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Autore: Miyaki    07/08/2006    3 recensioni
Così dolce amarti.
Così amaro salutarti.
[Dedicata a Sunny]
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro, personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa fanfiction parla di due personaggi secondari: Emma Dobbs (Gryffindor 4°) e Kevin Entwhistle (Ravenclaw 7°), ed è tutta dedicata a Sunny…ti adoro tesoro ^_^

So che i personaggi non sono famosi, ma gettate un occhio uguale, e se volete, una recensione non ci starebbe male. E’ orientata nel 1998, Kevin ha lasciato la scuola e Emma è al 5°. ^^

***


All my thoughts are with you forever
'Till the day we'll be back together
I will be waiting for you

Within Temptation, Bittersweet

- Non andare -
Quella volta non volevo dirlo.
Era la mia paura a parlare.
Il mio dolore.
Non te ne andare, non lasciarmi qui.
Per favore.

Hai tentato di abbracciarmi, ma ho arretrato.

Ho scosso la testa.

Non volevo fare i capricci, lo giuro.
Ho visto i tuoi occhi, il loro dolore.
- Stai attento.-
Ho detto, e qualcosa dentro di me si è spezzato. Mi sono ritrovata di nuovo fra le tue braccia, e non ho potuto fare altro che abbracciarti più forte che potevo.

Ero così abituata ad averti al mio fianco.

Così dolce solo tenerci per mano.

Così dolce amarti.

Così amaro salutarti.

- Devo andare.-

****

Non ero mai andata fiera di niente.
Non nella mia vita. Mai.

Mai fatto niente di particolare, io, a parte sentirmi protetta dalle braccia delle persone a cui volevo bene. Un piccolo peluche da proteggere, niente di più.
Sono solo una delle piccolette di Gryffindor.
Una delle ragazzine, cos’altro?

Che avevo fatto da poter urlare?

Senza infamia. Senza lode.

Ora ho qualcosa per cui i miei occhi possono permettersi un guizzo di puro orgoglio.
Questo qualcosa è un nome. E’ il nome della persona più importante della mia vita. Non posso trattenermi dal sorridere sfrontatamente quando affermo di essere la ragazza di un Auror.
Sissignori.

Sono innamorata di un Auror.
D’un intelligentissimo Auror.
Del migliore di tutti, altrochè.

Ma mai, mai, orgoglio fu più doloroso.

Non so, non sono mai stata orgogliosa, l’ho detto. Ma mi chiedo se l’orgoglio abbia insito sempre in se questa paura primordiale.

Posso solo percorrere i corridoi di Hogwarts a testa alta.

A testa alta e con il cuore a pezzi.
L’orgoglio intatto e l’anima che si dispera.

- Si, Kevin è un Auror. -
La solita risposta.

Kevin è un Auror.

E potrebbe essere morto in quest’istante.

E’ un pensiero che mi distrugge.

Che mi fa sussultare ogni volta che i gufi planano in sala grande. Che mi fa tremare le mani ogni volta che devo aprire una pergamena. Che mi fa guardare il camino con gli occhi lucidi. Che fa preoccupare i miei amici ogni volta che mi guardano. Che mi fa svegliare la notte con un urlo.
Io sono Emma Dobbs, signori, nata nell’anno 1983, di tre anni più piccola del trio delle meraviglie.

E sono spaventata da morire. E al diavolo il coraggio dei Gryffindor.

Al diavolo tutto.
Mi raggomitolo sotto le coperte, mentre sento la pressione (sempre così poco aggraziata) della mano di Natalie sulla mia spalla. Mi sta dicendo di svegliarmi.
Sta cercando di tirarmi su, in realtà. Sa benissimo che oggi si esce ad Hogsmeade.

Ma francamente non ho voglia di uscire.
Sento la coperta abbandonarmi all’improvviso, strattonata dalla piccola furia.

Un freddo improvviso.

- Emma, alzati.-
Mi dice, con tono autoritario.
Non capite male. Natalie McDonald è adorabile.
Ha le sue maniere però. Preferisce scuotere. E se mi butto giù troppo, credo che prima o poi mi mollerà un ceffone per farmi riprendere.
Il che fa di lei una delle migliori amiche che si possano avere.
La guardo con gli occhi semichiusi.

- Ho capito. Hogsmeade. -
Mormoro, grattandomi la testa, mentre mi tiro su.
Mi verrebbe da dirle di andarci sola con il suo ragazzo, ma so che non basterebbe. Anzi.
La osservo un attimo mentre mi trascino in bagno.
Mi è sembrata compiaciuta. Almeno per un istante.
E a me sfugge una piccola smorfietta fra l’ironico e il divertito.

Neanche l’anno scorso le parti erano decisamente invertite.
Di questi ultimi tempi faccio un po’ fatica a guardarmi allo specchio, e il perché è semplice: rivela quello che io nascondo a me stessa, che sono più pallida, più stanca, più triste e meno energetica di prima. Che sono dimagrita.
Scrollo il capo, come se servisse a lanciare fuori i pensieri negativi dalla mia testa.
Ma non mi lasciano. Non mi lasciano neanche mentre scendo le scale del dormitorio, raggiungendo la sala comune di Gryffindor.
Un gruppetto di persone se ne stanno in piedi, e stanno aspettando me.
Mi sfugge un piccolo sorriso – non posso farci nulla – perché noi siamo un gruppo abbastanza assurdo.
Nessuno di noi ha il coraggio di Harry Potter e nessuno di noi ha l’intelligenza di Hermione Granger. Non ci chiamiamo Weasley, non Ginevra e neanche Ronald.
Siamo cinque ragazzi di Gryffindor.
Natalie è accanto a Jack – Jack Sloper - e, anche se continua a domandarmi cosa gli piacerà mai di lui, sono una coppia affiatata, anche Ritchie – Coote, l’adorabile Ritchie Coote – è accanto all’ex-donna di ghiaccio Victoria Forbisher.

Devo dire che anche loro sono una coppia affiatata? Serve veramente?

E poi c’è Demelza.

Così timida.

Ma così fondamentalmente adorabile, dietro i suoi occhiali e il suo sorriso sempre gentile.

Per lo meno non siamo solo coppie. E’ un uscita tutta Gryffindor.

Sarebbe stato, lo ammetto, doloroso per me.

Rivolgo loro un piccolo sorriso al gruppo, più convincente possibile.

Uscita ad Hogsmeade.

Di San Valentino.

E nevica.

Questo è decisamente troppo per me.

Lo so, che dovrei distendermi con i miei amici, ma questi due fattori riportano alla memoria troppi ricordi. Così non posso fare altro che infossare le mani nella giacca pesante e rispondere ogni tanto a quello che dicono.
E’ una morsa. Una morsa al centro del petto vedere tutte queste coppie.

Vorrei portevi dire che non ricordo neanche quanto tempo è che non lo vedo.

Non è vero, lo ricordo perfettamente.

Dal 2 gennaio.

Fatevi un paio di conti e lo sapete.

Neanche due mesi.

Mi direte che esagero.

Eppure è troppo.

Decisamente troppo.

Sono due settimane che non mi scrive.

E anche questo – devo ripetermi? – è troppo.
Nascondo un sospiro, affiancandomi a Demelza.
Il rumore della neve che si schiaccia sotto i nostri passi non mi dispiace. Ha un che di confortante.

Quasi dolce.
Il fatto è che molta gente se n’è andata alla fine dell’anno scorso. E mi fa male pensare che anche Jack e Ritchie l’anno prossimo saranno fuori di qui.

A volte ho l’impressione che, con la guerra in corso, la fine del percorso di studi sia un diventare carne da macello. Hogwarts è sempre una roccaforte di sicurezza, al di là degli avvenimenti dell’estate del mio terzo anno.

Allungo una mano guantata a sistemarmi la sciarpa rosso oro intorno al collo, quando la voce di Jack mi raggiunge.

Gli lancio un’occhiata interrogativa, non avendo sentito una sola parola di quello che ha detto.
- Scusa – borbotto, tornando a riscaldare la mano nella tasca – Non ti ho sentito, che dicevi?-

Lui mi guarda un po’ incerto.
Poi decide di sorvolare.
- Ci stavamo chiedendo, Emma, se potevi fare un salto da The Three Broomsticks a prendere un tavolo, noi ti raggiungiamo fra un istante. -
Lo osservo un momento.
E ora ad essere incerta sono io.
Ma non mi va di discutere e annuisco brevemente, dirigendomi verso il locale da sola.

Aggrotto la fronte, però.

Non mi pare carino trascinarmi in giro e poi mandarmi così da sola.

Con i tempi che corrono poi.

Ma lascio perdere il discorso anche con me stessa.

Troppo complesso.

Per un momento una strana idea mi salta in testa.

Mi sembra troppo assurdo solo pensarci, ma d’altra parte…
Allungo il collo, per guardare attraverso la porta a vetri prima di entrare. Assottiglio gli occhi, ma scopro di essermi ingannata.

Per l’ennesima volta.
Non c’è.

- Che stupida…- bisbiglio, con un rinnovato peso sul cuore.
Non faccio in tempo ad entrare che una palla di neve mi colpisce sulla schiena, strappandomi un sussulto. Mi giro di scatto – innervosita? No, molto di più…infuriata – per cercare con gli occhi il colpevole.
E nello stesso istante in cui lo vedo capisco al volo che avrei dovuto aspettarmelo.

Che non avrei potuto trovare altro che il suo sorriso dolce – dolce quanto divertito e giocoso -.
La stessa imponente dolcezza nel suo sguardo.

E l’intensità che a me sola – e a nessun altro – è riservata.

Dolci cenni che il dolore di questa guerra e delle sue perdite non ha potuto strapparti.

Come non ha potuto strapparti da me.

Faccio qualche passo.

Il rumore della neve è così dolce.

Dolce quanto sarà amaro, quando seguirà i passi che ti porteranno di nuovo via da me.

Dolce l’abbraccio che mi attende quando sarò da te.

Amaro come quello che mi darai per salutarmi.

Ci guardiamo e dopotutto c’è una grande dolcezza. E una gioia dolorosa.

- Mi sei mancato. -

Di nuovo le tue braccia.

Di nuovo il tuo calore.

E lo sai vero?

Così dolce amarti.

Così amaro salutarti.



  
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