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Autore: Alessia_    22/12/2011    1 recensioni
Raccolta Brittany - Santana; i capitoli sono legati tra di loro, ma ci potranno essere stacchi temporali importanti.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Brittany Pierce, Santana Lopez
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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 Brittany aveva avuto Santana per qualcosa come la maggior parte della sua vita; e ora, a 12 anni, improvvisamente era bastata una cresta e un’aria da spaccone perché questo cambiasse. Non era cambiato in maniera palpabile, il cambiamento non poteva essere toccato, udito o annusato. Ma Brittany lo percepiva. “E’ come se le mie fatine l’avessero trascinata per i capelli su in alto con loro”; ma ciò che non capiva, era quale ragione potessero avere per farle una cosa del genere. Era una punizione? Aveva sempre trattato Santana al pari della Regina delle Fate, se non meglio: si può venire puniti per il troppo amore?
 
Santana guardava distrattamente fuori dalla finestra della sua camera, mentre attorcigliava un maglioncino attorno alla vita. Lanciò un’occhiata poco soddisfatta all’immagine riflessa nello specchio; spalmò un altro po’ di rossetto, spruzzò una discreta quantità di profumo e infine raccolse i capelli in una severa coda di cavallo. Questo accrebbe decisamente la sua sicurezza. La coda di cavallo era una recente novità, da quando si era resa conto che i ragazzi non erano soliti prendere sul serio le sue buffe codine. E non c’era niente al mondo che volesse più dell’essere presa sul serio. Ammiccò al suo riflesso con quella che sperava passasse per un’espressione ‘sensuale’. Doveva muoversi; Puck la stava sicuramente aspettando, e non poteva permettere che si spazientisse. Era stata talmente fortunata, ad ottenere quell’appuntamento. Lui era arrivato in città a settembre, e sebbene avesse due anni più di loro, era finito nella classe della latina. La sua reputazione di rubacuori e ragazzo ribelle l’aveva preceduto. E così Santana aveva fatto la fine delle altre ragazzine sciocche: si truccava, indossava mini gonne a scuola (portandosi rigorosamente il cambio per il rientro a casa), cercava di dimostrarsi matura e sofisticata. L’unica tortura che fortunatamente aveva potuto evitare era l’imbottitura del reggiseno, grazie a dio non ne aveva bisogno. E Puck doveva essersene accorto. Un paio di settimane prima aveva cominciato a fare commenti volgari che facevano ridere gli amici, e dei quali Santana aveva cercato di sentirsi lusingata e compiaciuta. Ricordava in maniera cristallina quando le si era avvicinato la prima volta. Era un giovedì, e questo significava lezione di educazione artistica. Lei era con Brittany ovviamente (la bionda si rifiutava di usare i pennelli, per non rovinare i loro ‘capelli’), quando aveva sentito un’imponente presenza alle sue spalle. Si era girata lentamente, cercando di mantenere la calma. Puck era lì, con la sua cresta e un’aria strafottente. Si era rivolto loro con aria di scherno, dicendo qualcosa come ‘allora bellezze, vogliamo andare al sodo?’ Brittany aveva guardato Santana perplessa
–Vuole mangiare un uovo?-
Santana aveva cercato di ridere nonostante il nervosismo.
–Ma no sciocchina, Puck intendeva “fare un po’ di movimento”!-
ridacchiò, ricercando lo sguardo del ragazzo, che pareva concentrato su Brittany e sulle sue buffe risposte. Quest’ultima si batté una mano sul capo
–ora ho capito, vuole andare in palestra! Però forse l’uovo sodo è meglio mangiarlo dopo l’attività fisica-
gli lanciò uno dei suoi sorrisi a trentadue denti e poi tornò al suo posto. Santana ringraziò la sua pelle scura che celava alla perfezione il rossore delle sue guance.
–scusala, è solo un po’…ingenua-
concluse, non soddisfatta della parola che aveva trovato per descrivere Brittany. Puck scrollò le spalle.
–non m’importa un granchè. Senti, mi sembri decente…in confronto alle altre poppanti della classe, insomma-.
Santana tentò di trattenere un sorriso
–magari un giorno di questi frego la macchina ai miei e andiamo a farci un giro insieme. Porta pure la tua amica- sorrise, maliziosamente. Santana avvertì una strana sensazione alla bocca dello stomaco: portare Brittany ad un appuntamento era l’ultima cosa che avrebbe mai fatto in quel momento. Soprattutto considerando che a quattordici anni, era molto improbabile che Puck possedesse una patente valida.

Così, quella mattina si erano trovati molto impegnati nello stanzino del bidello. Era accaduto talmente velocemente: Santana si era separata da Brittany per andare a prendere la spazzola che aveva dimenticato nella borsa, e si era sentita tirare da un braccio muscoloso. Trenta secondi dopo, si era trovata avvinghiata a quel corpo che da due mesi a quella parte le compariva in sogno. Non era proprio come se l’aspettava; i baci erano rudi, le loro lingue si infilavano dappertutto, e i suoi capelli, nonostante la cresta di cui andava tanto fiero, erano così corti. Non sapeva perché, ma durante il suo primo bacio si era sempre immaginata dei lunghi capelli biondi attorcigliati dolcemente attorno alle sue dita. In un impeto di eccitazione, il ragazzo la spinse con poca grazia ancora più contro il muro. La teneva praticamente sollevata alla sua altezza col braccio sinistro, mentre la mano destra si avventurava sotto la sua maglia. In pochi secondi raggiunse il reggiseno, e senza la minima esitazione vi entrò. A Santana sfuggì un gemito per l’inaspettata durezza del contatto, che il ragazzo chiaramente interpretò come qualcosa di diverso. La fece adagiare sul tavolo, sgombrando le cartacce e ogni altro oggetto. Quando stava cominciando a lasciare del segni incandescenti sul suo collo, la campanella che li richiamava alle lezioni suonò. Santana cercò di ricomporsi, decisamente intontita. Puck si rialzò senza tante cerimonie, e si diresse verso l’uscita del buio stanzino. Prima di lasciarla sola però, si voltò e le sorrise. –Oggi pomeriggio sarai la mia ragazza per qualche ora, ti aspetto al parco-. Santana era tornata in classe poco dopo, un sorriso idiota, e aveva ignorato le domande di Brittany.

Non aveva tempo per interrogarsi del perché non avesse voluto dire niente all’amica: 'probabilmente' si disse 'le racconterò tutto stasera, così sarà fiera di me'. La latina era consapevole di cosa implicasse accettare un appuntamento da sola con una ragazzo come Puck, e la cosa non le dispiaceva affatto. Aveva dodici anni e nessuna esperienza, ma le sue idee se le era fatte comunque. Rabbrividì per un attimo ripensando a quel corpo forte e ingombrante che l’aveva stretta alcune ore prima. Era davvero pronta? Sì, si ripetè per la millesima volta. Erano cose che nella vita andavano fatte, tanto valeva cominciare il prima possibile. L’idea non la entusiasmava molto, per un attimo le venne voglia di chiamare la sua bionda migliore amica e passare il milionesimo pomeriggio a giocare con le barbie, tra una risata e un abbraccio. Poi si riscosse da quei pensieri, e finalmente si decise ad uscire. ‘Però’ si ritrovò a pensare mentre camminava di fretta verso il parco, toccandosi con noncuranza la coda di cavallo ‘i miei capelli mi piacevano molto di più in quei buffi codini che mi faceva sempre Brittany’.
 
  
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