Buoooonsalve
a todos! (L)
terrastoria torna su questi schermi per presentare
un regalo di Natale alla metà bianca e rosa (schocking) del suo
cuore. Alias Cà. Alias mimi18.
E quale migliore (?) regalo di
Natale per la prima mosca bianca che ho conosciuto su questi lidi se
non una ShikaIno? Non una ShikaIno qualunque, ragazzi (no, non me la
sto tirando XD): ho voluto fare un tributo alle autrici del “passato”
che più Cà ha amato, cercando di ripescare l'essenza della coppia, e non so se ci sono riuscita. E' una
fanfic semplice, post-guerra, molto Shikamaru's pov.
Buona Lettura, a dopo! :3
A
Cà, che ormai è parte immancabile della mia vita.
Perchè mi fa
ridere come nessun altro.
Perchè ci incazziamo e impazziamo negli
stessi momenti.
Perchè è rosa ed io sono nera ed è proprio per
questo che il nostro legame è così solido.
Perchè mi sopporta
negli attimi no.
Perchè siamo capaci di sentirci tutto il giorno
approfittando di qualsiasi mezzo di comunicazione.
Perchè
semplicemente non potrei immaginare la mia quotidianità senza di
lei.
E non mi riferisco alla sola quotidianità di efp.
Perchè
scrive da Dio. Perchè è Dio.
Perchè sa che quando dico ciò
sono sincera.
Perchè lei ed io siamo l'Alleanza migliore
dell'ultimo secolo.
Non sottovalutateci!
Gli
stessi occhi azzurri, lo stesso sguardo vivace e acuto, la stessa
parlantina, lo stesso modo di rapportarsi al suo compagno di
team.
Possibile
che le cose si ripetano in tal modo?
Shikamaru
distolse lo sguardo dalla bambina che aveva di fronte e lo portò
sull'espressione annoiata del bambino.
Gli ricordava qualcosa. Di
nuovo.
Si ritrovò a fissare un ricordo che gli era balzato nella
testa e a sorridere appena, ritrovando nel suo allievo più
scansafatiche - e malgrado ciò più brillante - se stesso.
“Ho
detto che la lezione è finita”
I tre ragazzini non si
decidevano ad abbandonare la scena.
Shikamaru alzò un
sopracciglio, confuso.
“Shikamaru_sensei ci avevi promesso una
cosa!” disse la ragazzina dai capelli biondi raccolti in una coda
bassa.
“Ha ragione Shizune” intervenne il terzo elemento del
team 10, il più buono e tranquillo, quello che aveva meno pretese ma
che non si tirava mai indietro se si trattava di difendere la sua
migliore amica.
Dovette proprio scuotere la testa stordito,
Shikamaru. Non era abituato a fare il maestro e forse, viste le
premesse, non sarebbe riuscito ad abituarsi mai.
Poco importava.
Non era il caso di fasciarsi la testa in partenza.
“Mi dispiace,
ragazzi, ma oggi niente pranzo assieme”
La delusione negli
occhi della ragazzina fu palese, malgrado il suo volere Shikamaru
sentì una punta di gelo invadergli le vene.
“Ve lo avevo detto
che a quest'ora il sensei ha sempre un appuntamento” intervenne
colui che fino a quel momento era stato muto a braccia conserte e
sguardo terso, apparentemente lontano un miglio da quella
conversazione.
Acuto,
il ragazzino.
“Ha un appuntamento con la sensei del team 8!”
La
bambina gli fece l'occhiolino.
Shikamaru sospirò appena, prima di
voltare le spalle ai suoi allevi e incamminarsi lungo il viale.
“Ci
vediamo domani, sensei!”
Le voci dei tre gli sferzarono le
spalle, portate dal vento di maestrale, e ad ogni tocco di quel vento
di parole un ricordo risaliva dai meandri della mente parandoglisi
davanti agli occhi.
Fortunatamente, erano ricordi che non
stonavano col cielo azzurro di quel mezzogiorno, né col sole che si
stagliava alto senza nuvole.
Il corpo avanzava quasi
meccanicamente, mentre il cervello vagava frenetico tra immagini
passate che si sovrapponevano al presente. Fino a che le tre voci
sparirono e calò il silenzio, appena fuori Konoha, là dove le anime
riempivano l'aria, dense, agitate, vere, eppure mai abbastanza
concrete da toccarti. Mai abbastanza vere da poterle vedere.
The
streets you're walking on, well
that's where I belong and you belong with me
[ShikaIno]
Give
me one, 'cos one is best
And in confusion, confidence
Give me
piece of mind and trust
And dont forget the rest of us
Give
me strength, reserve control
Give me heart and give me soul
Wounds that heal and cracks that fix
Oh Love, tell me your
own politik
[Politik - Coldplay]
Mi
dispiace, Shikamaru.”
“Dove l'hanno portato?”
“E' con
Ino dentro l'accampamento”
“Grazie di tutto quello che hai
fatto, Sakura.”
“Non ho fatto abbastanza. Non ho mai fatto
abbastanza...”
“...se ci sono dei superstiti dobbiamo rendere
grazie a te e a tutta la squadra medica.”
“Non serve”
“E
ora scusami. Mi sa che qualcuno mi sta aspettando”
“Prenditi
cura di lei, ti prego”
“Occupati di te stessa, ora.”
Shikamaru
varcò piano la soglia del cimitero, un passo dopo l'altro e fu
dentro a quel luogo di morte che pure era così tranquillo, così
assurdamente positivo, con gli alberi che riposavano per l'arrivo
dell'inverno, pronti a far crescere i loro fiori di ciliegio più
belli e forti di prima. Con le lapidi colorate d'ogni fiore, con la
terra verde e rossa nonostante il freddo, con l'aria profumata di
essenze e profumi che lui conosceva fin troppo bene.
Uno di quei
profumi in particolare non avrebbe mai potuto confonderlo.
“Sei
arrivato”
Si girò appena e la vide, la padrona di quel buon
odore.
Un dejavu che si ripresentava quotidianamente.
“Ino”
La
ragazza sorrise appena, dopo di che la vide avanzare a piedi nudi nel
sentiero tra le lapidi e la seguì.
Si fermarono davanti a due
tombe dello stesso stampo, bianche ed enormi, circondate da mazzi di
fiori bellissimi dei quali Shikamaru non sapeva mai il nome ma mai lo
chiedeva. Quei fiori erano compito della ragazza. Lui semplicemente
li osservava.
E immaginava le mani di Ino recidere gambi, bagnare
petali, formare mazzi da portare sulle tombe.
“Si sono già
seccati” constatò Ino lasciando che una smorfia oscurasse il suo
volto.
“Per me sono a posto”
Shikamaru si inginocchiò
accanto alla donna e fissò la fotografia al centro di una delle due
lapidi, la più grande, una piccola immagine che metteva voglia di
sorridere.
Avevano scelto una fotografia che li facesse sorridere
ogni volta che l'avessero fissata. Era stata una scelta lunga, ma
alla fine sia lui che Ino avevano concordato nel sceglierne una con
ragazzone che allargava le braccia per abbracciare l'aria, un sorriso
buono che illuminava l'espressione già bonaria.
Sembrava volerli
abbracciare.
“Tieni un attimo”
Si ritrovò tra le mani i
fiori che fino a poco prima avevano reso più vive due lastre in
pietra.
Un altro dejavu.
Da
quando erano diventati così abitudinari?
Lui
probabilmente lo era stato sempre, bene o male. Era lei, la donna che
ora sistemava fiori bianchi su un caraffa appoggiata sopra a una
delle due tombe, ad aver perso imprevedibilità.
Lo
era stato davvero fino al punto di recarsi ogni giorno alla stessa
ora nello stesso luogo con la stessa persona?
Era
una fatica anche per lui pensare così tanto.
“Che ti pare?”
La
voce di Ino lo riportò alla realtà concreta là fuori.
Ella
aveva le guance leggermente rosse per la fatica.
“Inutile che
fai sempre queste domande, non so che risponderti”
Lei corrugò
la fronte e si alzò, le braccia alla vita.
“Potresti almeno
dire che vanno bene invece che fare sempre la stessa
osservazione”
Acuta,
la donna.
Cosa
si aspettava, dopotutto? Era un uomo prevedibile.
Si alzò
anch'egli e le andò accanto.
Era più alto di lei di almeno una
spanna, nonostante Ino Yamanaka fosse cresciuta molto negli ultimi
anni dell'adolescenza. Eppure l'ombra di Ino proiettata sulla tomba
era più grande della sua. Sembrava avvolgerlo, per un qualche
scherzo della fisica.
Ino era cresciuta più di lui. E non solo
fisicamente. Era cresciuta in modo strano, non tutto d'un tratto come
Sakura. Piano piano. Passo dopo passo, tassello dopo tassello. Di
certo era stata l'ultima guerra a far crescere Ino definitivamente.
A
farla diventare una donna.
E nonostante le avesse vissuto accanto
più di qualunque altro, non se ne era nemmeno accorto passo dopo
passo. Ogni volta che tornava da Suna, Ino aveva qualcosa di diverso:
i lineamenti più pronunciati, la bocca meno acerba, il seno più
grande, la voce meno dolce, il modo di fare meno sbarazzino. Tante
cose. Ma era stato quando era finita la guerra, che gli si era
presentata una Ino diversa. Quella volta erano cambiati gli occhi. Si
erano fatti meno grandi, più scuri. Per non tornare mai più quelli
di prima.
Aveva fatto fatica a rendersi conto di tutto quel
cambiare.
Aveva fatto fatica ad affrontare tutte le conseguenze
dei cambiamenti.
Ed era stanco anche in quel momento, lì accanto
ad Ino su due tombe che entrambi conoscevano fin troppo
bene.
“Potresti almeno dire qualcosa”
La voce di Ino tornò
più forte di prima.
Shikamaru si accorse che lei lo stava
osservando, una punta di fastidio nell'espressione segretamente
sconfortata.
Dejavu.
Cercò
delle cose da dire, scavò nei ricordi più freschi e individuò il
volto della sua allieva Shizune.
“Quei tre bambini sanno un po'
troppe cose” disse poi, buttando fuori parole e respiro
velocemente, quasi in modo liberatorio.
Ci doveva sempre essere
qualcosa che rompesse il ghiaccio.
Una volta, quando il sole
splendeva su una Konoha che non aveva ancora avuto bisogno di
rinascere completamente dalle sue ceneri, non ci sarebbe stato nessun
ghiaccio da rompere.
Shikamaru aveva sempre pensato che crescendo
le cose si facessero più complicate, ma anche meno faticose perchè
risolvibili con l'esperienza. Si sbagliava di grosso.
Eppure ogni
giorno si recava al cimitero. Incontrava Ino. Si rompeva il
ghiaccio.
Sentì Ino espirare un po' troppo forte rispetto ai
respiri normali.
Crack.
Ogni
tassello andava al posto giusto.
“Hai per caso negato loro un
altro pranzo?” domandò la donna con una punta di ironia, lo guardò
con gli occhi sinceramente divertiti, un finto rimprovero nello
sguardo.
“Non dovrebbero neanche sapere i miei affari”
“Devi
farci l'abitudine, pensa che io mi ritrovo quelle tre pesti fuori
casa a ora di cena”
Shikamaru portò una mano dietro la nuca,
frizionò meccanicamente.
“Che gran seccatura”
Ino si
lasciò andare ad un sorriso.
“Che poi ce ne è uno che è
sputato a Naruto da ragazzino”
“Ah quel tizio esagitato che
becchiamo quasi sempre quando decidiamo di andarci a mangiare
qualcosa al chiosco.”
“Poi c'è pure la versione esasperata di
Sakura da ragazzina”
Shikamaru curvò le labbra.
“Non
dovresti dire questo di una tua allieva, però”
“Senti chi
parla! Non ti occupi pure di quella bambina bionda che hai definito
“la seccatura più seccatura dell'universo”?”
Annuì.
Affondato.
“Persino peggio di te”
Ino gli diede un pugno
sulla spalla e lo spinse lievemente più in là.
“Potrei anche
offendermi” asserì, il nasino all'insù e le braccia
conserte.
Shikamaru conosceva bene quella posa.
“E' la pura
verità, devi farci l'abitudine”
“Tsk, io mi offendo perchè
non ci sarà mai nessuna bambina al mondo più seccante di Yamanaka
Ino”
La limpida e matura voce della donna risuonò a lungo nel
pacifico cimitero di Konoha, un'eco che chissà perchè non voleva
spegnersi, e continuò a risuonare pure nella mente di Shikamaru che
aveva smesso di estrapolare ricordi e che stava vedendo Choji
sorridere come lui, lì dinnanzi a loro.
Non rispose nulla,
Shikamaru.
Si incamminò semplicemente verso l'altra parte del
cimitero, senza alcuna fretta. Era sempre lui il primo ad andarsene
da lì, come era sempre lui che vi arrivava dopo in quegli
appuntamenti di metà giornata, unici momenti in cui il team 10,
quello autentico, riprendeva vita. Anche se Choji sorrideva da una
fotografia, anche se Asuma fumava la sua sigaretta senza fare
odore.
Anche se Ino non aveva più la sua coda alta né gli occhi
di un cielo primaverile, ma i capelli lasciati lunghi sulle spalle e
le iridi azzurre come il cielo che aveva subito troppe tempeste.
...
“Ino”
“Sakura”
“Mi..io...mi
dispiace”
“Vorrei poterti dire non fa niente, vorrei...”
“Non
dire niente, Sakura. Non c'è bisogno di dire niente. Io sono
qui”
“Io non posso più essere qui. Non c'è più alcuna
ragione che mi tenga...no, io non sono più”
“Non te lo
perdonerò mai, questo lo sai Sakura? Ma non ti fermerò.”
“...grazie,
Ino.”
“Abbi cura di te, fronte spaziosa”
Non
lo avrebbero trovato lì a quell'ora del pomeriggio.
A quell'ora
l'Hokage si concedeva di ritornare bambino e andava a pranzare al
chiosco del ramen, quando non si trovava in qualche barbosa riunione
a cui partecipava mal volentieri o in viaggio per qualche buon
accordo tra i Villaggi dell'Alleanza.
La maggior parte delle volte
a mezzogiorno passato partiva dal Quartiere Generale per pranzare da
solo e nel suo cammino verso il chiosco trovava o Kiba di ritorno
dagli allenamenti col suo team in compagnia di Hinata o Konohamaru e
tutti gli altri che non potevano lasciarlo da solo e si ritrovava a
mangiare in compagnia fino alle due passate.
C'erano anche alcune
volte in cui si ritrovava ad assaporare il familiare gusto del ramen
da solo, rivivendo dejavu che sapevano di tempi lontanissimi, quando
il kyuubi era ancora semplicemente un mostro.
La maggior parte
delle volte era solo, Naruto. Anche se c'era la presenza forte di
Kiba che rideva sguaiatamente a battute sconce o a qualche
pettegolezzo, anche se c'era la risata leggera e il rossore sulle
guance di quella che per un certo periodo, a fine guerra, era stata
la sua ragazza – e la sua ancora di salvezza – era solo.
Nessuno
gli avrebbe mai potuto restituire la sua compagnia.
Nessuna
missione, nessuna battaglia, nessuna promessa, nessuna volontà gli
avrebbero mai ridato i suoi compagni di team 7.
Sakura e Sasuke
risiedevano al cimitero di Konoha, due tombe e due corpi vicini ma
mai abbastanza da riuscire a toccarsi davvero. Nei fatti era così,
ma l'Hokage non ci credeva. Gli faceva male, pensarlo. Li aveva
dentro al cuore, anche se non sarebbe mai bastata quella presenza
dentro sé per farlo sentire un po' meno solo.
Non lo avrebbero
trovato lì a quell'ora del pomeriggio, ma all'alba. Ogni alba, con
qualsasi tempo, qualsiasi impegno Naruto Uzumaki era lì.
Così
come Shikamaru ed Ino si trovavano al cimitero a mezzogiorno, TenTen,
Neji e Gai Maito al pomeriggio, Kiba e Hinata al tramonto, tutti gli
altri ad altre ore precise della giornata.
Il cimitero di Konoha
era diventato un luogo di passaggio, orologio che scandiva il tempo
dei suoi abitanti.
Shikamaru e Ino non lo avrebbero trovato lì a
quell'ora di pomeriggio.
“Non riuscirò mai a darmi una vera
spiegazione”
Ino lesse con la mente le incisioni sulle due
lapidi vicine dinnanzi a cui si era fermata e i suo occhi si chiusero
qualche attimo.
Shikamaru non disse alcunchè, ma una spiegazione
non riusciva a darsela nemmeno lui, il suo QI non serviva a nulla,
non ci arrivava, era tutto troppo grande, troppo complicato, assurdo,
ingiusto.
Non era mai riuscito a star dietro molto agli affari del
team 7, a dire la verità. E anche ora che ne rimaneva un solo
esponente non ce la faceva a capire.
Provava solo una piccola
punta di rabbia e tanta impotenza, nulla a che vedere con il sentire
di Naruto, certo, e probabilmente molto meno forte di Ino chè aveva
perso un'amica, un appoggio.
“Mi viene un nervoso! Se solo
potessi vederla un attimo giuro che la riempirei di botte quella
fronte spaziosa, perchè non si fa così, non si lascia altra
sofferenza ad un amico che ha già sofferto abbastanza, non si
abbandona questo mondo così, non si fanno pazzie, non si lascia Ino
Yamanaka senza un perchè, senza un...”
Shikamaru le mise una
mano sulla spalla.
Si guardarono, occhi azzurri umidi e occhi
verdi seri.
“Va bene così”
Ino scosse la testa. No che
non andava bene così.
Lo sapevano entrambi, era l'unica cosa
certa; ma rimasero muti davanti all'assurdo come sempre e
cominciarono a sciorinare ricordi, dai quali la fronte spaziosa di
Sakura emergeva prepotente assieme al cipiglio imbronciato di Sasuke,
dai quali anche il fatidico abbandono dell'Uchiha sembrava uscire
senza tutta quella carica emotiva e fatidica che solitamente portava
con sè.
Fu Ino a parlare, dopo un lungo lasso di tempo durante il
quale lei aveva sistemato i fiori che Naruto altrimenti non curava e
Shikamaru era rimasto ad osservarle le mani, immobile.
“Io credo
che un po' di tutto quell'amore che Sakura e Naruto provavano lo
avesse toccato dentro, alla fine”
Lui ci pensò su, si erano già
detti cose del genere ma non era capace di capire il cuore di una
donna, figuriamoci quello di Naruto così pieno di folle bontà o
addirittura quello duro di Sasuke. Non aveva voce in capitolo.
Non
era bravo coi sentimenti.
Aveva lasciato un cuore a Suna senza
dire nulla, diradando sempre più le sue visite al Villaggio della
Sabbia – e sì che c'era stato un periodo, a fine guerra, nel quale
era andato a vivere lì - dacchè era diventato sensei, dacchè
quegli incontri al cimitero si erano fatti abitudine. Non
poteva mancare all'appuntamento,
questa era la motivazione. La
scusa.
E
il cuore di Ino a volte lo metteva in confusione perchè sapeva
leggerlo troppo bene e questo non lo credeva possibile. Perchè le
cose tra loro erano sempre state troppo palesi.
“Dicono che sia
morto con un grazie sulle labbra”
Ino annuì, Shikamaru le stava
dando ragione. Si strinse un po' di più a lui, lasciando che le loro
spalle si sfiorassero.
Un tocco concreto in quel fiume di ipotesi,
ricordi e assenze.
“Naruto sorrideva, quando Sakura è andata da
lui egli sorrideva. Dicono che sia anche per questo che lei ha usato
quella tecnica”
Si lasciò andare nuovamente alle supposizioni,
Ino. La stancavano da morire, ma non poteva fare altro.
“Non lo
possiamo sapere, anche se secondo me aveva tutto in mente
prima”
Aveva tirato fuori un'opinione, Shikamaru. La sua. Non
suonava poi così male. Era la prima volta che ne esprimeva una del
genere da otto anni a quella parte.
“Lo ha definitivamente
ferito”
Fu Shikamaru questa volta a scuotere la testa,
nonostante capisse poco di cuori feriti.
“Konoha aveva bisogno
di lui”
Ino non potè che annuire di nuovo, ultimamente si
ritrovava a dar ragione troppo spesso a Shikamaru. Delle volte
esprimeva il suo pensiero inconscio.
Faceva quasi paura tutta
quell'acconsentire.
Che
fossero già dei vecchi pronti a parlare l'uno per l'altro?
Non
sapeva cosa fossero loro due di preciso, così come non sapeva di
preciso cosa aveva portato Sakura a resuscitare la vita a Naruto
anziché a Sasuke, ma già constatare che fossero qualcosa
le andava bene.
Ino Yamanaka aveva raggiunto la soglia dei
ventiquattro anni, cominciava ad aver bisogno di certezze, ad
accontentarsi
delle certezze.
Si portò una mano tra i capelli che riempirono
l'aria circostante di profumo e fili biondi.
Shikamaru inspirò a
fondo non potendo fare a meno di confrontare quel profumo dolce con
quello aspro e selvatico di una donna di Suna.
Era troppo vecchio
per i profumi aspri.
Aveva ventiquattro anni e la sua vita stava
tornando alla normalità: un lavoro normale, orari scanditi senza
troppe pretese, nessun viaggio troppo improvvisato, missioni
ordinarie, nessuna sabbia accecante.
Persino la vita di Naruto
aveva cominciato ad assumere un andamento regolare, nonostante non
avesse accanto a sé una donna dacchè aveva lasciato Hinata, in un
apparente comune accordo, perchè diceva di non farcela, di non
riuscire a darle ciò che aveva bisogno. Perchè semplicemente non
poteva amarla. Non più.
Shikamaru Nara invece aveva una donna
accanto. Ancora. Proprio lui. Quasi stentava a rendersene conto.
Sempre.
Faceva
quasi paura.
Una
seccatura a scandirgli le giornate, come una volta. Almeno
all'apparenza. Sempre.
“Lasciamoli in pace, andiamo”
Il
loro appuntamento era quasi finito, ma la giornata
continuava.
Probabilmente sarebbe arrivato un giorno in cui non si
sarebbero incontrati solamente a mezzogiorno, sarebbero arrivati a un
punto in cui quell'ora passata assieme non sarebbe più bastata ad
entrambi.
Non potevano sapere quando. Sarebbe semplicemente
successo.
Note finali.
(L)
Alcune riflessioni (?)
in chiusura chè altrimenti mi stanno sulla coscienza. XD
Sakura
ha deciso di salvare Naruto perchè è il più forte.
Questa
è una constatazione sulla quale concorda pure Cà.
Non ho
parlato né di SasuSaku né di NaruSaku, semmai di threesome. Anche
se la tentazione di spingere il tutto sul nero era grande. XD
Non
ho molto da dire, lascio a Voi riempire i vuoti in questo possibile
finale.
Io un finale così, con queste
persone, lo vedo.
Ci
sarebbero pagine e pagine da scrivere, ma questa era una storia
dedicata a Shikamaru ed Ino.
Il loro finale. Forse.
Ringrazio
di cuore coloro che sono arrivati qui, che recensiranno, che mi
faranno felice sotto Natale. :3
Auguri a tutti, semmai non ci
dovessimo beccare qua su efp in questi ultimi giorni prima della mia
festa preferita! ;)
Vi stritolo amorevolmente. :3
terrastoria