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Autore: Sundy    31/03/2004    7 recensioni
Questa storia è un grandissimo alternative universe, nato da un sogno un po' bizzarro di notti alcooliche sporche di nebbia e di cenere. I nostri non veleggiano più insieme sulla Grand Line, ma Zoro è un giovane pugile solitario che percorre una Route 66 più polverosa di quanto se la ricordasse, cercando se stesso e i suoi conti in sospeso con le memorie e le emozioni.Qualcuno dice che il ventiquattro nero sia l'unico numero su cui vale la pena puntare... scommettete, signori, scommettete...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Ventiquattro nero

 

 

3 febbraio,ore 18... in mezzo al niente del Nevada.

 

 On a dark desert highway,

 cool wind in my air.

 Warm smell of colitas,

 rising up through di air.

 

Il vento fischia nelle orecchie. L’autostrada scorre senza emozioni proprie. la macchina avanza veloce, come se fossi io a farmi portare da lei. Navigare solo in questo deserto mi fa sentire quasi bene. Chicago è lontana.

Il sole sta quasi tramontando.Devo cercare un posto dove passare la notte.

Scivolo nell'oscurità. Le ore passano senza che nessun pensiero mi si fermi nella mente, tutto scivola... come quando attendi il knock out, ed ogni minuto scorre, lentissimamente, senza che tu possa fare altro che aspettare il pugno che ti manderà al tappeto, senza riuscire ad afferrare nessun pensiero, a compiere nessun gesto... e il pugno del knock out non arriva mai.. o perlomeno non arriva mai in quei lunghissimi minuti in cui il pensiero che sta per arrivare ti svuota la mente.....

Le ore passano, il knock out è diventato l'orizzonte scabroso del deserto in continuo allontanamento... il buio e il freddo mi circondano da ogni lato, chiudo il finestrino...

è un freddo diverso da quello che si respira a Chicago.. il freddo di Chicago è pieno di tram, macchine e persone, questo freddo è cielo gelato, e terra umida di una neve invisibile..... vedo una luce in lontananza.

 

 Up ahead in the distance,

 I saw a shimering light

 My head grew heavy and my sight grew dim,

 I had to stop for the night.

 

 3 febbraio,ore 22 e 45, 150 km a nord di Las Vegas... Atlantic City?

.. che vuol dire Atlantic City? Rallento, mi fermo.

Un pazzo, in una notte simile a questa, deve aver ritoccato il cartello… l’epigrafe dice  “ l’unico posto al mondo dove si gioca e si vince veramente”

Las Vegas per Atlantic City... ricordi di un altro coast to coast...

Faccio partire di nuovo il mio motore, finché la luce a neon che scivolava pigramente fuori dal nulla del deserto un kilometro fa non si trasforma, nell’aria umida e un po’ desolata della highway, in una troneggiante aquila dalla testa bianca, simbolo dell’orgoglio nazionale… sovrasta la scritta sobria, neon leggermente azzurro, sovrasta la scritta “Hotel California”….

 

Welcome to the Hotel California

Such a lovely place, such a lovely place, such a lovely face.

Plenty of room at the Hotel California

Any time of year, any time of year, you can find it here...

 

Ironia di un albergo a due stelle nel mezzo del niente nel quale generazioni di rocchettari l’ hanno sognato. Parcheggio, mi metto la borsa sulle spalle e mi avvio verso la porta….

 

                                                                *                     *                      *

 

 

Tashigi…..

 

Last thing I remember,

 I was running for the door.

 I've to find the passage back

 to the place I was before

 

La birra striscia lungo le pareti del bicchiere, bavosa.

Tashigi era chiara e sottile come la prima volta che l'avevo vista, leggermente rachitica, una bambina magra sotto l'uniforme di un collegio che avevo spogliato per scoprire che era veramente magra, bianca, profumata di sapone di marsiglia come tutti potevano immaginarsela. Era seduta sul divano e non mi guardava. Quando te ne vai per non tornare che hai di fronte lo capisce. Era più silenziosa e meno tremante di quanto avessi immaginato. Giocava con Grease, il gatto della vicina.

- prendi lo spazzolino e il cappello verde - disse.

- non credo che tornerò.....

- lo so.

Risposta secca, si stringeva le gambe al petto, guardava verso il  televisore spento, e i palazzi e la nebbia, là fuori. Fuori da un vetro appannato. Quando un amore finisce, tutto quello che resta ti sembra squallido...Era tutto suo in quella casa, non avevo più nulla da prendere, ma avrei lasciato sicuramente qualcosa.

- se ho dimenticato qualcosa...

- vai..... non importa, è finita.

- lo so...

- abbiamo aspettato anche troppo...

- .. io...

- vai..... davvero... vai...

Sorride - e salutami San Francisco......

- si, va bene, metterò i fiori nel cappello...

Sorride ancora - e non prendere troppe botte......

- smettila, lo sai che so badare a me stesso...

Resta voltata, ma sento che mi accompagna verso la porta, la porta si apre, il freddo umido, un po' puzzolente delle scale entra. Spero che tu ti sposi presto con un uomo che sappia essere un bravo marito, che tu diventi una brava mamma, lo saresti certamente, spero che questa nebbia non sia tutto quello che mi lascio alle spalle mentre mi allontano da te.... Salii in macchina e lei era ancora seduta nel divano ad accarezzare Grease. Forse non ti ho mai amata davvero, abbiamo guardato per troppo tempo dalla stessa parte senza guardarci mai abbastanza negli occhi, forse era tutto un modo di sconfiggere la solitudine... dimentica. C'era una ragazza con un vestito rosso che non ho mai dimenticato.....

Butto giù la birra, mi si appanna la vista, cameriere, per favore, uno scotch.....

Tashigi, un senso di colpa che si allenta con la distanza, aveva tante cose mie per caso nelle tasche del giubbotto, aveva la pelle che sapeva di sapone di marsiglia, tutto questo è ormai lontano, e sembra inutile... quando una storia finisce tutto quello che resta sembra inutile..... mi svuoto lo scotch nelle viscere....

Ho guidato per ore e ore in mezzo alle strade più varie, mi è sembrato tutto uguale...

I miei mi aspettano, una casa sul mare, un paese, sotto San Francisco. Mamma ha un bel giardino..... sulla west coast c'è tanto sole, e in qualche modo troverò un ingaggio anche là... c'è una canzone che dice che le estati sono meravigliose là.. se ti metti dei fiori nel cappello... C'era una ragazza coi fiori nel cappello che ho cercato di dimenticare con tutte le mie forze, per non odiarla, per non odiare un amico, per non soffrire... e ho tentato di convincermi che non c'era mai stata, e ho fatto finta di non aver sognato mai la california anche se sapevo che i suo agrumi maturavano sotto quel sole... ad Atlantic City, un pezzo della mia vita fa, mi raccontò di come fioriscono le arance in california...

cameriere, un altro scotch....

.. le arance fanno un profumo fortissimo, che si sente di lontano... due anni di college a sognare le arance della california, due anni per non dimenticare mai..

A Chicago, nel freddo del mio lavoro fatto di botte, di ganci e knock out, avevo cercato di dimenticare, più che potevo... avevo conosciuto Tashigi e mi ero illuso....

.. un altro bicchiere vuoto, lo riempio

Voglio tornare al punto di partenza. A casa...

Dio, quanto ci si sente soli quando si è cambiato così tante città senza trovare un posto in cui fermarsi....e pensare che mi piaceva girare in macchina, anche se mi perdo ad ogni incrocio.....

Mi ricordo il mio coast to coast, alla fine del secondo anno di college....il nostro.

Quella volta che siamo partiti tutti insieme da Atlantic City, ed era giugno, e c'era un sole che ci abbagliava i sorrisi.... cantavamo come cinque deficienti a squarciagola sull'autostrada.... c'era una ragazza coi fiori nel cappello che mi sorrideva a fianco mentre guidavo... e mi ero sentito felice con loro...

Mi passano sotto il naso e dentro la gola alcuni bicchieri senza che io me ne accorga, gli occhi cominciano a pesare e i pensieri si volatilizzano...

Beveva più birra di me, era un'isterica autoritaria, una civetta senza pudore.... ma c'erano dei momenti magici in cui mi voltavo e le vedevo qualche sorriso più profondo, qualche livido nascosto, qualche cicatrice coperta con cura.... come canyon che si aprono scuri sul volto rosso del deserto, quelle ombre che si aprivano trai suoi sguardi salati e piccanti seminavano il dubbio e il desiderio di trovare uno spiraglio attraverso il quale guardare... se solo avessi mai osato stendere una mano per prendere la sua......

Non l'ho mai fatto.. avrei voluto dirle mille volte "scappiamo insieme, prima che crolli tutto, perché  tutto crolla, tutto svanisce..." ma quando mi guardava negli occhi le parole ammutolivano. Tutte tranne le parole che ci servivano per litigare..

un margaritas, senza ghiaccio....

 

 Her mind is Tiffany twisted,

 she got the Mercedes Benz,

 she got a lot of pretty, pretty boys,

 that she calls friends.

 How they dance in the courtyard

 Sweet summer sweat

 

Beveva più super alcolici di me, decideva sempre lei dove andare, decideva sempre lei cosa fare..... ho avuto paura di perderli entrambi, e ho sempre taciuto..

E ho perso lei...lentamente, mentre gli incontri mi trascinavano lontano, fino a Chicago, un mese, due, un anno... due anni... Tashigi.. cinque anni ormai....

Ed era una follia pensare che se mi fossi messo a urlarteli quei sentimenti forse avresti capito... ma ogni tanto un sorriso lo regalavi anche a me, un abbraccio, una carezza di più.... forse non ho mai capito niente.

una birra, la sollevo verso lo specchio, vorrei guardare l'ora, ma non ne ho la forza..

Tutta per te questa birra, tutta per te e per quelle maledette tequilas con cui mi hai fatto perdere la testa, dolcezza..... tutta per te...

......Nami.

 

 

                                                       *                     *                      *

 

...vedo l'orologio con la coda dell'occhio..... le una e un quarto.....  è ufficialmente lunedì 4 febbraio.....

Una macchina, rumore di gomme. Parcheggia.... si vede bene il parcheggio dai vetri della hall... il cameriere è seduto in una poltroncina e mi da' le spalle.. guarda il wrestling in televisione, sbadiglia come un dannato. La reception è vuota.

 

There she stood in the doorway

 I heard the mission bell

 And I was thinking to myself

 This could be heaven or this could be hell.

 

Entra una donna con una giacca bianca e un vestito rosso attillato, ha una sciarpa di seta sulla testa.. la vedo riflessa nel vetro, suonare il campanello... nessuno risponde, nemmeno il cameriere..... i passi veloci, verso di me..

non mi muovo, la testa pesantissima....

- ..mi scusi..!

..misericordia....

- ehi, lei, alla televisione..... mi scusi, alla reception...

misericordia.....

mi tiro su a sedere col cuore che martella nel petto, impazzito. Il profilo regolare, i lineamento graziosi, un ciuffo di capelli rame che spunta dal fazzoletto di seta, gli occhiali scuri, il rossetto rosso... le gambe più magre di come ricordavo, le mani nervose, stringe la borsa, oh gesù, devo essere davvero uscito di cervello se quello che vedo davanti a me non è che......

-............................... -mi guarda

.... un sogno....

-... .... Zoro..........? -

un ronzio nella testa, il cuore mi esplode in bocca, il cervello mi esplode nello stomaco, una deflagrazione.......ma lei sorride, mi sta sorridendo.

- ... ciao.. - rispondo, appoggiandomi di nuovo al bancone... sto bruciando vivo dall'ombelico in su e in giù... poi l'esplosione mi percuote le orecchie e si spegne in un brivido.... dopo cinque anni.

Apre la bocca, allarga le braccia, mi stringe, ricambio a malapena....

- mai e poi mai avrei immaginato di incontrarti qui dopo tutto questo tempo...-

 

 Then she lit up a candle

 And she showed me the way:

 There where voices down the corridor

 I thought I heard them say:

 

-...e poi qui....!-

 

 "Welcome to the Hotel California

 Such a lovely place, such a lovely place, such a lovely face.

 Plenty of room at the Hotel California

 Any time of year, any time of year, you can find it here..."

 

- ....deve essere un miracolo!-

 

Sorrido.. la testa pesante, la testa leggera, no, tu sei un miraggio....

- puzzi di alcool più di tutto il bancone, Zoro....

-.. è stato un lungo viaggio...

- non sarai mica evaso..?

- evaso.....? ma che cavolo dici? sono un pugile, mica un criminale!

- sì, lo so, ti ho visto qualche volta in televisione.. cameriere, due birre!

Sorride, sembra davvero felice... la birra bavosa arriva. Profuma di tutto l'oro degli incas, il vestito rosso, il rossetto rosso.. i suoi occhi castani, brillanti e un po' ombrosi.. se me lo raccontassero non ci crederei...

 

So I called up the captain

 "Please bring me my wine" he said

 "We haven't had that spirit here

 since nineteen sixty-nine".

 And still those voices are calling

 from far away

 Wake you up in the middle of the night

 just to hear them say:

 

 "Welcome to the Hotel California

 Such a lovely place, such a lovely place, such a lovely face.

 They livin' it up at the Hotel California

 What a nice surprise, what a nice surprise, bring your alibis"

 

 

                                                                *                     *                      *

 

 

- hai visto il cartello?

- il cartello?

- sì, l'ultimo cartello stradale..... dice Atlantic City, 150 km, l’unico posto al mondo dove si gioca e si vince veramente...

Ride - veramente laggiù c'è Las Vegas...

- sei stata a Las Vegas...?

-certo.. i primi di ogni mese ogni due mesi, casinò!

- dovevo immaginarmelo...

- dai..era piaciuta anche a voi, Las Vegas....

- noi ci siamo persi e abbiamo passato la notte in galera, a Las Vegas, mentre te te la spassavi al casinò...

- ..non sono stata io a farvi arrestare per rissa...

Sbuffo. Incorreggibile - ..e dove vai?

- Los Angeles. Se tu ti fossi fatto vivo almeno una volta in tutti questi anni, magari sapresti che vivo la e lavoro per una casa di moda...a Hollywood.

-... sei messa peggio di Usop....

- ehi, guarda che è vero!!!

- beh, complimenti....ah, lo sapevi che Usop lavora fisso per una casa editrice adesso?

- sì, sì, gli fanno disegnare tutta la collana per la prima infanzia.. e mi ha detto anche che in maggio si sposa. Lui scrive ogni tanto, a differenza di qualcun altro..

Sbuffo - abbiamo già ricominciato.........?

Ride - ... a litigare!

- già.... come ai bei vecchi tempi...- vuoto il bicchiere

- già..- abbassa la testa, scende un silenzio pesante

- a te come va?... intendo... intendo.. in famiglia...

- .. ci siamo lasciati.. per questo sono qui..

- mi dispiace.. che le hai fatto per farti buttare fuori di casa?

- no, no... me ne sono andato io... vado a trovare i miei a San Francisco..

- San Francisco... hai preso una strada piuttosto strana...

- mi sono.... perso...?

- ahahahah… vedi che ti succede a scorazzare senza navigatore

- ..ancora con questa storia?!

- quindi sei... a pezzi? - i suoi occhi profondi dentro ai miei, si accarezza la nuca ma sento che è una carezza per me

- non proprio.. era finita, lo sapevo da tempo.... però.. hai presente quando qualcosa ti muore tra le dita...? ti senti sempre un po' colpevole, un po' assassino..e ti senti solo..

- già....

Guarda lontano. Anche tu, anche tu, che se non ti vedessi non potrei mai creder che sei davvero qui, la materializzazione di ogni desiderio, qui e ora, impossibile, impossibile...

Nami. Le sue spalle sottili, scoperte, i suoi occhi vivaci e profondi, come li ho sempre cercati... Ti ho amata in silenzio per tutti gli anni della mia vita che ho trascorso con te, e forse anche quelli che ho passato lontano... Ti ho amata anche quando eri la donna di un altro..

Ti ricordi il nostro coast to coast...?

Una notte abbiamo dormito abbracciati sui sedili davanti, tu scottavi di febbre e io avrei venduto l'anima a chissà chi per farmela attaccare, farti sentire la febbre che sentivo io....... Ti guardo mentre chiedi a gran voce al barman sale e tequila...

tu e le tue tequilas maledette.... in un bar dell'Arizona, sale e tequila, ti avevo quasi sfiorato per un attimo quelle labbra color paprika, tu e le tue tequilas maledette, quante notti di sonno mi avete portato via......

- adesso giochiamo.....

.. no, basta coi giochi ti prego, vorrei dirtelo ma non lo penso, tutti questi anni a sperare di trovare ancora un buco in una qualunque delle notti della mia vita per una delle tue tequilas... strega. Scuoto la testa.

- .. so come funziona..

- allora non c'è bisogno che ti spieghi niente - il sorriso che mi acceca - lecca....

Sbuffo - cameriere, anche il limone!

Lecco la  mia mano, sale sulla mano, lecco via il sale, mordo il limone, poi la tequila... il bicchiere mi sorride, gli rispondo con un sorriso altrettanto ebete, la testa gira... uno due e tre, la tequila scende, brucia, è disgustosa...

uno due e tre, un'altra...

- dammi il braccio ... - sale, limone, tequila

- dammi il tuo.. -rispondo la pelle liscia, ride, le faccio il solletico, rido anch'io, mi sta esplodendo la testa... limone, tequila...

- Zoro....... - odio quello sguardo. O meglio, lo conosco e ne sono terrorizzato....

mi appoggia le labbra sul collo, un'altra deflagrazione nel cervello, mi prende fuoco lo stomaco, chiudo gli occhi, sale, le sue labbra...

Quando li apro mi sorride di sottecchi, le lacrime agli occhi, una mano sulla bocca, appena buttato giù la tequila...le prendo un braccio, la spalla liscia... limone, tequila....no, mi allontano. Le prendo la mano, sale, baciamano, limone tequila...

Mi guarda negli occhi... un misto d'affetto, stima e stizza.

- sei sempre il solito.....

Sbuffo un po', imbarazzato.. i suoi occhi addosso, i miei desideri dentro.... in mezzo a noi, uno sgabello marrone, la mia goffaggine, un bottiglia di tequila.. quasi vuota.

 

"We are all just prisoners here

 of our own device"

 

-Balliamo... - gli occhi illuminati dal riflesso del juke box - Balliamo?

Scuoto la testa ma non  mi lascia il tempo di replicare.. mi prende per mano e poi scivola veloce al di là dei tavoli, verso la zona ballo, svuoto l'ultimo bicchiere e lo lascio cadere per terra, rotola senza rompersi. E' notte fonda, l'albergo è vuoto, ai confini del mondo. Anche ai confini del mondo si può ballare. Uno schiocco di dita..

why do you build me up, buttercup baby just to let me down.. uno schiocco di dita, mi scappa un sorriso.. Nami viene verso di me col vestito rosso fuoco che sorride come il suo rossetto, la prendo per mano e la faccio girare... come ai tempi del college, e anche se la canzone è triste la musica è allegra abbastanza da farci ridere come due pazzi, volteggiare, schioccare le dita, improvvisare le peggiori coreografie del mondo.. per quello che può importare a due ubriachi al confine del mondo..

quando la musica finisce, ansimiamo e ridiamo come due scemi.. mi avvicino al juke box, infilo un quarto di dollaro... parte dream a little dream of me...

Mi avvicino sorridendo, una mano nella sua, l'altra sulla vita

- .. non avrei mai immaginato che tu sapessi ballare...

- quando sono ubriaco sì....

- ah, capisco...

il suo corpo si scioglie sul mio, chiudo gli occhi per un momento interminabile...

 

 How they dance in the courtyard

 Sweet summer sweat

 Some dance to remember,

 some dance to forget...

 

Appoggio la testa sulla sua spalla, è pesante, pesantissima, scivola giù senza che io lo voglia.. I suoi capelli rossi mi entrano dentro il naso, li respiro come se fossero la mia prima boccata d'aria nel mondo. Profuma di alcool, di un profumo buono, di fresco e di candeggina. So che non potrò più togliermi quest'essenza dalla testa..

Le stringo le spalle, sottili ma solide, consistenti, la stringo per la vita con la testa ancora appoggiata alla sua spalla, credo di avere gli occhi lucidi.. non posso continuare a dissimulare per sempre. Mi scosto da lei con un gesto confuso, ma i suoi occhi mi rimandano l’invito per l’ultimo ballo, le dita sottili fanno scivolare il gettone nella pancia del juke box… parte Unchained Melody..

Mi scappa un sorriso, un ghigno, una risata..

- no, dai, è troppo da ballo della scuola…

Nami sorride anche lei  - vero… però che c’è di male…? Non mi hai mai fatta ballare al ballo della scuola…

- .. avrei voluto farlo… - le sussurro mentre la mia mano le scorre sui capelli.

Seduti sul divano della hall  aspettiamo che il disco si consumi, la sua testa contro il mio braccio, l’orologio segna le 3 e 40. Nami guarda l’orologio, il soffitto, ancora l’orologio…

Il disco si spegne…

- come te lo immagini tu, il grande amore…?

Parole che scendono dal cielo come la nebbia si alza da terra… notte fonda, silenzio crepitante di un juke box malato. La sua testa contro il mio braccio, tutte le parole del mondo…

- mah, non lo so… non ho molta immaginazione io.. cerco qualcuno per cui poter vivere, completamente…

- uh… rischioso – sorride

- e tu? – per tutto il tempo che è stata qui ho tenuto il conto dei suoi sorrisi…

- voglio un uomo che mi adori..........so di essere un po' egocentrica, ma mi piacerebbe che fosse così...

I suoi capelli sotto le dita. Io ti adorerei fino alla nausea, le stringo un po' la spalla

- già........

Il silenzio di un’oscurità che si consuma come un fiammifero, il silenzio di un ronzio di frigorifero che non c’è, nella notte… scivola lentamente via, senza allontanarsi da noi, quel senso di essere naufraghi, in mezzo a questo vuoto, simili eppure lontani.. persi….

- via, un ultimo ballo.......- la faccio alzare dal divano tenendola per mano, il juke box parte a singhiozzo, la stringo ancora una volta...

Over the rainbow....

Anche la notte è arrivata al confine di se stessa, è come se ogni luce, ogni suono, ogni sensazione si spegnesse in se, a poco a poco..

Ci spegniamo l'uno nell'altra....

-vuoi tornare a Chicago?

Dimmi che non è un addio, dimmelo ti prego... le sue mani mi stringono la nuca, le appoggio le labbra sulle scapole, mi accarezza i capelli..

- ..no.... voglio tornare...

-.. dove...?

- in quella piazzola di sosta, quando tu avevi la febbre e mi dormivi sulla spalla......

.. mi stringe più forte, immagino i suoi occhi socchiusi, così come li ho amati mille volte, stando attento a non svegliarla...

- voglio tornare....

- .. dove....? - è un sussurro, a un passo dalla mia bocca, al confine del mondo, nei suoi capelli, in un campo di belle di notte. Chiudo gli occhi sui suoi.

- ... Atlantic City

 

 

                                                       *                     *                      *

 

 

 

La testa pesante, le cose prendono lentamente la loro forma.. la stanza nella penombra del giorno che si affaccia timidamente da fuori è diversa da come l'ho vista ieri sera, diversa da come non l'ho vista stanotte....Mi alzo a sedere sul letto con le ossa che scricchiolano, la testa che gira, gli occhi appiccicosi...

la stanza è di una vuotezza disarmante... un po' della mia roba è sparsa inutilmente intorno.

Un bicchiere di birra vuoto sul comodino.. uno solo.

E' una freccia scoccata.. e lentamente ricordo.

Nessun segno tangibile della sua presenza... mi metto a frugare tra le lenzuola, cercando un segno di rossetto, un  capello, butto per aria la stanza, cerco nel bagno... niente.. un limone sul comodino, un bicchiere di birra, uno solo...

Apro la finestra, la luce di fuori taglia la stanza in due come un coltello, la seziona. Neanche quel bisturi trova la minima traccia di lei.

Mi sono perso. Mi siedo sul letto e penso che mi sono perso veramente stavolta. Perché non so più niente. Neanche il soffitto bianco, un po' crepato, ha nulla di interessante da rispondere ai miei occhi. C'e un corridoio e una reception, un ultimo conto da pagare, dio, mi rovinerò col conto del bar, e un'autostrada là fuori...

E' ora di andare..

 

                                                       *                     *                      *

 

 

"Non ti preoccupare, torna quando vuoi.. noi ti aspettiamo sempre" ha detto la mamma. Naku è gentile, gentile nell'anima. "Mi sono perso.. e visto che ci sono mi fermo qualche giorno a Los Angeles da una mia amica prima di venire da voi", le ho detto. Il conto del bar lo avevano già pagato. Così mi ha detto il signore dalla reception. Non sa chi, dato che è stato il collega del turno di notte a riscuotere, e il collega del turno di notte è andato a dormire. Le dieci e mezza, il sole alto in questo cielo pallido, il deserto sembra ancora coperto di neve invisibile, l'aria è pungente...

Mi infilo il cappello verde.

Chissà, forse l'ho solo sognata.

Una telefonata.

- Sanji, ciao, sono io... scusa, devo chiederti una cosa... Nami fa la disegnatrice per una casa di moda a Hollywood?

- Sì... almeno per quello che ne so io, aspetta un attimo.. Vivi, tesoro.. Nami fa ancora la stilista a Hollywood, no?

Questa America sembra un teatrino di cartone... la ragazza risponde qualcosa che non capisco, mi arriva solo la sua voce argentina attraverso l'apparecchio unto...

- sì, dice di sì.... sono anni che non me la nomini neanche, che è successo?

- niente... ti racconto meglio quando torno...sono a Las Vegas..e la vado a trovare..

Questa America fatta di punti su una cartina e strade lunghe e dritte, e deserti che sembrano oceani, e città che si chiamano come oceani, e isole di luci a neon...

e hotel che si chiamano hotel california, col juke box e l'american bar, e il telefono unto.....

- sei impazzito.....?

- forse........ sono innamorato.

-... -pausa. Lo immagino che sorride con la sigaretta di traverso- lo sei da una vita...

-.... mh.......

- ..deciso a fare il grande passo?

- bah... ti racconto quando torno, ho detto!

- ma non vivi più qui da anni...

- voglio tornare ad Atlantic City...... sempre che non mi fermi prima qua....

- .. sei uscito di testa...

- ..forse! salutami Vivi e i ragazzi...

- va bene........

- ... lo sai che sono sempre stato gelosissimo di te, vero?

- sì che lo so.. sei sempre stato un grandissimo cretino.....

- grazie!... ci vediamo, devo andare...

- vai, vola!!

Rido -.. ciao Sanji!

La linea cade a un passo dalla mia mano, sono già oltre. La macchina mi aspetta dove l'ho lasciata, mi siedo dove mi sono seduto ieri, l'orizzonte è cambiato.

Los Angeles non è lontana.... non così tanto. So che non mi perderò.

 

 

                                                       *                     *                      *

 

C'è un cartello, dice 150 km a Los Angeles.... non ho pennarelli con me, non ho nulla con cui scrivere....frugo nella tasca del giubbotto, un rossetto. Rosso.

C'era una donna con un rossetto rosso.....

Il sangue che mi pulsa nelle vene adesso è l'unica guisa d'amarti della quale posso davvero parlare.... con te, di te, Nami.

Scendo dalla macchina. Il cartello bianco e verde è lì, aspetta solo che i miei sogni ci si stampino sopra. Col rossetto di Nami scrivo lentamente, lettera dopo lettera, ogni lettera un sospiro, ogni lettera un desiderio, una preghiera, ogni lettera mille passi verso di te, ogni lettera un ultimo ballo e un ultimo bacio, ogni lettera un miliardo di minuti della mia vita che spenderò ad amarti, scrivo col cuore in gola

..."Atlantic City"

 

 

                                                       *                     *                      *

  

Bibliografia:

 

Alex North - Unchained Melody

Eagles - Hotel California

Eiichiro Oda - One piece

Louis Armstrong and Ella Fitzgerald- Dream a Little Dream of Me

Jack Folla - Alcatraz

Judy Garland - Over the rainbow

  
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