…Se solo
avessi le parole
te lo direi
anche se mi farebbe male
se io sapessi cosa dire
io lo farei
lo farei lo sai…
La canzone
degli 883 risuona nella stanza. Lei è seduta nella sua scrivania ed è immersa
nei suoi pensieri mentre scarabocchia dei piccoli
disegni senza senso sul suo diario. Pensa ad un anno fa,
a come la sua vita era cambiata…grazie a lui.
Accarezza la
sua pancia e ripensa a quello che era successo più di
un anno prima.
Aveva appena
compiuto 17 anni. La sua migliore amica le aveva organizzato
una festa a sorpresa con tutti i suoi amici. Era stato il giorno più bello
della sua vita. Aveva sentito l’affetto delle persone che le stavano attorno.
Non aveva molti amici, ma quelli che aveva erano davvero sinceri. L’amica aveva
organizzato tutto così perfettamente che lei non si era accorta di nulla. Non
si era accorta di quello che stavano organizzando.
Le due
amiche avevano deciso di andare a mangiare una pizza per festeggiare il
compleanno della mora. Lei, Luisa, voleva andare a mangiare la pizza da
“Peppino”, Era là che facevano la pizza migliore, eppure la sua amica era stata
contraria. Aveva lottato con tutte le sue forze per convincere la festeggiata
ad andare a mangiare da un’altra parte. Le aveva
tentate tutte e alla fine l’aveva persuasa. Sinceramente la mora non capiva il
perché del cambiamento, ma alla vista di tutti i suoi amici nell’altra pizzeria,
più spaziosa e più adatta per una festa, tutto le sembrò così chiaro.
“Marta…grazie”
disse con le lacrime agli occhi. E rivolgendosi agli
altri “Grazia anche a voi. Siete stati fantastici, davvero
credetemi. Non mi aspettavo niente del genere.”
“E certo” disse l’amica “Abbiamo fatto di tutto per non farti
capire niente. E tu e la tua testardaggine di andare da Peppino stavate rovinando tutto.”
Tutti insieme risero.
D’un
tratto la porta della pizzeria si aprì ed entrò un bel giovane. Alto, moro,
occhi verdi. Portava un paio di occhiali da vista che
però gli stavano divinamente. Gli occhi scuri della mora incrociarono subito
quelli del moro. Fu amore a prima vista.
“Luisa ti
presento mio cugino. Gli ho parlato tanto di te ed era ansioso di conoscerti.”
Il giovane
le sorrise. “Piacere io sono Marco.” Le tese la mano.
“Piacere. Io
sono Luisa.” Rispose la mora arrossendo.
La serata fu
forse la più bella della sua vita. Tra risate, scherzi, giochi i due giovani
cominciarono a conoscersi. La ragazza gli raccontò di essere
studentessa al liceo scientifico, di dovere frequentare il 4° anno ;gli
raccontò della sua passione per i manga, per i libri e per la scrittura. Il
ragazzo invece doveva frequentare l’ultimo anno del liceo classico, come la
mora amava leggere e scrivere e amava anche cantare.
“Dai fammi sentire la tua voce. Lì c’è il Karaoke.
Dai mi canti qualcosa?” La giovane si mise una faccia da piccolo angelo
innocente che non era.
“Va bene.”
Quando il
moro cominciò a cantare una canzone d’amore degli 883, la ragazza rimase rapita
dalla sua voce. Le parole le entravano dentro al cuore,
d era come se quella canzone fosse stata scritta apposta per lei.
Al fine
della musica gli applausi risuonarono in tutta la stanza.
“Sei stato
bravissimo”
Il ragazzo
arrossì. “Grazie.”
Purtroppo
come tutte le cose belle anche quella sera era finita,
ma i due ragazzi si scambiarono i numeri di telefono con la promessa di
ritrovarsi.
E così
accadde.
L’indomani,
all’uscita della scuola la mora trovò il ragazzo ad attenderla.
“Ciao che ci
fai qua?”
Il moro le
diede un bacio sulla guancia. “Ti aspettavo no?”
“Come sapevi
che scuola frequentavo?”
“Veramente
me l’ha detto mia cugina.”
La mora la
ringraziò mentalmente.
Calò un
silenzio imbarazzante interrotto solo dal giovane.
“Ehi Lisa.
Ti va di venire a pranzare con me? Poi se ti va potremo fare una passeggiata.”
“Ok.”
La giornata
passò piacevolmente. Il tempo passò tra risate, confronti e sorrisi.
Passeggiarono tutto il tempo fino a quando un
temporale improvviso interruppe la passeggiata dei ragazzi che furono costretti
a ripararsi sotto un portone.
“Mamma mia.
A che faceva caldo a che adesso piove.”
“Ehi Lisa. Hai freddo?”
“Un po’”
Il ragazzo le si avvicinò e la abbracciò riscaldandola con le sue forti
mani.
La mora
arrossì. “Grazie…”
Improvvisamente
calò un altro silenzio, ma questa volta non era più
imbarazzante come quello precedente, ma era un silenzio romantico.
Istintivamente la mora chiuse gli occhi e il giovane abbassò il suo viso per
poggiare le sue labbra su quelle della ragazza. Si
staccò subito.
“Scusami Lisa, non volevo. Non so che mi ha preso…io…”
La giovane
gli mise una mano sulla bocca. Fece un sorriso malizioso.
“Ma chi ti ha detto di fermarti?”
Il giovane
arrossì e si chinò di nuovo sulla ragazza per baciarla. Questa volta il bacio non era insicuro. Era travolgente,romantico, sensuale,stupendo,fantastico. E
dopo il bacio ne seguirono altri 1000 e 1000 ancora. Fu una giornata
fantastica.
I due
ragazzi tornarono insieme mano nella mano. Immersi nei
loro pensieri. Erano entrambi felici di avere trovato l’anima gemella. Era
stato amore a prima vista.
Marco
accompagnò la giovane a casa e si allontanò solo dopo un soffice bacio sulle
labbra.
“A domani
piccola Lisa.”
La sera
stessa il telefonino della mora cominciò a lampeggiare.
Guardò il display. Un sms.
Di Marco.
Le mani gli
tremarono. Che
avesse cambiato idea così all’improvviso? Che non
volesse essere il suo ragazzo?
Lesse il
messaggio…
‘E’ stata
la giornata più bella della mia vita. Ieri appena ho incrociato i tuoi occhi mi sono innamorato. Ti voglio bene cucciola. Buona
notte e a domani.’
I mesi che
seguirono furono per entrambi molto belli. Normalmente ci furono anche momenti
difficili, ma i due giovani riuscirono a superare il tutto. Dopo tutto si amavano. Anche se ancora
non se l’erano detto.
Era il loro
sesto mesiversario. Per quella giornata Marco aveva
organizzato tutto perfettamente. Avrebbe portato la sua ragazza a cena, le
avrebbe regalato dei fiori e poi la serata sarebbe
proceduta così come doveva procedere.
Quando vide
arrivare la sua ragazza rimase senza parole. I capelli
di solito legati in code e trecce erano sciolti.
Liberi sulle spalle. Il vestito che aveva addosso le
stava a pennello e il colore chiaro risaltava di più la sua pelle scura.
“Ciao.” Lo
salutò con un bacio. “scusa se ti ho fatto aspettare”
“Non ti
preoccupare.”
“Ehi Marco,
dove andiamo?”
“E’ una
sorpresa piccola.”
Appena
arrivati il giovane le aprì la portiera e le baciò la mano.
“Grazie”
La serata
procedette senza problemi, e forse meglio di quanto pensasse
il giovane. Ubriachi d’amore si diressero in un piccolo parco poco lontano.
Si distesero
sull’erba e lì incominciano a baciarsi. Pian piano le
mani del ragazzo si addentrano nel corpo della ragazza. Ma
prima di andare più a fondo la guarda negli occhi. Non vuole fare nulla che la
ragazza non voglia. La giovane le sorride. Lui decide di continuare. Pian piano
dirige la sua mano sotto il vestito del giovane e, dopo essere entrato nelle
mutande della giovane, la penetra con le dita continuando a baciarla. Il
silenzio di quel parco è rotto solamente dai gemiti dei due giovani.
All’improvviso
è il ragazzo a rompere il silenzio
“Lisa. Ti
amo.”
Gli occhi
della ragazza luccicano dalla gioia. Prima di incontrare Marco aveva avuto solo
delle avventure e mai nessuno le aveva detto quelle
parole. Aveva sempre sognato di sentire quelle parole e adesso che il momento
era arrivato…beh si sentiva al settimo cielo.
“Marco anche
io ti amo. Ti amo, ti amo, ti amo.”
Entrambi scoppiarono in una grossa risata e poi il giovane riprese a
penetrarla. Questa volta anche la ragazza, più sicura di prima, cominciò ad
esplorare il corpo del giovane.
A un certo
punto, quando entrambi avevano raggiunto la massima eccitazione, il giovane
incrociò gli occhi nella mora, per cercare il consenso a continuare.
Anche
questa volta la ragazza sorrise e il giovane riprese.
Pian piano
si abbassa i pantaloni e le mutande e dopo avere alzato il vestito della
giovane e avere superato il primo impatto imbarazzante la penetra lievemente
con il suo membro. Una volta entrato e capita la
musica, i due giovani cominciano a danzare allo stesso ritmo sino a quando,
nello stesso momento, raggiungono l’orgasmo.
Sono distesi
uno accanto all’altra, in silenzio, felici. Finalmente
ciascuno fa parte dell’altro. Non sentono il bisogno di parole per descrivere
le loro emozioni e i loro sentimenti. Ognuno capisce
il silenzio dell’altro. Rimangono così, immobili, sino a
quando per la mora non è il momento di tornare a casa.
Sono passate
due settimane da quel giorno. E tutto era andato per
il meglio. Ma la giovane adesso è preoccupata. Aveva
passato gli ultimi giorni a pensare a quello che era successo quella sera. Era
stato bello quello che era accaduto, però…era stato da incoscienti farlo senza
precauzioni.
E’ arrivato
il momento della verità. In mano tiene un test di
gravidanza. Fuori dal bagno della scuola l’attende
Marta, l’unica persona alla quale ha raccontato tutto: le sue emozioni, i suoi
sentimenti e le sue paure…
Trova
finalmente il coraggio di fare il test, ma non vuole guardarlo. Per questo
chiede a Marta di guardarlo e di darle la notizia. Non
è difficile capire se è incinta o no.
Blu vuol
dire incinta.
Rosa no.
“Marta ti prego guarda. Io non ce la faccio”.
La giovane
prende in mano il test e lo guarda.
Blu!
Incinta!
La bionda
guarda l’amica negli occhi. Vorrebbe dirle che non è
successo niente. Che non è incinta. Che
era solo un brutto incubo. Ma sarebbe una
bugia. Il risultato è chiaro. Luisa aspetta un bambino.
Non c’è
bisogno di parole. La mora ha già capito. Si sfiora la pancia. E’ lì, dentro di
lei, che sta nascendo una piccola creatura. Il suo piccolo bambino, frutto dell’amore
che c’è tra lei e Marco.
“Ehi Lui. Cosa pensi di fare? Nei consultori puoi abortire senza che i
tuoi genitori ne sappiano niente…”
“Marta io
voglio tenere questo bambino.”
“E con Marco? Glielo dirai?”
“Si. Glielo
dirò stasera stesso.”
“Lui sei sicura?”
“Si”
Sono le 17.30. Tra meno di cinque minuti lui sarà là. E lei dovrà dirgli
la verità.
Lo vede in
lontananza. Corre e sorride. Arriva davanti a lei e la bacia sulle labbra.
“Ciao
piccola Lisa. Come stai?”
“Marco ti
devo parlare.”
Il viso del
giovane si colora di tristezza. La sua amata è così seria. Nel suo viso si
legge nello stesso tempo preoccupazione e tristezza. Non era mai capitato che
la sua ragazza stesse così male. Era successo qualcosa. Di molto grave.
Entrambi si siedono su una panchina in un parco. Nello
stesso parco dove avevano fatto per la prima volta l’amore. A quella vista Luisa si sente ancora più
triste e il peso della rivelazione incombe su di lei.
“Senti marco ti devo dire una cosa.”
Il giovane
le prende la mano per rassicurarla.
“Non so come
dirlo. Non ha senso girare attorno al problema. Preferisco essere chiara. Sono
incinta.”
Il giovane
rimane sorpreso. Si sarebbe aspettato di tutto, ma non quello. Non poteva
crederci.
La ragazza
continua. “Ho intenzione di tenere il bambino. Se tu
non lo vuoi riconoscere ti capisco. Non ti odierò, ma non ho
intenzione di abortire io…”
“Shh non parlare. Non voglio perderti e non voglio abbandonare mio figlio. Lo cresceremo insieme. Finito
il liceo in qualche modo faremo. Mi troverò un lavoro
e contribuirò alla crescita del bambino. Voglio essere un buon padre.”
Dal viso
della ragazza scendono delle lacrime. Lacrime di commozione, di gioia. Sapeva
che il suo ragazzo era speciale, ma non si aspettava tanto.
Lo bacia con
passione.
“Ti amo.”
“Anche io piccola.”
I giorni
seguenti furono molto difficili per i due giovani. Dovettero affrontare i loro
genitori che fortunatamente risultarono più
comprensivi di quanto immaginassero. Passarono i giorni, le settimane e i mesi.
Il bimbo cresceva e la pancia della giovane si vedeva sempre più. Erano molto
felici.
“Marco
Amore, so che in questi ultimi mesi sono diventata una rompipalle, ma ho voglia
di gelato a cioccolato. Puoi andarlo a comprare?”
Il ragazzo
si avvicina a lei.
“Si piccola. Scendo subito.”
Le da un
bacio soffice.
“Comunque si. Sei rompipalle.”
E detto
questo esce da casa. Dentro la pancia il piccolo si
muove, come se sentisse che qualcosa stava andando storto. Come
se quella fosse l’ultima volta che vedeva il padre. Ed
era la verità…
Bussano alla
porta. La ragazza va ad aprire. Sulla soglia stanno sue carabinieri.
“Signorina
Luisa Rossi?”
“Si sono
io.”
“Ci spiace darle una brutta notizia. Il suo ragazzo è defunto. Nel
supermercato qua vicino c’è stata una rapina e il suo ragazzo è rimasto vittima
della sparatoria. L’hanno portato in ospedale e durante il cammino ha fatto il
suo nome. Ha detto di riferirle che la ama, di non abortire e di continuare la
gravidanza. Lui ci sarà sempre dall’alto…”
Le parole
che il carabiniere diceva non erano più ascoltate dalla giovane madre. Non
aveva più ascoltato da quando il carabiniere le aveva
detto che il suo ragazzo era morto. Marco. Morto. Non voleva ancora crederci.
Non poteva. E tutto per colpa delle sue maledette
voglie. Se solo fosse rimasto a casa sarebbe ancora
vivo…
Dopo
l’uscita di casa dei carabinieri Luisa si dirige nel balcone. Vuole farla
finita. Che senso ha continuare a vivere senza l’amore
della sua vita? Che senso aveva continuare a vivere se
per colpa sua era morto il suo ragazzo? Non aveva senso.
Sale sul
bordo del balcone. Saranno tre o quattro metri. Abbastanza per
farla finita. Giù non c’è nessuno, nessuno che la può fermare. Sta per buttarsi quando sente il bambino che scalcia.
Una volta.
Due volte.
Tre volte.
Scende giù
dal bordo del balcone. Accarezza la pancia. Il bambino scalcia ancora. Le sta
dicendo qualcosa. Le sta dicendo che lui vuole ancora
vivere. La ragazza piange e finalmente
butta fuori tutto il dolore che ha dentro.
Il funerale
del giovane è stato tristissimo. Tutti gli amici erano presenti. Erano per
dimostrare il loro affetto per il giovane. La mora non parla. Non ha rivolto la
parola a nessuno. Accarezza solo la sua pancia.
Si avvicina
alla tomba e sussurra delle parole. Parole dolci, d’amore.
“Ehi
piccolo” accarezza la bara “Purtroppo dobbiamo dirci
addio. Siamo costretti anche se ci amiamo. Sono sicura
che hai visto. Che sai che
volevo farla finita. Non stavo rispettando le tue richieste. Ma
il nostro piccolo me l’ha fatto capire. Mi ha fatto capire quanto è importante
la vita. Sono sicura che il nostro bambino è un maschio e se è così lo chiamerò
come te. Gli farò conoscere tutto di te. Gli parlerò sempre di suo padre. Della persona speciale che era. Ti amo e ti amerò per sempre.”
…Una canzone
d'amore per farmi ricordare
una canzone d'amore per farti addormentare
che faccia uscire calore
che non mi so spiegare
una canzone d'amore solo per te
solo per te…
Sono passati
mesi da quanto la ragazza ha dato il suo addio. La sua pancia è cresciuta. Il
bimbo sta per nascere. Manca poco. Ormai i nove mesi sono passati. E’ maschio. Se lo sente. Anche se in realtà non lo sa
con certezza. Ma si sa. Le mamme hanno una
specie di sesto senso.
Si accarezza
nuovamente la pancia. Sorride.
Non era
sola.
Aveva il suo
bambino.
Ed era per
quello che doveva ricominciare.
Per se
stessa e soprattutto per il suo bambino…