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Autore: Red Fox    18/12/2011    2 recensioni
cit/ -Perché?- domanda la donna con un flebile sussurro, guardando con sguardo vuoto e spento la piccola lapide ancora nuova, ancora pulita, non ancora consumata. -Perché?- ripete, gli occhi che le si riempono di lacrime dolorose.
Inizia così questo racconto: con un funerale. Finirà con un matrimonio.
Se volete, leggete :3
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Allora, questa breve flash è nata perché mentre ero in ospedale mi è arrivata la notizia di un lutto in famiglia. Per cercare di scaricare un pò il dolore che provavo mi sono messa a scrivere, quindi non voletemene se troverete errori o altro. Spero vi piaccia, è dedicata ad una persona che non doveva morire.
Era troppo giovane, aveva una moglie e due figli meravigliosi da mantenere e amare. Non è giusto che sia andata così, perciò scusate se nel racconto dovreste trovare anche un pò di rabbia. Non credo ci sia però. Solo il mio dolore tramutato in parole.
Arrivederci Bebbe. Ti volevamo bene in tanti



Stringimi la mano


-Perché?- domanda la donna con un flebile sussurro, guardando con sguardo vuoto e spento la piccola lapide ancora nuova, ancora pulita, non ancora consumata. -Perché?- ripete, gli occhi che le si riempono di lacrime dolorose. Accanto a lei un ragazzino si abbassa, le si siede vicino, le stringe le spalle. Rimane in silenzio: non ci sono parole per esprimere un dolore così grande. Rimangono così per minuti, ore, giorni: non sanno dirlo. Si sono resi conto che il prete ha pronunciato delle parole, hanno capito più o meno quello che stava succedendo, hanno visto la bara venir fatta scendere nella buca nel terreno. Eppure non capiscono bene quello che sta accadendo: tutto troppo in fretta, tutto troppo inverosimile.
L'unica cosa che sanno, che sentono, è il dolore che provano al petto, all'altezza del cuore.
Poi succede che una bambina, la bambina si alza, si avvicina alla bara e posa una piccola rosa bianca sul legno lucido. Guarda quelle quattro assi e non capisce perché tutte quelle persone stanno piangendo. Non comprende il motivo per cui tutti la stanno guardando con gli occhi colmi di tristezza, pietà; non sa perché la sua mamma sta piegata sulle ginocchia a singhiozzare. Il suo papà non è mica lì dentro, è nel Cielo insieme agli angeli. Perché tutti piangono allora?
Una mano si appoggia sulla sua spalla, un uomo le sorride triste: -Va tutto bene?- chiede premuroso, preoccupato. La piccola annuisce. Lancia un ultimo sguardo al luogo dove il suo papà sta dormendo, poi si gira e, muovendo veloce i suoi piedini, corre ad abbracciare la sua mamma. Lei la stringe forte, come se fosse l'unico appiglio che la tiene legata alla vita.
-Va tutto bene,- dice la donna come una cantilena, cercando di convincersi delle sue parole, -tutto bene.-
La bimba non la guarda, non capisce: se tutto va bene, perché sta tremando?
Non ha ancora pianto, Marta.
Perché non sa come fare. Le hanno detto che non vedrà più il suo papà, e lei ha guardato confuso il proprietario di quella voce, che non scorderà mai. -Perché?- aveva chiesto, spaesata. Le avevano risposto che era diventato un angelo. E allora la piccola non aveva potuto piangere. Perché gli angeli sono belli, luminosi, gentili.
E secondo Marta anche felici.
Quindi non aveva motivo di piangere: il suo papà era felice.
Poi si era scontrata con le lacrime della sua mamma, il dolore del suo fratellone, l'angoscia delle persone che stavano loro accanto in quei primi tempi. Neanche allora aveva provato voglia di piangere. Il suo papà era amato, era normale che mancasse alle persone, anche a lei mancava tanto.
Del giorno del funerale non ricorda molto: si è addormentata subito dopo, tra le braccia dolci della sua mamma. L'unica cosa che ricorda, ma non è sicura che fosse un sogno o la realtà, è il suo fratellone che diceva alla mamma: -E' okay crollare, Mà.- le aveva detto, piangendo. -Crolla quanto vuoi, tutta la notte.- la rassicurava, cullandola come una bambina piccola.
Si ricorda di essersi girata sul fianco, Marta, per dormire meglio nel suo lettino nella camera dei genitori. Poi aveva sentito Alessandro singhiozzare e: -Ma domani devi riprenderti. Devi farlo, per Marta. Ora crolla, piangi, urla e muori. Ma domani devi vivere: per noi due.-
E poi la bimba si era addormentata.
Aveva quattro anni.


Ora Marta ha ventidue anni. Ha i capelli lunghi e biondi, gli occhi grandi e azzurri: come il suo papà. E' vestita con un lungo vestito bianco, che le fascia il corpo snello e mette in risalto le sue forme; ha in mano un bouquet di rose bianche e rosse, sta sudando. Il sorriso sul suo volto è raggiante, radioso. A testimoniare la sua felicità.
Poi entra un ragazzo, che le sorride. -Ehi, sunshine! Sei pronta? Di là ti stanno aspettando tutti.- annuncia divertito, guardando la sorella come incantato. Marta ride. -Esci subito da qui!- intima sorridendo, lanciandogli dietro la scatola vuota delle sue ballerine bianche. Il ragazzo ridacchia. -Muoviti che altrimenti Mattia se ne va e ti molla.- commenta divertito, avvicinandosi a lei e posandole un bacio tenero sulla fronte. Poi la guarda emozionato e: -Sei bellissima.- ammette.
Marta gli sorride, allungandosi a baciarlo sulla guancia.
-Sei pronta?- chiede agitata una voce, uscendo dal bagno. E' una donna dai capelli corti un po' spettinati, il viso tutto sudato. Si passa una mano sul volto, cercando di mandare via la stanchezza e la tensione di quei giorni. -Amore mio, se scopro che non ti sei ancora infilata quel dannato velo, potrei prendere seriamente in considerazione l'idea di picchiarti.- dichiara poi seria, aggiustandosi la stola beige sulle spalle. La ragazza ride, emozionata.
-Ci siamo sul serio 'sta volta, eh?- domanda imbarazzata, tesissima.
Alessandro e sua madre ridono. -Sei tu che l'hai deciso.- la informano divertiti, mettendole il velo in testa e fissandolo con una spilla ornata da piccoli brillanti.
Marta trema, sorridendo. -Ne sono sicura.- conferma emozionata.
Poi tutto succede in fretta: lei che si avvia verso la chiesa, suo fratello che la prende sottobraccio per accompagnarla all'altare, lei che gli sussurra stringimi la mano e non farmi cadere, il prete che li precede e li porta lungo la navata principale. Il sussurrato ed emozionato di lei, quello deciso e sicuro di lui; il bacio che si scambiano i due amanti che suggella la loro promessa, la gioia del loro matrimonio.
E in tutto questo, alla fine della serata quando Marta sta entrando nella sua nuova casa per cominciare la sua nuova vita, per un istante pensa che, al posto di suo fratello, avrebbe dovuto esserci suo padre.
Suo papà avrebbe dovuto accompagnarla lungo la navata, suo papà avrebbe dovuto consegnarla a suo marito.
Ed è adesso che, per la prima volta in diciotto anni, Marta piange.
  
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