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Autore: Minnow19    20/12/2011    6 recensioni
Janet Bradford ha 17 anni ed un passato oscuro alle spalle. Nata e vissuta a S. Francisco, California, ha sempre avuto una vita spensierata e divertente, vita che cabierà totalmente quando la sua intera famiglia verrà trovata assassinata. Janet decide di lasciare un mondo colmo di ricordi e si trasferisce da sua zia Carol che vive con il suo nuovo marito Bobby e suo figlio Niall a Doncaster, Inghilterra. L'unica cosa che la terrà legata al passato sarà un migliore amico, Cory, assieme a un mistero tutto da svelare.
E nel tentativo di dimenticare sarà aiutata da un tale Louis Tomlinson e dalla sua banda di amici strampalati.
Peccato che non basti andare dall'altra parte del mondo per sfuggire al proprio destino.
Genere: Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Louis Tomlinson, Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo II

Mi svegliai in un letto che non era il mio, con addosso vestiti che non erano i miei, avvolta da lenzuola che non erano mie, e nell’aria c’era un profumo che di certo non era mio. In generale, la vita che stavo vivendo era così lontana dalla mia. Surreale. Sembrava un’illusione. Aprii gli occhi e mi ritrovai a fissare il soffitto per un tempo infinito. Era il giorno del funerale. Quei giorni erano passati così lentamente. Una lentezza estenuante. Avevo cercato di evitare tutti i giornali, che inevitabilmente erano stati tappezzati con la notizia di quell’assassinio. Avevo evitato i telegiornali e grazie al mio avvocato le reti televisive che avevano tentato di intervistarmi non si erano più presentate. È incredibile come possano essere invadenti i giornalisti, anche nei momenti più inopportuni. È assurdo come cerchino di scoprire qualcosa sulla tua vita, quando tu vorresti essere lasciata in pace, per piangere i tuoi cari da sola. Li avevo sempre odiati per quello.
Tutti i parenti e amici della mia famiglia sarebbero arrivati a casa Fitch, e da lì ci saremmo recati tutti in chiesa, per poi proseguire verso il cimitero. Successivamente sarei dovuta tornare a casa, in quanto mi attendeva l’appuntamento con l’avvocato di famiglia e il notaio, per la lettura del testamento. Mi alzai dal letto come un automa. Entrai nel bagno annesso alla camera, mi lavai il viso e i denti, e raccolsi i capelli in uno stretto chignon. Un vestito nero e serioso era poggiato sopra la sedia della scrivania da chissà quanto tempo, ma io non me ne ero mai accorta. Indossai quell’abito. Il tipico profumo del detersivo che usava mia madre si impossessò delle mie narici. Nostalgia, tanta nostalgia. Mi sembrava di avere un buco nel petto. Qualsiasi cosa poteva attraversarlo. Avevo un’infinità di rimpianti. Parole non dette, promesse non mantenute, progetti non compiuti. Tirai su la zip laterale di quel semplice vestitino con le maniche lunghe, rigorosamente nero, che aveva l’orlo appena sopra il ginocchio. Infilai un paio di calze e delle semplici scarpe basse. Non mi truccai nemmeno. Uscendo dalla camera mi limitai ad afferrare il cellulare ed un paio di occhiali da sole scuri.
Al piano di sotto, cominciavano già ad arrivare i primi parenti, riconobbi qualche lontano cugino e le sorelle di mio padre, assieme ai loro mariti e ai figli più o meno grandi. Riconobbi qualche collega di papà e qualche amica di mamma. I compagni di classe di Jason e Chris. I miei amici più stretti. C’erano visi sconosciuti, persone di cui non sapevo neanche l’esistenza, che si avvicinavano e mi stringevano la mano facendomi le più sentite condoglianze.
Notai immediatamente mia zia Carol, in un angolo, mentre piangeva animatamente, sostenuta da un uomo molto più alto di lei, che la stringeva tra le braccia muscolose. Appena si girò verso di me, sentii la necessità di correre tra le sue braccia e farmi stringere. Così feci. Mi rifugiai nel suo abbraccio. Non vedevo spesso mia zia Carol, viveva dall’altra parte del mondo, a Doncaster, una piccola città che contava quasi 68.000 abitanti nella contea di South Yorkshire, Inghilerra, ed era una donna molto impegnata, ma mamma parlava spesso di lei. Oltre ad essere sorelle erano anche migliori amiche. Conoscevano tutto l’una dell’altra. Erano molto unite, tanto che quando stava male una, anche l’altra se la passava male. Probabilmente per quello la zia sembrava quasi morta. L’omicidio di sua sorella le aveva portato via la persona più importante della sua vita.
Ci sfogammo a vicenda, ognuna lasciando all’altra la propria spalla su cui piangere. Quando alzai lo sguardo, notai nuovamente l’uomo che stava in compagnia della zia, che intuii essere il suo nuovo marito, quello che aveva conosciuto qualche mese prima.
“Tesoro, lui è Bobby, mio marito. E quel ragazzo lì” disse indicando un biondino dagli occhi azzurri circondato da un mucchio di vecchiette, evidentemente in imbarazzo “è suo figlio Niall, ovvero tuo cugino. Mi dispiace che tu debba conoscerli così tesoro, è orribile.”
Strinsi la mano a Bobby, che sembrava davvero una bella persona.
“Sai” gli dissi “Saresti piaciuto a mia madre..”
Mi asciugai qualche lacrima che usciva dai miei occhi, e uscii fuori in giardino, per starmene da sola. Faceva freddo, era terribilmente freddo e nonostante i brividi che ricoprivano la mia pelle non volevo tornare in casa. Troppa gente. Troppa voglia di piangere. Mi asciugai nuovamente gli occhi.
“Mi dispiace” sentii una voce che mi parlava, per di più con uno strano accento non identificato. Mi voltai e mi ritrovai di fronte il biondino di prima, mio cugino insomma. Neil? Qualcosa del genere.
“Grazie..” risposi per cortesia.
“Sono Niall comunque” si presentò e mi strinse la mano.
“Sai, -proseguì- Carol parlava spesso di te, non pensavo di doverti conoscere così. Mi spiace tanto per quello che è successo alla tua famiglia, davvero. Ti faccio le più sentite condoglianze.”
A quelle parole crollai definitivamente. Iniziai a piangere senza sosta. Tutto quello che per giorni mi ero tenuta dentro esplose. Venne fuori di colpo.
Fui grata che lì ci fosse mio cugino, se potevo chiamarlo così. Mi sentii fortunata quando mi coprì la schiena con la sua giacca e mi prestò la sua spalla, su cui piangere. Mi serviva qualcuno in quel momento, e Neil, Niall o come cavolo si chiamava, lui c’era. Sarebbe stato l’inizio di una grande amicizia, me lo sentivo.
*
Mi ripresi appena in tempo per il funerale. Cory mi accompagnò in chiesa con la sua auto, e sempre con lui percorsi la navata principale subito dietro le quattro bare che racchiudevano i corpi della mia famiglia. Nessuno li aveva visti. Nessuno tranne me. E ogni volta che chiudevo gli occhi, la visione raccapricciante dei loro corpi feriti si impossessava della mia testa. Per tutta la cerimonia non feci altro che piangere silenziosamente, senza sosta, con la testa nascosta sul petto di Cory. Continuavo a piangere, ancora e ancora. Il funerale fu breve, senza fronzoli, in chiesa niente fiori o ghirlande. Niente decorazioni particolari. Le avevo sempre trovate stupide. Dopo un’ora eravamo già al cimitero, le bare erano già state calate nelle loro tombe, quattro, l’una accanto all’altra. Com’era tradizione, gettai della terra all’interno di ognuna. Quel gesto stava a rappresentare la mia decisione di andare avanti, di passare oltre. O almeno, avrebbe dovuto farlo. Chissà se sarei mai riuscita a superare tutto.
Sopra le tombe vennero poste delle lastre di marmo bianco, e dopo pochi minuti tutte le bare scomparvero dalla mia vista. Davanti a me si ergevano quattro lapidi bianche, con i nomi scritti in un elegante corsivo e le fotografie sorridenti. Date di nascita diverse, stesse date di morte. Forse, pensai, dovevo esserci anche io con loro.
La numerosa folla di parenti e amici cominciò a dileguarsi più o meno lentamente, non senza aver poggiato fiori, disegni, o bigliettini sopra quelle lapidi. Mi sedetti sul bordo della tomba di mia madre, e mi ritrovai a fissare la sua fotografia. Era così bella. I suoi occhi azzurri erano così profondi e luminosi. Avevo paura di dimenticarmi i suoi lineamenti. Di scordarmi la sua voce. Sotto gli occhiali da sole continuavo a piangere, senza fermarmi mai. Non riuscivo più a trattenermi. Un bastardo mi aveva rubato la famiglia, l’aveva distrutta, devastata. Faceva male, Dio se faceva male!
Lasciai il cimitero con una promessa. Gliel’avrei fatta pagare. Mi alzai debolmente e mi avviai alla macchina seguita da Cory, che come sempre mi stava accanto con la sua presenza silenziosa ma straordinariamente confortante. Cory.. beh, lui era Cory. Il mio migliore amico. Quando ero piccola avevo una cotta pazzesca per lui, ed era proprio un bel ragazzo. Capelli castani, scuri, con un bel ciuffo che ricadeva sulla fronte, occhi azzurri, color ghiaccio, labbra rosse e sottili, carnagione candida come la luna, fisico muscoloso, scultoreo. Era angelico, anche nei modi di fare. Sembrava quasi surreale. Era facile prendersi una sbandata per uno come lui, ma con il tempo quella cotta da ragazzina mi era passata, e avevo capito che era meglio averlo come amico che come fidanzato. Anzi, non riuscivo neanche più a vederlo sotto un'ottica diversa. Mi andava bene così. Lo abbracciai nuovamente, e mi lasciai riscaldare dal suo abbraccio. Mi strinse a se, riuscivo a sentire il battito del suo cuore. Il mio invece, era come se non battesse. Da giorni, mi sembrava di non avere un cuore. Il cuore è un muscolo. Forse come tale, dev’essere tenuto in allenamento. Ma niente, nessun esercizio fisico, nulla ti può preparare ad un colpo del genere. Pensavo di impazzire. Mi sembrava di avere un buco dritto nel petto. Come se fossi stata colpita da una bomba. Il mio cuore era esploso in mille pezzi, dentro di me.
Arrivati a casa, mi sedetti sul comodo divano del salotto, e presto fui raggiunta dall’avvocato di famiglia e dal notaio. La madre di Cory, Madison, si affacciò dalla cucina:
“Noi andiamo fuori tesoro, vi lasciamo soli..” Era sempre molto dolce e premurosa.
“Grazie Madison, ma non voglio che vi sentiate obbligati, potete benissimo rimanere.”
“Tranquilla, è una cosa tua, non vogliamo interferire..” Mi rispose infilandosi la giacca e uscendo di casa con la sua solita borsetta blu, seguita dal figlio che sbuffava. Lo avrebbe portato a fare la spesa, ne ero certa, e lui detestava farlo.
L’avvocato Meyer si infilò un paio di occhiali con la montatura nera sul naso. Era un uomo piccolo e tozzo, con un pizzetto fastidioso sul mento. Aveva occhi piccoli e acquosi, un naso all’insù che lo faceva sembrare un maialino, grosse guanciotte sempre arrossate e labbra rosee e sottili. Prese una busta e con le mani grassocce tirò fuori diversi fogli ingialliti, sui quali riconobbi la grafia piccola e precisa di mia madre. Il mio corpo venne percorso da un’infinità di brividi. Era tutto.. vero.
Il notaio, un signore alto e anziano, con dei baffi bianchi e folti sotto il naso, che gli davano un aria seriosa ed intellettuale, li prese in mano e si schiarì la voce.
“Signorina Bradford, prima di tutto vorrei farle le mie più sincere condoglianze per la sua perdita. I suoi genitori erano davvero delle brave persone.”
Sentii un nodo alla gola.
“Gr-Grazie signor Fay.”
“Ecco, abbiamo il testamento dei suoi genitori, dov’è scritto tutto per filo e per segno, ma credo sia meglio che lei legga questa lettera. È stata scritta da sua madre, la signora Bradford, qualche anno fa e mi ha pregato di dargliela se fosse successo qualcosa. Ecco a lei.”
Mi consegnò una busta ingiallita dal tempo, chiusa, con il mio nome scritto sopra, con l’inchiostro di un elegante penna stilografica blu. L’afferrai con mano tremante, e la rigirai tra le mie mani un paio di volte, prima di aprirla. Spiegai il foglio con cura, come se avessi paura di romperlo, e poi mi concentrai per leggerla.
Bambina mia. Ho pensato a lungo se scriverti questa lettera o no. Mi sembra stupido, insomma. Cosa vuoi che succeda? Continua a ripetermi tuo padre. Ma è meglio essere prudenti. Se un giorno non ci sarò più, voglio che tu legga queste parole, anche se spero tu non debba farlo mai. Se stai leggendo proprio queste righe, vuol dire che mi è successo qualcosa di brutto, mentre tu sei ancora viva e vegeta. Devi essere forte piccola mia. Non vivere nei ricordi. Non rimpiangere parole che non hai detto, non pensare a ciò che di sbagliato hai fatto. Io ti voglio bene e te ne vorrò sempre. Proprio ora ti sto guardando dall’alto e cerco di proteggerti da ciò che potrebbe accaderti di male. Io sono sempre lì con te. Non piangere bambina mia. Pensa a tutti i bei ricordi, pensa alle belle avventure che abbiamo condiviso. Tu e i tuoi fratelli siete le uniche cose che ho fatto perfette, nella mia vita. A volte sono un disastro, lo so, ma sono riuscita a fare bene tre cose. Te, Jason e Chris. Voglio spiegarti il motivo di questa lettera. Ho deciso di spiegarti ciò che ho scelto per il vostro futuro. Se un giorno non ci saremo più io e papà, abbiamo preso una decisione. Spero l’appoggerai, ma in caso contrario voglio spiegarti perché ho fatto quella scelta. Se un giorno non potremo più curarci di voi tre meraviglie, abbiamo deciso che il vostro tutore sarà mia sorella, vostra zia Carol. Lo so che abita lontano, che cambierà totalmente le vostre vite, che al momento non vorrai saperne di lasciare la California, e in particolare S. Francisco, ma noi abbiamo deciso così. Carol è l’unica donna di cui mi fido ciecamente al mondo, non perché è mia sorella, ma perché è la mia migliore amica. Non c’è nessuno che potrebbe crescervi meglio di lei. Nessuno sarebbe un genitore migliore. È vero, lei non ha mai avuto figli, ma sono sicura che sarebbe perfetta come mia sostituta. Non la vedete molto spesso, è vero, ma vi vuole molto bene, e ripeto, voglio che sia lei a crescervi, è la persona migliore che conosca. Anche vostro padre è d’accordo, e spero non ce ne vogliate.
Ripeto, mi sento un po’ sciocca a scrivere questa lettera, dato che probabilmente non la leggerai nemmeno, ma voglio che tu sappia che ci ho pensato bene, e credo che vivere con zia Carol sia la scelta migliore per voi. Vi voglio bene, davvero tanto. Voglio solo il meglio per voi. Ricordati che anche se non sono al tuo fianco ogni giorno, ogni volta che sussurrerai qualcosa al vento, lui farà arrivare a me le tue parole, e io cercherò di dimostrarti in qualsiasi modo possibile la mia presenza. Quando sentirai il vento sulla tua pelle, sarò io che tenterò di abbracciarti, e la luce che illuminerà il tuo viso sarà la luce del mio cuore. Ti voglio bene bambina mia. Sarò sempre con te, nel tuo cuore.
Un abbraccio forte,

Mamma.”

Chiuse la lettera in lacrime. Le sue parole si ripetevano sulla mia testa continuamente. Continuavo a pensare a quelle parole, scritte con la sua grafia minuscola ma straordinariamente elegante, le a scritte oblique, i puntini precisi sopra le i, le forme arrotondate delle f. Era la sua grafia, quella che avevo sempre trovato fastidiosa e troppo piccola. Avrei dato qualsiasi cosa allora, pur di riavere mia madre che mi scriveva la lista della spesa nei post-it verdi.
E così, era quello che mi aspettava. Un trasferimento in un'altra città. Ma che dico, in un altro continente. Oltreoceano. Lontana da tutti i miei amici, dalla mia casa, dalla mia vita. Non era facile da accettare, non lo era per niente. Ma d’altronde, avevo alternative? 

Tomlinson's Carrot
Buona seraaa!!! Wow, ma io vi ringrazio infinitamente!! 5 recensioni, 1 preferiti e 5 seguite!!! Cioè.. WOW!!
Grazie mille davvero, spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto! Come avete notato, in questo capitolo appare Niall, il "cugino" di Janet, che diventerà un amico molto importante per lui.. Per l'arrivo degli altri ragazzi dovrete aspettare i prossimi capitoli, spero di non deludervi :)
Beh, spero che questo capitolo vi sia piaciuto, davvero!!
Vi chiedo un favoree! Passate a mettere mi piace alla mia pagina? Once Upon A Time Five Boys Chose One Direction.

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Risposte alle Recensioni:

Rejectinglove
: wow, la tua è stata la prima recensione quindi ti ringrazio moltissimo!! Grazie mille per i complimenti, lo so che è una FF diversa dal solito, l'ho scritta proprio per questo, e spero continui a piacerti!! Al prossimo capitolo spero :) Juls
MariMalfoy_: ti rendi conto che in metà recensione hai insultato la Devlin, vero? Cioè, io ti uccido! No, scherzo. Allora, te lo dico per ricordartelo, questa Janet non c'entra un tubo con la Devlin, il nome è uguale (ma va?) ma per il resto NADA, anche perché non si metterà assieme a Niall, che infatti è suo cugino!! Calmati quindi!! Boh, casomai faccio entrare in scena Amelia, così ti convinci!! Mmh ci penserò!Ti voglio bene bruttaa! E sì, per ora Janet è abbastanza sfigata.. speriamo la sua vita migliori dai <3 TI MAO. Juls
__PleaseStay: woooow grazie tesoroo:) ahah no, a me piacciono i nomi dei tuoi personaggi, penso che Aileen sia un nome molto faigo, come TE <3 Ti ringrazio per i complimenti sul serio.. Lo so, Janet fa pena anche a me.. e Cory, beh.. lui è Cory!! Sono contenta che ti piaccia!! E' un personaggio importante anche lui.. Sono contenta che ti sia piaciuto il capitolo, e spero che anche questo vada bene :) TI MAO <3 Juls
JBmeansJonasBrothers: tu sei fantastica!! Grazie mille per i complimenti!! <3 Ti adoro!! Spero continuerai a seguiree :) Juls
ladyme: hai visto quanto sangue? ahah lo so, ho sbalordito anche me stessa, non so perché mi sia venuta fuori questa long da malati mentali.. anche a me piacciono un sacco le storie di questo genere, quindi.. boh vedremo come prosegue dai, spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto Becky <3 TI MAOOO <3 Juls

   
 
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