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Autore: Joey Potter    19/12/2011    10 recensioni
- A Very Hudson/Hummel Christmas -
L'attenzione di Finn si riversò improvvisamente sulle proprie scarpe. « No, no, no » balbettò in imbarazzo, tormentandosi le dita e arrossendo visibilmente.
Perfetto, era fregato: Kurt aveva usato l'espressione "gusto artistico" per riferirsi a un semplice albero da addobbare.
La sua sarebbe stata una morte lenta, dolorosa e legata alla porporina.

[Per Elisa e Sara e per tutte le Furtiane-Kinniane! Buon Natale!]
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Finn Hudson, Kurt Hummel | Coppie: Finn/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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TitoloDi gusti estetici e certezze, neve e ramoscelli di vischio traditori  - A very Hudson/Hummel Christmas - 
Fandom: Glee
Personaggi: Finn Hudson; Kurt Hummel
Pairing: Furt
Raiting: verde
Genere: fluff; commedia; romantico-sentimentale
Avvertimenti: (strana previsione del futuro vale?); slash; Missing Moment (o almeno la scusa è quella, poi io vado oltre).
Note: Questo è il mio personale regalino per quelle magnifiche donne che sono Elisa e Sara, adorate e adorabili compagne di fangirlamenti Kinn e Monfer.
Ma è un po’ un regalino per tutti i fan Furt-Kinn, perché siamo pochissimi in questo crudele e freddo mondo, quindi abbracciamoci tutti e spargiamo amore Furtesco-Kinnesco.
Buon Natale!
Piesse:Un “grazie” gigantesco a “Giulio il Beta-angelo” e il suo Betaggio in diretta.
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Per Elisa e Sara, le mie adorate compagne di Furt-Kinn;
un grazie speciale per aver innescato l’idea nella mia testolina e
tanti, tanti tanti tanti auguri di buon Natale.

 
 
 
 
 
 

Di gusti estetici e certezze, neve e ramoscelli di vischio traditori
 
- A very Hudson/Hummel Christmas -

 
 
 
 
 
"Qualcuno a casa Hudson-Hummel dovrà pur fare l'albero di Natale."

Beh, sì: era una certezza.
Era Natale, e ogni famiglia che sia vagamente cristiana e poco anticonformista a Natale fa l’albero di Natale, no? Quindi, avevano una certezza, sì.
Ma Burt e Carole erano così impegnati con il nuovo ufficio e il nuovo incarico e tutti quei fogli da firmare e le persone da chiamare e… insomma! Burt era il nuovo membro del Congresso, non aveva davvero tempo per queste cose, e Carole doveva dargli assolutamente una mano, però era Natale, e che razza di Natale poteva essere, un Natale senza albero di Natale?
 
Così, se Burt e Carole non potevano occuparsene, non restavano che…

« No! » strillò Finn, quando l’ovvietà della conclusione del ragionamento arrivò ai suoi pochi e piccoli neuroni.
Kurt roteò automaticamente gli occhi e si esibì in un'espressione scocciata. « Stai per caso mettendo in discussione il mio favoloso gusto artistico? »
L'attenzione di Finn si riversò improvvisamente sulle proprie scarpe. « No, no, no » balbettò in imbarazzo, tormentandosi le dita e arrossendo visibilmente.
Perfetto, era fregato: Kurt aveva usato l'espressione "gusto artistico" per riferirsi a un semplice albero da addobbare.
La sua sarebbe stata una morte lenta, dolorosa e legata alla porporina. Aveva una certezza, ecco.
« Andresti a prendere gli scatoloni giù in cantina, Finn caro? » lo pregò Kurt, e fu certo di vedere un chiaro segno di malvagità, in quei maledetti occhioni azzurri. E anche un ghigno, un ghigno ghignante e malefico. Oh, Kurt poteva anche sfoggiare quella sua aria da dolce e tenero esserino, ma Finn viveva con lui da quasi un anno, e sapeva leggere il gusto della crudeltà in quello sguardo all’apparenza tanto pacifico e adorabile.
Burt scelse per momento per agguantare Carole per un braccio e trascinarla fuori di casa, avvolgendosi con una discutibile fretta nei cappotti e nelle sciarpe di lana. « Bene, ottimo, noi allora andiamo, fate i bravi, ciao! » disse senza riprendere fiato, e Finn fu certo di vedere comparire un ghigno cattivo e divertito anche sul suo volto – ma insomma, cos’era, una qualche tara genetica esclusiva degli Hummel maschi? – ; Carole fece in tempo a lanciare al figlio uno sguardo di sorridente comprensione e a sussurrargli un incerto « Sono sicura che farete un lavoro meraviglioso! » e poi la porta di casa si chiuse con un tonfo secco.
La mente di Finn si produsse in un grido d’aiuto ancora prima che Kurt si voltasse sorridente – non sorridente, ghignante! Quello stronzo dal viso angelico stava ghignando! – verso di lui e cantilenasse un corruttivo: « Finnie? Quelle tre scatole? ».
Malgrado l’invocazione di soccorso del proprio cervello, Finn – che ancora stava sbattendo le palpebre spaesato ( e leggermente incazzato per essere stato incastrato così banalmente) – si mosse automaticamente verso la cantina, cercando d’ignorare l’espressione soddisfatta ed entusiasta di Hummel piccolo.




* * *





« Non ci arrivo » piagnucolò Kurt, scatenando una risata maligna in Finn. Insomma, i vani tentativi di Kurt di allungarsi verso i rami più alti dell’albero erano divertenti oltre che il giusto compenso per i suoi poveri bicipiti affaticati – le famose “quelle tre scatole” si erano rivelate essere sedici pesantissimi e giganteschi scatoloni – . Un contrap… – o contrabbasso? No, contrappasso – un contrappasso, ecco.
La sottile ironia e giustizia del Karma.
« Stronzo » decretò Kurt con uno sguardo offeso, e lo colpì con una pallina.
Finn si costrinse a smettere di ridacchiare e agguantò l’addobbo prima che si schiantasse al suolo – le decorazioni di casa Hudson erano già sufficientemente ammaccate – ; « Dai qua, piccoletto! », disse poi, facendogli segno di allontanarsi.
« Finnie. Finnie adorato, fa  a-t-t-e-n-z-i-o-n-e » pregò Kurt cedendogli con sguardo affranto i decori, mentre Finn alzava gli occhi al cielo borbottando contro la sua mancanza di fiducia.
« Sono… sono cimeli di famiglia, della famiglia Hummel. Cioè, in realtà sono della famiglia di mia madre, sai. Sono… sono oggetti delicati » sentenziò Kurt.
« Uhm, sì » replicò lui, senza voltarsi a guardarlo; probabilmente Kurt interpretò il suo gesto come mancanza di attenzione, invece Finn tergiversava per cercare le giuste parole da rivolgergli, per far andare via quella nota di tristezza e malinconia che aveva sporcato la sua voce quando aveva nominato sua madre – ed era un dolore che Finn capiva, che capiva troppo bene – e al tempo stesso non voleva minimizzare i suoi sentimenti.
Gli venne in soccorso l’isterismo di Kurt, che mutò l’atmosfera tesa quando esclamò: « M-o-l-t-o delicati, Finn. Quello che stai maneggiando con così poca grazia è cristallo ».
Per tutta risposta, lui fece finta di lasciar cadere l’angioletto in questione.
« Finn! » urlò Kurt nel panico, e Finn sbuffò divertito, alzando le mani in segno di resa.
« Okay, okay. Tratterò bene il tuo vetro, lo giuro sulla mia maglia autografata da Cliff Lee! »
Il viso di Kurt parve rilassarsi per qualche secondo, prima che afferrasse il senso dell’intera frase:
« Ehi! » esclamò spaventato « come diavolo fai  a conoscere il mio… il tuo regalo di Natale? Non l’ho detto nemmeno a Rachel perché ero sicuro che si sarebbe tradita e… »
Finn gli fece cenno di passargli le altre palline, prima di alzare le spalle e rispondergli « Non sei l’unico a spulciare la cronologia dei computer degli altri » poi il suo sguardo mutò in una strana somma di espressioni divertite, maliziose e disgustate « A tal proposito quel video… »
« Tieni, tieni, tieni, tieni… » Kurt si affrettò a soffocare il resto della sua frase « … appendi anche questa palla di vet… di cristallo, di cristallo. Perché vedi, Finn, questo è cristallo, non vetro, e la differenza tra vetro e cristallo è… » cominciò.
Finn riconobbe il pericolo e tolse la malizia dal proprio viso; forse non sarebbe morto seppellito da porporina. Sarebbe stato più plausibilmente del vetro accompagnato da porporina, in effetti.
 

 
 
 

* * *

 
 
 

Qualche ora più tardi – e Finn non poteva (anzi, non voleva) credere che avessero impiegato davvero delle ore a decidere come decorare un tranquillo albero di Natale – si ritrovarono a litigare, senza troppa convinzione, in merito al nastro ornamentale – “Finn, fidati, quest’anno va il ‘rosso Alizarina’, è evidente!” “Ma a me piace più quest’altro nastro!” “Cosa? Ma questo è un volgarissimo ‘rosso borgogna’, non si intona affatto con quelle palline ‘rosso cardinale’, avanti!”  – quando all’improvviso Kurt scattò in direzione della tenda.
« Finn, Finn, Finn! Guarda, sta nevicando! » Kurt abbandonò a terra i nastri della discordia, afferrò quella goffa copia di un Frankesteen  per una manica della felpa, e si precipitò verso la finestra, oltre la quale cominciavano a scendere numerosi e piccoli fiocchi bianchi.
La neve sapeva essere sempre un evento meraviglioso.
« Ehi, domani potremmo andare a fare una battaglia a palle di neve, che ne dici?  » domandò Finn mentre l’altro squittiva e saltellava contento, come un bambino alla sua prima nevicata. « Mando un messaggio a Puck e agli altri, a Sam, Ror… » ma Kurt non lo ascoltava già più, perso com’era ad ammirare lo spettacolo di un giardino innevato.
Aveva appoggiato il viso contro il vetro mentre continuava a strillare contento, e l’enorme manona di Finn scattò per allontanarlo lievemente, in un tocco delicato, solo appena accennato, ma ugualmente deciso; « Ti ghiaccerai il naso, Kurtie ».
Kurt si lasciò guidare docilmente dai gesti di Finn, e nel voltarsi puntò quegli intensi occhi azzurri dentro i suoi; Finn avvertì le gambe farsi improvvisamente molli e dovette indietreggiare fino a sedersi sul bracciolo del divano, per essere certo di non crollare a terra.
Cercò di distrarsi curiosando tra i vari oggetti riposti sul sofà – altro nastro di improbabili sfumature di rosso, palline troppo ammaccate, vischio, fiocchetti dorati, neve artificiale – ma il suo sguardo finiva sempre dritto dritto su Kurt.
E davanti a quella sua espressione così pura e potente, così piena e felice, Finn scelse di arrendersi.
Così si alzò traballante e si sporse verso di lui, che era ancora intento a riammirare la neve; il suo corpo agì senza che la sua mente potesse seriamente pensare alle conseguenze di ciò che stava per fare: la bellezza di Kurt era così prepotente da spegnere completamente quei pochi neuroni che resistevano stancamente nel suo cervello, e le sue labbra si rivelarono così morbide, così calde e così selvagge nel rispondere a quel bacio che no, Finn sentiva di non poterlo proprio interrompere.
Fu Kurt a spezzare quel contatto dopo qualche minuto – perché se fosse dipeso da lui, Finn era sicuro che avrebbe tranquillamente fatto a meno dell’ossigeno – ma non diede segno di volersi allontanare, o di volere che Finn si allontanasse da lui.
Continuarono a respirare vicini per qualche secondo, quando poi Kurt – trovando a fatica la lucidità necessaria – finalmente parlò.
« Perché? » chiese mordendosi le labbra, e Finn si ritrovò a sperare che quel gesto non fosse solo imbarazzo o timore, ma che anche lui stesse cercando disperatamente tracce del suo sapore.
Avvertì le orecchie farsi rosse, e un gran calore su tutto il viso; prese a fissare a neve che continuava a scendere lenta oltre il vetro – perché se avesse abbassato gli occhi sulla bocca di Kurt, quella bocca gonfia per i baci e così invitante e dolce e perfetta, o su qualsiasi altra parte del corpo del ragazzo non avrebbe resistito all’impulso di stringerselo addosso – e cercò di balbettare qualcosa di comprensibile e sincero.
« I- io… i-il vischio… » e sventolò la piantina che aveva ancora tra le mani come se questa potesse animarsi e prendere le sue difese.
Forse Kurt non trovò quella scusa così pessima come invece suonava a Finn, perché le sue dita presero ad accarezzare il vischio e lui sorrise debolmente.
« Sei un disastro, lo sai? » ma lo disse sulle labbra di Finn, prima di ricominciare a baciarlo e prima di incastrare le dita tra i capelli disordinati del ragazzo, e senza inserirvi la minima convinzione.





* * *





No, Finn non sarebbe morto seppellito dalla porporina o dal vetro.
Ma aveva ugualmente una certezza, mentre la neve scendeva lenta e le luci dell’albero di Natale degli Hudson/Hummel si esibivano nel loro consueto lampeggiare: la certezza che le labbra di Kurt, un giorno, l’avrebbero piacevolmente ucciso.
   
 
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