Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: XnihalX    21/12/2011    2 recensioni
E se una normale ragazza apparisse nel pazzesco mondo si Kuroshitsuji? E se questo portasse alla pazzia ed all'amore di Ciel? E se la pazzia di Ciel portasse su di lui attenzioni che sarebbe meglio non avere?
Questa Fic l'ho creata insieme alla mia cara amica .::Artemis_Regina_Della_Sette_Lune::. Spero che vi piaccia!
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ciel Phantomhive, Kuroshituji, Nuovo personaggio, Sebastian Michaelis, Sorpresa
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 4

Il Patto 


Sebastian stava per cominciare a parlare ma Ciel lo fermò

<< Cassandra ... >> mormorò il conte scuotendola lievemente, lei mugolò aprendo gli occhi.

Cercò subito del calore e si avvicinò di più a Ciel.

<< Che c’è ... ? >> pigolò assonnata.

<< Signorino, ho cercato le informazioni che mi aveva chiesto. Vuole sentirle ora o preferisce rimandare? Se vuole, possiamo parlarne più tardi ... >> disse il maggiordomo con un sorriso, guardando i due giovani abbracciati.

<< No, parla ora >> ordinò il conte cercando di sembrare indifferente, mentre Cassandra si rannicchiò a lui come se volesse nascondersi.

<< Ai suoi ordini, signorino >>

Sebastian fece un piccolo inchino e si schiarì la voce.

<< Le streghe, esseri dalla straordinaria potenza, non sono creature esattamente “pure”: fatta eccezione per qualche anziana, generatasi insieme al mondo ed altre creature, esse sono “semplici” donne con predisposizioni naturali particolari, che nessuno ha mai capito da cosa derivino. >>

<< Dal punto di vista dell’immortalità, possono essere paragonate a noi demoni, ma sono, tuttavia, esseri totalmente diversi. Purtroppo, sull’argomento si sa poco e niente: bisogna avere ruoli e titoli particolari per ottenere informazioni sulle streghe, dato che negli archivi non compare nulla su di loro >>

<< Alla luce di ciò, rimane solo una persona da cui potremmo ... >>

<< ... Undertaker ... >> bisbigliò Cassandra mezza addormentata, interrompendo il conte Phantomive che la guardò sconvolto.

<< ... Si ma ... tu come ... ? >>

Stava per completare la domanda, ma sapeva che la ragazza nong li avrebbe risposto, così preferì lasciar perdere.

<< Anche io avevo pensato alla stessa persona >> continuò Sebastian, calmo e freddo come al solito << Ho già fatto preparare una carrozza e le ho fatto anche la colazione. Siamo tutti pronti a portarla a Londra quando vuole ... >>

Il signorino fece un sorrisetto.

<< Avevo proprio voglia di qualcosa di dolce ... >>

Sebastian ricambiò il sorriso: << Se il maggiordomo della famiglia Phantomive non fosse in grado di fare una cosa del genere, cosa accadrebbe? >>

<< Colazione in piena notte? >> gli chiese Cassandra, guardandolo con gli occhi ancora mezzi chiusi.

<< Vestiti, sbrigati >> le disse il signorino, alzandosi << Io andrò a vestirmi nella stanza accanto. Sebastian, va a chiamare Meyrin per aiutare Cassandra a vestirsi. In quanto a te, ti aspetto giù >> .
Il conte, uscendo, si chiuse la porta dietro le spalle.

<< Vedi di non farmi aspettare tanto: non abbiamo tempo da perdere ... >>

Cassandra lo guardò uscire sconvolta e quando la porta si chiuse una solitaria lacrima le rigò la guancia: perché Ciel non capiva che stava male e che aveva solo bisogno di conforto? Perché non capiva che non voleva essere usata come un oggetto? da dov’era uscito quel “Vedi di non farmi aspettare tanto..”? Cassandra si asciugò in fretta la lacrima.

<< Stronzo >> borbottò.

***

Dopo una buona mezz’ora di preparativi più un’altra buona mezz’ora di viaggio per Londra, i tre giunsero di fronte a quella che appariva come una sgangherata agenzia di pompe funebri: dall’interno proveniva la fioca luce di un paio di candele e nient’altro.

Senza indugiare il conte aprì la porta ed entrò nel locale buio.

Una risatina giunse dalla penombra che regnava nella stanza.

<< Era da tanto che non ci si vedeva ... >> il becchino si illuminò il volto con una candela << ... Conte Phantomive >>

<< Undertaker, ci servono delle informazioni >> disse il conte a mo’ di saluto.

<< Parli pure >>

<< Ci serve un modo per arrivare in un altro mondo >>

Sul volto del becchino comparve un sorriso estasiato

<< Aaaah, finalmente conte! Aspettavo da tanto questo momento! Quale bara preferisce? >>

Ciel fece una faccia sconvolta.

<< Ci servirebbero delle informazioni sul mondo delle streghe >> disse secco Sebastian.

Cassandra sapeva già come sarebbe andata a finire: Ciel avrebbe preteso di ottenere le informazioni che voleva da Undertaker e quello gli avrebbe risposto che glie le avrebbe date solo se lui fosse riuscito a farlo ridere. Dato che Ciel non si sarebbe mai resto ridicolo di fronte a lei ed al suo maggiordomo, li avrebbe fatti uscire fuori, così, senza neanche aspettare la risposta del becchino, si diresse verso la porta della stanza, ma Undertaker la fermò, indicandola con il dito.

<< Solo se lei riuscirà a farmi ridere >>

Cassandra si voltò verso di lui

<< I-io? M-ma ... >> balbettò la ragazza. Con la risposta che le diede però, il becchino sembrava, stranamente, sapere perfettamente quale tasto premere.

<< Sempre che tu abbia il coraggio di provarci, ih ih ih >>

<< Voi due, andate fuori >> sibilò Cassandra legandosi i capelli in una bassa coda.

Sebastian e Ciel si voltarono e si diressero verso la porta. Usciti fuori, il conte si rivolse al suo maggiordomo: << Non ce la farà ma... >>

Di colpo, il forte rumore dell’insegna del negozio che cadeva, riuscendo quasi a coprire lo scoppio fragoroso della risata del becchino, fece saltare i due.

Cassandra, con un piccolo sorriso in volto, aprì la porta chiusa da poco.

<< Scusate l’attesa >>

Entrambi, sorpresi, rientrarono: all’interno della stanza trovarono un Undertaker steso a terra dalle risate, con le lacrime agli occhi, che si reggeva la pancia.

<< Già fatto? >> le chiese Ciel, sbalordito.

Cassandra lo ignorò completamente.

<< Uh uh uh, stup, uh uh uh, uh!, stupen, uh uh, stupendo ... >>

***

<< Le streghe, eh? >> ghignò il becchino << Mi dispiace, ma non so granché su di loro >>

<< Non importa, dicci quello che sai >>

<< Gneh - eh - eh ... dunque, allora, vediamo un po’. Le streghe sono creature con diverse funzioni: sono coloro che regolano la convivenza fra i vari esseri e sono gli organi principali a cui gli spiriti, gli esseri supremi, si rivolgono. E’ molto probabile che ci sia anche un’altra sfaccettatura nei loro comporti, ma questa non mi è stata mai rivelata ... O almeno, non completamente ... >> bisbigliò ridendo.

Ciel tentò di parlare, ma Undertaker continuò: << Comunque, perché invece di fare a me queste domande non le fate a loro? >> 

<< Puoi portarci da loro? >> gli chiese il conte, alzandosi.

Quello continuò a ridacchiare.

<< Certo che si >>

<< Allora che aspetti? >>

<< Niente, volevo solo far stare il conte un po’ sulle spine ... >>

Ciel fece una faccia rassegnata.

<< Sbrighiamoci >> disse seccamente.

***

Il viaggio, tutto sommato, fu piacevole (se non si contava il fatto che l’avevano passato sdraiati in una bara) e neanche tanto lungo. In poco tempo, il carretto del becchino ed il suo seguito di bare giunsero in un cimitero vuoto e solitario.
Probabilmente si trattava di un cimitero contadino, visto che era composto da semplici croci di legno (anche storte) con il nome del defunto inciso e qualche fiore secco ai piedi. Gli alberi, dato che era autunno, avevano già perso le foglie, cose che dava a quel posto un’aria ancora più triste e decadente.

<< Mi piace qui! >> esclamò Cassandra guardando con occhi sognanti il cimitero.

<< Come fa a piacerti un posto del genere? >> chiese il conte shoccato.

Cassandra lo ignorò.

<< Mi rispondi? >> continuò seccato Ciel, era da quando erano usciti che se ne stavano in silenzio. Lei continuò ad ignorarlo

<< Cassandra! >>

Sebastian si curvò e bisbigliò qualcosa all’orecchio del padrone.

<< Signorino, mi perdoni, ma credo proprio che la signorina Cassandra non le voglia parlare ... >>

<< E perché non vorrebbe? >> ringhiò il conte a bassa voce, in modo che lo sentisse solo il maggiordomo. Quello scosse la testa, abbozzò un “non saprei” totalmente fasullo e si rialzò senza dirgli altro.

<< Beh conte, siete proprio convinto di voler andare? >> chiese Undertaker, che era finalmente sceso dal carretto.

Il conte annuì.

<< Senno non te l’avrei chiesto >>

< Gneh - eh - eh, l’ho sempre detto che lei è un soggetto interessante, conte ... >>.
Il becchino estrae un pungalino di ferro ed un sacchetto di polvere gialla da una manica della sua tunica e si diresse verso uno dei secchi e spogli alberelli: prima sparse un po’ di polvere sul tronco, poi vi scagliò contro il piccolo pugnale. Vi fu una piccola e silenziosa esplosione, che lasciò nel legno un buco che emanava una luce violacea. Nell’aria si era alzato uno strano odore, che ricordava vagamente quello dei pini silvestri.

<< Andate pure conte, ma mi raccomando: terrò il portale aperto per tre ore. Vedete di tornare al varo in tempo, gneh - eh - eh >>

Ciel fece strada nel varco, seguito prima da Sebastian e poi da Cassandra, che preferiva stare lontano dal conte.

Il passaggio nel buco fu fulmineo: al di là di esso vi era un’enorme bosco di pini, alti metri e metri, i quali aghi diffondevano un profumo dolce, ed altri alberi di diverse tipologie; il terreno era addobbato da pigne e foglie secche, che sembravano possedere una strano, ed alquanto insolita, lucentezza.

Sopra le loro teste si stendeva un cielo violaceo, che doveva essere notturno, visto che vi brillavano numerose stelle, una luna e anche qualche pianeta.

Ciel rimase a bocca aperta: quel posto aveva una atmosfera quasi rilassante.

<< Signorino? >>

<< Mh? >> disse il conte, sbattendo le palpebre per cercare di tornare nel mondo reale.

<< Da che parte andiamo? >>

Il maggiordomo gli indicò una serie di cartelli di legno bordeaux con varie scritte ed indicazioni: uno puntava verso l’alto ed era l’unico che non riportava alcuna scritta, mentre gli altri indicavano uno un “ingresso principale” (a destra), un altro un “ingresso sud” ed una “stazione” (a sinistra), mentre un altro ancora (verso sinistra, ma spostato anche verso nord) indicava semplicemente una “zona”.

<< Andiamo a destra: se c’è un ingresso principale ci sarà sicuramente qualcosa >>

Dopo qualche minuto di cammino verso destra i tre giunsero ad un’altra biforcazione, in cui vi erano sempre una serie di cartelli di legno bordeaux con varie scritte ed indicazioni: uno puntava verso l’alto ed era l’unico che non riportava alcuna scritta, mentre gli altri indicavano uno un “ingresso principale” (a destra), un altro un “ingresso sud” ed una “stazione” (a sinistra), mentre un altro ancora (verso sinistra, ma spostato anche verso nord) indicava semplicemente una “zona”.

Il conte sgranò gli occhi.

<< Che significa?? >>

<< Non saprei dirle, signorino >> gli rispose il maggiordomo, corrugando la fronte.

<< Beh, non importa. Io continuo a sostenere di andare a destra. Prima o poi dovremmo pur arrivare da qualche parte, no? Quindi proseguiamo >>

Il signorino riprese il sentiero di destra, seguito come sempre dagli altri due.
I tre si trovarono a camminare su di una stradina che pareva identica a quella di prima, per ritrovarsi, dopo qualche minuto di cammino, ad un'altra biforcazione con una serie di cartelli di legno bordeaux con varie scritte ed indicazioni: uno puntava verso l’alto ed era l’unico che non riportava alcuna scritta, mentre gli altri indicavano uno un “ingresso principale” (a destra), un altro un “ingresso sud” ed una “stazione” (a sinistra), mentre un altro ancora (verso sinistra, ma spostato anche verso nord) indicava semplicemente una “zona”.

<< ANCORA?! >> sbottò il signorino, innervosito.

Cassandra sbuffò, infastidita dal comportamento di Ciel, e borbottò: << Se vai da una parte e ti ritrovi al punto di partenza, se tu continui a prendere quella strada continuerai a ritrovarti all'inizio, è una cosa logica ... >>

La ragazza si sentì spingere verso il cartello che indicava la "zona" ma lasciò correre: ormai si stava abituando a quelle stranezze, così non esitò ad iniziare a camminare su quel sentiero.

<< Ehi! >> disse Ciel, chiamandola << Dove hai intenzione di andare? >>

Cassandra non gli rispose: continuò a camminare, senza neanche voltarsi.

<< Cassandra! >>

Nessuna reazione

<< Cassandra! >>

Ancora niente

<< CASSANDRA! >> gridò il signorino, completamente rosso in volto.

Sebastian sospirò

<< Cassandra ... >>

La ragazza si girò

<< Si? >>

Il piccolo conte guardò male il suo maggiordomo: possibile che quella ragazza lo ignorasse completamente, come se non esistesse, mentre continuava a dare ascolto a quel maledetto demone?

<< Dove stavi andando? >> le chiese Ciel, senza ottenere risposta.

Il suo maggiordomo emise un altro sospiro

<< Dove stavi andando, Cassandra? >>

<< Stavo cercando di prendere un'altra strada, visto che quell'idiota del tuo padroncino sembra non capire che prendendo sempre la stessa strada si ritorna sempre nello stesso punto >> rispose, con un sorrisetto a fior di labbra

<< E poi non so, mi ispirava andare di quà >>

Sebastian, anche lui sorridente, si girò verso Ciel

<< Signorino, che facciamo? >>

<< Andiamo ... dove ... dice ... lei ... >>

Rassegnato, si diresse verso Cassandra, sempre seguito dal suo fedele maggiordomo.

Il nuovo sentiero era ancora più rovinato e scomodo del precedente, e la luce pallida della luna lo illuminava a mala pena.

Era una stradina talmente malandata che Ciel non riusciva a capacitarsi di come Cassandra potesse camminarvi con i tacchi in piena tranquillità, mentre lui, con scarpe nettamente più basse, era costretto a fare acrobazie per rimanere in piedi. Il conte non potè evitare di lanciarle sguardi infuriati per tutto il tragitto.

Il gruppo procedeva pian piano, accompagnato solo dal leggero "crack" delle foglie secche che si rompevano cotto i loro piedi.

Dopo circa dieci minuti di cammino, nel fitto insiemi di pini sembrò aprirsi un varco: più si andava avanti e più quella crepa tra le foglie ed i rami si allargava. Era l'uscita, l'uscita dal bosco.

***

Un grande cartello nero con una scritta dorata apriva la strada: la parola "zona" brillava sotto la luce e dato che il cartello si confondeva con el tenebre notturne, la scritta sembrava fluttuare magicamente nell'aria.

<< La zona ... >> mormorò il conte, guardandosi intorno.

<< Guarda che sappiamo leggere anche noi >> gli rispose seccamente Cassandra.

<< Ah, ma allora finalmente mi degni della tua attenzione >> le gridò lui di rimando. La ragazza si zittì e si voltò di nuovo.

I tre si trovavano in un posto alquanto singolare: pochi e piccoli casali di pietra fiancheggiavano, assieme ad altri alberi, una stradina che conduceva ad un castello; questo si stagliava imponente e dalle sue finestre proveniva la luce di qualche candela.

La zona era posta su di una specie di collina, ai quali piedi si trovava una piccola città.

Cassandra fece per incamminarsi ma Ciel, prima che potesse fare qualche passo, le disse: << Aspetta ... prima di andare, mi vorresti spiegare che ti ho fatto questa volta? >>.

La ragazza lo guardò, scosse lievemente il capo e prese a camminare, dandogli le spalle.

<< Ehi! Mi vuoi rispondere si o no? >> esclamò il conte, afferrando Cassandra per il polso.

Lei sospirò: << Francamente, dovresti capirlo da solo ... >>

<< No invece! Devi dirmelo tu! Ci ho provato, ma non riesco proprio a capire che ti prende >>

Sebastian strinse i pugni, cercando di trattenersi: era un maggiordomo, doveva rimanere calmo.

<< No! >>

<< Invece si! >>

<< Ti ho detto di no! Proprio non riesci ad arrivarci?! >>

<< Non mi sembra di averti fatto nulla di male! >>

Sebastian strinse i pugni ancora più forte: andiamo, non poteva avere un padrone così stupido. Probabilmente era solo troppo orgoglioso per ammettere i suoi errori ... o almeno così sperava che fosse ...

<< Io non te lo voglio dire, come la mettiamo? >> sbottò Cassandra

<< Ma insomma! Metto tutto ciò che ho a disposizione per te e tu non sei neanche contenta! Io faccio tutto il possibile! Si può sapere dov'è che sbaglio, secondo te?! >>

"Resisti Sebastian, resisti ..." pensò fra sé e sé il maggiordomo

<< Ma insomma, ti ho detto che non te lo voglio dire!! >>

<< Ma se io non riesco a ... >>

"E no eh: ora basta"

<< Signorino! Sarà per caso per come l'ha trattata questa notte quando sono entrato in camera sua?! >> esclamò il maggiordomo, alzando la voce senza neanche rendersene conto.

Sul volto di Cassandra comparve un largo sorriso

<< OOOH! Almeno quì c'è qualcuno di intelligente! >>

Il signorino guardò con aria confusa sia la ragazza che il maggiordomo.

<< Perchè come ti ho trattare, scusa? ... >>

"MA ALLORA è PROPRIO ... !"

Sebastian frenò i suoi pensieri e premette una mano sulla sua bocca per evitare di farle dire al suo signore cose che non si addicevano al suo ruolo di maggiordomo.

Cassandra per un momento spalancò gli occhi, guardando Ciel furente, ma poi, lentamente, illuminò il suo volto con un dolcissimo sorriso. Solo chi la conosceva poteva però capire che Ciel si era cacciato in enormi guai, perché dietro a quell'espressione si nascondeva la voglia che aveva di ucciderlo.

Lentamente si avvicinò al conte, che continuava a guardarlo tranquillo. Cassandra mentre avanzava si scrocchiava le dita delle mani. Ciel sgranò gli occhi e fece un passo indietro ma Cassandra fece uno scatto in avanti prima che scappasse gli sferrò un ceffone sulla guancia

<< Tu ... Tu ... TUUU! >> urlò la ragazza con quanto fiato aveva in gola << TU SEI UN GROSSISSIMO PEZZO D'IDIOTA, CIEL PHANTOMIVE! MI HAI TRATTATA, DI NUOVO, COME SE FOSSI UN OGGETTO E, COME SE NON BASTASSE, ANCHE IN UN MOMENTO IN CUI VSTAVO MALE E IN CUI MI SERVIVA SOLO UN PO' DI CONFORTO! MA CHI TI CREDI DI ESSERE? TU, CON QUEL TONO, QUEL "In quanto a te" E QUEL "Vedi di non farmi aspettare tanto: non abbiamo tempo da perdere". ORA MI VIENI PURE A CHIEDERE COME TI SEI COMPORTATO? MA COME TI PERMETTI? >>

Il conte abassò lo sguardo: non si era davvero reso conto di essere stato così crudele e pensare di aver fatto soffrire in quel modo Cassandra lo faceva stare male.

<< M-mi ... m-mi dispiace ... >> borbottò piano.

Alla ragazza sfuggì un sospiro

<< Per favore Ciel, davvero, non farlo più >>

<< D'accordo, te lo prometto >> disse il conte, alzando lo sguardo verso di lei.

<< Signorino, mi scusi tanto >> disse Sebastian, che aveva finalmente ritrovato al calma << Ora che è tutto sistemato, sarebbe meglio proseguire ... >>

<< Si si, certo, hai ragione, Sebastian >>. Così dicendo i tre si rincamminarono, alla volta del castello che avevano di fronte.

Mentre proseguivano il loro percorso, Ciel si massaggiò la guancia dolorante

<< E' la seconda volta che mi picchia >> pensò ad alta voce << Non credo che si possa definire esattamente una "lady", anche se lo sembra ... >>

<< MA NO! Te ne sei accorto solo ora? >> gli rispose la ragazza, ridacchiando

***

Il resto del tragitto non passò in silenzio come i precedenti: i tre si scambiarono qualche battuta ed un paio di parole strappate alla tensione.

Passo dopo passo, filamente si trovarono ai piedi del castello: si trattava di una strutta alta, a suo modo "slanciata" e svettante verso l'alto. Nonostante le sue linee fossero curve e la facessero sembrare fragile, il castello aveva un'aria alquanto imponente.

Le tenebre che lo circondavano non lo facevano sembrare cupo, anzi: le rifiniture alle finistre, le guglie appuntite ed i balconi dalle ringhiere particolari conferivano alla struttura, nel suo complesso, un aspetto signorile ed elegante.

Certo, fu strano, in quello che sicuramente rappresentava un luogo importante per le streghe, trovare i cancelli e le porte completamente spalancati.

<< Fico! >> gridò Cassandra precipitandosi all'interno del castello.

<< Cassandra! >> urlò esasperato il conte, correndole dietro. Sentiva che c'era qualcosa di strano: in quel momento avrebbe giurato di aver visto delle orecchie ed una cosa addosso alla ragazza.

***

L'interno del castello era elegante quanto l'esterno: era pieno zeppo di quadri, di candele, di mobili e tappeti, di tende e librerie a non finire. A sinistra della stanza d'ingresso c'era una scala che conduceva al piano superiore. Una volta saliti su, quello che trovarono fu un largo e lungo corridoio con un'infinità di porte. Ciel provò ad aprirne una: oltre la sua soglia vi era una sottospecie di enorme sala da studio. L'unica luce che la illuminava era quella della luna, che entrava dal balcone. Il sottile vento che tirava muoveva lievente le tende della porta finestra e faceva sollevare quakche foglio dalla scrivania: quest'ultima si trovava infondo alla stanza alla stanza (che era molto grande), praticamente poco prima dell'ingresso al balcone. Proprio su quest'ultimo una figura stava di spalle, con le mani appoggiate alla ringhiera. Appena Ciel emise il più piccolo rumore, quella si voltò

<< Prego, entrate pure. Vi stavo aspettando >> disse la donna in tono cordiale.

Si, a parlare era stata proprio una figura femminile: era alta, con un fisico slanciato e un volto da donna vissuta, ma senza neanche una ruga o qualche alto segno del tempo; i capelli (come gli occhi) erano castani, e dall'immancabile cappello a punta che li copriva ne scendevano soltanto due ciocche ondulate che le abbellivano il viso. Le labbra, dal colore rosso scuro, erano curvate in un sorriso a "V", che forse riusciva a rendere quel volto perfetto anche un po' inquietante.

<< Prego, accomodatevi >> disse la strega entrando nella stanza e spostando, con un semplice gesto della bacchetta che teneva in mano un paio di sedie verso Ciel ed il suo seguito.

<< Ah, bene >> sospirò, sedendosi sulla poltrona di fronte ai tre ospiti.

<< Scusi, potrebbe dirci lei chi è? >> chiese il signorino guardandola incuriosito.

<< Oh ma certo, certo, che maleducata che sono, non mi sono neanche presentata >> rispose la donna chiudendo gli occhi e annuendo con il capo << Io sono la signora rettrice, molto piacere >>

<< E come ti chiami? >> le chiese Cassandra, iniziando a giocherellare con il ciondolo che portava al collo

<< Signora rettrice >> rispose l'altra, passando bruscamente da un sorriso ad un espressione truce << e vi pregherei di chiamarmi così, grazie >>

La nuova espressione e il tono di voce assunti dalla strega misero Cassandra un po' in soggezione, tant'é che, quando vide la donna continuare a guardarla, smise di giocherellare con il ciondolo ed iniziò a fissare il pavimento: non se ne rese neanche conto e si odiò per averlo fatto.

<< Molto piacere, signore rettrice >> disse in tono pacato il maggiordomo << Il mio nome è Sebastian Michaelis e sono il maggiordomo del ... >>

<< Si, si, si >> annuì la rettrice

<< So esattamente chi siete ed è proprio questo il motivo per cui siete qui ... >>

<< Scusi se mi permetto, signora rettrice, ma noi saremmo qui perché vorremmo delle speigazioni >>

<< Parla pure, ti ascolto >>

<< Beh, prima di tutto volevo che tu ci spiegassi perché quella strega è venuta per prendermi >> disse subito Cassandra, togliendo al conte le parole di bocca.

<< Ah, tu parli di Sibill ... >> sul volto della donna era ricomparso il sorriso <<

Beh, che c'è da spiegare? Lei è venuta perché sono stata io a ordinarglielo. Ha fatto un buon lavoro, come sempre d'altronde. A proposito >> disse poi alzandosi << Penso che voi tutti vogliate parlare anche con lei, no? Stavo giusto pensando di invitarla a raggiungerci ... >>

La rettrice agitò nuovamente la bacchetta, generando un grande cerchio di luce

<< Scusate, ma avevo proprio voglia di dare una sbirciata a quello che sta facendo >>

***

<< Non capisco >> mormorò chiudendo gli occhi per concentrarsi di più.

A poco a poco, l'inconfondibile figura della strega Sibill era comparsa nel cerchio: la ragazza era sdraiata su un letto disfatto, con le lenzuola tutte aggrovigliate fra di loro. Non indossava più gli abiti con cui Ciel e gli altri l'avevano vista l'ultima volta: ora portava un vestito lungo fino ai piedi e smanicato, con uno scollo non molto ampio che però le lasciava scoperte le spalle.

<< Ah, se continuo così finirò per perderci la testa >> sussurrò lentamente.

Aprì gli occhi e si alzò, dando a Niala (a fianco al letto) qualche carezza sulla criniera bianca.

<< Oh Niala, dico sul serio: se vado avanti così finirò per friggermi il cervello >> mormorò, storcendo le labbra << Secondo me il problema è che sto analizzando la situazione con una prospettiva sbagliata. Prima di incasinarmi la mente è meglio fare un bel riepilogo dei fatti >>. Così dicendo, la strega prese a camminare per la camera, fino ad uscirne fuori e a continuare il suo perfegrinare per il resto della casa.

<< ... Eppure c'é qualcosa che non va ... >> corrugò la fronte << Che senso avrebbe? Voglio dire, se lo volevano tenere così nascosto che senso avrebbe avuto dirmi chiaro e tondo dove si trovava? >>

Mentre parlava, la cavalla la seguiva

<< Deve essere un bluff ... ma sembrava così sincero, così convinto ... >>
Si fermò, si prese la testa tra le mani e chiuse gli occhi per qualche secondo.

<< A meno che ... >>

Fece un balzo per arrivare a stare in equilibrio, nonostante i tacchi, su una delle travi di legno del soffitto.

<< Ricapitoliamo tutto! >>. La strega prese a camminare sulla trave, parlando e gesticolando.

<< Mi è stata riferita la posizione dell'oggetto da fonti non propriamente attendibili, per cui è molto probabile che le sue parole fossero menzogne ... o, almeno questo, è quello che una può pensare al primo impatto ... ma lui, nonostante la sua attendibilità discutibile, rimane pur sempre un gran codardo: come poteva non pensare che io, dopo essermi accorta che mi aveva mentito, non fossi tornata a togliergli la verità di bocca con la forza? Proprio perché è un fifone, sa come tenersi da conto la sua pellaccia ... >>

<< In questo caso, le ipotesi da prendere in considerazione sono soltanto due...>>

Sibill, prima di continuare, balzò sulla trave accanto.

<< La prima è che lui sia convinto di potersi difendere da me, senza lasciare le penne nella lotta >> aggrottò la fronte: il suo tono di voce si abbassò ed il suo sguardo si fece più cupo << ... E sarebbe un grandissimo idiota se lo pensasse ... >>.

L'espressione della strega tornò normale.

<< Mi segui, vero, Niala? >>

La cavalla nitrì.

<< Bene. Dicevo: non creso che lui sia così stupido. Sono convinta che sa perfettamente che in duello con me troverebbe la morte: allora, come poteva essere così convinto di uscirne illeso? Visto quanto conti poco nel giro, è impensabile che gli altri si siano mobilitati in massa per proteggerlo in caso di un mio ritorno ... ma, se le cose stanno così, la prima ipotesi è da scartare ... >>

Fece una pausa.

<< Dunque, rimane solo la seconda possibilità: quindi quello che mi è stato detto è (del tutto o in parte) vero >>

Sibill spalancò gli occhi

<< Si! E' così! Deve essere così, per la miseria! >>

Scese dalla trave e si diresse verso la cavalla.

<< Mi capisci anche tu, vero? Voglio dire, alla luce dei fatti è praticamente impossibile sia che lui mi abbia mentito sia che abbia disubidito ai suoi ordini, perché in questo caso gli altri lo avrebbero sicuramente ucciso: lui aveva L'ORDINE di darmi quell'informazione! Era tutto calcolato! Capisci? Mi stavano tendendo una trappola! Sono così convinti di riuscire a bloccarmi che hanno anche pensato di potermi fregare con una trappola! >>

La strega ridacchiò e si diresse verso un tavolo su cui erano posati il suo cappello a punta e la sua bacchetta di legno.

<< Niala, tu sei pronta? >>

Per tutta risposta quella prese a correre freneticamente per la stanza. Sibill la guardò, con un dolce sorriso in volto.

<< Perfetto >> disse, afferrando il cappello e mettendoselo in testa: in un lampo la sua "uniforme" le comparve addosso.

<< Allora andiamo >> disse facendo comparire sul dorso di Niala, con un colpo di bacchetta, una sella in pelle.

<< Ah, a proposito >> aggiunse poi, montando sulla cavalla e voltandosi, con un sorriso, verso il punto da cui la rettrice e gli altri la stavano guardando << Lei inizi già a preparare il thé: vedrà che tra dieci minuti al massimo sarò lì >>.

Detto questo spronò la cavalla.

<< Forza Niala, sbriaghiamoci: sono sicura che ci sarà da divertirsi >> 

L'ultima cosa che si vide nel cerchio fu Niala iniziare a galoppare via. Il rumore dei suoi zoccoli rimbombò per tutta la casa, seguito da quello dello sbattere di una porta.

***

Anche la rettrice, dall'altra parte del cerchio, sorrideva contenta

<< Esattamente quello che ci si poteva aspettare da te, Sibill >>

<< Che diav ... cos'era quel robo? >> sbottò Cassandra guardando confusa la rettrice.

<< Oh, niente, soltanto una specie di spia ... >>

<< Sebastian, quando torniamo prenota una lezione di linguaggio per lei ... >> sussurrò il signorino all'orecchio di Sebastian. 

Cassandra, che l'aveva sentito, gli lanciò un'occhiataccia senza fare commenti.

<< Come lo preferite il thé? >> chiese la rettrice con un sorriso: sembrava gentile, forse anche troppo, ma in realtà si capiva perfettamente che più che in realtà stava semplicemente studiando i suoi ospiti. Non c'era qualcosa di preciso che la tradisse nel suo comportamento: quello che faceva rimanere in allerta era solo una loro impressione (probabilmente vera).

<< Io solitamente lo preferisco non troppo caldo, con una goccia di limone e senza zucchero, e voi? >>

<< Io solitamente prendo quello delle macchinette ma preferisco il caffé >>

<< Oh, il caffé ... >> mormorò la rettrice << E' così fastidioso ... Ti dispiacerebbe accontentarmi del thé? >>

<< Di quì bevo solo quello che fa Sebastian, quindi passo la mano, grazie >>

<< Come vuoi >> 

La donna guardò la meridiana di marmo posta sulla scrivania, nell'unico punto dove poteva essere completamente illuminata dalla luce.

<< Due minuti ... >>

La rettrice chiuse gli occhi ed agitò l'indice destro, facendo comparire in mano agli ospiti delle tazzine fumanti.

<< Allora, com'é andato il viaggio? >>

<< Io ... sinceramente mentre entravo mi sono sentita strana >>

<< Mmmh ... e come ti senti adesso? >>

<< Mi sento soffocare ... Non mi sento molto bene, sinceramente >> ammise Cassandra.

<< Beh, vedrai che passerà: è una cosa del tutto normale >>

La rettrice diede un altro sguardo alla meridiana

<< Tre minuti ... >>

<< In pratica, dovremmo aspettare altri sette minuti? >> chiese Ciel, già seccato dall'attesa.

<< Ma no! Figurati se ci va a mettere dieci minuti, ah ah ah! >> rispose la donna, ridendo di gusto << E secondo te lei mi avrebbe detto "al massimo tra dieci minuti" per caso? >> rivolse nuovamente lo sguardo alla meridiana << Sono già passati quattro minuti ... dovrebbe essere qui a ... >>

<< Momenti? >>

La voce della strega Sibill, appena comparsa sulla ringhiera del balcone, completò la frase.

<< Tu non riesci a divertirti senza giocare sull'effetto sorpresa, eh? Devo dire che questa volta non me l'aspettavo proprio >>

<< Che ci vuole fare, sono fatta così >> rispose la strega, lanciando alla rettrice una piccola medaglietta di ferro legata ad una corda. La donna la prese al volo e la osservò attentamente.

<< Non c'era nient'altro? >>

<< No, nulla >>

<< Beh,questo è più che sufficiente, il resto aveva poca importanza >>

Sibill entrò nella stanza, togliendosi delicatamente il cappello per poggiarlo sulla scrivania: come lo staccò dalla sua testa, il suo vestito tornò quello nero e lungo che portava prima di uscire.

<< Oh, buonasera >> disse sorpresa guardando le altre tre persone presenti nello studio << Come mai qui? >>

<< Se avessi saputo che eri qui, mi sarei mi sarei risparmiata la visione. Sai, ho mangiato da poco >> disse Cassandra, in realtà voleva far incavolare Ciel, non ce l'aveva con la strega.

<< Comprendo tesoro: sai quella sensazione sgradevole del cibo che torna su alla vista delle ragazzine rompiscatole? >>

<< Si >> sibilò Cassandra.

La strega prese una sedia e si accomodò tra i tre e la rettrice.

<< Volevate chiedermi qualcosa? >>

<< Voglio informazioni >> sibilò Ciel avvicinandosi pochissimo a Cassandra.

Silenzio.

<< Il mio signorino voleva dirle che siamo rimasti molto sorpresi dal suo intervento di alcune ore fa e che ci piacerebbe molto avere qualche spiegazione ... >>

<< Mmmh, sicuro che si tratti solo di questo? >> gli chiese la strega guardandolo

<< ... In realtà, siamo qui anche perché volevamo ottenere informazioni su di voi>>

<< Eh eh, mi sembrava troppo strano venire qui solo per qualche spiegazione. Quindi voi vorreste delle informazioni ... >> Sibill fece una piccola pausa, unendo le mani e poggiandovi la testa << E noi cosa ci guadagniamo? >>

Mentre i due parlavano, Ciel aveva stretto i denti, mentre la rettrice sorrideva con gli occhi mezzi chiusi.

<< Non credi che sia troppo poco equa come richiesta? >>

<< Voglio del pesce >> se ne uscì Cassandra alzandosi e cominciando a camminare per la stanza.

<< Ti sembra una pescheria questa? >> sbottò Sibill guardandola.

<< Sei pregata di metterti seduta, Cassandra >> mormorò la rettrice con aria severa.

La ragazza non le diede ascolto e continuò a girare tranquilla per lo studio: prese anche a saltellare sulla scrivania e ad aggrapparsi alle varie librerie.

Come si avvicinò ad uno scaffale pieno di medaglie, ciocche di capelli, barattoli di vetro, provette ed altri oggetti vari, la rettrice trasalì.

<< FERMA >> le ordinò, puntandole contro la bacchetta e bloccandola del tutto con dei fili di luce.

<< Ti ho detto che sei pregata di stare seduta, Cassandra >>

Quando la donna la lasciò andare, la ragazza la guardò esitante.

<< Siediti >> sibilò la rettrice

<< Ti conviene >> aggiunse Sibill, con un tono di voce perfettamente distaccato e neutrale.

Cassandra mugolò infastidita, si mise ad un'angolo e scivolando con la schiena sul muro si mise a sedere, si sentiva male, troppo, cominciò a grattarsi il collo e poco sotto con forza, faceva male, troppo.

<< Dicevamo >> proseguì Sibill << Solitamente non non andiamo a sperperare informazioni sul nostro conto così per caso >>

<< Perciò vogliamo proporvi un patto >> proseguì la rettrice << Non è neinte di esagerato, vogliamo solo la vostra collaborazione futura per qualsiasi tipo di incarico. Se rispetterete i patti, se ci darete tutto ciò che ci servivirà in futuro senza problemi, se prometterete di tenere la bocca chiusa su qualsiasi tipo di informazione e se promettete di non disubidirci mai e di essere pienamente disponibili, noi lasceremo stare la ragazza e vi diremo tutto ciò che vorrete >>

<< Questa mi sembra un'offerta bilanciata, non credete anche voi? >> concluse Sibill fissando il conte e Sebastian.

<< Si, un'offerta bilanciata.. >> disse il conte. 

Il conte lanciò un'occhiata a Cassandra e rimase gelato sul posto: Sangue. Il vestito celeste della ragazza era sporco di sangue... infatti Cassandra con uno sguardo vacuo si stava graffiando il petto, la mano era letteralmente cremisi e le cocce le bagnavano il braccio che poi ricadevano lentamente sulla gonna.

<< C... Cassandra... >> mormorò scioccato il signorino. 

<< F... Fa... Male... >> mormorò la ragazza continuando a graffiarsi, giù infondo sentiva troppo dolore, le faceva male.. voleva spegnere quel dolore sordo che la stava tagliando dentro.

<< Oh Dio santo ... >> gemette la rettrice guardandola con aria di compassione

<>.

La strega si alzò e porto alla rettrice ciò che le aveva chiesto senza protestare.
Ottenuta la fiala, si avvicinò alla ragazza sanguinante << Sibill, ti dispiacerebbe venire qui a tenermela ferma? >>

<< Tenerla ferma? >> Il conte si alzò preoccupato << Perché dovreste tenerla ferma?! >>

<< Cerca di stare tranquillo, non la vogliamo ammazzare >> gli risposte la strega mentre si avviava anche lei verso Cassandra.

<< Okay, ci sono >>

Sibill le prese i polsi e glieli tenne dietro la schiena, mentre la rettrice si versava un po' del liquido giallognolo nella fiala sulle mani

<< Pronta? >>

L'altra annuì, chiudendo gli occhi.

La rettrice sparse quel liquido sulle ferite di Cassandra, mentre Sibill le circondò il corpo di una luce bianca. Poi anche la rettrice poggiò le sue mani sulla ragazza, e, automaticamente, la luce bianca aumentò la suo potenza.

Cassandra aveva smetto di fare una smorfia sofferente ed il suo volto era tornato normale: piano piano le ferite sul suo corpo si ripararono e sul suo vestito sparì ogni singola traccia di sangue

Cassandra abbassò la testa. Continuava a far male...

<< Non mi piace stare qui.. >> pigolò senza accorgersene.

<< Ti ci abituerai >> le disse la rettrice alzandosi << D'altronde, ti ricapiterà di venirci. Oh, è anche di rivedere me e Sibill. Non so se ne sarai contenta, ma vedrai che dopo un po' non sarà una seccatura così grossa. Se te lo dico ora è solo per farti iniziare a digerire da subito l'idea >>

Cassandra guardò la rettrice lievemente imbarazzata

<< Non è che non mi piace il luogo, anzi tutt'altro, qui è fantastico.. Ma mi fa male.. Non riesco a spiegare.. >> borbottò abbassando la testa.

<< Capisco, ma te l'ho detto, ti ci abituerai. Più passerà il tempo, più il dolore se ne andrà, vedrai >>

<< Ci vuole pazienza >> disse Sibill, facendo spallucce

<< Ma perché sono l'unica a star male? è come se... se mi volessero tirare... >> indicò il centro del petto << da qui... fa male... >> continuò a mormorare, perché era l'unica a sentire quel dolore?

<< Beh, non tutti siamo uguali tesoro. Specie in posti come questo, è molto facili che certe differenze vengano a galla ... >>

Cassandra arrossì vivamente e guardò da un'altra parte con la testa bassa, dovunque andava lei era diversa, ci era abituata ormai.

La rettrice la guardò con disapprovazione

<< Su, su, cos'è quella faccia ora? Guarda che le differenza sono dei pregi, non dei difetti. Sai che i migliori sono sempre loro? Pare strano, ma sono proprio quelli fuori dal comune, quelli che superano ... che vanno avanti >>

La donna guardò con la coda dell'occhio Sibill, che si era poggiata alla parete e che stava a testa bassa, muta come un pesce.

<< Io non credo che sia corretto dare alla gente l'appellativo di "strano" ... secondo me, sarebbe meglio dire ... "speciale" >> mormorò con un sorriso.

Quell'espressione lasciò tutti un po' scossi: qualcosa nel volto della rettrice era cambiato. Quel sorriso era si dolce, ma aveva qualcosa che gli conferiva un'aria malinconica e sofferente.

Anche Sibill stava zitta: sembrava non volesse neanche più alzare lo sguardo, ma alla fine scosse la testa e si staccò dalla parete della stanza

<< Tornando al discorso di prima >> disse, tornando a sedersi sulla sedia

<>

<< Signorino, se lei permette ... >>

<< Parla pure, Sebastian >> 

<< La ringrazio molto >>

Il maggiordomo si schiarì la voce ed avvicinò la sua sedia alla strega, in modo da trovarsi faccia a faccia con lei.

<< Posso anche io, no? >> chiese Sibill alla rettrice: quella le diede il permesso con un piccolo cenno del capo.

<< Vai, sono tutta orecchi >>

<< Perché ti è stato ordinato di portare la signorina Cassandra qui? >>

<< Beh, l'apparizione improvvisa della signorina avrebbe potuto creare parecchio scompiglio: inoltre è apparsa in un complesso già abbastanza irregolare e devastato. La rettrice voleva soltanto che io glie la portassi e che discutessimo bene sul da farsi. Aveva semplicemente paura che si venissero a creare altri problemi ... e dato che, sul vostro caso ha sempre chiuso un occhio, con tanta pazienza e buona volontà, aveva paura che questa sarebbe stata la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso ... >>

<< Capisco ... >>

<< Bene, ora tocca a me! Facciamo una domanda a testa, okay? >>

Sebastian annuì

<< Qual è il tuo nome? L'altra volta mi hai chiesto il mio, ma il tuo non me l'hai detto ... >>

Lui la guardò in silenzio per qualche secondo

<< Sebastian. Sebastian Michaelis >>

Il demone poggiò il mento sul palmo di una mano, in modo da arrivare a guardare la strega (che aveva riappoggiato la sua testa sulle mani) negli occhi.

<< Ragazzi, per parlare vi concedo dieci minuti di tempo, non di più. Tanto ormai siamo in collaborazione, no? Avrete tutto il tempo di farci domande >> aggiunse la rettrice prima che Sebastian potesse continuare.

I due rimasero per un attimo in silenzio, poi Sebastian riprese a parlare

<< Tu prima non mi ha detto la completa verità, non è così? >>

<< Esatto. Chi vi ha aperto il portale? >>

<< Lo shinigami leggendario. Ora finge di fare il becchino in un quartiere di Londra. Si è dato il nome di Undertaker. Non era la completa verità perché le intenzioni della rettrice sono cambiate, giusto? Quel messaggio non conteneva un nuovo incarico, ma un altro ordine ... >>

<< Esatto anche questo. All'inizio mi era stato semplicemente detto di prendere Cassandra e portarla qui, ma poi la rettrice ha pensato che sarebbe stato controproducente. Siccome siamo in un periodo abbastanza delicato, ha cercato di poter girare le cose a nostro vantaggio. E' anche per questo che non potevate dirigervi in un altro posto, se non nella zona. La rettrice ha lanciato un incantesimo prima che voi entraste.>>

<< Sebastian, da quanto tempo sei un demone? >>

Tutto tacque. Sebastian era rimasto visibilmente sorpreso da quella domanda.

<< Beh, praticamente da sempre. Non ti so dire di precise da quanto tempo ormai. Perché ti interessa? >>

<< Vorrei che tu mi dessi delle informazioni su una persona. Ti è mai capitato di sentir parlare di un demone che è tutt'ora ricercato? >>

<< No. Che cosa ha fatto? >>

<< Si è innamorato, ecco perché lo cercano. Ti pare una cosa giusta? >>

<< Noi demoni non possiamo provare cose come l'amore. Chi sarebbe costui? >>

<< Non hai risposto alla mia domanda, Sebastian >>

<< Te l'ho detto, noi demoni non ci innamoriamo >>

<< Continui a non rispondermi >>

<< Hai prova di quello che dici? >>

<< Si >>

<< Ti dispiacerebbe dirmi chi è e che prove hai di tutto questo? >>

<< Lui è mio padre, Sebastian. Il suo nome era Robert: Robert McClarton >>

Di nuovo Silenzio.

Sibill sembrava incredibilmente seria: si era irrigidita di colpo e il suo sguardo era diventato più pressante e fisso. Sembrava come in una situazione di stallo: continuava a mantere una faccia inespressiva e fredda.

<< I dieci minuti sono passati >> disse la rettrice, interrompendo il silenzio che era calato nella stanza. Sebastian però sembrò non farci troppo caso: continuava a guardare Sibill, a guardarla negli occhi. Aveva percepito da subito che quella strega aveva qualcosa di strano: se fissavi quell'iride a due colori, per qualche istante, ti poteva di veder brillare una luce chiara, potente, che penetrava dentro di te e ti leggeva l'anima.

In tutta la sua vita, non aveva mai visto niente del genere.

<< Sebastian ... ? >>

Appena sentì Ciel chiamare il maggiordomo, anche Sibill tornò con i piedi per terra ed abbasso lo sguardo.

Sebastian sbattè le palpebre e si voltò verso il signorino

<< Si, mi scusi tanto ... >>

<< Per tornare nel nostro mondo dobbiamo andare di nuovo nella foresta? >> chiese il conte.

<< No, non ce ne è bisogno >>

Dopo avergli risposto, la rettrice alzò un mano e "strappò" l'aria che le stava intorno, scoprendo così un enorme varco alle sue spalle

<< Passate pure da qui >> disse poi, indicando il varco di luce nel quale stava, pian piano, comparendo l'immagine di un uomo con dei lunghi capelli rossi.

Un ringhio provenne dall'angolino in cui stava seduta Cassandra.

 

Nota autrici:

XnihalX: Okay, dopo uno sclero con la Vodafone, riusciamo a scrivere queste dannatissime note d’autore  *voglia omicida verso la Vodafone*

Artemis: Scusate tanto il ritardo di questo capitolo, è colpa mia che sono stata parecchio lenta ( NdXnihalX *la guarda con voglia omicida ) spero che il capitolo i sia piaciuto e che continuerete a seguirci anche dopo questo ritardo.

XnihalX: *va a scrivere borbottando qualcosa di incomprensibile*

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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