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Autore: Marge    18/12/2011    3 recensioni
“Rosa, ma tu ce l’hai, un fidanzato?”
A quelle parole Rosa era arrossita fino alla punta dei capelli, ed aveva dovuto posare l’ago ed il tombolo in grembo per quanto le tremavano le mani.
“Come faccio a sapere se ne ho uno?” aveva chiesto poi, titubante.
“Devi guardare sotto la tua terrazza. Se vi passeggia un giovanotto, tutti i giorni, e guarda verso la tua finestra, allora sei fidanzata.”
Sicilia anni 20.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il principio del passeggio


Rosa si era acconciata con molta cura per quella sua missione speciale: aveva passato più di un’ora con il ferro in mano, cercando di farsi i riccioli, aiutata da Ninuzza; e per fortuna che suo padre non era in casa, in quei giorni, o l’avrebbe ammazzata, nel vederla così scioccamente impegnata nel farsi più carina. Si era messa un vestito di mussola e cotone bianco, con una serie di ricami sul petto, il più bello che aveva: sua madre gliel’aveva fatto confezionare l’anno prima, in occasione della cerimonia per una sua cugina che s’era fatta suora; indossandolo, si era accorta con orgoglio che le stava, ormai, leggermente stretto, segno che era cresciuta. Si era persino messa una goccia di colonia sui polsi, oltre che sul fazzoletto, proprio come la aveva insegnato sua madre, nonostante sapesse che da quella distanza non si sarebbe affatto percepito. E quindi, da circa un’ora, Rosa se ne stava in terrazza con un lavoro di ricamo tra le mani ed il libro di preghiere in grembo, facendo scorrere il filato tra le mani senza farvi nulla, attenta a scorgere ogni minimo movimento della strada sotto di lei.

Tutto era nato a causa di Anna, una delle sue compagne di scuola ed al momento anche la sua migliore amica. Anna non era timida come lei, ma chiacchierona, entusiasta, ed aveva due gote rosse come ciliegie circondate da nuvole di ricci neri, proprio come avrebbe voluto averli Rosa. La sua allegria era contagiosa, e da studentessa modello, Rosa in pochi mesi si era ritrovata spesso in punizione assieme all’amica, per aver marinato la Santa Messa della mattina per andare a mangiare l’uva colta direttamente dai vitigni, nei campi attorno al convento, o per aver riso durante le lezioni di suor Benedetta, che aveva due grossi baffi ed un vocione da baritono, tanto da sembrare quasi un uomo. Anna aveva la capacità intrinseca di coinvolgerla senza che lei volesse, ma ogni volta si era sentita, alla fine, così felice, da non pentirsi mai di averla seguita nelle sue marachelle.
Una mattinata, durante una lezione di ricamo, mentre nella stanza piena di fanciulle all’opera non si sentiva alcun rumore, se non i passi di suor Assunta che passava a controllare i lavori, Anna si era chinata verso l’amica ed aveva sussurrato: “Rosa, ma tu ce l’hai, un fidanzato?”
A quelle parole Rosa era arrossita fino alla punta dei capelli, ed aveva dovuto posare l’ago ed il tombolo in grembo per quanto le tremavano le mani.
“Come faccio a sapere se ne ho uno?” aveva chiesto poi, titubante.
“Devi guardare sotto la tua terrazza. Se vi passeggia un giovanotto, tutti i giorni, e guarda verso la tua finestra, allora sei fidanzata.”
“Un giovanotto che passeggia sotto la mia terrazza?”
“Esattamente!” aveva esclamato l’amica, con gli occhi brillanti come il mare a mezzogiorno. In quel momento la bacchetta di suor Assunta era calata, implacabile, fra loro, schioccando sul bracciolo di una delle due sedie. Si erano mese nuovamente all’opera con solerzia, una ridente, l’altra pensierosa.

Dopo più di due ore passate a scandagliare la strada sotto la terrazza di casa sua, Rosa si era quasi convinta di non avere alcun fidanzato. Del resto, se l’era immaginato: per quanto suo padre fosse un uomo riservato ed autoritario, era sicura che sarebbe stata avvertita, nel caso avesse scelto per lei un pretendente. In quel lasso di tempo erano passate solo cameriere dirette a fare compere, un paio di signore in ghingheri invitate ad un thè, un signore con un cane ed il giornale sotto il braccio, ed un gruppo di monelli cenciosi e sporchi.
“Dovrò dire ad Anna che non ho alcun fidanzato” si disse, domandandosi poi, subito dopo, perché l’amica le avesse chiesto una cosa del genere proprio quella mattina. Forse lei ne aveva uno?
La possibilità che un particolare così succulento della vita dell’amica le fosse sfuggito, la fece sentire una sciocca: sicuramente gliene aveva parlato perché sentiva il desiderio di confessarsi con qualcuno. Era stata veramente una ingenua: si era concentrata solo su se stessa, senza preoccuparsi di Anna!
Si alzò dunque di colpo, decisa a recarsi dall’amica per chiederle come stavano le cose; sua madre era impegnata, ma sicuramente le avrebbe permesso di farsi accompagnare da Ninuzza, anche perché Anna abitava solo poche case più su della sua.
Alzandosi aveva fatto scivolare in terra il fazzoletto con il ricamo a metà, ed un soffio di vento improvviso glielo sfilò dalle mani, proprio mentre si chinava a raccoglierlo. Lo scampolo candido svolazzò in aria come un colombo, e poi finì in terra, giù nella strada. Annichilita e stupefatta dall’evento inaspettato, Rosa si sporse dalla ringhiera. In quel momento un giovane, che non aveva notato avvicinarsi, lo raccolse ed alzò gli occhi.
“È vostro?” domandò. Rosa annuì senza proferire parola.
“Posso riportarvelo, se desiderate” continuò il ragazzo.
“Suonate al portone, e consegnatelo alla cameriera” rispose infine lei. “Non mi è permesso parlare agli sconosciuti, né posso rivolgermi a uomini, in assenza di mia madre.”
“Ma ora vostra madre non c’è, e voi mi state parlando” ribatté quello, sorridendo in una maniera birichina che Rosa non aveva mai visto in volto a nessuno. Arrossì e si ritirò nella terrazza, all’ombra dei glicini che piovevano dal piano superiore.
Lo sentì scusarsi e consegnare il fazzoletto a Ninuzza, asserendo di averlo trovato in terra proprio lì davanti. Poi tornò sotto la sua terrazza, e le rivolse un sorriso portandosi la mano al cappello. Rosa rimase in terrazza finché non sparì, dietro la curva in fondo alla strada, con il cuore che le galoppava in petto.








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Scritta per la Maritombola con il prompt 50. Terrazza.
Questa è la prima originale che pubblico sul web, sebbene io nella mia vita abbia sempre scritto solo storie originali, e solo da poco mi sia dedicata ai fandom.
Anche se non è specificato, questa storia è ambientata nella Sicilia anni 20, ed è ispirata ad un aneddoto reale.
See ya!
  
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