con la risatina nervosa.

-…’Lavoretto orale, veloce veloce’?- fece imbarazzato leggendo uno dei biglietti. Kurt probabilmente diventò di una tonalità di rosso molto vicina al porpora.

-Senti, non mettermi in imbarazzo! Funziona così, tu mi dai uno di quei biglietti e io vedrò di accontentarti. E bada che dura solo fino a Natale prossimo!- gli disse con un dito alzato, senza avere il coraggio di guardarlo in faccia.

-Ah, un po’ come le attività dei giovani al tempo del liceo, quelle estive.- commentò Dave continuando a sfogliare interessato e imbarazzato allo stesso tempo. -Guarda guarda, anche la disponibilità a metterti in questa posizione?- e indicò il biglietto rosa.

-Dai, basta, leggile per conto tuo!- esclamò Kurt con le mani sul viso bollente, e Dave scoppiò a ridere intenerito

-Ma da stasera son già validi?-

-Solo dopo mezzanotte…e non farti venire strane idee!- lo ammonì il più piccolo per poi bere tutto d’un colpo il bicchiere di spumante. Scattò poi in piedi, le punte delle orecchie che andavano a fuoco.

-Vado a misurare la febbre a quella peste…Torno subito.- disse velocemente, inciampando nelle parole, poi si allontanò camminando a scatti mentre Dave ancora rideva.

 

*

 

Tornò dieci minuti dopo, e sembrò essere tornato del suo colore naturale: un bel bianco cadavere, mmm.

-Quel bambino è furbo, eh? Secondo me è Blaine a insegnargli questi trucchetti. O Finn.- disse mentre si sedeva.

-Che ha combinato stavolta?-

-Non ha la febbre. Non l’ha mai avuta. Ha messo il termometro sulla lampadina dell’albero di Natale, giusto perché non voleva venire a casa di Finn. Dice che Drizzle gli sta antipatica.-

-Certo, è un po’ superba, la bambina. Deve aver preso dalla madre.-

-Sì, ma, voglio dire, a quest’ora saremmo a festeggiare tutti insieme, se non fosse stato per i trucchetti di quella peste.- picchiettò le dita sul tavolo e respirò profondamente. –Magari siamo ancora in tempo.- aggiunse poi guardando l’orologio e notando che mezzanotte era passata da cinque minuti.

-Vuoi davvero uscire a quest’ora? Mmh, peccato.- fece Dave, sconsolato per finta. –E io che volevo già utilizzare il mio regalo.- disse con lo sguardo da furbo, mentre cercava un biglietto nel carnet. Kurt sorrise sotto i baffi e lo guardò, curioso del biglietto che gli avrebbe mostrato. Sentì uno ‘straaap’, segno che ne aveva staccato uno, e se lo vide arrivare sotto gli occhi.
‘Notte di fuoco’, diceva.
Kurt arrossì e ridacchiò come una femminuccia, poi si allungò e baciò Dave, per almeno cinque minuti buoni.

-Dopo aver messo a nanna il bambino, però.- gli sussurrò Kurt sulle labbra, e Dave sorrise.

-E’ una fortuna che abbia il sonno pesante. Almeno quello.- commentò, poi si lasciò andare ad altri baci, e spero che Kyle non venisse a rompere le scatole con il suo solito ‘che schifo, vi baciate sempre!’

-Buon Natale, Scimmione.- fece Kurt con la mano stretta in quella di Dave.

-Idem, Fatina.- fece l’altro.

-Buon Natale, Kyle!- urlò poi Kurt sperando di farsi sentire.

-Zitti, che sto giocando!- ribattè quello, e gli altri due si guardarono e scoppiarono a ridere. No, in realtà era Kurt l’unico a ridere, perché Dave voleva solo prendere il figlio a sculacciate.

-Non spegnerà la tv prima dell’una, me lo sento.- disse poi il più grande  con una mano sulla fronte. Kurt annuì e guardò il biglietto rosa, poi lo prese e glielo sventolò davanti agli occhi.

-Vogliamo usarlo adesso?- fece piuttosto malizioso.

-Uhh, ti piace il rischio!- commentò Dave particolarmente divertito. Kurt si alzò ridendo e lo prese per mano, intimandogli poi si alzarsi, e magari di raggiungerlo in camera.

-Muoviti, scimmia, che ho addosso l’intimo rosso.- disse prima di sparire in camera da letto e aspettare l’arrivo del marito per spegnere la luce e chiudere la porta a chiave.

 

 

 

§

 

 

 

Una roba natalizia eeeee Kurtofsky dovevo pur farla. E mi ero anche ripromessa di fare una shot con Dave e Kurt genitori . Maaaa –oggi ce l’ho con le lettere allungate, ok-, dato che questo tema della coppia con figli mi sa troppo di sdolcinato, e sì, lo ammetto, le robe sdolcinate e stomachevoli le sopporto poco, ho messo un figlio pestifero a dir poco, e un padre che non sa fare il mestiere di padre e butta Babbi Natali dalla finestra. Così, per alleggerirlo un po’ XD
Ok, niente, che dire? Che il nome Kyle l’ho scelto solo perché la prima lettera è quella di Kurt e l’ultima di Dave, della serie, roba da psicopatiche.
E poi niente, vi auguro Buon Natale in anticipo, nel caso non riuscissi a scrivere nient’altro prima delle vacanze.
Un bacio a tutti, in particolare ai pochi pirati ;___; love you.

 

 

 

Mirokia 

 

 

   
 
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