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Autore: redspecial    22/12/2011    1 recensioni
25 Dicembre, Natale. 25 Dicembre, la notte di Natale.
Un sussurro fece voltare l’uomo in nero seduto sulla poltrona, accomodato placidamente intento a leggere un volume pregiato rilegato in filigrana.
Lentamente andò verso la porta del suo ufficio, quasi come se volesse andarsene di corsa ma una mano poggiata sulla sua spalla lo trattenne, fu allora che gli mancò il respiro.
One shot natalizia senza pretese che vuole dare luce alla magia del Natale, un giorno che può riservare diverse sorprese.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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25 Dicembre, Natale. 25 Dicembre, la notte di Natale.
Un sussurro fece voltare l’uomo in nero seduto sulla poltrona, accomodato placidamente e intento a leggere un volume pregiato rilegato in filigrana.
“Sapevo che ti saresti fatto vivo, lo sentivo e le mie sensazioni difficilmente sono errate” disse l’uomo seduto girato soltanto per metà.
“Ragazzo mio ho mai dubitato di te in passato?” rispose l’altro con fare benevolo e un che di carezzevole nella voce.
“Allora a cosa devo il piacere?”
“A nulla Severus, a nulla.”
Severus alzò gli angoli della bocca andando a comporre una strana smorfia, quella di chi sa che in realtà non è così. “Albus lascia perdere le tue metafore per una volta” lo esortò il mago più giovane.
“Noto con piacere che non sei cambiato di una virgola”
Il pozionista non si scompose minimamente, infondo aveva ragione, non era cambiato poi così tanto e alla fine andava bene così.
“Minerva ti ha lasciato senza problemi nel suo ufficio”
“Stavo solo leggendo. Se non hai mai dubitato in passato non vedo perché dovresti farlo ora” rispose quasi seccato; quegli occhi azzurri come il cielo avevano il piacere ed il dono di indagare molto in profondità e, sentirsi scrutato, non lo faceva esattamente impazzire di gioia.
L’uomo dalla lunghissima barba trattenne una risata, molte cose erano cambiate ma alcune erano destinate a rimanere sempre tali. “Le hai parlato?” domandò tornando serio ma mantenendo la sua aria serafica di sempre.
Severus sgranò gli occhi, a chi si riferiva? Tuttavia rimase zitto nella stessa posizione, avendo realizzato di cosa – o meglio di chi – intendesse parlare. “Non vedo come debbano interessarti determinate faccende che per altro, e sottolineo per altro, non sono proprio di tua competenza”
“Ragazzo mio, starsene in un quadro a guardare le vite altrui è molto interessante, per non dire istruttivo, sul comportamento umano e spostarsi da una tela all’altra è a dir poco vantaggioso” disse Silente accennando un sorriso compiaciuto.
“Albus sii chiaro” sbottò il pozionista, lasciando cadere il prezioso libro sulla scrivania.
“L’amore ci cambia e ci fa diventare irrazionali, ma vedo che con te non è successo”
Severus lo scrutò attentamente, questa volta non avrebbe voluto dargli soddisfazione.
“Le hai parlato?” chiese nuovamente il mago nel quadro.
“Non me ne ha dato il tempo e, anche se così fosse stato, non sarebbe cambiato molto”
“Invece si ragazzo mio, sarebbe cambiato tutto. Sta nevicando, ottimo clima per una passeggiata nel parco. Ottimo davvero, soprattutto nella notte di Natale”
Severus osservò il suo interlocutore. Era per caso impazzito del tutto?
“Troverai la neve di questa notte interessante” disse con voce sottile e pacata, facendogli l’occhiolino da sopra i suoi occhiali a mezzaluna.
Severus si limitò ad esaminarlo ancora più attentamente, quel vecchio pazzo in vita sua aveva disseminato mille indizi su cui riflettere e, ora, si divertiva a farlo anche da morto. “Albus non vedo perché una passeggiata sotto la neve dovrebbe essere così speciale, comunque se insisti tanto” rispose con riluttanza; bagnarsi era l’ultima delle sue ambizioni per quella notte.
L’uomo nel quadro lo salutò facendogli l’occhiolino e scomparendo, lasciandolo immobile e con la testa che frullava a forza di interrogarsi su quella strana richiesta. Il pozionista allora si mise il mantello e si diresse all’uscita del castello, accendendo così al parco della scuola. Camminò lentamente ma con passo deciso in tutto quel bianco, rischiando quasi di cadere a terra ed essere seppellito dalla quantità industriale di neve che stava scendendo; ancora non sapeva perché gli aveva dato retta invece che starsene al caldo a finire il suo libro. Continuò a camminare imperterrito, quasi come se fosse alla ricerca di qualcosa, quando un’ombra incappucciata fece la sua comparsa e come un fulmine andò a rintanarsi dietro il possente tronco di un albero nelle vicinanze.
Severus rimase attonito, soprattutto perché aveva riconosciuto quel mantello. Ma cosa ci faceva lei nel parco la notte di Natale?
Quasi senza riflettere avanzò verso l’albero sotto cui l’ombra aveva trovato riparo dalla neve che continuava a scendere con ritmo cadenzato. Arrivò in un lampo e la figura si voltò, trovandoselo davanti in tutta la sua altezza.
“Auguri” fu capace di dire rimanendo composta sui due piedi.
Severus annuì scrutando il viso della donna, non la vedeva da quel freddo giorno di fine gennaio, a conti fatti era quasi un anno che erano lontani. “Che ci fai qui?” domandò con fare astioso.
“Ho pensato che il Natale avrebbe potuto mettere a posto le cose…” rispose timidamente la figura incappucciata.
“Natale è un giorno come un altro, se avessi voluto avresti potuto farti viva prima invece che attendere quasi un anno” tuonò l’uomo palesemente infastidito.
“Severus so che ho sbagliato ma dammi un’altra possibilità, se non lo vuoi fare per me almeno fallo per lei” si affrettò a dire facendo cenno ad un piccolo rigonfiamento del suo mantello.
“Solo un’incosciente come te può tenere una bambina di appena un anno al freddo e al gelo” rispose duro.
“Appunto per questo motivo sono tornata. Ti va di entrare nel castello?” rispose la ragazza con tono accondiscendente.
Severus la guardò con espressione autoritaria e le fece cenno di incamminarsi verso l’entrata della scuola; per quanto non fosse felice di vederla non poteva farla morire di freddo, così come la bambina che era placidamente addormentata tra le braccia della madre. In un batter d’occhio arrivarono nei sotterranei ed entrarono nello studio dell’arcigno professore di Pozioni. Subito accese il fuoco con un colpo di bacchetta e la ragazza mise la bambina sul divano per poi togliersi il mantello. Quella stanza le ricordava il periodo più bello della sua esistenza ma anche il più brutto; aveva perso la testa due volte e quei muri erano stati testimoni di entrambe le cose.
“Non mi hai ancora detto il motivo del tuo ritorno” iniziò algido, incutendole una certa soggezione.
“Severus perdonami, ho perso la testa”
L’uomo continuò a fissarla, facendole segno di proseguire. Aveva impiegato quasi un anno a cercare di seppellire quel dolore e ora, come se niente fosse, lei era tornata con la loro bambina. Quando se n’era andata portandola via con sè aveva poco più di tre mesi, praticamente non si ricordava nemmeno di lui.
“Julia il motivo per cui ti ho fatta entrare è dovuto esclusivamente alla bambina, con questo freddo potrebbe ammalarsi”
“Lo so, ma io sono tornata per cercare di rimettere a posto le cose tra noi. Io ti amo ancora e quando me ne sono andata ti amavo, non è cambiato nulla” “
Allora perché mi hai lasciato solo da un giorno all’altro senza nessuna spiegazione?” rispose con aria minacciosa, l’astio che provava nei confronti di Julia era ancora forte.
“Avevo paura di non poter essere alla tua altezza e la nascita di Lexy ha complicato le cose in qualche modo.”
“Come ripeto solo tu puoi incolpare tua figlia di tutto ciò” ribattè quasi esclusivamente per ferirla. 
“Non la sto incolpando affatto ma questo tempo lontana da te mi ha fatto capire quanto ti ho amto e quanto ti amo ancora. Severus lo so che mi ami, altrimenti non mi parleresti con tutto questo risentimento”
“Julia mi hai lasciato senza una spiegazione, comunque per stanotte rimarrete qui, Alexandra deve stare al caldo. Non sono esperto di bambini ma mi ci vuole poco per immaginare una cosa di questo genere” sentenziò secco, però rivolgendo un’occhiata benevola all’involto di coperte che ancora dormiva beatamente appoggiato sul divano.
Seevrus sospirò, ancora una volta la vita non era stata per nulla generosa nei suoi confronti, facendo sì che la donna che amava con tutto il cuore si allontanasse da lui con la bambina in fasce, facendo perdere le sue tracce. Ora Julia era tornata per stare con lui ma aveva paura, paura di perderla ancora.
Lentamente andò verso la porta del suo ufficio, quasi come se volesse andarsene di corsa ma una mano poggiata sulla sua spalla lo trattenne, fu allora che gli mancò il respiro. Quella mano non lo sfiorava da quasi un anno e lui ne ricordava ancora il soffice tocco che profumava d’amore.
Si voltò e lei gli accarezzò il viso come era solita fare prima che tutto andasse a rotoli. La lasciò fare perché nei suoi occhi lesse sincerità e voglia di ricominciare. Chiuse gli occhi e si lasciò trasportare dalle sensazioni che provava, nonostante all’apparenza fosse rimasto rigido come una statua. Julia si avvicinò di più, eliminando la distanza tra i loro corpi, si alzò leggermente sulle punte e lo baciò sulle labbra sottili che fremettero al contatto con quelle morbide e vellutate di lei.
All’improvviso tutto si interruppe, Lexy aveva smesso di sognare e ora fissava con i suoi occhioni neri come la notte il soffitto della stanza. Si agitò un po’, stringendo i pugnetti paffutti e muovendo un poco le braccia, ma senza emettere alcun suono. Nonostante tutto sembrava tranquilla.
Julia si avvicinò a lei e la prese delicatamente tra le braccia, cominciando una sorta di comunicazione silenziosa fatta di sguardi e respiri. Lentamente avanzò verso Severus e gliela mise tra le braccia. La bambina non si agitò, dando quasi l’impressione di sentirsi a casa tra le braccia del professore che la fissò, quasi a volere imprimere nella propria mente tutti i particolari del suo viso, compreso un ciuffo ribelle di capelli castani che le ricadeva sulla fronte spaziosa. Julia abbracciò Severus da dietro e puntò la bacchetta sul soffitto, pochi secondi dopo iniziarono a scendere eleganti fiocchi di neve che ricoprirono le loro teste.
Severus guardò le sue donne, ricordandosi i motivi per cui non amava il Natale. Quel giorno per lui aveva sempre rappresentato ciò che gli altri avevano quotidianamente e che fino ad allora gli era stato negato. Ora che aveva sua figlia tra le braccia e Julia accanto sentiva di aver trovato tutto ciò che finora non aveva avuto. A Natale aveva sempre perso qualcosa e mai gli era capitato il contrario; questa volta però poteva davvero essere Natale anche per lui.




Angolo autore:

Ciao a tutti! Oggi mi sono sentita "generosa" e ho deciso di postare questa shot natalizia. E' da circa una settimana che ci lavoro senza pretese, spero che vi piaccia.
Vorrei augurarvi Buon Natale e ringraziare ancora tutti coloro che seguono, leggono e recensiscono sempre la mia storia, infatti è una shot che ha come protagonisti sempre Severus e Julia. Naturalmente non ha lo scopo di anticipare nulla sulle prossime vicende ma solo quello di farvi gli auguri. Se volete potrete considerarla una sorta di spin-off, vedete voi, soltanto spero vi sia gradita.
Grazie a tutti e anche anticipatamente a coloro che leggeranno e recensiranno!

 

  
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