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Autore: Jales    19/12/2011    1 recensioni
Adele è la prima nota: allegra, ironica, solare.
Danielle è la seconda: posata, calma, pacata.
E se due note da sole non fanno una canzone, possono almeno esserne l'inizio.
Partecipante al Calendario dell'Avvento di Fanworld.it
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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May all your Christmases be white

Storia partecipante al Calendario dell'Avvento 2011 di Fanworld.it

I'm dreaming of a white Christmas
Just like the ones I used to know
Where the treetops glisten and children listen
To hear sleigh bells in the snow.

Prima nota: Adele.
«Ehi, Sig, farai meglio a tirare un po’ di meno. Altrimenti torniamo subito a casa.»
Il terranova si girò appena verso la ragazza che teneva il guinzaglio, squadrandola con la coda dell’occhio. Agitava freneticamente la coda e dalla sua espressione si poteva chiaramente intuire che si stava divertendo un mondo; guardando Adele, invece, non si poteva dire lo stesso.
Insomma, portare fuori il cane anche quando c’erano una buona ventina di centimetri di neve su ogni cosa non era esattamente il modo migliore per passare la vigilia di Natale: Adele avrebbe volentieri preferito starsene a casa, sul divano, accucciata di fianco al calorifero, a leggere un buon libro.
E invece eccola lì, con le guance rosse per il freddo e l’alito che formava nuvolette nell’aria gelida.
«Allora, che mi dici?»
Sigfrido abbaiò entusiasta agitando più velocemente la coda, prima di cominciare di nuovo a correre a rotta di collo nella neve con Adele che, aggrappata al guinzaglio dell’enorme cane nero, cercava disperatamente di non ammazzarsi.

Circa un’ora più tardi, quando aveva iniziato a nevicare già da un bel po’, Adele raggiunse finalmente la porta di casa. Apertala, venne preceduta da un Sigfrido scondinzolante e al settimo cielo: la ragazza lo osservò zampettare allegramente fino alla sua cuccia vicino al calorifero e lì accucciarsi, pronto per un sonnellino ristoratore.
E lei era ancora sulla soglia, bagnata fradicia, con la neve fin dentro alle orecchie.
«Ehi, tutto bene Ele?»
Adele spostò lo sguardo sulla sorella Laura, comparsa sulla soglia della cucina, per poi inarcare un sopracciglio e togliersi la sciarpa. Un mucchietto di neve cadde sul pavimento, mentre Laura continuava ad osservare la sorella con aria divertita.
«Ti pare che vada tutto bene? Sig mi ha di nuovo trascinata per tutto il quartiere, facendomi finire più volte lunga distesa in mucchi più o meno grandi di neve. Davvero, sono fradicia: ti pare che vada tutto bene?»
Laura scoppiò a ridere e Adele sbuffò fingendosi irritata.
«Non dovresti ridere delle mie disgrazie.»
Laura agitò una mano, come a voler scacciare quelle proteste, per poi dirigersi di nuovo in cucina.
«Certo, certo. Dai, cambiati che ti preparo una cioccolata calda.»
E Adele sorrise, aggiustandosi gli occhiali sul naso.

«Mh, che c’è di buono stasera?»
Adele sollevò un coperchio di una delle pentole per capirne il contenuto: inspirò l’odore invitante di carne bollita, rimettendo poi subito a posto tutto dopo essere stata fulminata con lo sguardo dalla sorella.
«Davvero, non volevo rubare niente.»
«Certo Ele, come no. Comunque non è per oggi, ma per il pranzo di domani.»
«Lo prepari adesso?»
«Faccio il vitello tonnato.»
Adele si lasciò sfuggire un gemito di protesta.
«Il vitello tonnato? Con il freddo che fa?»
«È per Marco. Viene a mangiare da noi, domani, quindi mi sembrava carino preparargli il suo piatto preferito.»
«Ah, come se fosse una novità la sua presenza. Ancora mi sorprende il fatto che lui non abbia residenza qui: allora, cosa aspetti a invitarlo a vivere con te?»
Laura arrossì, mentre colpiva con un leggero pugno la testa di Adele.
«Ma insomma, Adele! Non è mica così semplice...»
«Sì che lo è. Da quanto state insieme? Sette, otto anni? Sai, a volte credo che tu voglia aspettare di avere settant’anni prima di iniziare a convivere con lui.»
«Ehi, ho appena ventitré anni.»
«Il tempo passa in fretta, lo sai... Un giorno hai ventitré anni, quello dopo sei già a settanta!»
Il guanto da forno che Laura aveva in mano finì dritto sulla faccia di Adele.
«Ma tu guarda questa piccola impertinente!»
Si guardarono un attimo, prima di lasciarsi andare ad una risata.

Seconda nota: Danielle.
Danielle sgranocchiava biscotti, seduta sul divano con Makenna in grembo, quando la madre entrò carica di borse della spesa dalla porta di casa. La ragazza distolse lo sguardo dalla tv, sorridendo alla madre e continuando ad accarezzare la gatta grigia.
«Tutto bene, mà?»
«Mh...Diciamo di sì, ho trovato gli ultimi regali che mi mancavano.»
«Bene!»
«Oh, domani ricordati che ci saranno qui i nostri amici a pranzo. Tu sei sicura che Jessica passerà a prenderti?»
Danielle rise.
«Certo. La conosci, no? Se ha detto che passeremo il Natale assieme, sarà così.»
«Ah, meno male. Sai, non vorrei che lei annullasse all’ultimo momento: saresti costretta a passare il Natale con un gruppo di vecchi bacucchi.»
«Non corro il rischio, tranquilla.»
«D’accordo, allora. Starò tranquilla.»
«Bene.»
Danielle prese in braccio la vecchia gatta e le grattò delicatamente sotto il mento, osservandola socchiudere gli occhi e sentendola fare più rumorosamente le fusa. La posò accanto a sé, sul divano, prima di salire le scale per poi entrare nella sua stanza.
Rovistò fra le pile sparse di fogli ammonticchiate sulla sua scrivania, cercando gli spartiti che la signora Bianchi aveva dato ai membri del coro. “Mi raccomando, ragazzi, dovremo essere impeccabili!” Aveva detto, con quel suo solito tono di voce imperioso. “Il concerto di Capodanno è alle porte, e non si tratta di uno scherzo!”
Trovò i fogli sotto alcune fotocopie di compiti in classe di qualche settimana prima e, scorrendoli velocemente, accennò l’inizio della prima canzone, la famosissima “White Christmas”.
Cantò solo qualche frase, per poi gettare gli spartiti sul letto, sbuffando: non le piaceva esercitarsi da sola, no. Di solito c’era suo fratello Luca che l’accompagnava al pianoforte ed era strano non averlo vicino, lui e le sue battute con le quali continuamente stuzzicava la sorellina.
Peccato che lui, quell’anno, avesse deciso di passare il Natale con la sua ragazza... A Parigi.
Sospirò e, preso il cellulare, compose il numero del fratello.

«Pronto?»
«Ehi! Come va, in Francia?»
«Ciao Dani! Ah, vorrei proprio che tu fossi qui: io e Carla ci stiamo divertendo un sacco; dovresti vederla, continua a ridere di me e delle mie figuracce con i francesi.»
La ragazza rise, divertita.
«Visto che non sai nemmeno una parola di francese ti converrebbe lasciar parlare lei... Ma scommetto che invece cerchi di fare tutto da solo, mh?»
«Ma io so il francese. Champagne e croissant a volontà!»
«Certo, certo. Dai, volevo solo sapere come va... Vi lascio in pace. Salutami tanto Carla,e mandale un bacio da parte mia!»
«Certamente, Dan. Eccola, è qui di fianco a me che ti saluta.»
Danielle sentì un’imprecazione soffocata da parte di Luca, mentre la voce chiara di Carla sostituiva quella di suo fratello.
«Dani, tuo fratello è un pazzo completo!»
«Certo cara, altrimenti non mi sarei fidanzato con te»
Un suono sordo un’altra imprecazione, poi Danielle decise che era meglio lasciare i due a sbrigarsela da soli.
«Ok, dai. Carla, mi raccomando, riportami a casa Luca vivo e vegeto!»
«Certo, mon cherie. Buon Natale, allora!»
«Buon Natale Dan!»
«Buon Natale, ragazzi...»
Carla riattaccò, e Danielle si ritrovò a pensare che avrebbe davvero voluto essere a Parigi con loro due. Posò il telefono sul letto e si avviò verso la porta ma, prima che potesse uscire dalla stanza, il telefonò vibrò.
Danielle riprese in mano il cellulare e, con sua sorpresa, notò che c’era un nuovo messaggio da parte di Jessica.
«Probabilmente vorrà mettersi d’accordo per domani...» Mormorò, aprendolo e cominciando a leggere.

E se due note non fanno una canzone, possono almeno esserne l’inizio.
La mattina di Natale Adele scese in salotto accompagnata da un festante Sigfrido, evidentemente contagiato dall’atmosfera di festa che regnava nella casa.
Il piccolo alberello, carico di festoni e palline colorate, faceva bella mostra di sé vicino al divano: sotto le sue fronde di plastica erano ammonticchiati pacchetti dalle varie dimensioni, e il grosso cane non esitò a tuffarsi in mezzo ai pacchi.
«Sig, esci immediatamente di lì!»
Adele trascinò Sigfrido fuori da quel caos, per poi sorridere e carezzargli la testa: aveva smesso di prendersela per quelle cose già dai primi anni che lui era a casa loro, e alla fine i parenti avevano dovuto rassegnarsi a ricevere regali un po’ ammaccati. E sotto l’albero non c’erano mai cose che si potessero rovinare facilmente.
Insieme si diressero in cucina, dove Laura stava cucinando delle frittelle.
Adele sorrise e Sigfrido abbaiò, scodinzolante.
«Buon Natale!»

Danielle, invece, non si svegliò di buon umore.
Certo, venir mollati la sera prima di Natale dalla propria migliore amica con la quale dovevi appunto passare la giornata scombussolava un po’ i piani.
Makenna, accoccolata fino a poco prima a fianco della ragazza, balzò giù dal materasso e fece strada verso il salotto, seguita a poca distanza da Danielle.
«Tesoro, ben svegliata! Hai visto che ore sono?»
Al suono della voce gioviale della madre, Danielle cercò di fingersi allegra.
«Ah, no... Bè, non sarà poi così tardi.»
«Sono le dieci passate, invece. Oh, sei una dormigliona proprio come tuo padre!»
«Guarda che ti sento, Giulia!»
«Certo, caro, certo.»
Danielle sorrise, afferrando un biscotto dalla cesta che era appoggiata sopra il tavolo e mordicchiandolo ai bordi, gustando la pasta frolla che si sbriciolava in bocca ancora calda.
«Tra poco i vostri amici saranno qui, vero?»
La madre annuì, mentre andava in cucina.
«A che ora passa Jessica?»
Danielle esitò.
«Ci... Ci dobbiamo incontrare alle undici in centro. Usciamo a mangiare e poi ci aggreghiamo ad alcuni suoi amici.»
Makenna alzò il muso, miagolando indignata e squadrandola con i suoi occhi gialli.
Danielle le lanciò un’occhiata di rimprovero, per poi sibilare «Fatti i fatti tuoi, Mak.»
Per tutta risposta la gatta le gettò un’occhiata truce, prima di caracollare anche lei in cucina.
«Oh, allora è meglio che ti prepari!»
«Certo, mà. Ora vado.»
La testa della donna fece capolino dalla porta, lo sguardo interrogativo.
«Ma come, non vuoi vedere cosa c’è per te sotto l’albero?»
Danielle inghiottì in un sol boccone il resto del biscotto, poi annuì.
«...Certo che sì, che credevi?»

Adele afferrò la giacca, infilandosela in fretta e chiudendo la zip con un gesto secco.
«Divertitevi, ragazzi!»
Si sistemò la sciarpa e il cappello, poi afferrò le chiavi e uscì in tutta fretta seguita da un latrato interrogativo di Sigfrido. Appena fuori sospirò e si incamminò lentamente per il vialetto e poi per la strada, senza una meta precisa.
Non c’era nessuno, in giro.
«Certo, sono le undici del giorno di Natale. Chi diavolo vuoi che ci sia in giro? Tutti con le gambe sotto al tavolo.» Borbottò fra sé e sé. «Come è normale, d’altronde.»
Anche lei sarebbe stata seduta a tavola, se non avesse deciso che era davvero meglio lasciare soli Laura e Marco e uscire con una qualsiasi scusa. Aveva sentito semplicemente di essere di troppo, e si era tratta d’impaccio inventando una chiamata improvvisa della sua amica Rachele e di un suo altrettanto ipotetico invito a pranzo fuori.
Sbuffò.
«E ora che faccio?»
Si fermò, realizzando che immersa nei suoi pensieri aveva percorso già un bel pezzetto di strada ed era ormai arrivata in centro. La mano, immersa nella tasca, giocherellava distrattamente con una chiave che solo allora Adele si accorse di avere in tasca.
«Ah!»
La estrasse, rigirandosela fra le mani e osservandola bene. Era la chiave della sala prove del coro, che la signora Bianchi le aveva dato qualche giorno prima quando le aveva chiesto di suonare al concerto di Capodanno. Proposta che Adele non aveva potuto rifiutare, visto che la donna aveva subito messo in chiaro che non avrebbe accettato un no come risposta mentre le ficcava in mano quella benedetta chiave.
«Mph.»
Al ricordo Adele trattenne un sorriso. Chissà come la signora Bianchi aveva scoperto che suonava il pianoforte... Sicuramente Rachele aveva parlato troppo. Come al solito.
E pensò che, dopotutto, un salto a vedere questa sala prove poteva anche farlo.
Di tempo ne aveva quanto ne voleva.

Danielle osservava distrattamente le decorazioni natalizie appese ai pali della luce, con le loro lucine che si illuminavano a intervalli di pochi secondi.
Si fermò a guardare distrattamente una vecchina passare tenendo per il guinzaglio il suo minuscolo cagnolino che era più pelo che tutto il resto. Era strano vedere le strade deserte, il centro era sempre affollato all’inverosimile.
Si guardò intorno e realizzò che le sue gambe l’avevano portata davanti alla sala prove del coro. Doveva essere l’abitudine, ridacchiò fra sé e sé: ormai la signora Bianchi si era fissata con lo spettacolo di Capodanno e nelle ultime settimane si provava almeno tre volte a settimana.
Lasciò scivolare lo sguardo sulla porta chiusa, alzando poi il viso e guardando le finestre al primo piano. Aggrottò la fronte confusa prima di avanzare e abbassare la maniglia della porta, notando che questa si apriva docilmente.
Danielle entrò e si chiuse la porta alle spalle, cominciando a salire le scale che portavano al primo piano.
Le luci accese e la porta aperta l’avevano incuriosita.

La sala prove del coro non era altro che una vecchia stanza che una volta aveva ospitato dei corsi di danza per bambine. Le pareti erano coperte di lucidi specchi, il pavimento era di lucido parquet e le sbarre per gli esercizi delle giovani ballerine erano ancora appese al muro: con un po’ di immaginazione Adele poteva vedere le piccole bimbe nei loro tutù colorati correre qua e là, con stampato in volto un sorriso. E anche la maestra, che rimproverava gentilmente le bambine e le faceva mettere in riga alla sbarra.
L’unica cosa che faceva capire che qualcosa era cambiato era il pianoforte verticale presente in un angolo, tanto lucido da risplendere quasi sotto la luce delle lampadine. Sullo sgabello davanti ad esso, notò Adele avvicinandosi, c’erano degli spartiti con sopra qualche appunto scritto con la calligrafia elegante della signora Bianchi.
Adele appese la giacca all’appendiabiti di fianco al pianoforte e si sedette, scorrendo gli spartiti con gli occhi. Poi, sistemati gli spartiti sul leggio, sospirò.
La prima canzone era White Christmas.
«Chissà perché, poi. Natale sarà già passato, quando faremo il concerto.» Disse a voce alta, prima di scrollare le spalle e cominciare con le prime note.

Danielle osservò quella ragazza seduta al pianoforte dalla soglia, cercando di ricordare se mai l’avesse vista a qualche prova del coro o, meglio, se l’avesse mai vista in generale. Ci pensò un poco, poi scosse la testa: non le sembrava di aver mai conosciuto nessuno che le somigliasse.
Si avvicinò senza fare nessun rumore, fino a portarsi di fianco al pianoforte e farsi dunque vedere dall’altra ragazza: questa sobbalzò e, portandosi una mano al petto, lanciò un’imprecazione.
«Mi hai terrorizzata.» Disse subito dopo, aggiustandosi gli occhiali sul naso. «Pensavo di essere sola.»
Danielle sorrise.
«Scusa.» Mormorò. «Non volevo spaventarti. È solo che ho visto le luci accese ed era strano...»
«Sei del coro, giusto?»
Danielle annuì.
«Mi chiamo Danielle.»
L’altra borbottò qualcosa tra sé e sé, poi finalmente le sorrise.
«Piacere, io sono Adele.»
Adele prese in mano gli spartiti e si alzò dallo sgabello, mettendo i fogli su di esso.
«Ecco, ora tolgo subito il disturbo. So che non avrei dovuto venire qui ma...»
«Ehi, calma. Non sono mica qui per cacciarti.» Disse Danielle ridendo. «Ero solo curiosa di vedere chi fosse qui proprio il giorno di Natale: è strano che ci sia qualcuno in giro, specie a quest’ora. Normalmente sono tutti a pranzo con amici e parenti.»
Adele si bloccò di colpo, puntando la sua attenzione su Danielle.
«Oh, bè... Sì, non nego che sia bizzarro. Ma a quanto pare oggi siamo almeno in due, no?»
Danielle sorrise.
«Già.»
Adele squadrò velocemente gli spartiti sullo sgabello, poi Danielle e infine il pianoforte.
L’altra, quasi avesse intuito il suo pensiero, disse «Potremmo provare insieme. Sempre se ti va e non hai altro da fare, ovvio.»
Era arrossita dall’imbarazzo, Danielle. Insomma, aveva appena conosciuta Adele e se lei si fosse rifiutata non sarebbe stata nemmeno da biasimare...
«Volentieri. Magari poi andiamo a mangiare qualcosa insieme?»
Due sorrisi, gemelli, erano apparsi sui volti delle ragazze.
«Volentieri, sì.»

Nessuna delle due si aspettava di trascorrere il Natale in compagnia l’una dell’altra, suonando un pianoforte e cantando canzoni di Natale come se fossero amiche da sempre.
Ma a loro andava benissimo che fosse andata così.

I'm dreaming of a white Christmas
With every Christmas card I write
May your days be merry and bright
And may all your Christmases be white.

  
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