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Autore: KiraYashal    21/12/2011    2 recensioni
Questa è la mia prima Fan Fiction. E' su Mars, il manga di Fuyumi Souryo. E' una lettera per Kira da parte di sua madre, che scrive alla figlia dopo l'arrivo di Rei in casa del patrigno, venuto per riportare con sè Kira. Il carattere della madre di Kira mi ha sempre incuriosita, si sa così poco di lei... Perciò ho cominciato ad immaginare la sua infanzia, che tipo di donna fosse e le sensazioni che deve aver provato nel corso della sua storia... ^ - ^ Ecco qua...
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Quando ti partorii, piccola mia, dai miei occhi scesero così tante lacrime che mai avrei creduto di poterle piangere tutte in quel modo. Eri così piccola, così fragile e dolce. I tuoi occhioni grandi mi scrutavano fiduciosi, pronti ad affidarsi completamente a me.
 E' stata la prima volta che ho pianto così tanto, sai? Conoscevi i tuoi nonni... Erano sempre stati rigidi con me, mi avevano insegnato a non gioire delle cose futili, a preoccuparmi solamente di incombenze e responsabilità. E quando da piccola reprimi la fantasia qualcosa prima o poi ti implode dentro e non puoi più farci nulla. Io non avevo mai ricevuto carezze, abbracci. Non piangevo mai così.
 Tuo padre invece era molto diverso da me, che ero molto fragile, incapace di manifestare amore.
Era dolce, estremamente dolce, e aveva questa sua passione per la pittura che ti ha trasmesso. Era confusionario, sbadato, ma sapeva amare. Tu gli assomigli molto.

Lo incontrai un giorno di maggio. I ciliegi erano in fiore, il mondo sembrava una distesa infinita di petali rosa.
Passeggiavo e il parco era gremito di persone, festeggiavano tutti l'arrivo della primavera. Non so per quale motivo, ma la tela che tuo padre stava dipingendo in quel prato mi aveva completamente rapita. Rimasi inebetita a guardarla alle sue spalle. Lui se ne accorse. Si girò e mi guardò con lo sguardo che hai tu ora. Quello un po’ timoroso, preoccupato di non piacere.

«Le piace il mio quadro? » Chiese osservandomi.
«Si, mi piace molto.» Risposi a mezza bocca.

E lui schiuse le labbra, sorridendomi, in quel modo incredibile che nel tempo mi fece innamorare del tutto di lui.
 Per un po’ la mia vita è stata incredibilmente felice. Contrariamente alla mia indole e alla rigidità che mi era stata imposta, io stavo amando con tutta me stessa.
Tuo padre mi aveva insegnato un nuovo modo di essere viva, mi aveva dato i colori giusti per essere felice davvero, donando ciò che avevo nel cuore agli altri. Amavo ed ero riamata. Non ricordavo più chi ero prima. Non potevo più concepire un'esistenza come quella di un tempo. E quando sei nata mi sono sciolta del tutto, mi sono abbandonata completamente a quella gioia immensa, come uno stelo che si piega al vento.
 Eppure la vita in un sol colpo può toglierti tutto.
 Se è possibile che un essere umano si pietrifichi, beh, quello successe a me.
 I miei occhi si sono annebbiati da quel giorno che tuo padre è stato ucciso. Non ho visto più nulla. Non ho visto più te, piccola mia.
Ero tornata ad essere ciò che ero prima, cancellando tutto quello che di bello c'era stato. Ma stavolta il contorno era un abisso nero da cui nessuno mi avrebbe salvata. La verità è che sono stata sempre troppo fragile...  Non saper esprimere i sentimenti mi aveva portato a questo e sentirmi al sicuro con tuo padre era l'unico modo per me di sopravvivere. Era l'ancora a cui aggrapparmi, perchè da sola non ho mai saputo stare in piedi. E segretamente l'ho nascosto anche a lui.
 Non amavo il tuo patrigno. Ma questo lo sapevi anche tu. Anche se eri una bambina. In quel momento lui mi aveva aiutato a venirne fuori, mi aveva dato una casa. Volevo stare tranquilla. Perdonami se ti ho portato nella tana del lupo...
 Quando mi accorsi di ciò che lui ti aveva fatto, ti ho portata via immediatamente. Ho fatto le valige e con mille sacrifici abbiamo ricominciato solo io e te.  Ma poi...  Poi le difficoltà economiche.
Non sapevo come fare, non lo sapevo più. Stavo male, non avevo più forze, lavoravo tutto il giorno e spesso non tornavo neanche la sera a casa  e lui aveva preso un lucchetto per la tua stanza. Gli ho creduto e non ti ho protetta come una vera madre avrebbe dovuto.
 Ho avuto un comportamento ignobile perciò quando ho visto Kashino venire a prenderti quel giorno, a casa del tuo patrigno, ho capito che dovevo lasciarti andare. Non appena lo hai visto, tu sei corsa verso di lui, e lo hai abbracciato con tanta forza... E lui ha fatto altrettanto. Ho capito che lui ti avrebbe dato tutto il calore che io ti avevo negato. Anche se non condividevo il suo correre in moto, tu avevi il diritto di essere finalmente felice.

Piccola mia, ho fatto riparare il tuo braccialetto, lo portavi sempre e credo abbia un significato particolare per te. L'ho qui vicino a me, sulla scrivania, mentre scrivo. L'ho avvolto in un panno morbido affinché non si rovini. Anche se forse non potrai mai perdonarmi, e anche se forse non avrò mai il coraggio di darti questa lettera, perché mi vergogno tanto per ciò che ti ho fatto, sappi che in quel panno morbido ho avvolto anche un po’ del mio amore, per starti ancora accanto e sperare un giorno di poterti abbracciare di nuovo.
   
 
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