Nota
: i personaggi non appartengono a me.
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I
primi raggi del sole la risvegliarono
dai suoi sogni, ma quella mattina Akane esitò ad aprire gli
occhi, non voleva
farlo e accorgersi così che anche la dolce sensazione di
calore che l’avvolgeva
fosse in realtà uno stupido sogno che, come gli altri, il
nuovo giorno le
avrebbe strappato via. alla fine si fece coraggio e li aprì
. il cuore quasi le
scoppiò nel petto, lui era lì che la stringeva
tra le braccia da dietro, il
volto seppellito nei suoi capelli e le labbra posate delicatamente sul
suo
collo, le loro gambe erano intrecciate così come le mani e
proprio lì, in quel
groviglio di dita, s’intravedevano due fasce identiche e
scintillanti color
dell'oro, due fedi nuziali. I bagliori che emettevano colpite dai raggi
del sole
affascinavano akane che, per osservare meglio quel semplice e
meraviglioso
anello che portava al dito, slacciò con delicatezza le sue
mani da quelle di
suo marito; "si, mio... marito!"si ripeté ancora incredula,
quest
ultimo però non sembrò gradire molto la cosa e,
mugugnando nel sonno, con le
mani ormai libere, le cinse saldamente la vita stringendola forte a se
e
affondando ancora di più il volto nell'incavo del suo collo.
A quel tocco Akane
sussultò e si sentì mancare un battito, non era
abituata ad un contatto così
possessivo, così intimo, non con lui, non ancora perlomeno.
Infondo erano
sposati da appena un giorno e quella era stata la loro prima notte
insieme.
“si, davvero una grande prima notte di nozze",
pensò sarcastica, ancora
non poteva credere di essersi tirata indietro, di non aver voluto fare
l'amore
con lui. Eppure non c'era niente che lo avrebbe reso più
felice, niente che
avrebbe desiderato di più. "sono una sciocca egoista" si
disse con
tristezza. Anche a lei sarebbe
piaciuto, anche lei lo voleva, ma era successo tutto troppo in fretta,
troppe
emozioni tutte in una volta così, alla fine, non se l'era
sentita di andare
fino in fondo e aveva dovuto fermarlo.
Lo stato d'animo di Akane era cambiato così tante volte il
giorno prima, che
gli avvenimenti di quella notte erano giunti del tutto inaspettati.
Dall’annuncio del matrimonio, la mattina prima, nel cuore
della ragazza si
erano, infatti, alternate, senza sosta, speranze e paure e, sul suo
volto,
lacrime e sorrisi e tutto era avvenuto così rapidamente da
lasciarle addosso
solo un grande senso di spossatezza e una gran voglia si di piangere,
ma di
felicità. Tutto era iniziato all'improvviso, quando, dopo
essersi rinchiusa
nella sua camera in seguito alla prima lite della giornata con Ranma,
si era
vista raggiungere dalle due sorelle maggiori. "andate via, non ho
voglia
di parlare di quel baka e se volete che faccia pace con lui... " aveva
iniziato a dire, ma Nabiki l'aveva interrotta bruscamente "francamente
Akane, a nessuno interessa molto delle vostre idiozie, siamo solamente
stanchi." e detto ciò aveva appoggiato accanto alla sorella,
che era
seduta a terra di fianco al letto, una grossa scatola quadrata,
piuttosto
anonima in verità, e si era diretta verso la porta. Allora
Kasumi si era fatta avanti
lei, portando due scatole più piccole e poggiandole, con
delicatezza, accanto
alla prima, ma lo aveva fatto a testa bassa, senza mai guardarla negli
occhi ne
sorriderle come faceva di solito. Akane, confusa, aveva fatto vagare
ripetutamente lo sguardo dalle scatole, posate accanto a lei, alle
sorelle, che
se ne stavano silenziose sulla porta ad osservarla. Il silenzio era
stato rotto
da Nabiki che, ostentando indifferenza le aveva detto "papà
vuole vederti
pronta in palestra al più presto" dopo di che se n'era
andata seguita da
una riluttante Kasumi che, voltandosi per chiudere con cura la porta
dietro di
se, aveva lanciato un ultimo sguardo alla sorellina accasciata sul
pavimento,
uno sguardo di scuse.
Con gli occhi fissi sulla porta chiusa, Akane, ancora confusa, aveva
sbattuto
più volte le palpebre, nel tentativo di ridestarsi da quello
stato di torpore
in cui era caduta sin dal frettoloso arrivo delle sorelle. Con mani
tremanti,
tolto il coperchio alla scatola portata da Nabiki, si era trovata
davanti un
informe ammasso bianco. "Ma che... ", non era riuscita a terminare la
frase, che si era ritrovata a stringere tra le mani quello che aveva
riconosciuto essere un kimono da sposa. "no, non ci credo, fa che non
sia
vero" aveva sussurrato con le lacrime agli occhi, lacrime di rabbia e
frustrazione. Non poteva credere che lo avessero fatto di nuovo, che
stessero
di nuovo tentando di decidere il corso della sua vita facendo scelte e
prendendo decisioni al suo posto. Nuove lacrime le avevano inondato il
viso e
Akane si era lasciata ricadere nella posizione che occupava prima, le
ginocchia
al petto e il viso tra le mani. "possibile che pensino che sia solo una
bambina capricciosa?" pensava mentre ricordava l'espressione esasperata
e
severa di Nabiki e le parole che questa aveva pronunciato "... siamo
soltanto stanchi akane.". si, erano stanchi dei suoi capricci, dei suoi
piagnistei e ora, come si fa con una bimba viziata, passavano alle
maniere
forti per farle imparare una volta per tutte la lezione.
Passibile
che credessero che quella
sarebbe stata la giusta soluzione? Possibile che pensassero davvero che
fosse
tutto cosi facile? che un matrimonio, imposto per giunta, avrebbe
potuto porre
fine alle liti furibonde, alle scenate di gelosia e, soprattutto, alle
lacrime
e alle sofferenze, inevitabili in quel gioco al massacro che era
diventata la
loro relazione?"sono proprio dei pazzi se la pensano così"
si era
detta asciugando le ultime lacrime che ancora le scorrevano sul viso.
Non
sarebbe bastato questo a mettere le cose a posto con Ranma. Lei lo
sapeva,
perché gli altri non volevano capirlo? Già
avevano provato ad accasarli, più di
un anno prima, finendo per ingarbugliare ancora di più la
matassa e, quella
volta, lei era stata d'accordo. “pensavo mi amasse" e invece
aveva dovuto
ricredersi, lui non l'amava. “perché ora dovrebbe
essere diverso?"pensava,
mentre nuove, cocenti lacrime le imperlavano le lunghe ciglia
annebbiandole la
vista."vorrei tanto che avessero ragione loro, sarebbe un sogno
sposarlo
ed essere felice con lui", ma nella sua vita niente era mai stato
semplice, non da quando era arrivato Ranma.
Già,
Ranma! "quel dannato
stupido!chi sa cosa farebbe se mi vedesse di nuovo vestita da
sposa"questo
pensiero l‘aveva colta mentre accarezzava distrattamente
l’abito che poco prima
stringeva tra le mani. E, intanto, rievocava nella sua mente la
reazione del
ragazzo quando l’aveva vista in abito nuziale per la prima
volta. "stai
benissimo" le aveva detto e, il solo ricordo di quel complimento, in un
attimo, le aveva infiammato il viso, fatto battere più forte
il cuore e schiuso
le sue labbra in un dolce sorriso, ma quel momento magico era finito
presto,
distrutto dal ricordo della rabbia di Ranma e dell’arrivo dei
loro
"amici". In breve il rossore imbarazzato delle gote della ragazza era
stato sostituito da quello dei suoi splendidi occhi che si andavano
riempiendo
di lacrime amare, di nuovo.
Akane si era asciugata svelta il viso e intanto cercava di smettere di
piangere, ripensarci faceva ancora male, anche dopo tanto tempo, e lei
aveva
sofferto fin troppo. Ma per quanto si sforzasse la sua mente, tornava a
quel
fatidico giorno.
" La colpa è mia, solamente mia, se ne avessi parlato prima
con lui quella
volta ora noi forse…" si rimproverava, "No, non è
colpa mia, la colpa
è tutta di quei pazzi! Se non ci fossero stati loro,
sicuramente ora saremmo
già sposati!" beh, forse non proprio sposati, ma si
sarebbero chiariti una
volta per tutte e lei non avrebbe più vissuto
nell’incertezza, che, fra tutte,
era la cosa che le faceva più male. Era sicura, infatti,
che, mettendolo con le
spalle al muro, Ranma avrebbe fatto la sua scelta e quale modo migliore
di
metterlo alle strette se non con un matrimonio? Akane sapeva che il
ragazzo non
avrebbe mai sposato una donna che non avesse amato con tutto se stesso.
Lo
sapeva perche su questo erano uguali e, infondo, sperava di essere lei
quella
donna. Per questo, a suo tempo, aveva acconsentito alle nozze, per
costringerlo
a rivelarle i suoi veri sentimenti, ma il suo piano era miseramente
fallito.
"ma questa volta non verrebbe nessuno a mettersi in mezzo, e lui
sarebbe
costretto a parlare chiaro!" questo pensiero l’aveva
fulminata
all’improvviso riaccendendo una luce fiera e battagliera nei
suoi occhi. In un
attimo aveva preso la sua decisione iniziando a spogliarsi e pregando,
in cuor
suo, di star facendo la cosa giusta. intanto, le solite paure tornavano
a far
vacillare il suo animo, rischiando di soffocare quella flebile speranza
che
ancora le albergava nel cuore guidando i suoi passi.
Ranma
si svegliò con Akane tra le braccia
e gli sembrò così bella e delicata mentre,assorta
nei suoi pensieri,si
tormentava la fede al dito che provò un istinto
irrefrenabile di stringerla a
se e baciarla. E così fece, la spinse con forza
più vicina a lui e le baciò con
dolcezza il collo. Akane, ancora sovrappensiero, fu colta di sorpresa
da quella
stretta vigorosa e da quel tocco delicato e sussultò per lo
spavento. Quando si
rese conto che quelle che l'avevano avvolta erano le forti e calde
braccia del
suo uomo, si rilassò ed emise un sospiro di sollievo. "sei
uno stupido, mi
hai spaventata" gli disse quasi urlando, rigirandosi con foga nel suo
abbraccio per poterlo guardare in faccia. Quello che vide furono due
profondi
occhi azzurri che la scrutavano divertiti e il proprietario di questi
che le
sorrideva dolcemente "buon giorno anche a te amore mio" le rispose.
Akane resasi conto di essersi rivolta in modo alquanto brusco
arrossì e abbassò
lo sguardo "perdonami, non volevo offenderti, ma non posso farci
niente, è
più forte di me. “si scusò lei.
"lo vedi? E poi dici che non è vero che sei un
maschiaccio!"a quel
punto, la ragazza, sconcertata e offesa, alzò lo sguardo per
replicare, ma
quando i suoi occhi incontrarono quelli di Ranma, vi lesse dentro tanto
amore e
tanta dolcezza che lasciò perdere i propositi bellicosi che
l'avevano animata
fino a pochi secondi prima e gli diede solo un leggero buffetto sulla
guancia"ahi, ora mi picchi anche? Non sei per niente carina!"gli
disse lui facendole una linguaccia, ma il suo tono era così
caldo e carezzevole
che Akane non se la prese nemmeno, anzi, sorrise radiosa e si
accoccolò meglio
fra le sue braccia, dove si era sempre sentita al sicuro.
“che marito stupido
che mi ritrovo" esclamò baciandolo delicatamente sulle
labbra, "chi
sarebbe lo stupido?" le chiese lui baciandola a sua volta, "tu"
rispose lei ridendo, divertita dalla sua buffa espressione
indispettita. Al
suono di quella risata cristallina una luce maliziosa riempì
gli occhi limpidi
e dolci di Ranma,"ora ti faccio vedere io chi è lo stupido!"
e, detto
questo, l'afferrò per le braccia e la trascinò
sotto di se sul letto.
Akane non ebbe neanche il tempo di reagire che si trovò
sovrastata dal ragazzo,
gli rivolse uno sguardo terrorizzato mentre lui la fissava
accarezzandola
amorevolmente, non sapeva che fare, non voleva che si sentisse
rifiutato di
nuovo, ma non si sentiva ancora pronta e pensava che lui lo avesse
capito, ma
evidentemente non era così, e ora? le sue paure si
dissolsero nel momento stesso
in cui Ranma smise di accarezzarla e prese a farle il solletico. Lo
stupore di
Akane fu immenso "ed io che pensavo che lui pensasse... si,
insomma...che
volesse....ah,meno male"si disse sollevata, e il suo sollievo si
mescolò
in una fragorosa risata provocatale da mani spietate che, dimentiche
del suo
bisogno di respirare, continuavano a muoversi frenetiche in zone
strategiche
del suo corpo senza darle tregua."Ranma basta, mi soffochi!"
riuscì a
dire tra le risate che ormai le scuotevano il corpo e le impedivano di
respirare correttamente, "no maschiaccio" ribadì lui
categorico, la
baciò sulla punta del naso e aggiunse"non finché
non dirai che, tra noi
due, la stupida qui sei tu". “non lo farò mai! "
resistette lei
stoicamente. Lui alzò le spalle indifferente e
aumentò il ritmo.
"ahahahah... R-Ranma ti prego basta..ahahahaha, non sei
stupido....ahahahaha.....mi rimangio tutto"supplicò infine
senza fiato. Le
dita di Ranma cessarono subito la loro frenetica danza e Akane fu
pervasa dal
sollievo. Lui le lasciò un momento per calmarsi e riprendere
un po’ di respiro
e poi baciandola le chiese "e allora racchia, ci voleva tanto?" la
ragazza non reagì alla provocazione nel modo in cui lui si
aspettava, ma
allacciandogli le braccia al collo e baciandolo nel modo più
dolce e passionale
di cui era capace.
Ranma
rimase un pò spiazzato dalla sua
audacia, ma dopo un attimo di esitazione rispose al bacio, cercando di
metterci
tutto l'amore che provava per lei e che mai, prima di quella notte, era
riuscito a comunicarle. Akane sentì quell'amore che la
sommergeva tutta e si
sentì sciogliere il cuore al calore di quel bacio che si
stava scambiando con
suo marito, il suo Ranma! C’era voluto molto tempo, ma, alla
fine, si era
sistemato tutto e quei baci, quelle carezze e quell'atmosfera incantata
ne
erano la prova. Quel pensiero la fece arrossire, fino al giorno prima
aveva
solo potuto sognare un futuro con Ranma e sperare che, prima o poi, tra
loro
sarebbe cambiato qualcosa. Mai avrebbe pensato di essere
così vicina a realizzare
i suoi sogni ne di poter provare tante e tali emozioni in gesti
così semplici
eppure così straordinari, gesti per lei del tutto nuovi, ma
di cui non riusciva
a credere di aver sempre fatto a meno e a cui, soprattutto, non avrebbe
rinunciato mai più, per nulla al mondo. Anche Ranma era
perso negli stessi
pensieri e, terminato il bacio, l'abbracciò stretta, non
voleva lasciarla
andare, voleva che quel momento magico e perfetto lo accompagnasse per
sempre,
sapeva che fin troppo presto la realtà avrebbe preso il
sopravvento ed era
deciso a evitarlo.
Il
borbottio del suo stomaco pose fine a
queste nobili riflessioni e la risata argentina di Akane
suggellò il momento,
di per se già poco imbarazzante. Il povero ragazzo
arrossì di colpo "è che
ieri non ho quasi toccato cibo" si giustificò imbarazzato; a
quelle parole
Akane s’incupì, ma, decisa a non perdere il suo
buon umore, scacciò i tristi
pensieri che la stavano assalendo e scese dal letto. Ranma rimase a
fissarla,
preoccupato dal repentino cambiamento "e ora dove vai?"le chiese
temendo di averla in qualche modo offesa. Se, in un primo momento, il
sorriso
radioso che scorse sul suo viso, quando lei si voltò a
guardarlo, lo
tranquillizzò, non ebbero lo stesso effetto le dolci parole
che la ragazza gli
rivolse e che, a Ranma, suonarono più come una minaccia.
"sto andando a preparare la colazione al mio dolce maritino"
annunciò
infatti lei con tono melenso, "mi era sembrato che avessi fame, no?"
aggiunse divertita vedendo l'espressione spaventata dipinta sul volto
del
ragazzo"s-s-si...cioè no, cioè
si...però non occorre che ti disturbi
tanto..." provo a dissuaderla lui, con una nota di panico ben udibile
nella voce."nessun disturbo" asserì Akane con decisione "e
poi,
ora che siamo sposati, dovrai abituarti alla mia cucina" e gli
dedicò il
sorriso più innocente e lo sguardo più tagliente
di cui fosse capace, come per
sfidarlo a contraddirla. Se prima sul viso di Ranma vi era paura, ora
quello
che si poteva leggere nei suoi occhi era il più puro
terrore. La ragazza parve
soddisfatta dall’effetto delle sue parole e con un sorriso di
trionfo si voltò
per uscire dalla stanza; prima di andarsene però non
poté evitarsi un’ultima
frecciatina "sono contenta che tu non abbia niente da ridire"gli
disse in tono beffardo e aggiunse: "Ora vado, avevo proprio intenzione
di
sperimentare una nuova ricetta di mia invenzione, vedrai che delizia!"
a
quest'affermazione il ragazzo impallidì e avvertì
lo stomaco contorcersi per la
paura e il cuore mancare un battito, intanto un velo di sudore freddo
gli
imperlava la fronte e i brividi gli percorrevano la schiena. E,
guardando la
sua "premurosa mogliettina" allontanarsi soddisfatta con un ghigno
malefico dipinto sulle labbra, l'unica cosa che gli rimase da fare fu
inghiottire faticosamente il groppo che gli si era formato in gola e
pregare i
kami affinché gli donassero una morte veloce e meno dolorosa
di quella che lo
attendeva.