Quella sera di qualche mese
fa…
Fino a quel momento James era convinto
che la cosa più stancante che avesse mai fatto fosse la partita di Quidditch durata 9 ore al suo quarto anno a Hogwarts. Ma quella mattina si
dovette ricredere: la cosa più stancante, anzi devastante, è una festa d’addio
al celibato organizzata dal suo miglior amico Sirius.
Il caro Felpato aveva portato i Malandrini in ogni singolo pub di
Londra. James era distrutto grazie a tutti i
bicchieri, non certo di semplice succo di zucca, che gli aveva fatto bere Sirius. La testa gli doleva in modo assurdo: era come se
qualcuno avesse liberato un bolide impazzito al suo interno.
Bum…Bum…Bum…
James infilò la testa sotto il cuscino, cercando inutilmente di
far smettere quel terribile e assordante martellare.
Bum…Bum…Bum…
Il rumore non cessava, ormai era riuscito a svegliare del tutto James che, dopo varie perplessità, capì che la fonte di
quel rumore non era il suo mal di testa post-sbornia ma qualcuno che,
impaziente, bussava alla porta.
“JAMES! VUOI APRIRE SI O NO? “ urlò la persona che si trovava fuori
della casa.
James non si curò nemmeno di rispondergli e si mise a sedere sul
letto. Stette seduto per qualche secondo per i continui giramenti di testa e,
quando fu in grado di reggersi in piedi, andò ad aprire la porta.
Sulla soglia c’era Sirius vestito con un
elegante smoking nero. Felpato guardò incredulamente prima la faccia ancora
assonnata di James, con i capelli ancora più
arruffati del normale, poi il suo pigiama.
“James ma sei pazzo. Perché non sei ancora pronto?” disse Sirius,
quasi urlando.
A James ci volle qualche secondo per
capire cosa ci facesse Sirius
lì, perché fosse vestito in quel modo e soprattutto perché gli stesse mettendo
tutta quella fretta. Poi, James fu invaso
dall’agghiacciante consapevolezza: era il giorno del suo matrimonio e lui era
ancora in pigiama!
“Per la miseria, Sirius, perché non sei
venuto prima a svegliarmi?” riuscì ad articolare James
dopo un attimo di panico.
“Ma scusa James,
questo è il giorno del TUO matrimonio… se non te ne ricordi tu…” rispose Sirius con un’alzata di spalle.
Intanto James si era infilato nel bagno
e, davanti allo specchio, guardava con orrore i suoi capelli ribelli.
“E’ unicamente colpa tua, Felpato. Non potevi organizzare un addio
al celibato un po’ più tranquillo?” chiese mentre cercava di lisciarsi i
capelli, usando tutti gli incantesimi che conosceva.
“L’addio al celibato si festeggia una sola volta nella vita,
Ramoso. Se non ne fai uno con i fiocchi, allora è
meglio non farlo, no?” disse Sirius, che ormai si era
accomodato su una poltrona.
James, ormai, non lo ascoltava nemmeno perché si era infilato
sotto la doccia. Ne uscì due minuti dopo, scapicollandosi, e si asciugò con un
incantesimo. Si infilò il vestito in fretta e furia
mentre Sirius, divertito, guardava il suo miglior
amico in preda al panico nel giorno più importante della sua vita. Durante
quello spettacolo, Sirius ripensò a quando James era corso a casa sua per raccontargli di ciò che
aveva fatto: il racconto di quella sera di qualche mese fa era ancora vivido
nella memoria di Sirius…
Al contrario di quello di James, l’addio
al nubilato di Lily era stato piuttosto tranquillo. La sera prima, infatti, era
andata semplicemente a cena con le sue migliori amiche. E,
al contrario di James, lei era già sveglia dalle sei
del mattino. Quando era nervosa non riusciva mai a
dormire… e quel giorno lo era molto. Era strano pensare che stesse per
sposarsi, ma soprattutto era impossibile pensare che lo stesse facendo con James Potter, il ragazzo che aveva odiato per anni.
Lily sorrise a quel pensiero buffo, mentre sua madre
le acconciava i capelli.
“Allora, piccola mia, come ti senti ?” chiese sua
mamma.
“Sono nervosa, mamma, è normale…” rispose Lily.
Sua madre sorrise, dicendo:
“Anche io quando ho sposato tuo padre ero molto nervosa… anzi ero decisamente isterica!”
Madre e figlia scoppiarono in una risata,
piena di quella complicità che la madre aveva sempre avuto con Lily, ma che non
riusciva proprio ad instaurare con la sua primogenita. Il sorriso di Lily,
però, era smorzato da un’ombra che la perseguitava già da qualche giorno: la
paura. Era spaventata perché l’intero mondo magico era in guerra e, ormai, la
minaccia di Voldemort incombeva su tutti, ma
soprattutto su di loro che facevano parte dell’Ordine della Fenice. Lily sapeva
che, nel giorno del suo matrimonio, avrebbe dovuto mettere da parte quei
lugubri pensieri ma il timore di un futuro che correva sul filo dell’incertezza
la opprimeva.
“E’ tutto a posto, Lily?” chiese sua madre con una nota d’apprensione
nella voce.
“Si, mamma. Non preoccuparti ” rispose Lily.
Quindi la donna, rassicurata dalle parole della
figlia, tornò a dedicarsi ai capelli rosso fuoco della sposa.
Lily, sebbene avesse tranquillizzato sua madre, non riusciva a tranquillizzare
se stessa. Perciò, per allontanare quei pensieri
inadatti ad un giorno felice, ripensò a quella sera di qualche mese fa…
“James…
si può sapere dove mi stai portando? E poi perché devo tenere questa benda sugli occhi?” chiese Lily che, con
gli occhi fasciati, era guidata da James in un luogo
a lei ignoto.
“Lily, rilassati. Non aver
paura… tra qualche minuto capirai tutto. devi solo
avere un po’ di pazienza” rispose James con un
sorriso.
Lily non era per niente
tranquilla ma continuò a seguire James che la tirava
delicatamente per un braccio.
Dopo
un altro quarto d’ora di cammino, Lily chiese esasperata: “Santo cielo, James…ci vuole ancora molto?”
“Per niente, cara. Siamo
arrivati.” Rispose James togliendole la benda dagli
occhi.
Lo sguardo smeraldo di Lily
si aprì su una spiaggia, non una qualsiasi, osservò Lily, ma quella del loro
primo appuntamento… cioè del loro primo vero
appuntamento fuori da Hogwarts.
“Che
significa James? Era da molto che non venivamo qua.
Come mai mi ci riporti proprio adesso? E con tutta questa segretezza poi…” chiese Lily sorpresa, ma
intimamente compiaciuta.
“Non c’è un motivo
particolare… non venivamo qui da tanto. Mi mancava
questo posto! Ma adesso vieni, andiamo a fare una passeggiata.” rispose James,
prendendola per la mano e dirigendosi verso la riva.
Continuarono a camminare
abbracciati ancora per un po’, quando James decise di
rompere quel silenzio:
“Beh… Lily… a dire la verità c’è un motivo per il quale ti
ho portato qui.”.
“Dimmi James.
Stai tranquillo… sembri così nervoso.” osservò Lily.
“La verità, Lily, è che io
ho capito di essermi innamorato di te dalla prima volta che ti ho vista, anche
quando mi trattavi male e mi insultavi.” esordì James.
Lily
sorrise, ricordando gli anni in cui nell’intenso
sguardo color nocciola di James vedeva solo uno
stupido ragazzo immaturo e non l’unico uomo che potesse amare.
“Voglio solo farti capire,” continuò James, “che non sono
più lo stupido pieno di sé che hai conosciuto… sono cambiato. Tu mi hai cambiato, Lily. Voglio svegliarmi ogni
mattina e vedere il tuo volto, voglio addormentarmi tenendoti fra le braccia…
voglio passare il resto della mia vita con te.”
Lily era rimasta a bocca
aperta sentendo quelle parole, ma soprattutto perché adesso scorgeva in James una maturità che non aveva mai visto in lui. Ma, prima che potesse dire qualcosa, James
prese dalla tasca una scatolina e, aprendola, disse:
“ Lily Evans,
vuoi sposarmi?”
Lily lì per lì rimase senza
parole a fissare l’anello di brillanti che aveva davanti ma poi disse con
fermezza:
“Si, James…voglio
sposarti!”
James
sorrise, con gli occhi che gli brillavano di gioia.
Il suo sguardo si perse in quello di Lily come faceva il sole, alle loro
spalle, tramontando all’orizzonte. I loro volti si avvicinarono e le loro
labbra si unirono come suggello di quella promessa.
James, dopo la sua frenetica preparazione, finalmente era
pronto. Era in smoking e ad era riuscito a lisciarsi i
capelli, per quanto era possibile. Insieme a Sirius
stava andando in chiesa con un semplice taxi poiché, stranamente, Felpato gli
aveva bocciato l’idea di raggiungere la chiesa in sella ad una scopa. James era agitatissimo… doveva
assolutamente arrivare in chiesa prima di Lily. Non si è mai visto da nessuna
parte che la sposa debba aspettare lo sposo!
Invece Lily, più tranquilla dopo aver rievocato
il pensiero di quella notte sulla spiaggia, si dirigeva verso la chiesa a bordo
dell’auto di suo padre.
James, per volere del destino, oppure per quello della bacchetta
di Sirius arrivò in chiesa prima della sposa. Entrò
in fretta e furia, davanti allo sguardo un po’ divertito e un po’ sconcertato
degli invitati.
Dopo qualche minuto, dal portone della chiesa entrò Lily al
braccio del padre. Il suo volto, sotto il velo, era radioso di gioia. I suoi
occhi, raggianti di felicità. James, invece, era teso
come una corda di violino ma anche lui riusciva a stento a trattenere la sua
gioia.
Il signor Evans, visibilmente commosso,
condusse la figlia all’altare dove l’aspettava il suo futuro sposo.
Fu una cerimonia bellissima: i signori Evans
e i signori Potter, commossi, guardavano i rispettivi
figli coronare il loro sogno d’amore, Remus era compiaciuto
di vedere il suo amico James mettere finalmente la
testa a posto, Sirius, il testimone dello sposo, era felice
come se quello fosse il giorno del suo matrimonio e infine Peter,
apparentemente felice per gli sposi ma intimamente dilaniato dal rimorso e dal
senso di colpa.
I festeggiamenti durarono quasi tutta la notte e per Lily fu
facile dimenticare i pensieri che l’avevano tanto turbata quella mattina ma,
quando la festa fu finita e gli invitati furono tutti tornati a casa, lei tornò
a riflettere su quei pensieri.
-Quanto durerà
questa felicità?- si chiedeva Lily in preda alla malinconia. Ma, quando
James la prese fra le braccia per attraversare la
soglia della loro nuova casa a Gocric’s Hollow quei pensieri svanirono
completamente: non le importava cosa sarebbe successo o se sarebbero morti per
mano di Voldemort. Erano felici, felici come lo erano
mai stati… e questa era l’unica cosa che le importava davvero.