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Autore: e m m e    22/12/2011    8 recensioni
Quando sei in rotta con tuo padre, tua madre non ti capisce, i tuoi fratelli rischiano di non iniziare mai a percorrere la loro strada, e tu hai appena perso il lavoro, c’è solo una cosa che puoi fare: aprire la porta del Potion Master e chiedere aiuto.
Genere: Commedia, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Harry Potter, Lily Luna Potter, Severus Piton | Coppie: Lily Luna/Severus
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Capitolo dedicato a mia sorella.
Sì, sono figlia unica, ma ho comunque una sorella che oggi compie vent’anni e dato che l’aggiornamento cade proprio il 22 dicembre mi sembrava carino ricordare a tutti che il sangue, in barba al proverbio, a volte è proprio acqua.
Inoltre oggi abbiamo il breve, brevissimo POV di Severus. Quindi la dedica ci stava.

 

Parte VI

 

“When my time comes
Forget the wrong that I’ve done
Help me leave behind some
Reasons to be missed.
Don't resent me
And when you're feeling empty
Keep me in your memory.
Leave out all the rest”

Linkin Park - Leave out all the rest [Click]

 

Severus si chiuse la porta alle spalle con un rumore secco e penetrante.
La bambina sussultò come se l’avesse appena schiaffeggiata con forza inaudita, come aveva visto fare a Potter solo pochi giorni prima.
C’era voluto tutto il suo autocontrollo per non sguainare la bacchetta, quella volta.
Lei aveva gli occhi rossi, sgranati e vitrei, e mai Severus l’aveva vista così.
Il Mago si avvicinò alla ragazza sovrastandola di tutta la propria testa. Possibile che una persona così piccola potesse portare un tale livello di caos nella sua vita?
« Che cosa è successo? » domandò alla fine, con un lieve sospiro.
Lily quasi non lo guardò, limitandosi a rabbrividire e scuotere la testa.
Se Severus nei confronti di una normale adolescente avrebbe già perduto la pazienza, con lei riusciva a mantenere tutta quella calma che anni prima gli era stata sottratta. Quindi si limitò ad attendere.
Dopo quasi un minuto intero tuttavia sbottò: « Hai intenzione di rimanere lì in piedi senza aprire più bocca?  Perché in tal caso andrei a preparare il caffè. »
D’accordo, c’era un limite a tutto, e Severus era troppo vecchio e stanco per ricordarsi che cosa significasse essere un  ragazzino.
Si mosse come per andare nel suo laboratorio, ma le dita sottili, ben curate, di Lily si posarono sul suo avambraccio, trattenendolo quasi con disperazione.
« Mia madre e il padre di Scorpius » disse in un sussurro, tanto che Severus pensò di aver sentito parlare un uccellino.
La frase tuttavia era chiara, chiara e illuminante a dirla tutta.
In quel modo almeno si spiegava il comportamento vicino alla psicosi mantenuto da Potter nei confronti dei suoi tre figli nel corso degli anni, e nei confronti della bambina soprattutto.
E in quel modo si spiegava l’improvviso shock della ragazza, che fino ad allora aveva riversato una notevole quantità di disprezzo e rabbia sul genitore sbagliato.
Lily sollevò il volto verso di lui. Era pallida come un cadavere e sembrava cercare un aiuto là dove non avrebbe mai nemmeno dovuto pensare di trovarlo: in lui.
Severus tentò di guardarla il meno possibile negli occhi, ammirando tuttavia la sua costanza nel non voler scoppiare in lacrime.
Per l’ennesima volta l’uomo maledì il giorno in cui aveva accettato di prenderla a lavorare nel suo negozio.
« Che cosa pensi di fare? » si interessò allora, senza cercare di allontanarla, nonostante lo desiderasse.
Niente compassione, niente commiserazione. Non con lei, non per lei.
La giovane continuava a guardarlo smarrita, ma un po’ meno allucinata di quanto non fosse stata pochi minuti prima.
Severus quasi vide la sua mente scattare, lavorare alacremente per cercare una via d’uscita: autoconservazione prima di tutto.
Ma in lei non c’era solo quell’animo egoista che era stato a lungo proprio di Severus stesso.
Alla fine Severus aveva capito.
Dumbledore aveva dovuto morire, lui aveva dovuto combattere per Lily Evans fino a consumare la propria vita, Harry Potter aveva dovuto marciare verso una morte annunciata, ma alla fine Severus ci era arrivato.
E in quella ragazza dai capelli un po’ rossi e un po’ verdi, dalle lentiggini pronunciate, dalla bocca troppo spesso sorridente, c’era la risposta per tutto.
Coraggio Grifondoro, astuzia Serpeverde, dolcezza Tassorosso, costanza Corvonero.
E poi comprensione, intelligenza, curiosità, pigrizia, l’incredibile capacità di emozionarsi per le cose più sciocche, una certa noncuranza delle leggi, spirito, ironia, pazienza, paura.
Che cosa idiota dividere, separare, sfaldare, dare un peso ad una sola, impalpabile, caratteristica che era sempre e comunque frutto di un momento della vita.
In una situazione del genere, con una verità tanto grande davanti agli occhi, dopo anni e anni di bugie un Serpeverde si sarebbe vendicato, un Grifondoro avrebbe combattuto, un Corvonero avrebbe ponderato la scelta migliore, un Tassorosso avrebbe perdonato.
Ma Lily Luna Potter, lei e solo lei, che cosa avrebbe fatto?
La ragazza gli afferrò con più forza il braccio, aggiungendo anche l’altra mano e avvicinandosi a lui. Lo scrutava come se la risposta potesse essere scritta a grandi lettere sul suo volto.
« Che cosa dovrei fare secondo te? »
« Non si risponde ad una domanda con un’altra domanda. »
« Severus! » esclamò lei stringendo le dita attorno alla stoffa, quasi strattonandolo. « Aiutami, ti prego. »
« Non sono l’uomo giusto, Lily. Non ho mai avuto un rapporto idilliaco con i miei genitori. Tuo padre te ne avrà parlato. »
Vide la confusione nei suoi occhi. Incredibile come il suo volto fosse quasi sempre un libro aperto, incredibile come fosse facile perdersi nella sua infinita gamma di espressioni.
La ragazza fece la stessa cosa che aveva fatto la volta in cui suo padre l’aveva schiaffeggiata, ovvero appoggiò la sua fronte sul petto di Severus.
Ma lui stette molto attento a non toccarla in nessun modo.
Non era uno stupido, non lo era mai stato, e si era reso conto da tempo che la bambina nutriva per lui qualcosa di più profondo della semplice amicizia o ammirazione, benché sembrasse incredibile, e incredibilmente sbagliato.
E Severus non era il tipo d’uomo da cedere alle lusinghe di una ragazzina che avrebbe potuto essere non solo sua figlia, ma sua nipote.
« Devo parlare con Harry » disse Lily pochi istanti dopo, la voce atona.
Allora si staccò da lui, liberandolo di un peso che diventava di secondo in secondo sempre più insostenibile.
La limpidezza dei suoi occhi quasi lo stordì. E quella volta il verde non c’entrava niente.
« Già » commentò annuendo piano.
Lily annuì a sua volta, e ruotò attorno a lui per uscire di nuovo e andare finalmente dal proprio padre. Forse Harry Potter non era proprio del tutto irrecuperabile se aveva contribuito a mettere al mondo quella creatura.
« Grazie » disse Lily alle sue spalle; la voce dolce di chi parla a qualcosa di amato.
Da quanto tempo nessuno ti rivolge la parola in questo modo, Severus?
Il Mago nemmeno si voltò quando la porta si chiuse e l’ormai familiare scampanellio invase l’ambiente altrimenti silenzioso.
« Io non ho fatto niente » rispose alle sue ampolle piene di pozioni e filtri che sembravano guardarlo con disprezzo.
Senza alcun apparente motivo pensò alle mani della sua Lily, l’amica tanto amata e perduta; pensò ai suoi capelli, al suo modo di sorridere, alla sua pelle, alla sua voce; pensò a come sapeva trattare con lui alla perfezione anche nei momenti peggiori. Ci pensò a lungo e con forza.
Ma alla fine il rumore del campanello posto sulla porta sovrastò tutto il resto.

 

***

 

Lily non si recò direttamente a casa propria, prima di tutto perché era passato da poco mezzogiorno e suo padre probabilmente era tornato al lavoro. Inoltre perché sentiva l’impellente bisogno di camminare.
Senza preoccuparsi di dove stesse andando si allontanò da Diagon Alley per immergersi nella Londra Babbana. La nebbia era ancora alta, nonostante la giornata fosse tutt’altro che all’inizio, e la ragazza si trovò a sperare in una pioggia leggera che lavasse via quella foschia dall’aria.
Forse si sarebbe cancellata anche la foschia che le circondava la mente.
I suoi pensieri vagarono a lungo, senza soffermarsi su qualcosa di realmente importante, e lei si abbandonò a quel fluire leggero e silenzioso.
Sorrise tra sé ricordando episodi della propria infanzia in compagnia dei fratelli e dei cugini.
Si rattristò pensando alla morte del suo primo topolino domestico.
Gioì di nuovo ricordando la lettera di ammissione ad Hogwarts e la sua prima bacchetta.
Si impensierì davanti al suo primo brutto voto.
Quasi scoppiò in lacrime osservando tra la nebbia dei suoi pensieri il volto di sua madre la sera in cui se n’era andata per sempre. Era estate, faceva caldo, non pioveva da giorni e i suoi genitori non si parlavano da tanto, tanto tempo.
Arrossì di vergogna ricordando la notte in cui aveva scoperto Teddy nel letto di Albus. O Albus nel letto di Teddy, la differenza era minima visto che Teddy non si staccava mai da casa loro.
Si inorgoglì di nuovo vedendo James vincere l’ultima partita del campionato, nonostante Serpeverde fosse arrivata miseramente ultima.
Si commosse davanti agli occhi neri di Severus, che avrebbero voluto rimanere silenziosi, ma che dicevano fin troppo.
E poi, poi finalmente pensò a suo padre.
Aveva amato in modo folle, totale, incondizionato l’uomo che l’aveva messa al mondo.
Aveva quattro anni quando alla domanda impertinente di un compagno di giochi - vuoi più bene al tuo papà o alla tua mamma? - aveva risposto senza esitazione che voleva più bene al suo papà.
Pensò a come si aggrappava alle gambe dei suoi pantaloni per nascondersi da pericolosi sconosciuti e dalle loro mani che le pizzicavano le guance.
Pensò alla prima scopa che le era stata regalata, a come suo padre la guardava orgoglioso.
Pensò a quanto aveva amato i pomeriggi della domenica, dopo i grandi pranzi in famiglia, quando suo padre la prendeva in braccio e lei poteva dormire, sicura che nessuno sarebbe venuto a farle del male... nemmeno James con una di quelle orribili Mou Mollelingua.
Pensò a quanto si era sentita ferita quando quell’uomo che ammirava, adorava, venerava, si era rifiutato di dire ai suoi figli perché la loro mamma se ne era andata.
Adesso era chiaro. Forse.
Ma allora Lily aveva dodici anni e l’unica cosa a cui aveva potuto pensare era che se la mamma se ne era andata la colpa era stata del papà. Perché Ginny amava Harry.
Chi avrebbe mai potuto lasciare Harry Potter, il suo papà?
Per una bambina di dodici anni lui era l’uomo migliore del mondo, il modello su cui basare tutte le sue amicizie maschili. E l’unico che avrebbe potuto - e dovuto - prendersi la colpa di quel voltafaccia della mamma era Harry.
Crescendo aveva continuato a crederci e il dolore per la separazione dei suoi si era tramutato nel disprezzo verso suo padre.
Ma è proprio così, Lily? Sei sicura che l’unica cosa che riesci a provare è disprezzo?
Lily camminava a testa alta, la bocca affondata nella sciarpa, i piedi rapidi e leggeri mentre il pomeriggio avanzava.
Si fermò a comprare un hot-dog con tanta maionese e si sedette su una panchina di un parco a mangiare in silenzio.
Attorno a lei si ammassarono decine di piccioni, quando lanciò loro le prime briciole del pane che aveva a malapena toccato.
Li osservò becchettare a lungo con un sorriso storto sulla faccia, un sorriso pensoso e lontano.
« Stai bene, signora? » chiese un bambino avvicinandosi alla panchina.
Lily alzò a fatica gli occhi su di lui e lo vide appannato, come se tra il piccolo e lei ci fosse un vetro ricoperto di condensa.
« Sì » rispose a fatica.
« Ma stai piangendo, signora... »
Lily si toccò la guancia, stupita, costatando che sì, dopotutto stava piangendo.
« Vieni via subito, Mark! » esclamò la madre del marmocchio pochi secondi dopo, trascinandolo via e lanciando un’occhiata stranita verso la ragazza.
Lily la ricambiò di cuore e per poco non la mandò al diavolo.
Fece un respiro profondo, chiudendo gli occhi e ordinandosi di smettere di piangere.
Non funzionò granché dato che tre secondi dopo stava singhiozzando con le mani schiacciate sulla faccia.
Il fatto era molto semplice, ed era arrivato il momento di ammetterlo con se stessa, cosa che si era rifiutata di fare per sette anni.
Quando i suoi genitori si erano separati lei aveva sofferto in modo talmente violento che l’unica soluzione che aveva trovato era non mostrare quel dolore mai a nessuno.
Ecco, semplice no? Adesso che lo sai resta solo una cosa da fare.
Lily si asciugò gli occhi, tirando su col naso dato che era sprovvista di fazzoletti, e guardò davanti a sé. Il parco era inondato dalla luce della sera che finalmente aveva squarciato quella sottile nebbiolina fastidiosa. Non c’era quasi più nessuno e l’erba brillava sotto i raggi morenti del sole.
Era la prima volta che guardava Londra da quella prospettiva.
Sto ancora così male che potrei mettermi a gridare.
Lo pensò con forza, a lungo. Si soffermò sulle singole parole, dando un significato più profondo ad ognuna, dissezionando tutto l’odio e il disdegno che aveva riversato su suo padre, analizzando tutta la comprensione e l’affetto che aveva dato a sua madre.
Non arrivò a nessuna conclusione, ma si rese conto che tutta la rabbia che poteva covare dentro di lei si era trasformata in semplice stanchezza e l’unica cosa che voleva era giungere al finale di quella storia. Qualsiasi esso fosse.

***

 

Per Harry concentrarsi sul proprio posto di lavoro era molto difficile negli ultimi giorni.
Era sempre stato un tipo in grado di compiere il suo dovere anche nelle situazioni peggiori. Quando aveva scoperto la relazione tra sua moglie e Malfoy gli era bastato sedersi alla propria scrivania per ritornare, almeno durante le ore di lavoro, l’Harry Potter di sempre.
Ma in quel momento, quando i suoi figli avevano deciso di tramutarsi in persone di cui non sapeva assolutamente nulla, Harry era quanto mai confuso e intrattabile.
Ron aveva usato l’espressione “esaurito e depresso”, forse dopo aver ascoltato una dissertazione di Hermione sul perché la vita di Harry Potter si stesse scaricando nel cesso da sola, per la seconda volta.
Harry forse si sentiva esaurito e depresso, ma quella sera, ritornando verso la sua casa adesso solitaria, si sentiva anche un pochino rincuorato. E non perché aveva visto nascere la prima figlia di Rose. Semplicemente perché aveva avuto una conversazione pacifica e chiarificatrice con Albus e Teddy. E questo lo rendeva un po’ meno sbattuto rispetto a quella stessa mattina.
Sospirò, mentre entrava in casa, ricapitolando: aveva un figlio gay - ma tranquillo, non è la fine del mondo e alla fine ti abituerai -, un altro che avrebbe tentato un’illusoria carriera nel Quidditch, e aveva la sua bambina, che lo odiava con il più intenso trasporto che avesse mai visto in un essere umano a parte Voldemort. Ma che lui fosse proprio un essere umano era ancora da decidere.
Per non parlare di quel piccolo fatto di aver mentito ai suoi figli sul vero motivo della sua separazione.
Mentito però non era la parola giusta... più che altro lui e Ginny si erano limitati a rimanere in silenzio, senza rispondere a domande indiscrete e assolutamente lecite.
Harry ancora si chiedeva come un segreto di tale portata fosse sopravvissuto nella famiglia Weasley, ma soprattutto si chiedeva perché avrebbe dovuto continuare a mantenere un segreto di tale portata dato che quella stessa mattina aveva scoperto la sua ex-moglie e Malfoy che si baciavano nella tromba delle scale del San Mungo.
Proprio perfetto.
Harry fece planare con malagrazia la borsa di pelle con i documenti sulla poltrona nel salotto e si diresse verso la cucina, mentre si allentava il nodo alla cravatta con fare stanco.
Quando accese la luce per poco non gridò.
Lily stava seduta composta al tavolo, con una tazza di tè ormai freddo tra le mani e gli occhi rossi e spiritati.
« Papà » disse con voce vibrante.
Erano anni che non la sentiva pronunciare quella parola se non in un raro lapsus freudiano e da quel semplice suono che invase la cucina Harry capì che era successo qualcosa di molto grave.
A fatica spostò la mano che aveva portato al cuore e rinfoderò la bacchetta estratta per puro senso di autodifesa.
« Che cosa è successo? » domandò avvicinandosi alla ragazza, senza poter immaginare quello che sua figlia stava per comunicargli, perché davvero erano passati così tanti anni che per lui era ormai impensabile che quello stupido segreto venisse scoperto.
« So della mamma e del padre di Scorpius » disse sua figlia guardandolo dritto negli occhi.
Il sollievo, il senso di colpa e l’orrore si mescolarono in egual misura e Harry non potè nascondere niente di quelle emozioni alla figlia, perché fu talmente colto alla sprovvista che il suo corpo reagì prima di lui, allungando una mano, afferrando una sedia e obbligandolo a piegare le gambe per occuparla.
« Lo sai? » chiese stupidamente, cercando di recuperare il controllo delle sue facoltà.
Perché era così facile avere a che fare con un criminale, ma non con sua figlia?
« Sì. »
« Lily... io- »
« Non sono arrabbiata papà » si affrettò a precisare la ragazza. « Ci ho pensato molto a lungo e per la prima volta dopo tanto tempo non sono arrabbiata. È stupido, no? »
Lily gli sorrise appena, un sorriso sincero di quelli che non aveva più visto da quando l’aveva lasciata al binario 9 e ¾ a dodici anni compiuti con il suo stemma verde e argento che brillava sotto il sole.
Harry pensò che quello era stato l’ultimo momento in cui aveva visto sua figlia davvero felice.
Fu allora naturale capire che per tutto il tempo in cui lui e Ginny avevano cercato di proteggere i loro figli, non avevano fatto altro che aumentare la loro infelicità.
Harry guardò la sua bellissima, meravigliosa, generosa figlia con la bocca aperta in un “O” di stupore.
Dopotutto era davvero il pessimo padre che lei lo aveva accusato di essere.
« Mi dispiace tanto » proferì allora portandosi una mano tra i capelli. « Mi dispiace tanto. »
« Sì, be’... lo credo. Ma quello che voglio sentirti dire è perché tu e la mamma non ce ne avete parlato. Perché non ne avete parlato con nessuno? » il tono era incredulo, sbigottito, come se solo allora Lily si rendesse conto della portata di quella lunga menzogna.
Da dove cominciare, bambina mia? Posso dirti che ho odiato tua madre per quello che mi ha fatto? Posso dirti che Malfoy ha quasi supplicato che la faccenda rimanesse tra noi tre per evitare a suo figlio, ai miei figli, un inutile, prolungato dolore? Posso dirti che all’inizio eravate troppo piccoli, e che poi siete diventati troppo grandi? Posso dirti che tua madre si vergognava e io mi vergognavo e che Malfoy si vergognava?
Posso dirti che ci siamo comportati come bambini litigiosi nel goffo tentativo di proteggere qualcuno che meritava soltanto la verità?
Posso dirti che non sopportavo più di vedere la donna che amavo divisa tra la famiglia e i propri sentimenti?

Harry le disse tutto, le disse di come per quasi sei mesi Ron non aveva voluto più avere a che fare con lui, credendolo il solo responsabile della separazione dalla sua unica sorella, e Hermione aveva dovuto altalenarsi tra Harry e Ginny per scoprire qualcosa e di come forse solo lei era riuscita da intuire la verità.
Le raccontò di come si era odiato per non aver raccontato nulla ai suoi figli e quanto aveva dovuto sforzarsi per mantenere un segreto che da troppo tempo non gli apparteneva più.
« Ci siamo adagiati sul silenzio » spiegò. « Passarono i mesi e le domande si fecero meno incalzanti. Voi bambini sembravate accettare la cosa e non pretendevate più di sapere quando vostra madre sarebbe tornata a casa. I fratelli di Ginny sembravano rassegnati al fatto che tra me e lei fosse semplicemente finita, senza un motivo apparente. Era più semplice rimanere in silenzio, capisci? Niente spiegazioni, niente problemi. »
Il silenzio calò all’improvviso quando Harry chiuse la bocca, incapace di aggiungere altro.
Lily lo guardò a lungo, socchiudendo gli occhi, come se lo stesse sondando.
Poi la ragazza scosse la testa, prima piano, poi con più convinzione. Si fissava le dita che ancora stringevano la tazza fredda di tè e scuoteva la testa.
Harry si spinse in avanti cercando di capire che cosa le stesse succedendo, poi, all’improvviso, la risata cristallina di sua figlia riempì l’ambiente.
Lei sollevò il volto e Harry si rese conto che stava ridendo e piangendo allo stesso tempo.
« Siete co-così stupidi, papà! Così idioti... E t-tu, solo perché sei rimasto da solo, hai deciso c-che era meglio governare le vite dei tuoi figli come se fossero i tuoi schiavetti personali, p-piuttosto che essere sincero. Perché mi hai trattato sempre come una b-bambina deficiente?! »
C’era di nuovo rabbia, rabbia mista a compassione e dolore e una qualche forma di ironia tragica.
« Sono rimasto da solo, tesoro. Avrei voluto il meglio per tutti voi, avrei voluto che almeno i miei figli crescessero con una famiglia solida alle spalle, o che almeno avessero un punto di riferimento certo e sicuro che potesse guidarli nella direzione giusta. »
Lily sbatté la tazza sul tavolo con forza, e il tè schizzò in tutte le direzioni, macchiando la parete bianca e il maglioncino azzurro della ragazza.
« E avete fatto un ottimo lavoro! Tu e la mamma siete senza dubbio i genitori più incapaci del mondo! Cazzo! »
Harry si strinse nelle spalle, colto sul fatto. Ormai era inutile negare la verità.
« Suppongo che tu abbia ragione » ammise semplicemente.
Lily lo fissò con ira trattenuta, ma non c’era più quel sottile velo di disprezzo che Harry era abituato a vedere nei suoi occhi. Quello se ne era finalmente andato.
All’improvviso sua figlia si alzò in piedi e quasi inciampando nelle sue stesse scarpe si gettò su di lui, singhiozzando e ridendo e spandendo parolacce e sbuffi.
« Mi sei mancato tanto, papà... » sussurrò affondando la testa sulle sue gambe e abbracciandolo per la vita come faceva quando aveva cinque anni e lo supplicava di poter comprare un nuovo calderone per Piccoli Pozionisti.
Harry non si sorprese quando percepì le proprie lacrime scivolargli su le guance e cadere tra i capelli della figlia.
Il padre le mise le mani sulle spalle, la fece alzare dalla posizione accucciata che la ragazza aveva preso repentinamente e si alzò a sua volta stringendola tra le braccia quasi volesse fondersi con lei. Gli era mancata così tanto che a volte aveva creduto di non farcela.
« Posso dormire qui stanotte, papà? » domandò lei soffocando tra gli strati di stoffa.
« Certo... certo che puoi! La tua stanza è sempre pronta. »
Lily si liberò a fatica dalla sua stretta, e con un sorriso umido di pianto lo guardò chiedendogli dolcemente: « Posso dormire con te nel letto grande? »
Harry represse a fatica un singhiozzo, quando davanti ai suoi occhi comparve una piccola Lily Luna di dieci anni, con la febbre alta e il naso colante a supplicarlo di poter dormire nel lettone quella notte, perché il fantasma sotto il letto non la lasciava in pace.
« Sì, tesoro » rispose alla fine, commosso.
Dopo sette lunghi anni aveva finalmente ritrovato quella figlia troppo presto perduta.

 

***

 

Lily si svegliò presto nonostante avesse chiuso gli occhi alle quattro di notte.
All’inizio non ricordò dove si trovasse, poi spalancò gli occhi sulla macchia di umidità a forma di cane che stava sul soffitto della camera dei suoi genitori da tempi immemori e ogni ricordo le salì alla mente.
Alla fine lei e suo padre si erano trovati con la gola secca e la voce gracchiante a causa di tutte le parole che si erano detti quella notte.
C’erano così tante risposte che Lily aveva preteso e così tante cose che gli aveva confessato.
Aveva scoperto che le cose tra la mamma e il papà andavano male sin da quando lei era salita per la prima volta sull’espresso per Hogwarts, ma allora i suoi genitori aveva cercato di mettere a posto le cose. Ovviamente senza successo, pensava Lily.
Aveva scoperto che non c’erano state mai furiose litigate o recriminazioni, ma un lento e costante allontanamento culminato con la relazione di sua madre con Draco Malfoy.
Lily ancora non riusciva a capire che cosa sua madre trovasse in Draco Malfoy, ma dopotutto la maggior parte della gente ancora non aveva capito che cosa la zia Hermione trovasse nello zio Ron, quindi non stava certo a lei giudicare.
Aveva scoperto che quella relazione non era stata scoperta, ma Ginny l’aveva confessata ad Harry e insieme avevano deciso di lasciarsi. Poi si era scoperto che Malfoy non aveva intenzione di distruggere la propria famiglia e la mamma era così andata a vivere da sola, con la solenne promessa di non legarsi mai più ad un essere di sesso maschile.
Ovviamente senza successo, pensava ancora Lily.
E infine era sorta la domanda che la ragazza aveva in animo di porre dal momento in cui era entrata in casa: « Ma papà, perché non hai perdonato la mamma? Perché non le hai chiesto di tornare a casa? »
Suo padre l’aveva guardata senza vederla, come se stesse analizzando un pensiero che gli era sorto soltanto dopo che Lily aveva parlato.
Aveva risposto con tono stupito, quasi che non credesse alle sue stesse parole: « Ma io ho perdonato Ginny e le avrei chiesto di tornare a casa. Solo che... solo che non la amo più. »
A Lily fecero male quelle parole, ma era anche consapevole che suo padre non era mai arrivato ad ammetterlo a se stesso e che quello era un grande passo avanti per appianare i contrasti tra i suoi genitori.
Allora la ragazza lo aveva abbracciato e si era accoccolata accanto a lui nel letto grande, come faceva da piccola quando aveva paura di qualcosa.
E non le era mancata la mano di sua madre sui capelli, perché per la prima volta da tanto tempo si sentiva di nuovo a casa tra le braccia di suo padre.
Quando si era svegliata Harry non dormiva e non era nemmeno in camera, ma al suo naso arrivò l’inconfondibile profumo dei pancakes appena sfornati, quindi si gettò giù dal letto e scese le scale della propria casa a piedi nudi e con un sorriso stampato in faccia.
L’orologio appeso in soggiorno segnava le nove in punto, ma per una volta la ragazza non si preoccupò di arrivare puntuale sul posto di lavoro. Severus avrebbe capito, lo sapeva.
Entrò in cucina spalancando la porta e suo padre le sorrise automaticamente mentre faceva levitare sulla tavola un piatto pieno di frittelle, uova e bacon.
A Lily venne istantaneamente l’acquolina in bocca e si versò un bicchiere di succo di zucca mentre esplodeva in un « Buongiorno! » e si recava a dare un bacio sulla guancia ad Harry.
« Cosa gradisce per colazione, Mademoiselle ? » scherzò suo padre. « Hai ancora il tuo appetito invincibile, vero? »
Lily sorrise mentre già si portava alla bocca una ciambella. « Non credo che potrà mai andarsene » commentò masticando.
C’era così tanta roba sul tavolo che a Lily venne il capogiro.
« Perché questa colazione da re? »
« Se non la gradisci puoi anche bere un tè con una spruzzata di limone. »
Lily scosse energicamente la testa e si sedette.
« Ma Albus non è casa? » chiese dopo un po’ quando si rese conto della mancanza del fratello e di come la sera prima non fosse affatto tornato.
Harry tossicchiò imbarazzato. « È andato a dormire da Teddy » spiegò poi dandole le spalle e trafficando con la caraffa di succo d’arancia.
Lily sogghignò tra sé e commentò: « Sono tanto carini, non trovi? »
Il padre mugugnò qualcosa di inintelligibile.
« Andiamo papà... non mi dire che sei ancora sconvolto! »
« Possiamo evitare di parlare di questa cosa?! A parte che qualsiasi genitore sarebbe sconvolto da una scoperta del genere, ti conviene non tornare sull’argomento, perché devi sapere che non sono ancora del tutto convinto che voi ragazzi siate estranei al furto avvenuto al Ministero. »
Lily per poco non si strozzò con un pezzo di bacon, ma riuscì a mantenere la calma.
« Ancora con questa storia, papà? » domandò con un sospiro scocciato.
Harry strinse le labbra e gli occhi scrutando la figlia, che ricambiò lo sguardo con candida purezza.
« Non fare quella faccia, Lily Luna Potter. Lo so che Snape ha una pessima influenza su di te. »
A quel commento Lily arrossì, senza poterlo nascondere.
Perché riusciva a mentire con naturalezza su una cosa grave come un furto ma non riusciva a nascondere i suoi sentimenti per Severus?
Ecco, con tutto il trambusto che era sorto dalla sua scoperta Lily non aveva avuto il tempo di pensare a Severus, ma allora quel problema tornò prepotentemente tra i suoi pensieri.
Harry avvicinò a sé la Gazzetta del Profeta e iniziò a leggere mentre sorseggiava il suo caffè, lasciando Lily libera di immergersi nei suoi pensieri.
Passò qualche minuto di assoluto silenzio, rotto soltanto dal rumore di posate e mandibole al lavoro, poi Lily aprì la bocca.
Lo fece senza pensare, a dirla tutta.
Forse perché per la prima volta dopo anni per lei era di nuovo possibile raccontare qualcosa a suo padre senza sentirsi tradita o ferita. Forse perché semplicemente non ce la faceva più a tenere nascosta una cosa del genere e doveva tirarla fuori in qualche modo.
Forse - sicuramente - il momento e la persona scelti non furono il massimo, ma ormai le parole avevano iniziato ad uscirle dalle labbra e così quella fredda mattina di febbraio Lily confessò con semplicità a suo padre il segreto che da tempo teneva custodito nelle profondità del suo animo.
« Papà » disse tranquillamente. « Mi sono innamorata di Severus. »
Harry sputacchiò il caffè che stava bevendo in giro per la tavola, tossendo per riprendere fiato.
« Cosa?! » ansimò sgranando gli occhi e fissando il volto della figlia con espressione sconvolta.
« Mi sono innamorata di Severus » ripetè Lily con calma.
« Lily, tesoro... ti rendi conto di quello che dici? Quell’uomo ha... ha più di sessant’anni! » balbettò suo padre inclinando terribilmente la tazza che ancora teneva con la mano sinistra.
Lily aggrottò le sopracciglia. « Se è questa la tua unica obiezione... »
« No! Non è questa, cioè non solo! Oddio, come è potuto accadere?! Quell’uomo è malvagio, sarcastico, sprezzante, è... ha fatto soffrire tante persone... ha ucciso tante persone! Merlino, Lily, ma ti rendi conto di quello che stai dicendo?! È una follia! »
Lily continuò a mangiare senza scomporsi. Litigare con suo padre era facile, ammettere che avesse ragione era tutt’altra cosa.
« Non mi importa quello che dici. Io lo conosco. »
« Non lo conosci affatto! Oddio Lily, ma che cosa ti passa per la testa?! »
La ragazza fece una smorfia che il padre non seppe interpretare. « Ormai non fingo più nemmeno di capire come funziona la mia testa » commentò con tono aspro.
Allora Harry si fece indietro, poggiando finalmente la tazza sul tavolo dopo averne versato gran parte del contenuto nel cestino del pane.
Incrociò le braccia e scrutò il volto di sua figlia a lungo.
« Tesoro... » iniziò, forse un tantino più consapevole dei sentimenti della ragazza. « Tu non vorresti essere... non vorresti trovarti in questa situazione, sbaglio? »
Lily sollevò gli occhi su suo padre, stupita, confusa e sollevata allo stesso tempo.
« Cazzo papà! No, non voglio essere innamorata di un uomo che non proverà mai niente per me! Voglio una vita normale anche io, lo sai? Con lui sarebbe un eterno... » non seppe come continuare la frase. Dolore? Sacrificio? Inseguimento?
« Aspetta, aspetta un secondo. Mi stai dicendo che stai male perché pensi di non essere ricambiata?! » Harry si passò le mani sul volto, evitando gli occhiali. « Dio... stiamo raggiungendo livelli di follia mai visti in questa famiglia... » commentò piano.
Lily lo guardò mentre si alzava in piedi, agitato e rosso in volto.
« Non stiamo avendo questa conversazione... è solo frutto della mia immaginazione. Mia figlia non può avermi appena confessato di provare qualcosa per un uomo che potrebbe essere suo nonno! »
« Papà... » lo richiamò Lily gentilmente. « Io sono ancora qui. E non ho detto che provo qualcosa. Ho detto che lo amo » precisò sollevano un dito.
« Ti prego... » la supplicò Harry con un gemito. « Ti prego, non dirlo più. »
« E non tornare su questa sciocchezza dell’età! Non sembra molto più vecchio di te » commentò pensierosa.
« Oddio, oddio... Lily, ma ti rendi conto di quello che mi stai dicendo?! » Harry si bloccò mentre gesticolava con la mano destra, la sinistra saldamente aggrappata al tavolo, forse per evitare di crollare a terra, e poi incredibilmente scoppiò a ridere.
Merda, gli ho fatto partire il cervello! fu la prima cosa a cui la ragazza riuscì a pensare.
Poi Harry si asciugò una lacrima scivolata accidentalmente per il gran ridere.
« Papà... » Lily si allungò in avanti senza alzarsi perché quell’improvviso cambiamento di suo padre la spaventava a morte. Probabilmente in quelle condizioni sarebbe stato capace di brandire il coltello del pane e iniziare a minacciare di morte Snape.
« Merlino... Dumbledore se la starà ridendo in modo indecente! » dichiarò infine, del tutto incomprensibilmente.
Lily lo fissava con sguardo allucinato e perplesso: la stava prendendo bene?
Suo padre, Harry Potter, stava prendendo bene il fatto che la sua unica figlia si fosse innamorata di Severus Snape?
Sì, d’accordo, dov’è la fregatura?
« Perché mi guardi così, adesso? E che cosa stai aspettando? Credevo che Snape tenesse aperto il suo negozio anche di domenica. »
Lily non comprese subito, ci volle più di qualche momento perché la consapevolezza prendesse piede nella sua mente.
« Mi stai dicendo che... va bene? »
Harry rise di nuovo. Rise. Sul serio. « No che non va bene. È la cosa più folle, pazza, inaudita che abbia mai sentito. Ma se c’è una cosa che ho capito di te, tesoro, è che qualsiasi cosa io ti possa dire, tu farai comunque di testa tua » si avvicinò a lei con sguardo intenerito e i postumi della risata ancora sul volto. Le posò una mano sulla testa tanto che Lily dovette sforzarsi per continuare a guardarlo in volto.
« E l’ho capito lo stesso giorno in cui sei nata. Dalle braccia di tua madre mi guardavi, senza piangere, e per un attimo mi è sembrato che mi stessi dicendo che se solo avessi provato a metterti i bastoni tra le ruote l’avrei pagata cara. »
« Papà... » tentò Lily, nascondendo il principio di lacrime che erano salite spontaneamente.
« Che cosa stai aspettando ancora? Sei in ritardo di... » osservò il suo orologio con fare pensoso.
 « ...due ore e mezzo. »
Lily gli regalò un sorriso radioso e caracollò fuori dalla cucina, per andare a vestirsi in camera sua dove ancora c’era qualche capo di vestiario che non si era disturbata a portare nel suo monolocale.
Harry rimase solo, e sentì distintamente la paura, l’orrore, il divertimento, l’ansia, la comprensione mescolarsi dentro di lui in modo disomogeneo.
« Snape... » disse alla cucina adesso silenziosa. « Perché non puoi fare a meno di infilarti a forza nella mia famiglia(1)»
Ma ovviamente nessuno, nemmeno il diretto interessato, avrebbe potuto rispondere, così Harry prese stancamente una manciata di polvere volante e si recò al caminetto: doveva contattare Ginny.
C’erano molte cose di cui parlare, e soprattutto c’erano molte cose da confessare.
Non si stupì troppo quando, alla risposta di sua moglie, fece eco in lontananza la voce di Draco Malfoy.
Ma Harry era stanco di recriminazioni e bugie e sciocchi giochi infantili. Voleva solo concludere quella storia e finalmente osservare come sarebbero cresciuti i suoi figli.
Inoltre fremeva per sapere che cosa Severus Snape avrebbe risposto ad una ragazza identica a Lily Evans che gli confessava il suo amore.
Francamente Harry confidava che Snape avesse più buon giudizio rispetto a sua figlia, ma, certo, poteva sempre sbagliarsi.
« Dopotutto sembra quasi una sorta di ricompensa giunta molto in ritardo ».

 

Fine sesta parte



(1) Della serie le note inutili.
Io e la mia beta abbiamo avuto una discussione filosofia sull’inserimento di “Vita” al posto di “famiglia”.
Entrambe abbiamo preferito “famiglia” perché in questo modo Harry si riferisce maggiormente all’amore di Severus per Lily Evans, mentre “vita” andrebbe a toccare più la vita di Harry come singolo individuo e padre.
Insomma, l’avevo detto che era una nota inutile, ma volevo condividere con voi tutti i miei dubbi esistenziali. XD

 

Note finali:
Un applauso per
Umbreakable_Vow… che aveva già capito tutto prima della messa in onda dell’ultimo capitolo, mandando all’aria le mie dubbie capacità di dissimulazione. XD
Il capitolo, as usual, corrisponde al Prompt “Perdono” del
Bingo_Italia.

A giovedì prossimo per la settima e - finalmente - ultima parte.

  
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