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Autore: Akuma    06/08/2006    19 recensioni
Demoni, odio, rabbia, difficoltà, ostacoli. Pace, purezza, amore, stima, famiglia. Non a caso ho alternato concetti di opposta natura.
Tra le speranze di Gohan, le sfuriate di Chichi, i sorrisi di Goku e le riflessioni di Piccolo, sul pianeta è pronto a giungere un nuovo misterioso personaggio che porterà con sé una sconcertante rivelazione.
Dedicata proprio a Piccolo, grande, unico - anche se è solo un personaggio è per dirgli grazie - lui lo sa cos'ha fatto per me.
Genere: Romantico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Piccolo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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SPECIAL 1

| E piovve dalle stelle |


| Introduzione |

Questa storia affonda le sue radici nel tempo: risale infatti all'ormai lontano anno 2000, quando ancora ero un funghetto superinnamorato di Dragonball, una ragazzina a cui piaceva sognare ed immergersi in universi paralleli insieme ai suoi eroi.

Di recente ho ritrovato questa 'saga' tra le scartoffie e non mi andava per niente di lasciarla ai tarli, per cui ve la presento - riveduta e corretta, sperando di riscuotere un discreto successo.

Considerate la comparsa del nuovo nemico come una trovata per intensificare i rapporti tra i protagonisti, nulla più... dopotutto anche negli OAV capitano le medesime situazioni, no? xDD Per cui perdonate anche il fatto che la trama è un po' infantile, ma è del tutto giustificabile: al momento della prima stesura ero appena una teenager! ^^'

Un piccolo PS. Se la storia riscuoterà quel certo successo sopraccitato, sistemerò anche i capitoli successivi. Per ora, buona lettura.


| Una moglie per Piccolo | Parte 1 |

Sotto lo sguardo paziente di un assonnato Son Goku, Chichi camminava freneticamente per la cucina con un'espressione alterata e contrariata.

Il sole era sorto da qualche ora e tutt'intorno le montagne avevano preso a cantare sotto una fievole luce carminia.

Una delle cose che a Goku piaceva di meno era il vedere la moglie sotto pressione di prima mattina, ben consapevole che quando Chichi era arrabbiata, la giornata sarebbe stata tutt'altro che tranquilla. Normalmente non se ne preoccupava, anzi, da quando era cominciata, aveva sempre identificato la vita famigliare con un bel sorriso spontaneo; niente di meglio per descrivere il tempo trascorso nella serenità di una casetta tra i boschi con le persone a lui più care.

- Calmati, tesoro. Vedrai che Gohan si starà solo allenando un po’...- disse, dopo un ampio sbadiglio. La donna si fermò di botto.

- E' proprio quello che voglio evitare! Lui deve diventare un importante ricercatore! Come potrà esserlo, se non si dedica quasi mai allo studio?!-

- Beh, non è correndo su e giù per la casa che risolverai il problema.- ribatté lui, stiracchiandosi - Se ti ho detto che si sta allenando, non lo troverai certo qui.- concluse, massaggiandosi le spalle.

Chichi emise un lungo sospiro. Dopo tanti anni di matrimonio ancora si stupiva della innata spontaneità del marito, del suo modo di fare apparentemente frivolo e del suo vivere la vita quotidiana senza problemi, né preoccupazioni. Lo vedeva serio e risoluto solo quando si trovava a fronteggiare potenti avversari, il che la faceva sentire fiera di lui, della sua grinta, della sua forza, ma... d'altra parte, in un angolino del suo cuore, si sentiva un po' triste, un po' sola... come se la famiglia fosse un gioco o qualcosa di cui ancora non aveva compreso il significato. Ecco perché si accaniva con così tanto fervore sul futuro di Gohan: non voleva che seguisse passo per passo le orme di suo padre, un temibile guerriero, certo, ma anche un consorte un po' sbadato.

- Scusa caro, sono solo un po’ preoccupata.- sospirò di nuovo - Lo sai, ultimamente sta passando troppo tempo a fare allenamenti, per giunta in compagnia di Piccolo e io... beh, non sono per niente d’accordo.-

Goku si alzò dalla sedia del tavolo, portandosi le mani ai fianchi e sorridendo nel tentativo di persuadere la donna.

- Oh, ma dai. Piccolo è un bravo ragazzo... emh, almeno credo! E' cambiato molto da quando desiderava ucciderci tutti ed impossessarsi della Terra! Si starà prendendo cura di nostro figlio!-

I muscoli di Chichi s'irrigidirono e la sua espressione mutò alquanto all'udire la frase 'ucciderci tutti ed impossessarsi della Terra'. Certo Goku voleva esserle d'aiuto, ma decisamente aveva scelto le parole sbagliate.

- Tesoro,- riprese, forte dell'ansia causata dal ricordo del ventitreesimo torneo Tenkaichi - io sono preoccupata! Non è normale che Gohan esca di casa di prima mattina, senza avvisare.-

- Posso andare a cercarlo, se ti fa sentire più tranquilla.- sorrise l'altro, assumendo un'espressione risoluta, ma Chichi pareva proprio non volersi lasciare convincere, ferma ed immersa nelle sue congetture.

- Non se ne parla! Ti conosco bene Goku. Finirai per sparire anche tu!-

Tentando di trovare qualcosa di efficace da controbattere, il giovane guerriero si ritrovò sprofondato in diverse probabilità di sbrogliare la situazione, nessuna delle quali evidentemente realizzabile, quando...

- Ah, ho trovato!- sbottò d'un tratto, battendosi una mano sul palmo dell'altra - Che ne dici se andiamo al santuario di Dio? Lui saprà di sicuro dov’è Gohan!-

Chichi, rimasta in ascolto, non aveva l'aria d'essere molto convinta. E se Gohan fosse tornato e non li avesse trovati? Ma alla fine, pur di sapere dove si trovasse e cosa stesse combinando il suo adorato figliolo disperso, decise di accettare la proposta del marito. Dopotutto, anche se il piccolo fosse ritornato e la casa avesse dovuto essere vuota, ci avrebbero messo poco a ritornare, grazie alla notevole velocità di cui Goku aveva dotato la sua tecnica di levitazione.

Quest'ultimo, dal canto suo, non se lo fece ripetere due volte, così, con aria soddisfatta, prese in braccio la moglie e richiamò a sé la nuvola Kinton, fedele compagna di infiniti viaggi sin da quando era bambino.

L'espressione della donna si fece piano piano malinconica, mentre la nuvola d'oro sfrecciava tra i cieli ed i cirri giocavano con i suoi capelli, facendole il solletico. Si strinse al marito, socchiudendo gli occhi. Oramai non era più abituata a volare... non ricordava più l'ultima volta che l'aveva fatto... forse appena prima che nascesse Gohan.

Una cosa che non aveva mai dimenticato era la sensazione di estrema libertà che le trasmetteva il cavalcare il vento. Riportava la sua mente a giorni spensierati, a quando era ancora una ragazzina che sognava d'essere mamma e donna... ed allora la sua espressione malinconica mutò in un sorriso.

Rivivendo queste emozioni non si accorse di essere arrivata al santuario. La Kinton si fermò ed il marito scese, per poi prenderla per i fianchi ed accompagnarla a terra.

- Ehilà! C'è nessuno?- la voce squillante di Goku risuonò per l'intero spiazzo e solo dopo qualche istante Dio comparve sulla soglia del palazzo, sorreggendosi con il bastone.

- Goku?- la sua voce profonda aveva assunto un tono interrogativo. Ci volle poco perché Chichi lo precedesse e gli spiegasse ogni cosa.

Senza perdere tempo, il namecciano si spostò sull'orlo del santuario, tentando di individuare la posizione del giovane Gohan. I suoi occhi spaziarono tra distese desertiche e montagne, acque e cieli, concentrando le sue energie sulla lontana aura del ragazzino.

- Lo vedo.- annunciò solenne, dopo qualche attimo - Si sta allenando alla cascata poco lontano da casa vostra, non capisco perché abbiate fatto tutta questa strada.- aggiunse poi, aggrottando un sopracciglio ed assumendo un'espressione perplessa.

Chichi non badò all'osservazione e fece un passo avanti.

- E non è solo, scommetto! Con lui c’è Piccolo, vero?- esclamò in tono poco gentile.

- Esatto.- Dio annuì - Ho visto anche lui.-

- Ah! Lo sapevo!- questa volta la pazienza della donna venne direttamente scansata, in favore di una considerazione a voce alta - Così finirà che me lo rovina quel bambino! Ma è possibile che quello non abbia niente di meglio da fare!?-

- Ma... ma cara, - intervenne Goku - non ti pare di esagerare un po’? Infondo Piccolo lo fa per il bene di Gohan!-

- Ma quale bene!?- la donna non voleva sentire ragione - Passano la maggior parte della giornata assieme, un bambino della sua età dovrebbe stare a studiare! Ma Piccolo non ha qualche altro interesse oltre a mio figlio?! Non potrebbe giocare a golf... o... o fare jogging...?! Ah!- sospirò lasciando ricadere le braccia lungo i fianchi - Peccato che i namecciani non possano sposarsi! Se Piccolo si trovasse una ragazza, lascerebbe in pace Gohan!-

A questo Goku non fu immediatamente in grado di rispondere, ma Dio lo fece al posto suo.

- Se posso dissentire, Chichi... - disse assumendo la sua aria sapiente - Chi ha detto che i namecciani non possono sposarsi?-

All'udire quelle parole, negli occhi della donna si accese una lucina di speranza.

- Vuo- vuole dire che... voi di Namecc potete sposarvi?! Ma io ho sempre creduto che... foste solo individui maschi e che per questo faceste le uova!-

Lo sguardo di Goku parve darle man forte nella sua incredulità e questo spinse l'anziano saggio a spiegare meglio e dal principio ogni cosa.

- I namecciani si riproducono per mezzo di uova solo quando sono in pericolo di vita; è una facoltà della nostra razza. Così come il riuscire a sopravvivere bevendo solo acqua. Siamo dotati di un apparato digerente proprio come gli esseri umani, quindi possiamo mangiare il vostro cibo, anche se non è strettamente necessario. Credo che qui sulla Terra sia considerato come un metodo per far fronte alla selezione naturale.- fece una pausa, si mosse di qualche passo, poi riprese - Namecc non è un popolo di guerrieri e per questo, quando è soggetto ad attacchi nemici, rischia molto più delle altre razze. La forza dei namecciani risiede nella saggezza, nella facoltà di riuscire a superare i periodi di calamità non necessitando di nutrimento organico e nella facoltà di salvaguardare la propria specie attraverso la produzione di uova.-

- Proprio come fece il Grande Mago Piccolo, anni fa, per evitare la completa sconfitta!- intervenne Goku.

- Esattamente.- annuì Dio - Io stesso, una volta recuperati i frammenti del mio passato, a poco a poco, ho ricordato d'essere stato inviato sulla Terra dai miei genitori, per sfuggire alla catastrofe. Due genitori. Una madre ed un padre. E' una capacità del nostro popolo usata ai fini della sopravvivenza, quando non si ha la possibilità e... la controparte... per generare discendenti nel modo tradizionale. Come dici tu, Goku, il Grande Mago Piccolo, al momento della sua morte, ha creato l’uovo da cui è nato Piccolo ai fini della vendetta e... beh, non disponeva di una compagna e dunque di un erede. Lo stesso vale per il Capo dei Saggi dello stesso Namecc, lui ha dovuto ricreare un intero popolo, e ha pensato bene di produrre delle uova, in questo modo ci avrebbe messo meno tempo e... beh, fatica!- concluse con un mezzo sorriso.

- Caspita! Questa sì che è una sorpresa!- intervenne di nuovo Goku, decisamente interessato.

- Oh, ma è grandioso!- Chichi pareva molto più che interessata - Lo sapete che farò? Troverò una ragazza a Piccolo, così sarà costretto ad allontanarsi dal mio Gohan! Oh, sono un genio!-

Dopo questo insolito consulto, il ritorno a casa della coppia fu decisamente più sereno, nonostante Goku non presagisse nulla di buono dal piano della moglie che, dal canto suo, era fermamente convinta di aver avuto l'idea più splendida dell'umanità dopo la scoperta dell’acqua calda

Ci volle poco tempo prima che l'orologio toccasse mezzogiorno e la figura di Gohan comparisse dalla soglia, accompagnata da un raggio di sole alto nel cielo che filtrò nel piccolo ambiente domestico.

- Gohan!- Chichi non fece in tempo a fargli muovere un solo passo, correndogli incontro e trascinandolo dentro - Era ora che tornassi!-

Contrariamente a quanto Goku si aspettava, la moglie si sporse dalla porta, invece di richiuderla sonoramente, scrutando il cielo. Il suo obiettivo stava levitando qualche metro sopra la sua testa.

- Oh, ciao Piccolo! Che ne dici di rimanere a pranzo?-

Il namecciano, conscio del fatto di essere quasi odiato dalla madre di Gohan, mantenne la sua espressione glaciale ed alzò un sopracciglio.

- Cos’hai in mente, Chichi?- domandò con il suo tono tetro.

- Io?- la donna si strinse nelle spalle - Proprio niente! Vorrei solo invitare a cena un amico di famiglia! Credo che anche Gohan ne sarebbe felice! Vero caro?-

Il bambino, ignaro delle malefiche mire della madre, uscì di nuovo di casa lanciando esclamazioni di gioia ed approvazione. Non poteva davvero credere che sua madre stesse così cordialmente invitando a pranzo il suo maestro! Magari, finalmente, aveva capito che combattere non gli avrebbe impedito di perseguire i suoi obiettivi nella vita...

A questo punto Piccolo si lasciò convincere e scese lentamente verso terra, pur rimanendo guardingo nei confronti degli occhioni brillanti della terrestre.

- Ah, così va bene.- sorrise lei, annuendo - Avanti, ora! Lavatevi le mani, il pranzo è pronto!-

Così tra piatti, portate ed eloquenti sguardi rivolti al marito, Chichi si sciolse sino a trasformarsi in un barattolo di miele.

- Allora, Piccolo... emh...- fece, allungando il pane a Gohan - che cosa ci racconti?-

- Cosa dovrei raccontare?- rispose lui, alzando lo sguardo negli occhi della donna, che non demorse.

- Beh... qualcosa della tua vita, ad esempio, vivi sempre tutto solo?-

- E con questo?- fece di nuovo il diretto interessato, tentando di capire dove Chichi volesse arrivare.

- Oh, così... per fare un po' di conversazione!- sorrise lei - Dunque ciò significa che non hai una... una famiglia?-

- Ah, vediamo un po'...- Piccolo fece finta di pensarci su, per poi sfornare nuova ironia - Mio padre è morto prima che io nascessi e mia madre non esiste.-

- Emh... Chichi, ma tutte queste cose le conosci già, perché gli stai... umghf!- l'innocente obiezione di Son Goku venne troncata sul nascere da un involtino di riso ripieno.

- Dicevo, Goku...- riprese la donna, pulendosi le mani nel tovagliolo e lanciando un'occhiataccia al marito - ...certo che conosco queste cose. Con 'famiglia' non intendevo dei genitori, ma una compagna... ecco... qualcuna con cui generare dei piccoli frugoletti verdi.- concluse con un nuovo, zuccheroso sorriso.

- M-ma che dici?!- questa volta l'espressione impassibile di Piccolo s'incrinò - Ti sembra che io abbia dei piccoli frugoletti verdi?!-

- Oh oh oh oh!- la risatina di Chichi fu accompagnata da un leggero gesto della mano - Mi dispiace, non volevo certo farmi gli affari tuoi, solo... beh, curiosità.-

Nonostante l'ossimoro contenuto nell'ultima frase, il namecciano si ricompose e decise di non badarci, almeno non finché la cosa fosse diventata fonte di nuovo fastidio... non era nuovo che lui fosse un tipo piuttosto irritabile. Forse anche per questo l'interesse della donna sembrò allontanarsi dalla conversazione, o piuttosto perché aveva ottenuto ciò che voleva.

Il resto del pranzo trascorse piacevolmente, o perlomeno senza considerare la soggettività dell'affermazione, fatto sta che Chichi pareva davvero soddisfatta: probabilmente nel suo piano mentale aveva già catalogato il primo obiettivo come 'raggiunto'.


La sera stessa, dopo aver messo a letto Gohan, Goku e la consorte si ritrovarono in quella stessa cucina, ormai teatro di svariate congetture.

- Goku, ho bisogno che tu mi aiuti! Devi convincere Piccolo!- esordì la donna, appoggiando una mano sul tavolo. A quelle parole, il ragazzo saltò su dalla sedia, sgranando gli occhi.

- Cooosa? Un momento! Io che c’entro in questa storia!?- esclamò, assumendo un'espressione tra il contrariato e lo stralunato.

- Oh, andiamo, tesoro!- ribatté Chichi, decisa - Tu e Piccolo siete amici da tanto tempo! Devi solo parlargli un po'... hai visto anche tu che a me non da retta.-

- Ma tesoro... lo sai com'è fatto Piccolo! Se solo provo a dirgli una cosa simile mi fa fuori!-

- Ma tu non sei il più forte dell’universo?!-

L’allegra chiacchierata andò avanti sino verso a mezzanotte finché Goku, stremato, decise di accettare l’idea della moglie... soprattutto forte del fatto d'essere stato minacciato più volte di rimanere a digiuno per mesi.

La luce del mattino si era appena levata oltre gli alberi di levante, illuminando l'aria spensierata del giovane Gohan che stava per uscire di nuovo per raggiungere Piccolo nei pressi della cascata.

Il suo intento fu fermato sul nascere da uno strattone di Chichi, che lo ricondusse dentro casa.

- Fermo lì, ragazzino!- fece la donna, portandosi le mani ai fianchi - Dove credi di andare?! Oggi studierai come avresti dovuto fare anche ieri!-

Dopo un primo istante di stordimento, il ragazzino ebbe la forza di replicare.

- Ma... ma mamma! Il signor Piccolo mi aspetta!-

- Il signor Piccolo aspetterà invano.- il tono della madre si fece compiaciuto - Andrà Goku ad avvertirlo che non potrai più allenarti con lui.-

Detto questo lanciò un'occhiata al marito che, con aria rammaricata si incamminò fuori.

- Non ti preoccupare, Gohan, ci penso io.- sorrise al figlioletto, prima di prendere il volo. Dal canto suo, il bambino rimase a guardare il padre volare via finché non sparì nel cielo, poi abbassò lo sguardo e si liberò lentamente dalla stretta della madre.

- Mamma, cosa significa che non potrò più allenarmi con Piccolo?-

Chichi sorrise di nuovo gentilmente.

- Proprio quello che ho detto, Gohan! Piccolo ha trovato un nuovo interesse!-

- Un nuovo... interesse?-


Una volta avvertita la sua aura spirituale, Goku scese levitando ai piedi della cascata dove Piccolo soleva solitamente meditare.

- Ehilà, Piccolo!- esordì gioiosamente. Il namecciano aprì distrattamente un occhio e, dopo aver incontrato la sagoma del saiyan poco sopra la sua testa, lo raggiunse.

- Come mai sei qui?-

- Eh eh!- Goku si portò una mano dietro la nuca - Volevo farti una visitina-.

- Vieni al sodo, Goku. Cosa vuoi?- ripeté Piccolo, guardandolo con un certo sospetto.

- Ehi, da quando sei così diffidente?- rise nervosamente - Beh, capisco che lo sei sempre stato, ma mi pareva che tra noi la rivalità si fosse placata.-

- Non è questione di diffidenza: le parole 'volevo farti una visitina' non sono nel tuo vocabolario.- spiegò l'altro, mantenendo le braccia incrociate al petto. Il saiyan, messo alle strette, prese una distanza di sicurezza dall’amico, si appoggiò al tronco di un albero ed iniziò a spiegargli tutto quanto.

- Ecco, è tutto. Non volevo mentirti, Piccolo, anche perché mi sarebbe riuscito difficile! Eh eh! Perciò ti ho spiegato anche il motivo dell’idea di mia moglie.-

Piccolo, che nel frattempo aveva mantenuto la sua espressione glaciale e paziente, con l'andare del discorso era diventato pian piano viola dalla rabbia, pur seguitando ad essere impassibile. Ma quando Goku terminò il suo intervento, il namecciano scoppiò.

- Ma tu sei fuori! Vuoi che mi presenti a questa specie di provino per trovare una ragazza?! Se volevo una moglie, me la trovavo da solo! E, soprattutto, se Chichi vuole tenermi lontano da Gohan, basta che me lo dica, non c'è bisogno di queste messe in scena!-

Son Goku fu assalito dalla disperazione.

- Oddio, per favore, Piccolo! Non dirmi di no! Se ritorno a casa con una risposta negativa, Chichi mi priverà del pranzo per dei mesi! Non hai nemmeno un briciolo d pietà per il tuo amico??-

- No.-

- Ti prego! Lo sai come sarò ridotto domani se ora vado da Chichi e le dico che hai rifiutato?!-

Goku prese a lamentarsi come un condannato a morte e iniziò anche a delirare riguardo al fatto che quando si era sposato non aveva la minima idea di cosa fosse un matrimonio, che quando Chichi prendeva una decisone era peggio di Freezer e che, a proposito, stranamente non aveva sentito la sua mancanza quando aveva viaggiato da solo nello spazio profondo.

Piccolo, commosso, ma soprattutto stanco ed innervosito da quel monologo pirandelliano, decise di accettare la proposta, anche perché Goku aveva tirato in causa Gohan, asserendo che entrambi conoscevano il suo potenziale combattivo e che se avesse dedicato la vita esclusivamente allo studio, sarebbe stato sprecato, oltre che infelice.

In questo modo salvò il saiyan da una fine sicura.

- Ricordati che mi devi un favore. Anzi, due!- il namecciano sospirò, richiudendo per un attimo gli occhi.

- Certo!- annuì deciso l'altro, negli occhi una gratitudine senza confini - Ti darò tutto quello che vuoi!-


I due, finalmente, fanno ritorno verso casa di Goku, dove Gohan, che era stato prima informato del piano e poi minacciato se solo avesse provato ad opporsi, cominciava a farsi strane idee sull'idea della madre, che decisamente non vedeva di buon occhio.

- Oh, bentornato caro!- Chichi, dal canto suo, era sempre più convinta che il suo progetto sarebbe andato a buon fine - E c’è anche Piccolo! Ma che sorpresa!-

Il namecciano si trattenne dall'agire d'impulso, dopotutto lui era l'emblema della razionalità, non poteva smentirsi in un modo sciocco... tanto più col rischio di far diventare orfano Gohan.

- Ho già fatto sapere a mezza città che qui c'è un bello scapolo che cerca una ragazza,- riprese la donna, tutta esaltata - Oggi pomeriggio si presenteranno qui! Avanti, vieni con me, ti devi cambiare!-

Piccolo tentò di risponderle in modo educato.

- Per prima cosa io non sto cercando nessuna ragazza! E, secondo, non mi cambio, chiaro?!-


Qualche tempo dopo Goku e Gohan avevano finito di preparare lo spazio all’aperto dove si sarebbero tenuti i cosiddetti 'provini'.

- Papà, come credi che finirà questa storia?- domandò il bambino, con aria un po' rammaricata.

- Oh, non ti preoccupare, Gohan.- sorrise il padre - Sai com'è fatta tua madre... basta che l'assecondiamo, può essere divertente! E poi nessuno può impedirti di fare la cosa che ti piace di più al mondo. Nemmeno lei.-

- Vuoi dire allenarmi?-gli occhi di Gohan si illuminarono.

- Esatto.- Goku gli strizzò un occhio.

- Oh, papà... studiare mi piace, ma non posso sacrificare gli allenamenti. Se solo mamma capisse che sono in grado di fare entrambe le cose...- sospirò. Il padre gli portò una mano su una spalla.

- Vedrai che lo capirà, le ci vorrà solo un po' di tempo... e scommetto che questa piccola avventura sarà d'aiuto!-

Il ragazzino fece per dire qualcos'altro, quando Chichi uscì tutta contenta da casa, seguita dal riluttante namecciano. Anche questa volta la donna era riuscita nel suo intento: aveva fatto cambiare d’abito Piccolo, che decisamente non si sentiva a suo agio indossando una camicia blu e dei pantaloni neri. Chichi aveva insistito nel fargli mettere la cravatta, ma non c’era stato verso di convincerlo, anche perché Piccolo, già scomodo con quei vestiti, aveva staccato di netto i primi due bottoni della camicia.

Trascorse qualche ora prima che le candidate cominciarono a presentarsi in un numero alquanto importante. Goku, Gohan, Chichi e Piccolo erano seduti dietro al tavolo rettangolare preparato per l'occasione, mentre nella lunga coda antistante, le ragazze avevano preso a mollarsi spintoni per stare in fila.

Nonostante la paradossale, insensata situazione, i provini ebbero inizio.

La donna iniziò a riempire di domande le giovani, con un entusiasmo ed una professionalità mai mostrata. Al suo fianco Goku sfoggiava il suo sorriso più incoraggiante, cominciando sul serio a considerare divertente la situazione. Gohan si era distratto, prendendo a rincorrere le farfalle per la radura e Piccolo, completamente indifferente e quasi infastidito da tutta quella massa di debole carne dalle variegate espressioni e dalla poca risoluta riservatezza, aveva chiuso gli occhi, molto probabilmente addormentandosi.

Poche ore dopo, Chichi stava ancora ponendo domande alle ultime quattro aspiranti fidanzate, mentre anche Goku aveva raggiunto il mondo dei sogni e Gohan aveva preso a giocare a rincorrersi con il draghetto. Ma fortunatamente il turno dell'’ultima candidata era quasi terminato.

- Bene. E, dunque, cosa ti piace fare nel tempo libero?- le chiese Chichi. La ragazza si riavviò una ciocca di capelli castani dagli occhi, portandosi una mano al fianco.

- Mh, vediamo un po’... ci devo pensare. Credo... sì, mi piace fare shopping!- esclamò, sorridendo.

- E... che altro?- la incoraggiò la donna.

- Altro? Beh, nient'altro. Mi piace fare shopping!- ripeté quella, stringendosi nelle spalle e ridendo giuliva. Chichi si sforzò di rispondere al sorriso.

- Emh... bene!- disse, riordinando i fogli per gli appunti che occupavano il tavolo - Ti richiameremo noi, se ce ne sarà bisogno!-

Udito ciò, la ragazza alzò i tacchi con uno sfacciato movimento dei fianchi, allontanandosi verso la fine della radura.

Chichi fece appena in tempo a riavviarsi un ciuffo di capelli sulla fronte ed ad alzarsi dalla sedia per sgranchirsi le gambe, che un violento boato fece tremare la terra sotto i suoi piedi. Riuscendo a malapena a mantenere l'equilibrio, la donna si appoggiò alla spalla di Goku, che era subito saltato sull'attenti, corrugando la fronte in un'espressione impensierita.

- Che cos’è stato?!- gridò la moglie, stringendo una mano al petto.

- E' un saiyan!- intervenne Gohan, portandosi al centro della spianata. Il frastuono udito poco prima era tipico dell'atterraggio delle navette saiyan, ma d'altra parte non era sicuro di ciò che aveva appena affermato: la forza spirituale che sentiva era qualcosa di simile ma totalmente diverso... e non riusciva a capacitarsi, non riusciva a capire di chi o cosa potesse trattarsi.

- Non è un saiyan.- Piccolo intervenne a dissipare i suoi dubbi, concentrato nell'avvertire ogni singola vibrazione nell'aria. Goku annuì, scrutando il cielo.

- Già, o perlomeno, lo è solo in parte.- affermò - Purtroppo, però, l’altra metà dell’aura non riesco a percepirla... -

- Che intendi dire, papà?- lo sguardo del figlio era colmo di preoccupazione.

- Vedi Gohan, è come nel tuo caso.- tentò di spiegarsi il più velocemente possibile - Tu sei per metà saiyan e per metà terrestre, possiedi un'aura formata da due controparti distinte, che permette agli altri di essere individuata e riconosciuta come tua proprio per queste caratteristiche.- fece una pausa, cambiando repentinamente la direzione dello sguardo - Questo essere, invece è chiaramente per metà saiyan, ma l’altra parte è... è come oscura, non riesco a riconoscerla, probabilmente perché non ho mai incontrato nessuno che appartenga all'altra razza...-

- Ed è anche molto forte.- fece di nuovo Piccolo. Era come se un brivido l'avesse attraversato tutto d'un tratto.

Il percepire quell'aura variegata l'aveva impensierito e turbato molto più di quanto non fosse accaduto a Goku, perché sentiva che la parte sconosciuta di quella creatura gli era talmente affine da poter quasi azzardare di appartenere alla stessa razza. Il che era molto improbabile: un saiyan e un namecciano non avrebbero avuto né il modo né la possibilità di unirsi, tanto più che conoscevano benissimo l'essenza spirituale degli abitanti di Namecc e quindi la metà sconosciuta non poteva provenire da un loro simile.

- Abbassate i livelli delle vostre forze spirituali, prima che ci individui!- esclamò poco dopo, serrando i pugni.

- Oh accidenti!- gridò Gohan, voltando la testa dove il padre si stava concentrando già da diversi istanti - Troppo tardi! Si dirige qui!-

Chichi si era portata entrambe le mani al petto, raccomandando al figlio di stare indietro, mentre nel cielo aveva cominciato a comparire un puntino che, avvicinandosi, si faceva sempre più nitido. Oramai impossibile anche allontanarsi, i tre si erano preparati ad un eventuale scontro.

- Chichi, entra in casa.- intimò il saiyan. La moglie obbedì senza obiezioni, afferrando Gohan per la mano e richiudendo dietro di sé la porta.

- Mamma! Io voglio stare là fuori con papà!- si lamentò il bambino, appoggiandosi al vetro della finestra, per poter almeno assistere all'incontro con il misterioso mezzo guerriero.

- Ah, non se ne parla!- fu la risposta della madre - Ogni volta che un saiyan atterra su questo pianeta ti succedono delle cose impensabili! Una volta sei sparito per un anno intero e un'altra sei finito nello spazio! Ora lascia che ci pensi tuo padre, è lui il più forte.- nelle sue ultime parole, pronunciate con più pacatezza rispetto alle altre, il bambino scorse una vena di fiducia che lo tranquillizzò.

D'altro canto, Goku e Piccolo si trovavano davanti al personaggio appena atterrato, di altezza e corporatura un poco inferiore alla media per un guerriero, ma il fatto che fosse incappucciato non aiutava per nulla nella valutazione complessiva.

- E' stato facile.- furono le sue prime parole, dopo aver scrutato attentamente i due. La sua voce possedeva un tono tutt'altro che roco e intimidatorio, anzi pareva gelido e muto come un pezzo di ghiaccio.

- Kakaroth, non è così?- chiese poi al saiyan, prima che lui stesso gli potesse domandare la propria identità e lo scopo della sua venuta.

- Io mi chiamo Son Goku.- ribatté lui, deciso.

- Oh, non mi interessano le varie identità trasversali.- disse il nuovo arrivato, scoprendo una mano guantata da sotto il mantello - Sei l'unico individuo che possiede l'aura di un saiyan su questo pianeta. Il mio era solo un modo carino di svelare l'evidenza.-

Con gran sorpresa, il giovane guerriero immagazzinò quella preziosa informazione, trasformandola in un'affermazione.

- Quindi, se sai già chi sono, sei in grado di avvertire le forze spirituali.-

- Sono in grado di farlo.- annuì l'interlocutore, con il medesimo tono sterile - Ma prima di occuparmi di te, ho un'altra piccola curiosità.- si voltò verso Piccolo, rimasto fino ad allora in silenzio e con i nervi a fior di pelle, a causa di quella strana sensazione che gli attanagliava lo stomaco - Tu invece sei il namecciano chiamato Piccolo, vero?-

- Sono io.- confermò quello, lanciandogli un'occhiata guardinga e indagatrice.

- Perfetto.- fu il commento dell'altro che, con un gesto lento ma deciso, tirò la cordicella che manteneva fissato il nodo del mantello, per lasciarlo scivolare a terra.

Gli occhi di Gohan, ben nascosti al di là del vetro, si spalancarono dalla sorpresa. Non aveva mai visto un'uniforme saiyan di quel genere... o forse, non aveva semplicemente mai visto un'uniforme saiyan indossata da una donna...

Questa liberò con poca difficoltà i capelli biondi dal cappuccio, raccolti in una lunga coda alla base della nuca e si sistemò i guanti bianchi a livello del seno, fasciato e costretto all'interno della corazza.

Per un attimo gli occhi scuri di Goku si rifletterono in quelli di zaffiro della nuova venuta ed in lei avvertì qualcosa di incredibilmente familiare. Qualcosa di lontano, ma nonostante tutto di spaventosamente vicino; qualcosa di Radish, ma anche qualcosa di Chichi; qualcosa di mostruoso, efferato ed allo stesso tempo di placido e silenzioso. Fu una sensazione di cui non riuscì a capacitarsi; ci volle un solo sguardo distratto per provocarla, ma che lo invase e perdurò per diversi istanti lunghi come secoli... anche quando la ragazza tornò a rivolgersi a Piccolo.

- Ti farà piacere sapere che sono venuta qui appositamente per te.- annunciò con un sorrisetto soddisfatto, dondolando la coda con fare infantile.

Per una stupida e sconosciuta ragione, nella testa di Chichi balenò l'idea che quella donna potesse essersi presentata a loro proprio per il provino che aveva indetto per quel giorno, ma il suo aspetto minaccioso e lo sguardo di ghiaccio la persuasero subito a togliersi quella balzana idea dalla testa.

- Cosa vuoi da me?- ribatté il namecciano, dopo un breve attimo di scompenso. Il fatto che fosse giunta lì per incontrare lui, unito alle sensazioni di poco prima, non lo faceva sentire per nulla tranquillo.

Le labbra della ragazza si distesero e si curvarono lievemente da un lato, per formare un nuovo sorriso compiaciuto e crudele.

- Nulla di difficile. Solo... preparati a morire!- le ultime parole furono pronunciate con slancio, quando ormai aveva assunto la posizione di guardia. Ci volle poco perché contraesse energicamente i quadricipiti nudi e si lanciasse contro colui che aveva designato suo avversario.

Piccolo parò l'attacco appena in tempo, prima di venire scaraventato poco lontano dal contraccolpo. Sapeva di dover agire di velocità, la potenza dell'altra aumentava sempre di più e la cosa non era certamente una buona notizia. A quanto pareva anche lei era in grado di trattenere la sua forza spirituale, per farla scoppiare durante lo scontro.

Un pugno lo raggiunse mentre stava per levarsi in volo ed allontanarsi dalla radura per combattere in cielo. La ruvida stoffa che ricopriva le nocche della mano della ragazza gli graffiò la pelle, lacerandogli lo zigomo. Non riuscì a trattenere un gemito soffocato, portandosi le dita alla ferita e rivolgendo di nuovo lo sguardo a lei. Gli stava davanti, pronta ad attaccare di nuovo con occhi freddi ed impenetrabili.

Non doveva distrarsi, altrimenti avrebbe rischiato grosso. Soprattutto doveva prendere tempo per elaborare una strategia, prima di finire schiacciato sotto i colpi di quell'incredibile avversario.

- Chi diavolo sei?- ringhiò, serrando i pugni - Mi sembra di aver diritto ad una spiegazione, visto che sei così decisa ad eliminarmi.-

Lei chinò il capo da un lato, mantenendo il volto senza alcuna espressione. Si scambiarono un lungo sguardo, interrotto solo dai sibili del vento e dal fiato corto di Piccolo.

La sensazione di affinità e disagio di poco prima non l'aveva abbandonato, anzi, era cresciuta a dismisura con l'evolversi dello scontro... e più la guardava in quegli occhi di azzurra tenebra, più gli pareva di trovarsi davanti alla figura sconosciuta e conosciuta di suo padre, davanti alla bocca degli inferi stessi.

Fu quando la sconosciuta parlò di nuovo che i suoi pensieri tornarono a canalizzarsi sulla battaglia.

- Avresti ragione, se non fosse per il fatto che... - serrò i pungi e si lanciò di nuovo all'attacco - ...io non parlo coi cadaveri!-


Gohan era uscito di corsa di casa immediatamente dopo il primo colpo subito da Piccolo, senza che Chichi fosse riuscita a trattenerlo oltre.

- Papà!- aveva gridato, incapace di dire altro, ma chiedendosi come mai Goku non fosse intervenuto in aiuto del suo maestro.

Il saiyan era rimasto pensieroso al centro della radura, tra gli appunti della moglie che svolazzavano verso gli alberi.

- Che sta succedendo?- esclamò lei, raggiungendoli e tentando di recuperare gli ultimi fogli, rincorrendoli, afferrandoli e stringendoseli al petto - Dove sono andati?!-

- Papà, dobbiamo aiutare il signor Piccolo!- fece Gohan, insofferente. Ma il padre scosse il capo.

- Non è necessario.- rispose, mantenendo la sua espressione seria ed assorta.

- Cosa?!- il bambino spalancò la bocca.

- Quando l'ho... guardata negli occhi... - spiegò - ...è come se me l'avesse detto... -

- Ti ha... detto cosa?- il piccolo tentava disperatamente di capire le parole del padre - Hai visto... hai avvertito quant'è forte! Dobbiamo fare qualcosa!-

- Non sento alcuna minaccia provenire da lei.- dichiarò infine il guerriero, voltandosi verso il figlio, negli occhi tutta la saggezza che possedeva.


La ragazza gli sferrò un nuovo calcio al ventre e lui si dovette piegare per non cadere al suolo in preda allo spasmo.

Con uno sforzo riuscì a tornare a guardarla negli occhi, in quel viso placido che lo fissava dall'alto. Pareva non essersi affaticata per nulla, che il combattimento fosse quasi un gioco.

- Ti faccio una proposta.- si sentì dire, tutt'un tratto - Se riesci a colpirmi anche solo una volta, ti svelerò ogni cosa. Ma immagino dovrai usare tutta quanta la tua forza e smetterla di tentare di prendere tempo. Il tuo amico non arriverà.-

Per Piccolo l'udire quelle parole fu un affronto. Come si permetteva di parlargli a quel modo, violando ogni sua intima verità? Detestava vedersi costretto a dar fondo ad ogni energia contro un avversario sconosciuto, ma doveva ammettere che non c'erano vie d'uscita: avrebbe dovuto concentrarsi al massimo, dare tutto sé stesso per non soccombere sotto i colpi sempre più pressanti e letali del nemico.

Gli costò molto l'ammettere tutto questo a sé stesso.

- E sia.- annunciò infine con solenne rabbia, prima di espandere all'infinito la propria potenza e lanciarsi di nuovo all'attacco.

Lei lo schivò con facilità, quasi se l'aspettasse, e prese a parare con altrettanta semplicità la carica dei colpi del namecciano che, dopo qualche ulteriore battuta, si trovò ad intrecciare le proprie mani alle sue nel tentativo di piegarla a terra, anche se al momento era lui quello in difficoltà.

La ragazza non pareva per nulla spaventata dalla massa muscolare sempre crescente di Piccolo, né tantomeno dal suo sguardo efferato, sembrava piuttosto ostentare una certa sicurezza.

- Così va meglio, direi.- sussurrò, quando il suo volto si trovò a qualche millimetro da quello del rivale. Questo si sentì penetrare nel cervello quelle lame azzurre che lo fissavano con sfacciata irriverenza. La spinse via, strappando il contatto che li univa ed immediatamente sentendosi come perso al tal punto che dovette, come guidato da una forza profonda ed incontenibile, tornare ad attaccarla per ottenere una nuova fonte d'avvicinamento.

Per poco non perse il controllo.

Si frenò appena in tempo per realizzare e razionalizzare ogni pensiero, carburare una sfera d'energia nella mano destra ed un'altra di poco più piccola nell'altro palmo. Non si era mai fatto prendere dalle... sensazioni... in ogni singolo scontro che era stato chiamato a sostenere, solo in quegli istanti, solo contro quell'avversario era preso da una smania incontenibile di combattere, di non fermarsi mai, nemmeno a riflettere sulle sue mosse, quasi di volerla sbranare.

Ed onestamente la cosa lo spaventò alquanto, ma non da farlo desistere nel suo intento. Lanciò velocemente il primo globo e, come previsto, la ragazza lo evitò senza sforzi. Non appena lei si fu voltata, scagliò anche la seconda sfera, che andò a seguire la prima.

Piccolo curvò le labbra in un sorrisetto compiaciuto.

- Vieni avanti.- la incitò, con tono di sfida. Lei non se lo fece ripetere e si portò di nuovo all'attacco.

Pochi, energici colpi ed ecco che le sfere si fecero largo tra le nuvole ad una velocità talmente elevata da non poter essere evitate di nuovo. Il namecciano, allora, trasformò in una presa il pugno che stava per sferrare e le cinse un braccio, immobilizzandola.

L'avversaria si trovò d'un tratto tra due fuochi, senza via d'uscita. Giusto il tempo di lanciare uno sguardo a Piccolo, poi i globi d'energia colpirono, creando un'elevata onda d'urto. Quando la luce si fu dissipata, poté tornare soddisfatto a guardare il volto niveo della ragazza, contratto in una smorfia di dolore ed un rivolo di sangue colarle dalle labbra di rubino. A quella vista fu come se le sensazioni di poco prima si accavallassero l'una sull'altra freneticamente, unite al senso di smania crescente che l'aveva accompagnato per tutto il combattimento.

Ora senza espressione e come guidato da una forza inconscia, la afferrò per la nuca con la mano rimasta libera.

Le sue dita affondarono tra i fili di seta dorata che, dopo l'urto, non erano più stretti nel fermaglio nero alla base della nuca. Li strinse forte, quasi con rabbia contro il suo palmo, fluenti e sconosciuti, rendendosi conto di non aver mai toccato nulla del genere e che nemmeno aveva mai provato desiderio di fare una cosa del genere, nemmeno con una delle numerose donne che poche ore prima sfilavano sorridenti ed ignare davanti a lui.

Forse lasciò trascorrere troppi istanti, perché quando se ne rese conto, gli occhi della ragazza erano di nuovo aperti e diretti verso i suoi.

- Credevi fosse così facile?- sorrise cupamente, prima di sferrargli una possente ginocchiata nello stomaco e, con questa, fargli intendere che la vittoria assaporata per quell'attimo era stata solo lo specchio di una gentile concessione.

Stavolta Piccolo ci mise un po' di più a riprendersi, realizzando che ogni colpo che aveva ricevuto prima non era nulla in confronto alla vera potenza del suo avversario. Fece per parlare un'altra volta quando un nuovo boato scosse l'aria e nel cielo si disegnò un arco che bucò le nuvole, causato dall'accelerazione di una nuova navetta.

Entrambi si voltarono appena in tempo per scorgere il profilo di un nuovo saiyan dietro il vetro protettivo.

- Vegeta!- esclamarono all'unisono.

Si scambiarono un'occhiata interrogativa della durata di un battito di ciglia, come a volersi domandare come mai l'altro conosceva il nome e l'identità del principe, poi la ragazza tornò a fissare il tragitto che la capsula sferica avrebbe coperto sino all'atterraggio.

- Mi dispiace, la tua esecuzione sarà rimandata a più tardi!- gridò a Piccolo, prima di partire a tutta velocità verso il punto d'impatto.


Goku e Gohan raggiunsero il namecciano proprio quando anche lui stava per lanciarsi all'inseguimento della navetta.

- Signor Piccolo! Sta bene?!- domandò trafelato il bambino.

- Piccolo, che è successo?- gli fece eco il padre, distendendo le braccia lungo i fianchi.

- Non so per quale motivo tu non sia intervenuto, ma ti ringrazio.- fu la replica dell'altro, che si strappò i brandelli della camicia ormai ridotta in pezzi - E' come se avessi avuto fiducia nel mio orgoglio.-

Goku socchiuse gli occhi ed annuì, muto.

- Ad ogni modo sto bene, ciò di cui dobbiamo preoccuparci è ben altro.- riprese Piccolo - Prima di tutto scopriamo chi è e cosa vuole quella ragazza e poi per quale motivo Vegeta è ritornato così presto ed in così cattive condizioni.-

- Allora l'ha sentito anche lei! La sua aura si sta progressivamente indebolendo!- esclamò Gohan, intervenendo di nuovo con fervore. Il maestro fece cenno con il capo, poi, senza perdere altro tempo, prese a dirigersi verso la convergenza delle forze.

- Sembra che quei due si conoscano.- fece subito dopo, rivolto a padre e figlio.


Quando i tre atterrarono trovarono il portellone dell'astronave sferica spalancato e Vegeta semiriverso sul terreno.

- Avresti dovuto aspettare!- gli urlò la ragazza, mentre lo scuoteva, tenendolo per la collottola.

- Lasciami andare, dannazione!- imprecò lui, sputando sangue e mostrando il volto tumefatto.

Lei lo prese alla lettera e mollò la presa, facendolo finire dritto con la faccia nel terriccio.

- Puah!- Vegeta si tirò su coi gomiti - Tale quale a Nappa e a quell'idiota di tuo fratello Radish... zotici senza cervello!- inveì di nuovo, riprendendo fiato.

- Bada a come parli. Io e te non abbiamo niente da spartire, per cui risparmiati paragoni del genere.- sibilò la ragazza, portandosi le braccia al petto e liberando la coda.

Goku si avvicinò di qualche passo, scrutando le ferite del saiyan.

- Sei tornato presto, Vegeta.- disse.

- Me ne sarei volentieri stato lontano per i prossimi tre anni ma, purtroppo per voi, stanno per raggiungerci dei guai.- rispose quello, con la sua caratteristica ironia, ma trattenendo una fitta di dolore al petto.

- Cosa? Che genere di guai?- domandò Piccolo, impensierito. L'altro espirò profondamente, lasciandosi cadere di nuovo a terra, privo di forze.

- La... parola 'Freezer'... ti dice niente?- borbottò con voce roca, prima di perdere i sensi.

- Freezer!- ripeté Gohan, sgomento. Ma il padre si voltò verso l'altera ragazza, con sguardo serio ma sereno.

- Dovremo lavorare di squadra.- asserì. Quella spalancò gli occhi.

- Che?!- esclamò - Vi siete dimenticati che vi ho attaccati non appena messo piede qui?!-

- Non potrai fare molta strada.- ribatté lui - Vegeta ha bisogno di cure, per questo devi venire con noi.-

Nemmeno Piccolo, che si era trovato a doverla fronteggiare fino a poco prima, si oppose alla decisione dell'amico. Probabilmente i guai di cui aveva accennato il saiyan erano veramente difficili da gestire e si sarebbero trovati tutti a combattere sul medesimo fronte... anche se gli pareva che fosse stato così dal principio.

- E per quanto riguarda il tuo attacco... credo di averne inteso il motivo, ora.- concluse Goku, con un sorriso.

- Anche se ci devi delle spiegazioni.- intervenne il namecciano - Non m'interessa se ti sei fatta colpire di proposito, hai lanciato tu stessa la proposta.-

La bionda rimase per un attimo come sconcertata, poi scosse il capo in un sorriso di resa, riprese a far dondolare la coda e mise le mani avanti.

- Come volete, ho dato la mia parola.- annuì, rivolta verso Piccolo.

Anche se Gohan era rimasto piuttosto stupito dal susseguirsi degli eventi e dalla decisione del padre, non aprì bocca per contraddirlo. Si fidava ciecamente di lui e delle sue sensazioni, a tal punto che se c'era stato qualcosa che l'aveva spinto ad agire a quel modo, era certo che di lì a poco avrebbe ricevuto gli esaurienti e legittimi chiarimenti che avrebbero giustificato le teorie di Goku.

Senza perdere altro tempo, quest'ultimo si caricò Vegeta sulle spalle e prese il volo, seguito dai compagni.

- Dove stiamo andando?- chiese la ragazza, scrutando il cielo dritto dinnanzi a sé.

- A casa mia.- rispose il saiyan - Lì ci prenderemo cura di Vegeta e ci scambieremo le dovute spiegazioni.-


[Fine prima parte - Continua...]


- IMPORTANTE: qualora siate interessati alla visione dei disegni relativi a questa fict, vi rimando al sito in cui raccolgo ogni mia produzione: http://silenceandwords.altervista.org/


   
 
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