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Autore: terrastoria    20/12/2011    7 recensioni
Shikamaru Nara non era bravo coi sentimenti.
Aveva lasciato un cuore a Suna senza dire nulla, diradando sempre più le sue visite al Villaggio della Sabbia – e sì che c'era stato un periodo, a fine guerra, nel quale era andato a vivere lì - dacchè era diventato sensei, dacchè quegli incontri al cimitero si erano fatti abitudine. Non poteva mancare all'appuntamento, questa era la motivazione. La scusa.
E il cuore di Ino a volte lo metteva in confusione perchè sapeva leggerlo troppo bene e questo non lo credeva possibile. Perchè le cose tra loro erano sempre state troppo palesi.
[ShikaIno to Cà]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ino Yamanaka, Naruto Uzumaki, Shikamaru Nara | Coppie: Shikamaru/Ino
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la serie
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Buoooonsalve a todos! (L)
terrastoria torna su questi schermi per presentare un regalo di Natale alla metà bianca e rosa (schocking) del suo cuore. Alias Cà. Alias mimi18.
E quale migliore (?) regalo di Natale per la prima mosca bianca che ho conosciuto su questi lidi se non una ShikaIno? Non una ShikaIno qualunque, ragazzi (no, non me la sto tirando XD): ho voluto fare un tributo alle autrici del “passato” che più Cà ha amato, cercando di ripescare l'essenza della coppia, e non so se ci sono riuscita. E' una fanfic semplice, post-guerra, molto Shikamaru's pov.
Buona Lettura, a dopo! :3

A Cà, che ormai è parte immancabile della mia vita.
Perchè mi fa ridere come nessun altro.
Perchè ci incazziamo e impazziamo negli stessi momenti.
Perchè è rosa ed io sono nera ed è proprio per questo che il nostro legame è così solido.
Perchè mi sopporta negli attimi no.
Perchè siamo capaci di sentirci tutto il giorno approfittando di qualsiasi mezzo di comunicazione.
Perchè semplicemente non potrei immaginare la mia quotidianità senza di lei.
E non mi riferisco alla sola quotidianità di efp.
Perchè scrive da Dio. Perchè è Dio.
Perchè sa che quando dico ciò sono sincera.
Perchè lei ed io siamo l'Alleanza migliore dell'ultimo secolo.
Non sottovalutateci!


Gli stessi occhi azzurri, lo stesso sguardo vivace e acuto, la stessa parlantina, lo stesso modo di rapportarsi al suo compagno di team.
Possibile che le cose si ripetano in tal modo?
Shikamaru distolse lo sguardo dalla bambina che aveva di fronte e lo portò sull'espressione annoiata del bambino.
Gli ricordava qualcosa. Di nuovo.
Si ritrovò a fissare un ricordo che gli era balzato nella testa e a sorridere appena, ritrovando nel suo allievo più scansafatiche - e malgrado ciò più brillante - se stesso.
“Ho detto che la lezione è finita”
I tre ragazzini non si decidevano ad abbandonare la scena.
Shikamaru alzò un sopracciglio, confuso.
“Shikamaru_sensei ci avevi promesso una cosa!” disse la ragazzina dai capelli biondi raccolti in una coda bassa.
“Ha ragione Shizune” intervenne il terzo elemento del team 10, il più buono e tranquillo, quello che aveva meno pretese ma che non si tirava mai indietro se si trattava di difendere la sua migliore amica.
Dovette proprio scuotere la testa stordito, Shikamaru. Non era abituato a fare il maestro e forse, viste le premesse, non sarebbe riuscito ad abituarsi mai.
Poco importava. Non era il caso di fasciarsi la testa in partenza.
“Mi dispiace, ragazzi, ma oggi niente pranzo assieme”
La delusione negli occhi della ragazzina fu palese, malgrado il suo volere Shikamaru sentì una punta di gelo invadergli le vene.
“Ve lo avevo detto che a quest'ora il sensei ha sempre un appuntamento” intervenne colui che fino a quel momento era stato muto a braccia conserte e sguardo terso, apparentemente lontano un miglio da quella conversazione.
Acuto, il ragazzino.
“Ha un appuntamento con la sensei del team 8!”
La bambina gli fece l'occhiolino.
Shikamaru sospirò appena, prima di voltare le spalle ai suoi allevi e incamminarsi lungo il viale.
“Ci vediamo domani, sensei!”
Le voci dei tre gli sferzarono le spalle, portate dal vento di maestrale, e ad ogni tocco di quel vento di parole un ricordo risaliva dai meandri della mente parandoglisi davanti agli occhi.
Fortunatamente, erano ricordi che non stonavano col cielo azzurro di quel mezzogiorno, né col sole che si stagliava alto senza nuvole.
Il corpo avanzava quasi meccanicamente, mentre il cervello vagava frenetico tra immagini passate che si sovrapponevano al presente. Fino a che le tre voci sparirono e calò il silenzio, appena fuori Konoha, là dove le anime riempivano l'aria, dense, agitate, vere, eppure mai abbastanza concrete da toccarti. Mai abbastanza vere da poterle vedere.


The streets you're walking on, well that's where I belong and you belong with me

[ShikaIno]


Give me one, 'cos one is best
And in confusion, confidence
Give me piece of mind and trust
And dont forget the rest of us
Give me strength, reserve control
Give me heart and give me soul
Wounds that heal and cracks that fix
Oh Love, tell me your own politik
[Politik - Coldplay]


Mi dispiace, Shikamaru.”
“Dove l'hanno portato?”
“E' con Ino dentro l'accampamento”
“Grazie di tutto quello che hai fatto, Sakura.”
“Non ho fatto abbastanza. Non ho mai fatto abbastanza...”
“...se ci sono dei superstiti dobbiamo rendere grazie a te e a tutta la squadra medica.”
“Non serve”
“E ora scusami. Mi sa che qualcuno mi sta aspettando”
“Prenditi cura di lei, ti prego”
“Occupati di te stessa, ora.”

Shikamaru varcò piano la soglia del cimitero, un passo dopo l'altro e fu dentro a quel luogo di morte che pure era così tranquillo, così assurdamente positivo, con gli alberi che riposavano per l'arrivo dell'inverno, pronti a far crescere i loro fiori di ciliegio più belli e forti di prima. Con le lapidi colorate d'ogni fiore, con la terra verde e rossa nonostante il freddo, con l'aria profumata di essenze e profumi che lui conosceva fin troppo bene.
Uno di quei profumi in particolare non avrebbe mai potuto confonderlo.
“Sei arrivato”
Si girò appena e la vide, la padrona di quel buon odore.
Un dejavu che si ripresentava quotidianamente.
“Ino”
La ragazza sorrise appena, dopo di che la vide avanzare a piedi nudi nel sentiero tra le lapidi e la seguì.
Si fermarono davanti a due tombe dello stesso stampo, bianche ed enormi, circondate da mazzi di fiori bellissimi dei quali Shikamaru non sapeva mai il nome ma mai lo chiedeva. Quei fiori erano compito della ragazza. Lui semplicemente li osservava.
E immaginava le mani di Ino recidere gambi, bagnare petali, formare mazzi da portare sulle tombe.
“Si sono già seccati” constatò Ino lasciando che una smorfia oscurasse il suo volto.
“Per me sono a posto”
Shikamaru si inginocchiò accanto alla donna e fissò la fotografia al centro di una delle due lapidi, la più grande, una piccola immagine che metteva voglia di sorridere.
Avevano scelto una fotografia che li facesse sorridere ogni volta che l'avessero fissata. Era stata una scelta lunga, ma alla fine sia lui che Ino avevano concordato nel sceglierne una con ragazzone che allargava le braccia per abbracciare l'aria, un sorriso buono che illuminava l'espressione già bonaria.
Sembrava volerli abbracciare.
“Tieni un attimo”
Si ritrovò tra le mani i fiori che fino a poco prima avevano reso più vive due lastre in pietra.
Un altro dejavu.
Da quando erano diventati così abitudinari?
Lui probabilmente lo era stato sempre, bene o male. Era lei, la donna che ora sistemava fiori bianchi su un caraffa appoggiata sopra a una delle due tombe, ad aver perso imprevedibilità.
Lo era stato davvero fino al punto di recarsi ogni giorno alla stessa ora nello stesso luogo con la stessa persona?
Era una fatica anche per lui pensare così tanto.
“Che ti pare?”
La voce di Ino lo riportò alla realtà concreta là fuori.
Ella aveva le guance leggermente rosse per la fatica.
“Inutile che fai sempre queste domande, non so che risponderti”
Lei corrugò la fronte e si alzò, le braccia alla vita.
“Potresti almeno dire che vanno bene invece che fare sempre la stessa osservazione”
Acuta, la donna.
Cosa si aspettava, dopotutto? Era un uomo prevedibile.
Si alzò anch'egli e le andò accanto.
Era più alto di lei di almeno una spanna, nonostante Ino Yamanaka fosse cresciuta molto negli ultimi anni dell'adolescenza. Eppure l'ombra di Ino proiettata sulla tomba era più grande della sua. Sembrava avvolgerlo, per un qualche scherzo della fisica.
Ino era cresciuta più di lui. E non solo fisicamente. Era cresciuta in modo strano, non tutto d'un tratto come Sakura. Piano piano. Passo dopo passo, tassello dopo tassello. Di certo era stata l'ultima guerra a far crescere Ino definitivamente.
A farla diventare una donna.
E nonostante le avesse vissuto accanto più di qualunque altro, non se ne era nemmeno accorto passo dopo passo. Ogni volta che tornava da Suna, Ino aveva qualcosa di diverso: i lineamenti più pronunciati, la bocca meno acerba, il seno più grande, la voce meno dolce, il modo di fare meno sbarazzino. Tante cose. Ma era stato quando era finita la guerra, che gli si era presentata una Ino diversa. Quella volta erano cambiati gli occhi. Si erano fatti meno grandi, più scuri. Per non tornare mai più quelli di prima.
Aveva fatto fatica a rendersi conto di tutto quel cambiare.
Aveva fatto fatica ad affrontare tutte le conseguenze dei cambiamenti.
Ed era stanco anche in quel momento, lì accanto ad Ino su due tombe che entrambi conoscevano fin troppo bene.
“Potresti almeno dire qualcosa”
La voce di Ino tornò più forte di prima.
Shikamaru si accorse che lei lo stava osservando, una punta di fastidio nell'espressione segretamente sconfortata.
Dejavu.
Cercò delle cose da dire, scavò nei ricordi più freschi e individuò il volto della sua allieva Shizune.
“Quei tre bambini sanno un po' troppe cose” disse poi, buttando fuori parole e respiro velocemente, quasi in modo liberatorio.
Ci doveva sempre essere qualcosa che rompesse il ghiaccio.
Una volta, quando il sole splendeva su una Konoha che non aveva ancora avuto bisogno di rinascere completamente dalle sue ceneri, non ci sarebbe stato nessun ghiaccio da rompere.
Shikamaru aveva sempre pensato che crescendo le cose si facessero più complicate, ma anche meno faticose perchè risolvibili con l'esperienza. Si sbagliava di grosso.
Eppure ogni giorno si recava al cimitero. Incontrava Ino. Si rompeva il ghiaccio.
Sentì Ino espirare un po' troppo forte rispetto ai respiri normali.
Crack.
Ogni tassello andava al posto giusto.
“Hai per caso negato loro un altro pranzo?” domandò la donna con una punta di ironia, lo guardò con gli occhi sinceramente divertiti, un finto rimprovero nello sguardo.
“Non dovrebbero neanche sapere i miei affari”
“Devi farci l'abitudine, pensa che io mi ritrovo quelle tre pesti fuori casa a ora di cena”
Shikamaru portò una mano dietro la nuca, frizionò meccanicamente.
“Che gran seccatura”
Ino si lasciò andare ad un sorriso.
“Che poi ce ne è uno che è sputato a Naruto da ragazzino”
“Ah quel tizio esagitato che becchiamo quasi sempre quando decidiamo di andarci a mangiare qualcosa al chiosco.”
“Poi c'è pure la versione esasperata di Sakura da ragazzina”
Shikamaru curvò le labbra.
“Non dovresti dire questo di una tua allieva, però”
“Senti chi parla! Non ti occupi pure di quella bambina bionda che hai definito “la seccatura più seccatura dell'universo”?”
Annuì. Affondato.
“Persino peggio di te”
Ino gli diede un pugno sulla spalla e lo spinse lievemente più in là.
“Potrei anche offendermi” asserì, il nasino all'insù e le braccia conserte.
Shikamaru conosceva bene quella posa.
“E' la pura verità, devi farci l'abitudine”
“Tsk, io mi offendo perchè non ci sarà mai nessuna bambina al mondo più seccante di Yamanaka Ino”
La limpida e matura voce della donna risuonò a lungo nel pacifico cimitero di Konoha, un'eco che chissà perchè non voleva spegnersi, e continuò a risuonare pure nella mente di Shikamaru che aveva smesso di estrapolare ricordi e che stava vedendo Choji sorridere come lui, lì dinnanzi a loro.
Non rispose nulla, Shikamaru.
Si incamminò semplicemente verso l'altra parte del cimitero, senza alcuna fretta. Era sempre lui il primo ad andarsene da lì, come era sempre lui che vi arrivava dopo in quegli appuntamenti di metà giornata, unici momenti in cui il team 10, quello autentico, riprendeva vita. Anche se Choji sorrideva da una fotografia, anche se Asuma fumava la sua sigaretta senza fare odore.
Anche se Ino non aveva più la sua coda alta né gli occhi di un cielo primaverile, ma i capelli lasciati lunghi sulle spalle e le iridi azzurre come il cielo che aveva subito troppe tempeste.

...

Ino”
“Sakura”
“Mi..io...mi dispiace”
“Vorrei poterti dire non fa niente, vorrei...”
“Non dire niente, Sakura. Non c'è bisogno di dire niente. Io sono qui”
“Io non posso più essere qui. Non c'è più alcuna ragione che mi tenga...no, io non sono più”
“Non te lo perdonerò mai, questo lo sai Sakura? Ma non ti fermerò.”
“...grazie, Ino.”
“Abbi cura di te, fronte spaziosa”


Non lo avrebbero trovato lì a quell'ora del pomeriggio.
A quell'ora l'Hokage si concedeva di ritornare bambino e andava a pranzare al chiosco del ramen, quando non si trovava in qualche barbosa riunione a cui partecipava mal volentieri o in viaggio per qualche buon accordo tra i Villaggi dell'Alleanza.
La maggior parte delle volte a mezzogiorno passato partiva dal Quartiere Generale per pranzare da solo e nel suo cammino verso il chiosco trovava o Kiba di ritorno dagli allenamenti col suo team in compagnia di Hinata o Konohamaru e tutti gli altri che non potevano lasciarlo da solo e si ritrovava a mangiare in compagnia fino alle due passate.
C'erano anche alcune volte in cui si ritrovava ad assaporare il familiare gusto del ramen da solo, rivivendo dejavu che sapevano di tempi lontanissimi, quando il kyuubi era ancora semplicemente un mostro.
La maggior parte delle volte era solo, Naruto. Anche se c'era la presenza forte di Kiba che rideva sguaiatamente a battute sconce o a qualche pettegolezzo, anche se c'era la risata leggera e il rossore sulle guance di quella che per un certo periodo, a fine guerra, era stata la sua ragazza – e la sua ancora di salvezza – era solo.
Nessuno gli avrebbe mai potuto restituire la sua compagnia.
Nessuna missione, nessuna battaglia, nessuna promessa, nessuna volontà gli avrebbero mai ridato i suoi compagni di team 7.
Sakura e Sasuke risiedevano al cimitero di Konoha, due tombe e due corpi vicini ma mai abbastanza da riuscire a toccarsi davvero. Nei fatti era così, ma l'Hokage non ci credeva. Gli faceva male, pensarlo. Li aveva dentro al cuore, anche se non sarebbe mai bastata quella presenza dentro sé per farlo sentire un po' meno solo.
Non lo avrebbero trovato lì a quell'ora del pomeriggio, ma all'alba. Ogni alba, con qualsasi tempo, qualsiasi impegno Naruto Uzumaki era lì.
Così come Shikamaru ed Ino si trovavano al cimitero a mezzogiorno, TenTen, Neji e Gai Maito al pomeriggio, Kiba e Hinata al tramonto, tutti gli altri ad altre ore precise della giornata.
Il cimitero di Konoha era diventato un luogo di passaggio, orologio che scandiva il tempo dei suoi abitanti.
Shikamaru e Ino non lo avrebbero trovato lì a quell'ora di pomeriggio.
“Non riuscirò mai a darmi una vera spiegazione”
Ino lesse con la mente le incisioni sulle due lapidi vicine dinnanzi a cui si era fermata e i suo occhi si chiusero qualche attimo.
Shikamaru non disse alcunchè, ma una spiegazione non riusciva a darsela nemmeno lui, il suo QI non serviva a nulla, non ci arrivava, era tutto troppo grande, troppo complicato, assurdo, ingiusto.
Non era mai riuscito a star dietro molto agli affari del team 7, a dire la verità. E anche ora che ne rimaneva un solo esponente non ce la faceva a capire.
Provava solo una piccola punta di rabbia e tanta impotenza, nulla a che vedere con il sentire di Naruto, certo, e probabilmente molto meno forte di Ino chè aveva perso un'amica, un appoggio.
“Mi viene un nervoso! Se solo potessi vederla un attimo giuro che la riempirei di botte quella fronte spaziosa, perchè non si fa così, non si lascia altra sofferenza ad un amico che ha già sofferto abbastanza, non si abbandona questo mondo così, non si fanno pazzie, non si lascia Ino Yamanaka senza un perchè, senza un...”
Shikamaru le mise una mano sulla spalla.
Si guardarono, occhi azzurri umidi e occhi verdi seri.
“Va bene così”
Ino scosse la testa. No che non andava bene così.
Lo sapevano entrambi, era l'unica cosa certa; ma rimasero muti davanti all'assurdo come sempre e cominciarono a sciorinare ricordi, dai quali la fronte spaziosa di Sakura emergeva prepotente assieme al cipiglio imbronciato di Sasuke, dai quali anche il fatidico abbandono dell'Uchiha sembrava uscire senza tutta quella carica emotiva e fatidica che solitamente portava con sè.
Fu Ino a parlare, dopo un lungo lasso di tempo durante il quale lei aveva sistemato i fiori che Naruto altrimenti non curava e Shikamaru era rimasto ad osservarle le mani, immobile.
“Io credo che un po' di tutto quell'amore che Sakura e Naruto provavano lo avesse toccato dentro, alla fine”
Lui ci pensò su, si erano già detti cose del genere ma non era capace di capire il cuore di una donna, figuriamoci quello di Naruto così pieno di folle bontà o addirittura quello duro di Sasuke. Non aveva voce in capitolo.
Non era bravo coi sentimenti.
Aveva lasciato un cuore a Suna senza dire nulla, diradando sempre più le sue visite al Villaggio della Sabbia – e sì che c'era stato un periodo, a fine guerra, nel quale era andato a vivere lì - dacchè era diventato sensei, dacchè quegli incontri al cimitero si erano fatti abitudine.
Non poteva mancare all'appuntamento, questa era la motivazione. La scusa.
E il cuore di Ino a volte lo metteva in confusione perchè sapeva leggerlo troppo bene e questo non lo credeva possibile. Perchè le cose tra loro erano sempre state troppo palesi.
“Dicono che sia morto con un grazie sulle labbra”
Ino annuì, Shikamaru le stava dando ragione. Si strinse un po' di più a lui, lasciando che le loro spalle si sfiorassero.
Un tocco concreto in quel fiume di ipotesi, ricordi e assenze.
“Naruto sorrideva, quando Sakura è andata da lui egli sorrideva. Dicono che sia anche per questo che lei ha usato quella tecnica”
Si lasciò andare nuovamente alle supposizioni, Ino. La stancavano da morire, ma non poteva fare altro.
“Non lo possiamo sapere, anche se secondo me aveva tutto in mente prima”
Aveva tirato fuori un'opinione, Shikamaru. La sua. Non suonava poi così male. Era la prima volta che ne esprimeva una del genere da otto anni a quella parte.
“Lo ha definitivamente ferito”
Fu Shikamaru questa volta a scuotere la testa, nonostante capisse poco di cuori feriti.
“Konoha aveva bisogno di lui”
Ino non potè che annuire di nuovo, ultimamente si ritrovava a dar ragione troppo spesso a Shikamaru. Delle volte esprimeva il suo pensiero inconscio.
Faceva quasi paura tutta quell'acconsentire.
Che fossero già dei vecchi pronti a parlare l'uno per l'altro?
Non sapeva cosa fossero loro due di preciso, così come non sapeva di preciso cosa aveva portato Sakura a resuscitare la vita a Naruto anziché a Sasuke, ma già constatare che fossero
qualcosa le andava bene.
Ino Yamanaka aveva raggiunto la soglia dei ventiquattro anni, cominciava ad aver bisogno di certezze, ad
accontentarsi delle certezze.
Si portò una mano tra i capelli che riempirono l'aria circostante di profumo e fili biondi.
Shikamaru inspirò a fondo non potendo fare a meno di confrontare quel profumo dolce con quello aspro e selvatico di una donna di Suna.
Era troppo vecchio per i profumi aspri.
Aveva ventiquattro anni e la sua vita stava tornando alla normalità: un lavoro normale, orari scanditi senza troppe pretese, nessun viaggio troppo improvvisato, missioni ordinarie, nessuna sabbia accecante.
Persino la vita di Naruto aveva cominciato ad assumere un andamento regolare, nonostante non avesse accanto a sé una donna dacchè aveva lasciato Hinata, in un apparente comune accordo, perchè diceva di non farcela, di non riuscire a darle ciò che aveva bisogno. Perchè semplicemente non poteva amarla. Non più.
Shikamaru Nara invece aveva una donna accanto. Ancora. Proprio lui. Quasi stentava a rendersene conto. Sempre.
Faceva quasi paura.
Una seccatura a scandirgli le giornate, come una volta. Almeno all'apparenza. Sempre.
“Lasciamoli in pace, andiamo”
Il loro appuntamento era quasi finito, ma la giornata continuava.
Probabilmente sarebbe arrivato un giorno in cui non si sarebbero incontrati solamente a mezzogiorno, sarebbero arrivati a un punto in cui quell'ora passata assieme non sarebbe più bastata ad entrambi.
Non potevano sapere quando. Sarebbe semplicemente successo.







Note finali. (L)
Alcune riflessioni (?) in chiusura chè altrimenti mi stanno sulla coscienza. XD
Sakura ha deciso di salvare Naruto perchè è il più forte.
Questa è una constatazione sulla quale concorda pure Cà.
Non ho parlato né di SasuSaku né di NaruSaku, semmai di threesome. Anche se la tentazione di spingere il tutto sul nero era grande. XD
Non ho molto da dire, lascio a Voi riempire i vuoti in questo possibile finale.
Io un finale così, con
queste persone, lo vedo.
Ci sarebbero pagine e pagine da scrivere, ma questa era una storia dedicata a Shikamaru ed Ino.
Il loro finale. Forse.
Ringrazio di cuore coloro che sono arrivati qui, che recensiranno, che mi faranno felice sotto Natale. :3
Auguri a tutti, semmai non ci dovessimo beccare qua su efp in questi ultimi giorni prima della mia festa preferita! ;)
Vi stritolo amorevolmente. :3
terrastoria

   
 
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