HALLOWEEN
“Josh, tesoro vieni qui. Dobbiamo mettere il cappottino
perché fuori fa freddo!” dissi avvicinandomi a mio figlio con in mano il suo
giacchetto.
Josh annuì e sorridendo allargò le sbraccia per aiutarmi ad
infilarglielo.
Avevo appena finito di indossare il mio quando sentì il
campanello della porta suonare. Aprendola vi trovai il viso sorridente della
mia carissima amica Chris.
“In perfetto orario come vedi!” disse lei a mò di saluto
“Ciao Chris. Siamo pronti” annunciai sorridendo prendendo per
mano Josh e chiudendo a chiave la porta di casa
“Che bello, non vedevo l’ora di fare un giro per Los Angeles”
annunciò lei allegra
“Sono contentissima anche io” risposi annuendo “E, ti devo
confessare che sono curiosissima di andare a scegliere le nostre zucche.” aggiunsi
euforica
Josh saltellava contentissimo, era tra me e Chris e teneva
per mano entrambe.
“Josh, sei contento di andare a prendere la tua zucca?”
domandò Chris con tono dolce
“Si, szia e la pendo gande gande pecchè poi io e papi ci giochiamo!”
rispose mio figlio euforico e ridacchiando felice
Io e Chris sorridemmo insieme
“E Gerard?” domandò lei subito dopo
“Stamattina è dovuto uscire di corsa per incontrare Bob…
lavoro sai!” risposi alzando le spalle “Sarà a casa per cena, suppongo” aggiunsi
pensierosa
“Capisco. E per quella storia delle lettere? Gli hai
parlato?” mi domandò
“No, non ancora” risposi scuotendo il capo avvilita
“Ma come Soph! Perché no? Devi dirglielo, assolutamente” ribatté
lei
“Lo so, lo so. E’ che in questi giorni è così contento. E’ così
felice che non me la sono sentita di scaricargli addosso questa spiacevole
sciocchezza. Tutto qui”
“Non è una sciocchezza, Sophie! E tu lo sai. Quella donna è
pericolosa. Le cose che ti ha scritto in quelle dannate lettere sono orribili e
assolutamente false! Ti avevo consigliato di farle vedere a Gerard ma ora penso
che questo non basti. Devi andare alla polizia anzi dovete andarci assieme!”
fece lei con enfasi girandosi a guardarmi
Io ricambiai lo sguardo, cercando mentalmente di rimanere
serena. Tentai di sorridere per rassicurarla ma lei, conoscendomi bene, non se
la bevve e mi abbracciò.
La prima lettera era arrivata circa tre settimane prima e
aveva sconvolto tutto il mio mondo. Le lettere erano indirizzate a me, firmate
da una donna, una certa Anna, che si definiva la fan numero uno di Gerard. Anna
scriveva che non ero all’altezza di stare al fianco di Gerard, che non solo ero
brutta ma anche non avevo pregi, né valori. Che ero una persona inutile e che
lo avevo irretito e illuso. Diceva che lo sfruttavo, che volevo solo i suoi
soldi e che in realtà non tenessi a lui.
Insomma io non ero niente mentre lei, al contrario, era
perfetta per lui. E che l’avrebbe fatto davvero felice perché, al contrario di
me, lei amava veramente Gerard. Io, secondo lei, no.
Erano arrivate tre lettere, l’ultima proprio un paio di
giorni prima. E non sapendo con chi sfogarmi, né tantomeno come comportarmi, ne
avevo parlato con Chris. Le avevo mostrato le lettere e lei dopo averle lette
mi aveva abbracciato forte lasciandomi piangere fino a farmi sfogare.
“Come ti ho già detto, quella Anna sempre sia il suo vero
nome, è una pazza con problemi personali e gravi disturbi sociali. Tra l’altro
non si sta limitando ad offenderti, cosa peraltro inconcepibile, ma nell’ultima
ti ha addirittura minacciato. E’ folle!” continuò lei sempre più infervorata
Il suono della sua voce mi riportò al presente distogliendomi
dai miei pensieri. Scossi la testa, mi voltai verso di lei costringendola a
fermarsi “Hai ragione. La penso esattamente come te, lo sai. Ma credo che
avvisare la polizia sia eccessivo. “
“Non mi sembra proprio, mia cara. Dopotutto questi
squilibrati che infastidiscono, pedinano e controllano la vita dei vip sono
imprevedibili” replicò lei
“Il punto è proprio questo. Non capisco perché se la sia
presa con me dato che non sono una celebrità.” risposi riprendendo a camminare
“Si, questo è vero. Ma sei la compagna di Gerard Butler, uno
degli attori più importanti e famosi al mondo quindi sei un potenziale bersaglio
per questa fantomatica fan.”
“Forse, hai ragione Chris. Stasera ne parlerò con Gerard ed
insieme decideremo sul da farsi” risposi sorridendole
Lei annuì e sospirò sollevata. Eravamo arrivate alla nostra
meta: il Mr. BonesPumpkin Patch di Los
Angeles.
“Sai in Italia,
Halloween, non è una festa così sentita come qui in America. Mentre da quando
vivo a Melrose è un’usanza irrinunciabile. Inoltre è una delle feste preferite sia
da Gerard che da Josh!”
“Oh, si ti credo. Io e George siamo cresciuti festeggiandolo.
E’ una di quelle tradizioni che credo porteremo con noi per sempre. Le zucche,
i festoni, i costumi, le maschere e i trucchi … la adoro anche io! Quest’anno
lo festeggerò assieme a Jared e … non vedo l’ora! Sarà il nostro primo
halloween, che bello!” commentò Chris sorridendo e prendendo in braccio Josh e
facendolo volare per aria.
Sorridendo, entrammo per scegliere la zucca più bella.
“Avevo sentito parlare di questo posto solo suo giornali”
continuai verso di lei continuando a guardarmi in giro
“Beh, Mr. BonesPumpkin
Patch è il posto in cui bambini e famiglie vip americane si ritrovano per
scegliere le zucche più belle da intagliare ed esporre con un lumino fuori
dalla porta. E’ un vero e proprio ritrovo di star che quasi sfilano come se
fossero sul red carpet! Tszk!” commentò lei un poco acida
Io scoppiai a ridere di cuore e così anche lei. Josh si
guardava attorno con gli occhi illuminati e con un dolce sorriso sul viso.
“Bene, allora. Sei pronto amore?” domandai dolcemente a mio
figlio
Lui annuì felicissimo e libero dalle braccia di zia Chris si lanciò alla ricerca della
sua zucca, ridendo da matti con noi dietro ad inseguirlo.
Eravamo lì da più di un ora quando Josh, liberatosi dalla mia
mano, si lanciò poco lontano “Mamma! Mamma ho tlovato la mia szucca!” esclamò
lui prendendo in mano una zucca abbastanza piccola ma della misura giusta per
le sue manine “Eccola!” esclamò ancora correndo felice per mostrarmi il suo
trofeo.
Mi chinai ad osservare il suo bottino e con un sorriso
replicai “E’ perfetta, tesoro!” lo abbracciai “Sei stato bravissimo!”
Lui sorrise felicissimo e mi abbracciò forte lasciandomi un
bacio sulla guancia, per poi correre a far vedere la zucca a Chris, a pochi
metri da noi. Lo seguì con lo sguardo finchè non lo vidi con lei.
“Ora pensiamo alla zucca grande” dissi a me stessa parlando
ad alta voce
Giravo da qualche minuto quando una donna mi si avvicinò
“Cosa ci fai qui?” domandò diretta guardandomi in faccia
“Come scusi?” domandai perplessa
“Tu non dovresti essere qui. Non è posto per te! “ continuò
lei
“Non capisco cosa intende, mi scusi. Lei lavora qui?”
domandai educatamente
“Assolutamente no! Ma come ti permetti?!?” replicò irosa
alzando di scatto il capo e fulminandomi con un’occhiataccia
Si avvicinò lentamente e mi guardò con aria disgustata “Tu
non dovresti stare qui. Non sei niente! Come faccio a fartelo capire? Sei
stupida, per caso?” domandò lei con un ghigno sul viso
“No, certo che no. Mi scusi … ma chi è lei? Cosa vuole?”
domandai a mia volta
Aveva uno sguardo strano, pieno di odio e di rancore. Non mi
piaceva per nulla.
“Io ti ho avvisata! Stai lontana da lui. Tu non meriti
Gerard. Non sei nulla mentre lui è tutto. Vai via e lascialo in pace. Dovrei
esserci io al tuo posto e credimi … ci sarò presto. Te lo ripeto per l’ultima
volta, fai un favore a te stessa e lascialo stare. Altrimenti … sono sicura che
ti capiterà qualcosa di brutto!” E con un’ultima gelida occhiata fece per
allontanarsi
Poi come ricordandosi di qualcosa si piegò in avanti e
prendendo una grossa zucca, posizionata proprio vicino ai suoi piedi me la
lanciò addosso “Eccoti la zucca, stronza!”
Accadde tutto così improvvisamente che non mi resi conto
dell’accaduto finchè non sentì dolore alla mano. Quella donna mi aveva lanciato
in viso quella pesante zucca, ma, forse in un gesto istintivo, avevo alzato le
mani a coprirmi il viso. La zucca aveva così colpito la mano destra e
parzialmente il collo. La forza dell’impatto mi aveva sbilanciata e fatta
cadere a terra.
“Stai meglio, ora?” mi domandò ancora la mia amica Chris
Dopo l’incidente eravamo tornate subito a casa perché i
fotografi, appostati come avvoltoi in cerca della loro preda, non si erano
persi l’accaduto ed avevano cominciato a scattare foto.
Ero semi-distesa sul divano con del ghiaccio sulla mano, con
Josh accoccolato vicino a me inconsapevole dell’accaduto.
“Ti sei fatta la bibi, mamma?” mi domandò innocentemente
“Si, amore. La mamma è caduta e si è fatta male” risposi
dolcemente accarezzandogli il capo
“Sophie?” sentì la sua voce tesa appena varcato il portone di
casa.
Eravamo a casa di Jared, a cui avevamo spiegato l’accaduto e che
si era poi precipitato ad avvisare Gerard.
“E’ di là sul divano” sentì dire da Chris
Entrarono entrambi, seguiti da Jared. “E’ vero?” domandò lui
avvicinandosi e inginocchiandosi per essere alla mia altezza “Dimmi solo se è
vero!”
“Papino!” esclamò Josh abbracciandolo felice “La mamma ha la
bibi”
Gerard aveva spalancato le braccia e lo aveva preso in
braccio, baciandolo sul capo, senza però ascoltare davvero le sue parole. Il
suo sguardo era catturato dal mio viso e dalla mia mano
“Josh tesoro, vieni con me e la zia Chris” si intromise
Jared “Si, Josh. Facciamo merenda
assieme!” disse Chris prendendo in braccio mio figlio dalle braccia di Gerard
Non avevano chiuso nemmeno la porta che con gesti delicati mi
tolse il ghiaccio per poter guardare la mia mano. “Oh mio Dio. Ma che cosa ti
ha fatto quella pazza?” si abbassò per baciarmi ma io mi scostai lentamente.
Poi accortosi del grosso ematoma violaceo che avevo sul collo sgranò gli occhi.
“Devo parlarti” gli dissi mettendomi seduta e facendogli
spazio sul divano
“Starai scherzando, voglio sperare!” disse appena finì di
parlare
Gli avevo raccontato tutto. Delle lettere, di questa Anna,
delle cose scritte e del fatto che, poco prima di colpirmi, mi avesse
minacciato.
Scossi la testa in segno di negazione
“Soph, cazzo… perché non me lo hai detto?” era furioso
“Avrei dovuto lo so … ma … ma non ho trovato il tempo” risposi
con voce bassa facendomi piccola piccola sul divano
“Non hai trovato il tempo??!! Tre settimane, Sophie! Tre
fottute settimane e tu dici che non hai avuto tempo?!?” si era alzato di botto
allontanandosi da me
“Ascolta, so che sei arrabbiato … e … e ne hai tutto il
diritto. Mi dispiace di non avertene parlato. Mi dispiace tanto. Ma in questi
giorni eri così contento, così felice che non volevo farti preoccupare
inutilmente” replicai abbassando il capo
“Inutilmente? Non mi pare che sia una cosa inutile! Guarda
cosa ti ha fatto quella pazza!” replicò lui tornando ad alzare la voce
Io continuavo a tenere il viso basso e quando lui si decise a
voltarsi e guardarmi, mi sollevò il viso per avvicinarlo al suo “Ti prego non
piangere … non sopporto di vederti piangere, lo sai” mi sussurrò lui dolce
Lo abbracciai e scoppiai a piangere “Mi dispiace Ger. Non
volevo. Non volevo tenertelo nascosto … ma non sapevo cosa fare. Avevo paura. Mi
dispiace!” dissi tra i singhiozzi
Mi strinse stretta e mi lasciò sfogare accarezzandomi i
capelli con lenti gesti
“Amore, io non sono arrabbiato … o meglio … lo sono ma non
con te! Come potrei esserlo? Ma avresti dovuto parlarmi di quelle dannate
lettere. Sono preoccupato a causa di questa donna perché, fan o meno, non si
può permettere di mandare lettere di minacce o tentare di farti del male.
Dobbiamo andare alla polizia e
denunciare tutto.” disse lui serio
“Prima però ho bisogno di vedere un dottore. La mano mi fa
davvero male. Pensavo fosse solo una storta dovuta alla botta ma ora non penso
sia solo questo.”
“Vuoi dirmi che non sei ancora andata in ospedale? Ma sei
matta? Potrebbe averti rotto il polso o che so io! Dai alzati, ci andiamo
immediatamente” mi sollecitò lui aiutandomi ad alzarmi. Eravamo di fronte l’uno
all’altra quando prendendomi il viso delicatamente sotto il mento lo girò per
verificare il danno alla base del collo “Dio … quella donna è pazza! Sono
incazzato nero con quella stronza! Quando Jared mi ha telefonato stavo per
avere un infarto!”
Mi strinsi a lui ancora di più, che di riflesso mi abbracciò
stretta stando ben attendo a non farmi male.
Andammo in ospedale mentre Josh rimase a casa super-coccolato
dai suoi zii. Il medico mi diagnosticò lussazioni dorsali estese alla mano
destra e gravi traumi dell'articolazione interfalangea. Per il colpo al collo
disse che l’ematoma, essendo così esteso, avrebbe impiegato molti giorni a
guarire; sarebbe stato dolorante e violaceo per più di una settimana. Gerard
durante tutta la visita masticò imprecazioni a mezza voce contro quella donna.
Tornammo a casa in serata dopo essere andati a denunciare alla
polizia, di cui riuscì a dare un identikit molto preciso. Mostrammo loro le
lettere di minacce, i referti del dottore dovuti al suo attacco di follia verso
di me, dichiarando tutto quello che mi aveva detto prima di aggredirmi. Gerard
era furioso e si augurò di poter farla arrestare presto.
Tornammo a casa, a Melrose, due giorni dopo.
Nei giorni seguenti all’incidente, io e Josh non venivamo
persi di vista neppure per un istante da Gerard. In quel periodo si prese una
breve vacanza dal lavoro per poterci stare vicino. Tutti insieme, ci immergemmo
in una dolce e rassicurante atmosfera famigliare, fatta di dolci risvegli con
colazione a letto, giornate all’insegna di risate e giochi con Josh e notti
infuocate con l’uomo che amavo più di me stessa.
Qualche mese dopo sui giornali io e Gerard leggemmo questo
titolo:
“Presa ed arrestata la donna che da mesi molestava con
lettere di minacce la famiglia Butler!”
Seduti vicini sul divano ci guardammo sorridendo, lui mi
strinse a se mentre il nostro bambino giocava felice e sereno ai nostri piedi,
poco lontano il camino crepitava lanciando calde scie di tepore.