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Autore: Ang3l    19/12/2011    7 recensioni
Sasuke Uchiha è sempre stato un tipo accigliato, ossessivo, possessivo, geloso. E bisognoso.
E ha sempre scelto l’odio.
Poi nella sua vita è arrivato Naruto Uzumaki. Colui che pretendeva la sua attenzione, che gli arrivava dentro come nessun altro. Un gran rompiscatole.
Sasuke non aveva un futuro, né un presente, solo un passato. Poi Naruto gli ha donato il proprio, di futuro, insegnandogli che “amare e lasciarsi amare” è molto meglio che restare soli. E Sasuke aveva capito che, finalmente, qualcuno gli aveva dato un motivo per vivere.
[Naruto/Sasuke ♥ lieve accenno al NaruHina]
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Sakura Haruno | Coppie: Hinata/Naruto, Naruto/Sasuke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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"Dolcemente, follemente": cavolo! Credevo che non sarei mai riuscita a scriverla -avevo quasi perso le speranze xDDD-. Poi ,oggi, che sono incredibilmente giù di morale, infreddolita e senza un tubo da fare... mi ci sono messa d'impegno e finalmente è nata! Quindi, cosa dirvi? Spero davvero che si capisca qualcosa, ho cercato di togliere quanto più ho potuto, semplificare lei mie frasi-pastrocchie... ma è rimasta comunque un minestrone di lettere senza senso ;_; Ricapitolando: questa shot non ha un senso, non capisco ancora il perchè l'abbia scritta e le voglio bene. Tanto. 
Perciò me la dedico! xDDD
Ma, passando alle cose serie, allora: è una NaruSasuNaru, incentrata sul loro rapporto, ma è narrata tutta dal punto di vista di Hinata (contiene anche un pezzetto della sua vera dichiarazione a Naruto u_u Cose serie, oh) . Perciò penso che un lieve accenno al NaruHina ci sia scappato, sorry! E, mmmh, è una specie di dopo-guerra, una cosa assurda, perciò uccidetemi pure come volete x) Ma ricordatevi che siamo quasi a Natale, e dobbiamo essere tutti più buoni! AHAHAHAH  
Va biiiene, mi dileguo! 
Un bacione one one da Vale :3





 

***


 

1.
Hinata aveva capito che la guerra era finita nel momento in cui Sasuke Uchiha aveva poggiato la fronte, sporca di sangue, su quella di Naruto. Si era lasciata crollare a terra, sul terriccio duro, graffiandosi i palmi delle mani sui sassolini grigiognoli, i capelli bagnati di sudore appiccicati contro la pelle accaldata. Era finita.
E allora perché non riusciva a “sospirare di sollievo”? Perché non riusciva a credere, davvero, che fosse tutto finito?
E, in fondo, la risposta non era tanto difficile. La leggeva anche sul viso pallido di Sakura, in piedi a qualche metro di distanza, in quegli occhi verdi sgranati e immobili.
Naruto non aveva ancora riaperto gli occhi. Era steso a terra, a torso nudo, il pantalone stracciato in vari punti, le braccia spalancate. Completamente ricoperto di polvere, sudore, sangue e graffi,eppure, si ritrovò assurdamente a pensare la ragazza, sembrava un angelo, con quei capelli biondissimi che gli circondavano il capo come un’aureola e le labbra piegate in un sorriso.
Sembrava… Sembrava morto.
Sasuke era strisciato lentamente verso di lui, aiutandosi coi gomiti, i denti digrignati, lo sguardo nero e incendiato. Gli era strisciato accanto e aveva abbandonato il capo contro quello che, fino a pochi istanti prima, era il suo più acerrimo nemico. Hinata non capiva il significato di quel gesto, il perché, ma, dentro di sé, sapeva che era un qualcosa di molto intimo, molto più di un bacio, che comprendeva dolore, rimpianto, amore, lacrime.
Ed era anche per questo che non riusciva a rialzarsi e a correre verso il biondo. Sapeva di non aver alcun diritto di interrompere quel momento. Proprio come Sakura.
Quel momento non era suo, né della Haruno, né di nessun altro. Era di Sasuke e Naruto. E forse sarebbe stato anche l’ultimo.
Sentiva le urla, le grida disperate, i rumori della guerra, attorno a loro, affievolirsi piano nelle nuvole di polvere che sbuffavano verso il cielo azzurro, colorandolo di grigio. Chissà se stavano tutti bene. Kiba, Neji, Shino…
“Curalo” la voce di Sasuke spezzò quel silenzio innaturale, facendo sussultare Sakura. Hinata alzò di scatto il capo. Osservò Sakura asciugarsi, con mani tremanti, le guance bagnate, camminare silenziosa verso i suoi due compagni e fermarsi lì, bianca quanto un fantasma, a fissare inorridita Naruto.
Hinata si sentì raggelare.
“Sakura” ripeté Sasuke, sollevandosi un po’, ignorando il dolore “Ti prego”.
La ragazza scosse i capelli rosa, ma un attimo dopo era già inginocchiata al fianco dell’Uzumaki, le mani brillanti di chakra premute sul suo petto. Sul suo cuore.
Sasuke unì le proprie mani alle sue. Sarebbero stati in due ad accanirsi e a lottare per i battiti del cuore di Naruto Uzumaki.
Hinata, in disparte, si accasciò al suolo con un gemito, le palpebre che all’improvviso erano diventate pesantissime. Le labbra che continuavano a muoversi, nonostante non emettessero alcun suono: Naruto, Naruto, Naruto.
 

2.
Naruto Uzumaki è il tipo di persona che non si arrende mai. Il tipo di persona che sa quello che vuole, che si affida solo ai suoi istinti, che pensa col cuore e non con la testa.
Il tipo di persona che salva gli altri da se stessi, restando semplicemente quello che è.
Sarà un sognatore. Un eroe. Un’idiota.
Ma è questo Naruto Uzumaki e non c’è niente di meglio al mondo.
 

“Vuoi che entri con te?” le chiese Neji, fermandosi accanto all’ingresso dell’ospedale. Aveva l’aria stanca, gli occhi chiari cerchiati da pesanti ombre scure, le spalle un po’ cascanti.
Hinata gli sorrise, stringendo al petto il pacchetto di carta marroncina che aveva appena acquistato “No, non preoccuparti, Neji-niisan” mormorò, dolce “Preferisco andare da sola. Grazie, però, per avermi accompagnata!”
Il cugino annuì col capo “Sono sicuro che lo dimetteranno presto”
E la ragazza non potè fare a meno di arrossire “Sì” balbettò “Naruto-kun è forte”
Neji sorrise leggermente, guardandola correre via. “Sì, Naruto è forte” ripeté, tra sé. Ed è sempre stato la tua forza, vero, Hinata?
Lo è sempre stato, è sempre lo sarà.
 
Mentre percorreva velocemente le rampe di scale, non badando all’ascensore, Hinata non poté non notare come tutto, in quell’ospedale, le apparisse diverso. Le solite pareti dipinte con colori chiari, noiosi, sembravano allegre, quasi sorridenti. L’aria inodore sembrava profumare di centinaia di fiori; il silenzio coperto dalla musica assordante del proprio cuore. Tutto sembrava più interessante, nuovo, bello. Semplicemente pensando a lui.
Strinse più forte il pacchetto, mentre si avvicinava alla stanza in cui era ricoverato Naruto Uzumaki. Era venuta spesso in quei giorni, ma non aveva mai avuto il coraggio di farsi vedere. In genere si nascondeva dietro la porta e spiava il biondino. E ogni volta le si stringeva, dolorosamente, il cuore.
Naruto sembrava sempre così stanco. Steso in quel lettino bianco che pareva troppo piccolo per contenere quell’uomo dalla pelle dorata, il capo poggiato sul cuscino un po’ rialzato, le braccia mollemente abbandonate lungo i fianchi, gli occhi chiusi. Eppure sorrideva. Anche mentre dormiva, lui sorrideva.
La finestra accanto a lui era sempre aperta, spalancata, poiché “per rimettermi in forze ho bisogno soltanto di respirare la felicità del villaggio!” aveva detto Naruto a Sakura, un giorno, e la ragazza non aveva avuto cuore di obiettare. E Sasuke era sempre lì al suo fianco, seduto sulla sedia nell’angolino. Gli abitanti di Konoha, sorprendentemente, aveva riaccolto l’Uchiha con calore. Avevano capito che era tutta colpa loro se la famiglia di Sasuke era stata sacrificata, ed era giunto il momento di cercare di farsi perdonare. E soprattutto, Konoha non poteva non riaccogliere l’uomo che amava ed era amato dal loro eroe. Se Naruto credeva in lui, ci avrebbero creduto anche loro.
Soffocò un sospiro, appoggiando una mano alla porta. Sembrava una bella storia, una storia che, però, stava costando la vita a Naruto.
Perché, in fondo, lei lo sapeva. Lo aveva sempre saputo, fin da quando, il giorno della guerra, era riuscita a riaprire con fatica gli occhi, incrociando quelli azzurri di Naruto. Lo sapeva quando Tsunade aveva obbligato l’Uzumaki a restare “per qualche giorno” in ospedale. E i giorni si erano moltiplicati tra loro, fino a diventare settimane. Lo sapeva e basta.
Questa volta neppure il Kyuubi sarebbe riuscito a fare nulla.
E Naruto continuava a sorridere. Anche lui lo sapeva, ma era felice. Gli abitanti del suo villaggio erano finalmente al sicuro, Sakura non piangeva più, Sasuke era a casa. Aveva vinto. Lui che aveva sempre saputo, sperato e avuto fiducia, alla fine aveva vinto.
Aprì con forza la porta, ricacciando indietro tutti quei tristi pensieri. Sii forte, Hinata Hyuuga, forte.
“Ehilà!” trillò all’istante Naruto, sorridendole radioso dal letto “Hinata!”
E quant’era bello,arrossì, notando le braccia muscolose che spuntavano dal camice azzurrognolo. Sasuke, sulla solita sedia, aveva gli occhi chiusi.
“Sta dormendo” sussurrò il biondo, notando il suo sguardo “Finalmente. E’ stato tutta la notte a rompermi le scatole” ridacchiò.
Hinata arrossì furiosamente. Niente pensieri s…s-sconci, Hinata! “Ti… Ti ho portato queste” balbettò, avvicinandosi e porgendogli il pacchetto.
Naruto lo afferrò contento, grattandosi la nuca e frugandovi curioso dentro. “Confezioni di ramen!” quasi urlò “Hinata, io ti adoro! Non sai quanto fa schifo il cibo qui!” Sasuke si agitò impercettibilmente sulla sedia “Ramen” sospirò, abbracciando il pacchetto “Quanto mi era mancato!”
Hinata lasciò che le labbra le si piegassero in un sorriso. La felicità di Naruto era sempre contagiosa. “Ne ero sicura”
Naruto contrasse leggermente il viso in una smorfia, mentre spostava le gambe in un lato in modo da lasciarle un po’ di spazio sul materasso “Siediti” la invitò “Mi alzerei io, ma questo camice mi lascia il didietro scoperto!” scoppiò a ridere.
Sasuke si agitò di nuovo e Hinata avvertì il cuore mancarle parecchi battiti, mentre scivolava goffa accanto all’Uzumaki.  Era un po’ pallido, un po’ dimagrito, ma restava comunque l’uomo più meraviglioso che avesse mai visto in vita sua.
“Allora” cominciò Naruto “Cosa mi racconti di bello?”
“Io… io volevo parlarti” trovò il coraggio di dire, torturando con le dita l’orlo della sua maglietta “Mi… piacerebbe… vorrei dirti delle cose. Che… che…” Sii forte, Hinata!
“Che ne dici di fare due passi?” le propose, cercando di aiutarla “Sempre che non ti dia fastidio il mio didietro!” scherzò.
Hinata sgranò gli occhi, afferrando saldamente il materasso. Forte, forte, forte! “Non… non penso che ti… ti faranno uscire, Naruto-kun…”
“Sciocchezze!” sbuffò, liquidando il discorso con una mano e scrollandosi di dosso le lenzuola. Indicò col pollice la finestra “Non se ne accorgeranno neppure se usciamo di lì”
E nonostante sapesse che dormiva, a Hinata parve che Sasuke la stesse fulminando con lo sguardo.
 

“Ero sempre pronta a piangere ed arrendermi, stavo quasi per prendere la via sbagliata ma tu… tu mi hai mostrato la giusta direzione. Ero sempre dietro di te, rincorrendoti, cercando di raggiungerti. Volevo solo camminare con te. Volevo stare con te. Tu mi hai cambiata! Il tuo sorriso mi ha salvata! Quindi non ho paura di morire per te, perché io… ti amo!”

Era a questo che pensava Hinata, ad ognuna di quelle parole che aveva detto a Naruto, durante lo scontro con Pain. E fu sorpresa di apprendere che anche il ragazzo ci stava pensando, poiché esclamò “Sai, Hinata, mi piace camminare con te”
Mi piace camminare con te.Tremò, arrossendo fino alla punta dei piedi.
Dopo che erano saltati giù dalla finestra, si erano dovuti accontentare di passeggiare per il piccolo parchetto che circondava l’ospedale, assicurandosi, ovviamente, di restare lontani da occhi indiscreti. E lei cercava continuamente di non posare lo sguardo oltre la sua schiena scoperta.
Forte, forte, forte!
“Piace anche a me” sussurrò, chinando il capo, imbarazzata.
“Hinata” Naruto si era fermato, poggiandole una mano sotto il mento, delicato. I suoi occhi brillavano di dozzine di sfumature azzurre. “Io sono molto affezionato a te” mormorò, sorridendo “Mi hai salvato la vita, eri pronta a morire per me. Tu… tu riesci a leggermi dentro come nessuno, mi capisci”
Hinata sentì gli occhi pizzicarle: sapeva dove voleva arrivare.
Infatti “E io so che tu sai” dichiarò Naruto, deciso “Ed è per questo che dev…”
“No!” Hinata si allontanò di scatto, incredula “Non è vero! Io non so…”
“Invece sì” mormorò lui, e mai le era sembrato così… adulto. Uomo. “Lo sappiamo entrambi”
Hinata si portò le mani al petto. Forte… forte! “Naruto” lo chiamò, chiudendo gli occhi “Io… ti amo”
Non sentì nulla per svariati minuti, ma era certa che lo sguardo dell’Uzumaki fosse corso alla finestra della sua stanza, a Sasuke. E poi la mano di Naruto fu sulla sua e lui le disse “E’ bello il vento, vero? Mi piacerebbe perdermici dentro”
La ragazza riaprì veloce gli occhi, fissandolo confusa.
Anche Naruto la guardò “Ti andrebbe di accompagnarmi nel vento?”
Per tutta risposta, Hinata ricambiò la stretta della sua mano. E Naruto sorrise felice. Era felice.

Sì, lei lo sapeva.

Naruto era felice. Stava morendo, ma era felice.
 

3.
Sasuke e Naruto sono sempre stati legati da un’incomprensibile e terrificante legame. Uniti dalla rivalità, dall’inevitabilità, dal destino. Costretti a percorrere strade diverse, ma desiderosi da camminare lo stesso percorso.
Hanno sempre avuto bisogno l’uno dell’altro.
Ma Naruto sceglie l’amore. E, alla fine, Sasuke sceglie Naruto.
 

Erano passati quasi dieci anni, ormai. Hinata camminava serena per le vie di Konoha, un mazzo di allegri girasoli stretto al petto. Era diretta al bosco, alla tomba di Jiraya, là dove anche Naruto aveva chiesto di essere sepolto, anni prima. Andava lì ogni mese, puntuale.
Ogni abitante di Konoha avrebbe ricordato per l’eternità quell’eroe rumoroso e sorridente. Non era diventato Hokage come sognava, non ne aveva avuto il tempo, ma era come se fosse successo. Il suo volto era stato scolpito nella roccia accanto a quello di Tsunade e Konohamaru aveva dichiarato a tutti di essere il settimo Hokage, non il sesto, poiché quel ruolo era già stato occupato da Naruto. E sarebbe stato sempre suo.
Sorrise. Naruto-kun…
 
Si fermò dietro il tronco di un albero, cercando di nascondersi, non appena scorse Sasuke Uchiha in piedi accanto alla tomba di Naruto. Era cresciuto molto, portava i capelli in un basso codino e indossava sempre abiti scuri. Non era sposato, né fidanzato, né cose simili. Hinata dubitava che sarebbe mai successa, una cosa simile. Proprio come lei.
Sospirò, restando ad osservare il vento che vorticava follemente attorno all’Uchiha. E Sasuke sorrideva, mentre premeva una mano sul suo petto.
Quasi tremò: dentro di sé, Sasuke portava il Kyuubi. Lo aveva deciso da solo e lei era sicura che quella decisione l’avesse presa solo per amore di Naruto. Per avere sempre una parte di lui con sé, un po’ del suo calore. Per essere legato a Naruto anche oltre la morte.
Il vento sibilò una risata, mentre scompigliava i capelli al ragazzo, rovinandogli il codino.
“Sasuke!” chiamò all’improvviso Sakura, sbucando da un ramo, saltandogli accanto. Era diventata una bellissima donna, i capelli corti e lucenti, il fisico snello e formoso fasciato da un vestito rosso fiammante. Sorrideva.
Il vento fu all’istante su di lei, gonfiandole la gonna, soffiandole sulla pelle. Sakura scoppiò a ridere, esclamando un “Smettila!” divertito. E Sasuke incrociò le braccia al petto ampio, irritato. Voleva l’attenzione del vento tutta per lui.

Perché alcuni eroi non muoiono mai. Naruto Uzumaki sarebbe rimasto per sempre con loro, nel vento.

 Anche Hinata sorrise, non appena un alito di vento le sfiorò una guancia. Lasciò che giocasse coi girasoli, staccando i petali e trascinandoli felice nella sua scia. Sorrise, aprendo una mano e perdendosi nel vento. “Ciao, Naruto-Kun” Dolcemente, follemente.
 

Sasuke Uchiha è sempre stato un tipo accigliato, ossessivo, possessivo, geloso. E bisognoso.
E ha sempre scelto l’odio.
Poi nella sua vita è arrivato Naruto Uzumaki. Colui che pretendeva la sua attenzione, che gli arrivava dentro come nessun altro. Un gran rompiscatole.
Sasuke non aveva un futuro, né un presente, solo un passato. Poi Naruto gli ha donato il proprio, di futuro, insegnandogli che “amare e lasciarsi amare” è molto meglio che restare soli. E Sasuke aveva capito che, finalmente, qualcuno gli aveva dato un motivo per vivere.

 

   
 
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