Un suono monofonico mi svegliò interrompendo un sogno assurdo: la più bella dell’Inferno, anche se si era definita del Purgatorio, era venuta ad annunciare la mia morte. Tra un mese avrei dovuto lasciare la vita mentre lei, con la sua imponente falce d’argento, mi avrebbe rubato l’anima. Che sogno stupido, pensai accennando un sorriso. Anche lei nel sogno aveva sorriso. Una risata sadica su un paio di accattivanti labbra rosse. Mi alzai dal letto e scossi il capo. Da anni ormai non dormivo così bene, il pomeriggio precedente dovevo esser stato stanco morto per aver dormito fino la mattina. Erano le sette e tra un’ora sarei dovuto essere a scuola. Di malavoglia mi alzai dal letto con addosso solo i boxer e una canottiera con l’intento di avviarmi in bagno per farmi una doccia. Per sicurezza mi guardai attorno. Nessuna falce, nessuna bomba sexy, solo qualche vestito e qualche giornalino porno sparso sul pavimento. Tutto normale. Era solo un sogno! Doveva essere stato un sogno! Spalancando però la porta del bagno tutte le mie convinzioni si sciolsero come neve al sole. Continuavo a sbattere le palpebre incredulo. Non avevo fumato, non avevo bevuto, avevo solo dormito e sognato eppure quella Annunciatrice di Morte era davanti a me. Ancora! Lily. Così aveva detto di chiamarsi. Lily era seduta sulla tazza del gabinetto (chiusa) che sfogliava una mia rivista di moto. Chiusi la porta di scatto. Scossi la testa e serrai gli occhi per riaprirli subito dopo: Lily era ancora là. Immersa nella lettura, con i biondi capelli che le coprivano il viso e quell’abbigliamento gotico ma provocante. Era sempre lei: la ragazza del mio sogno, anzi no, della mia realtà. Continuavo a chiudere e riaprire la porta, ma Lily rimaneva sempre là. «La smetti di fare l’idiota? Ho perso il segno.» la sua voce arrivò alle mie orecchio più vera che mai. Si lamentava. E io che avrei dovuto dire allora? «Non è stato un sogno» deciso, entrai nel bagno chiudendomi la porta alle spalle. Continuavo ad osservarla incredulo mentre la sua espressione riluttante non faceva altro che mettermi a disagio. La “ragazza” sbuffò ma si immerse nuovamente nella lettura facendo finta di niente. «Io mi dovrei fare la doccia. » Lily non si scompose ma agitando una mano disse « Fai pure» Voltò pagina ignorandomi completamente. Forse nel Purgatorio non si lavavano o avevano un lavaggio automatico, forse lei non capiva le mie esigenze in quanto umano o forse desiderava vedermi nudo più di quanto io desiderassi spogliarla. Idiota, non farti fantasie erotiche su di lei!, pensai. « Preferirei che sparissi per una decina di minuti, insomma non è necessario che tu mi stia appresso di continuo, no?» sinceramente incominciavo a preoccuparmi. L’Annunciatrice fece spallucce « Non ho altro da fare. E poi non mi scandalizzo a vederti nudo, non penso che sarai un gran che.» Ma come si permetteva! Io ero bello punto e basta, e bello era anche poco per descrivermi dato che conoscevo tutti gli aggettivi più “cool” che mi attribuivano le ragazze della scuola, se non della città. Cercai di non perdere la pazienza « Se devi seguirmi per un mese, stiamo incominciando con il piede sbagliato. Io ho bisogno di privacy nella vita e, a meno che non ti metta nuda anche tu … » Incominciai a delirare. Finalmente Lily alzò lo sguardo. Mi fissò accigliata «Non prendermi per una tizia di quelle tue schifose riviste. » disse riferendosi al giornalino che aveva sfogliato la sera precedente. Strinsi i pugni e sbuffai con imbarazzo. Ilgiorno prima ero stato troppo in preda al panico per ricordarmi di quel piccolo particolare della rivista. «Non volevo paragonarti ad una modella porno. » «Luka, a chi stai dando della modella porno?» una voce interruppe la nostra conversazione. Cavolo! Non mi ero accorto che mia mamma aveva aperto la porta. Mi voltai stringendo i denti e vidi la cinquantenne dai tinti capelli neri, fissarmi perplessa. « Sei da qualche minuto che non fai che urlare. Da quando parli da solo?» «Io non sto parlando da solo ma con la mia Annunciatrice di Morte. » ecco! Ora ero nella merda perché finalmente mi ricordai che nessuno poteva vedere Lily. L’espressione di Nicola c’è l’avevo ancora impressa nella mente, ed era molto simile a quella di mia mamma in quel momento. « Sei strano. Hai dormito troppo, urli in bagno e adesso salta fuori anche un’Annunciatrice di Morte.» Fissai mia madre e poi, corrugando la fronte, spostai i miei occhi su Lily che fissava altrettanto la divertente scena. Anche se il comportamento della “ragazza” mi infastidiva parecchio non dovevo cedere alla tentazione di urlare a vuoto verso il water. «Senti mamma, va tutto bene. ora mi faccio una doccia e poi vado a scuola» La donna fortunatamente uscì dal bagno e imprecai in silenzio fissando Lily con rabbia. La “ragazza” fece spallucce e schioccando la lingua, scomparve nel nulla. Farlo prima no eh? Stavo impazzendo e questo mio secondo giorno del mio ultimo mese di vita era incominciato malissimo, speravo soltanto che mia mamma non contattasse un psicologo. Dal mio banco osservavo il cielo. Era azzurro proprio come i miei occhi, un azzurro che io non avrei mai raggiunto perché mi attendeva l’inferno. Nicola era tutto preso dall’allettante lezione di matematica mentre io, come al solito, pensavo ad altro. Lily non si era più fatta vedere e, adesso che ripensavo agli eventi della mattina, mi ricordai di non aver notato la sua orrenda falce in bagno. Non capivo perché stessi pensando a lei anche se, in fin dei conti, era normale dato che ora la mia vita dipendeva interamente da quell’Annunciatrice. «Fontana, sono belle le nuvole? » la professoressa Ricci, con la sua tremenda e stridula voce riuscì a riportarmi alla realtà. Dalla cattedra mi fissava con aria imponente, più nervosa che mai. La menopausa l’aveva resa più isterica che mai ultimamente. «Fontana!» odiavo quando pronunciava il mio cognome «Stiamo cercando di risolvere questo logaritmo che ha creato discreti problemi ai tuoi compagni di classe nei compiti a casa, tu gli hai fatti i compiti?» «No! » sincero e diretto. E poi lo sapeva che non facevo mai i compiti. In quel momento sentii Nicola sussurrarmi «Imbecille, te le cerchi nuovamente.» Lo ignorai e fissai con attenzione l’esercizio alla lavagna. «Non mi meraviglia questa tua risposta Fontana.» «Però lo so risolvere.» Portò le mani sui fianchi e mi guardò con sfida «Non fai gli esercizi per casa e ti vanti di saperlo risolvere? » Stupida donna. Conosceva la mia mente geniale e continuava a fare del sarcasmo. Era sin troppo ovvio che sapevo risolvere quel maledetto logaritmo. Non ci pensai due volte e mi alzai. La sedia strusciò violentemente sul pavimento. Con passo blando e sotto gli occhi di tutti mi diressi alla lavagna. Presi il gesso tra le mani e analizzai il “problema” della classe. Ridicolo! Una sciocchezza del genere gliela avrei risolta in meno di un minuto. Sorridendo, incominciai a picchiettare sulla lavagna. Marcavo forte il gesso con aria decisa. Io ero Luka Fontana e un esercizio così idiota l’avrei risolto sicuramente. Tra i professori ero noto per due cose: la mia sfacciataggine e la mia intelligenza. Dio non mi aveva fatto solo di bell’aspetto ma anche particolarmente furbo e dotato di buon cervello. Perché un soggetto perfetto come me aveva solo ancora un mese da vivere? Avrei potuto aver tutto nella vita. Fama, donne e soldi. Ero convinto di ciò che ero e dei miei ideali. Perfetto! Troppo perfetto! «Le va bene professoressa o vuole anche il passaggio inverso?» lasciai cadere il gesso nell’apposita scatoletta di legno. Silenzio. Come sempre tutti mi guardavano a bocca aperta. Nicola sorrideva divertito come ogni volta. Riuscivo a sorprendere tutti. « Posso andare in bagno se non le dispiace? Questa lezione non è al mio livello.» Vidi la Ricci prendere la penna rossa e scarabocchiare qualcosa sul registro. «Ti sei preso una nota per la sfacciataggine Fontana. Esci subito dalla classe se la lezione ti annoia.» Non esitai un istante e, con il mio solito sorriso canzonatorio, mi avviai verso la porta. Passai tra i primi banchi e scrutai con riluttanza quei secchioni: né belli né intelligenti. Loro avrebbero dovuto morire tra un mese, non io. Dalla rabbia per il mio destino ingiusto, sbattei violentemente la porta.
“Era l’essere umano più viscido e schifoso con cui avessi mai avuto a che fare. Troppo perfetto per vivere e maledettamente giusto da far morire. Quelli come lui dovrebbero essere spazzati via dalla terra.
Un mese mi sembrava un’eternità, ma cos’era il tempo per una come me?
Uno strano sesto senso mi diceva che Luka Fontana sarebbe stato la mia rovina!”
“Si rivelò curioso toccare Luka, fin troppo piacevole. Il calore della sua pelle era qualcosa di magico. Sentire l’odore ferreo del sangue si rivelò fantastico. La cosa che mi abbagliò di più, però, fu la sua necessità di capire se io esistessi o meno, la necessità di conoscermi. Nessun umano aveva mai provato ad avvicinarmi, nessuno mi aveva mai trattata come una ragazza umana”
***
Due Di Picche …
La storia sta andando a gonfie vele, almeno per me e sul mio PC. Il tema macabro mi ispira molto e ogni volta che descrivo le “visuali” di Luka, mi diverto un sacco!
Ringrazio Alyce_Maya per la correzzione e recensione e anche Se7f per la recensione, e grazie a chi ha aggiunto la storia tra le seguite **
Questo secondo giorno di Luka ci da una visuale genere di che genere di ragazzo è. I primi capitoli saranno un po’ introduttivi perché sono i primi giorni di questa macabra convivenza, ma dal 4-5 capitolo in poi incomincerà la “conquista” per il paradiso da parte di lui e la “confusione più assurda” da parte di lei. Ma nn vi voglio anticipare niente e perdermi in chiacchere.
Spero solo che la storia vi piaccia e che sia una lettura piacevole e “romanticamente divertente!”
Baci
Due di Picche