<< Quando sarò morta aprite il mio cuore, vi troverete dentro Calais >> così dico, prima di ricadere sui cuscini. Sto agonizzando, ed ho fallito. Ho fallito come donna perché non sono incinta, ho fallito come moglie perché mio marito è lontano, ma non ho fallito come regina perché il popolo mi ama e resterà cattolico dopo la mia morte, fedele all’Unica Vera religione.
Io, Maria Tudor sto morendo ma sono convinta che mia sorella non farà ripiombare l’Inghilterra nell’eresia, me l’ha giurato.
Sono nata quando ancora l’Inghilterra non era infettata dall’eresia, il 18 febbraio dell’anno di Grazia 1516, l’unica figlia ad essere sopravvissuta quando i miei fratelli morirono ancora lattanti. Mia madre era Caterina d’Aragona, figlia dei re Cattolici e unica e legittima moglie di mio padre. Mio padre era il re Enrico VII. Lo ricordo bene in quegli anni. Bello, aitante e ancora innamorato di mia madre. Eravamo al corte più bella d’Europa, e la più colta.
Ricevetti alla nascita il titolo di principessa di Galles e giovanissima venni mandata a Ludlow a tenere una mia corte. Ero amata, rispettata, coccolata e viziata da tutti ed ero convinta che sarebbe durato per sempre.
Avevo avuto la sfortuna di nascere donna ma a tutto c’era rimedio, almeno così mi veniva detto. Avrei avuto la migliore educazione del mondo, avrei praticato le virtù femminili, sarei stata una buona cattolica e avrei sposato un principe che alla morte di mio padre avrei reso re d’Inghilterra.
All’inizio dovevo sposare mio cugino Carlo v d’Asburgo che venne in Inghilterra per conoscere mio padre e per vedermi ma poi non se ne fece più niente con gran dispiacere di mia madre. Il successivo candidato fu il Delfino di Francia, il figlio di re Francesco, ora morto. Un modo per unire Francia e Inghilterra pacificamente dissero, ma non funzionò. Nel frattempo mio padre ebbe un bastardo dalla sgualdrina Bessie Blount e dopo la parentesi di quella svergognata di Maria Bolena arrivò lei, e fu la fine di tutto quello che conoscevo.