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Autore: Eerin    31/03/2004    3 recensioni
Uhm.. delusioni d'amore... ne sappiamo qualcosa tutti, ma c'è sempre qualcosa in più da scrivere in proposito... non trovo splendida questa fic ma ci tenevo a pubblicarla.. nn sono la protagonist,a nn direttamente almeno, ma mi piaceva come veniva scritta i prima persona.. magari commentate, anche in negativo:) Ciau
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Ma che ore sono? Saranno le sei. Nemmeno. Potrei alzarmi e tirar su la tapparella. O anche semplicemente controllare la sveglia. Ma in fondo, cosa me ne faccio di un numero, un’ora? E’ fondamentale? No. Non me ne frega niente di che ore sono. Non mi importa niente di niente. Voglio solo stare ferma qua, sdraiata sul letto. Capelli sparsi sul cuscino.
Freddo. Semplicemente Freddo. Perché bisogna stare a far tanti giri di parole? Andare a cercare tremiladuecentocinquanta nomi per descrivere quello che senti? E’ freddo. E’ solo freddo.
Coperta, lenzuola e copriletto. A che servono? Tanto ho freddo lo stesso. Avrei freddo anche se fossero dieci, le coperte. Avrei freddo lo stesso, e starei lo stesso ferma a fissare il soffitto.
Il brutto del soffitto è che è bianco. Sul bianco è facile immaginare. Io non voglio vedere niente.
Non voglio pensare a niente. Ma la mia mente non è d’accordo. Che sia sul nero degli occhi chiusi o sul bianco del soffitto… l’immagine è sempre quella. Lo stesso ricordo. E in fondo, a pensarci, è stato solo qualche ora fa. Qualche ora fa, ieri sera. Era primavera. E non avevo freddo.
Stavo tornando a casa. Con la mia migliore amica. Serata alla grande, in giro con gli amici. Serata perfetta, diciamocelo. Cielo terso, aria calda. Prime stelle che sbucano coraggiose nel blu che diventa sempre più scuro. Era primavera, si stava bene, faceva caldo.
Ma io stavo bene anche quest’inverno. Anche quando c’era la neve, e mi stringevo nel maglione, non avevo freddo. Non per davvero. Non lo sentivo il freddo.. ero troppo impegnata a guardarlo. Lo riconoscevo subito, quando appariva da sotto il ponte, prima di vederne il viso. Riconoscevo il modo di camminare. L’avrei riconosciuto in mezzo a qualsiasi cosa. Potrei riconoscerlo fra mille altri, e mille altri ancora.
Come potevo avere freddo se pensavo alla luce dei suoi occhi? Che cos’era il sole, a confronto? C’era molto più calore solo in un suo sorriso che in cinque miliardi di anni che quella stella enorme brucia.
Come potevo avere freddo sentendo la sua voce? La prima cosa che mi è piaciuta, di lui. La sua voce. Mi venivano i brividi, a sentire la sua voce. Ma non era freddo. No. Era fuoco.
E così era passato l’inverno. E ora, era venuta la primavera. Niente più neve, niente più maglioni. Le risate e le chiacchiere, le confidenze agli amici. La mia migliore amica. Solo io e lei, parlavamo, lungo quel marciapiede. Verso la fermata dell’autobus. Quella sera di primavera.

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- E quindi domani mi passi la versione? –
- Si, ma non sono sicura che sia giusta… l’ho fatta alla cazzo, mi ha già interrogato –
- Eh? Cosa odono le mie orecchie? Non va mica bene così! Bisogna studiare sempre! –
Rido. Mi prende in giro sempre. Ride anche lei. Poi di colpo smette. Aumenta il passo.
- Ehi che c’è? –
Si morde la lingua. Che le prende? Sta decidendo se dirmi o no qualcosa. Decide di no. Aumenta ancora il passo. Faccio per fermarla e chiederle qualcosa, quando si ferma. Ha cambiato idea.
Faccio per parlare, ma si mette un dito verticale sulle labbra. Poi indica un punto. Il parchetto che stavamo costeggiando. Mi piace quel parco, anche se è piccolo. Ci sono un sacco di alberi…non so come si chiamano. Quelli che fanno i fiori di pesco. Adoro i fiori di pesco, anche se durano poco. Ora però ci sono. E’ primavera. Alla penombra di un lampione, nella cornice dei fiori di pesco, ci sono due innamorati che si abbracciano. E’ un bel quadretto. E’ romantico… è carino fermarsi a guardare per un attimo quell’istante magico. E’ carino… finchè non lo riconosco. Lei non l’ho mai vista. Lui lo vedo sempre. Ogni giorno… a scuola, in giro.. soprattutto nei miei sogni.

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E’ strano come una cosa carina diventa di colpo terrificante. Come i fiori di pesco di colpo appassiscono. Come gli occhi di colpo diventano lucidi. Come la sera, di colpo, diventa glaciale.
Ecco ghiaccio, questa è la parola giusta. Prima il dolore, trafitta da lame di ghiaccio. Poi solo il freddo. Il sangue completamente gelato nelle vene. Il cuore pietrificato, ghiacciato. Mi sembra di non sentirlo più battere. Ma che importanza ha? Tanto ora non servono più a nulla i suoi battiti. Non c’è niente che serva più a nulla. Nemmeno questa stupida coperta. Non serve assolutamente a niente. Non fa nulla contro il freddo dentro. Non servono i raggi del sole. Non serve la primavera. Non serve proprio a niente.

Un rumore. La porta che si apre. Si mamma, sono sveglia. No, non ho dormito bene. Si, ora mi alzo e vado a scuola. No, non ho la nausea. Si, sono sicura. NO MAMMA NON STO MALE!
Io sto benissimo.
Ho solo freddo.
  
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