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Autore: Seiht    22/12/2011    1 recensioni
Aveva sempre pensato ad Harry e Hermione insieme.
Forse era solo lui, l’ostacolo.
Il migliore amico innamorato cotto della ragazza.
Era lui l’ostacolo.
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[Partecipante al contest "Quando Harry Potter incontra il Sommo Poeta" di Lalani ]
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Bill/Fleur
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Villa Conchiglia.
Ne aveva sentito molto parlare, ma non credeva fosse così bella.
Persino col gelo di dicembre la sabbia e il mare e persino le foglie e il cielo, sembravano essere rimasti all’estate, come quelle che passava alla Tana, con i suoi fratelli, con sua madre, con suo padre… con Harry, con Hermione.
Sembrava che non avessero accettato di far posto all’inverno.
Quando era arrivato, Bill non aveva fatto domande, e nemmeno Fleur.
« È sotto Incanto Fidelius » avevano detto. « Non c’è pericolo ».
E così aveva sistemato le sue cose nella stanza che dava sul mare, Fleur gli aveva dato una trapunta nuova e degli asciugamani blu senza smettere di sorridere, e l’aveva lasciato solo.
Lo zaino era finito sotto al letto, via, dimenticato.
Il pullover di lana che aveva tenuto tutti quei giorni nell’armadio, via, anche quello.
Il deluminatore nella tasca.
Non riusciva a metterlo via.
La prima cosa che fece dopo fu mangiare.
Mangiare e mangiare e mangiare, riempiendo il vuoto di giorni in cui trovare un pezzo di pane era come manna dal cielo.
Mangiò egoisticamente, e non un sol boccone inghiottito lo fece sentire peggio.
Bill e Fleur non fecero domande quando scoppiò in lacrime, dopo.
La notte gli incubi non smisero di fare capolino nei suoi sogni, stravolgendo ogni minimo angolo della mente sana che era riuscito a salvare.
L’incubo più recente, i Ghermidori, a cui era scampato solo poco tempo prima, e di cui una bacchetta di prugnolo era ciò che gli rimaneva.
La battaglia di Little Whishining, le maledizioni che volavano dappertutto; sognava i Mangiamorte ad Hogwarts e a volte, addirittura, quel poco che ricordava della notte al Ministero.
E poi ancora, il medaglione che gli sussurrava strane cose, la notte, cose che Harry e Hermione non potevano sentire.
Sognava Harry e Hermione.
Non smetteva un secondo di pensarci, il senso di abbandono gli lacerava il fegato più o meno regolarmente.
Dio quanto li amava, entrambi.
Forse davvero sarebbero stati meglio, senza di lui, negli ultimi tempi non faceva che lamentarsi e lamentarsi e lamentarsi, del cibo, del tempo, di tutto.
Magari, da soli, sarebbero cambiate molte cose.
Aveva sempre pensato ad Harry e Hermione insieme.
Forse era solo lui, l’ostacolo.
Il migliore amico innamorato cotto della ragazza.
Era lui l’ostacolo.
 
Il giorno dopo, lo svegliò un delizioso odore di cornetti, aiutò Fleur in cucina mentre Bill svolgeva le sue faccende con l’Ordine, con ciò che restava, dell’Ordine.
Sentivano Molly ed Arthur ad intervalli regolari, attraverso i gufi delle consegne di Fred e George, che avevano imparato a deviare il loro percorso, se dovuto.
Ovviamente, loro non sapevano nulla, del suo ritorno.
Tutte le sere, Bill accendeva la radio, e cominciava a borbottare parole puntandovi la bacchetta contro, fino a quando non sentiva la voce di Lee Jordan.
« È meglio la piccola certezza che la grande bugia », ripeteva.
Meglio sapere che c’è ancora qualcuno piuttosto che sperarlo e basta.
Radio Potter, si chiamava.
E annunciavano morti, e morti, e morti.
E annunciavano vita, e che qualcuno c’era.
È meglio la piccola certezza.
 
La notte era sempre la stessa solfa, Harry e Hermione.
Pensava a cosa stavano facendo, come, quando, perché.
Chissà se si erano già baciati.
 
Il ventidue di dicembre s’imbottì di Pozione Polisucco e andò insieme a Bill ad Amengton O’ Tine, per comprare un regalo di Natale a Fleur.
Era uno sputo di paese, ma si sentiva forte e chiara l’aura dei Dissennatori.
Le presero degli orecchini.
La sera Radio Potter annunciava il ritrovamento del cadavere della madre di Marietta Edgecombe, e un muto e vuoto silenzio carico di tristezza si fece spazio, a forza, nella sala da pranzo di Villa Conchiglia.
La notte, il ricordo di quando Hermione annunciava la punizione per chi avrebbe tradito l’ES si stagliò nitido nell’oscura incoscienza del sogno.
 
La vigilia di Natale il mare era mosso.
Le onde si infrangevano sulla spiaggia sabbiosa mangiandone a grandi bocconi, la schiuma imbiancava l’orizzonte.
Bill fece apparire un abete, e lui, insieme a Fleur, lo riempirono di palline natalizie colorate.
Giocarono tutto il giorno a scacchi e a gobbiglie, arrivarono gli auguri di tutta la famiglia Weasley, di Remus e di Tonks, al quinto mese di gravidanza, a quanto diceva, di Kingsley Shaklebot e gli ultimi dell’Ordine.
Niente notizie, ne’ di Harry, ne’ di Hermione.
E allora un pensiero si affacciò nella sua mente.
Loro sapevano che era Natale?
 
Quella notte, come tutte, tolse il deluminatore dalla tasca e lo poggiò sul comodino, ma, invece di dormire, si affacciò a quella finestra dalle inferriate blu che dava sul mare.
Sentiva il sale sulle labbra e l’umidità impregnare quella sera.
Lo sciabordio delle onde non accennava a calmarsi, e l’edera che cresceva rigogliosa intorno ai faggi cominciava ad imbrunire.
Persino loro, adesso,  riconoscevano la superiorità di quell’ultimo inverno del 1997.
Non c’era aria di Natale.
Da nessuna parte.
Recuperò il deluminatore dal comodino.
Lo osservò attentamente.
Era l’ultimo dono di Silente, che a lui non aveva mai donato nulla.
Il primo e l’ultimo.
Harry e Hermione.
Non riusciva a non pensarci.
Se li immaginava chissà dove, magari vicini, magari abbracciati, magari…
In fondo era giusto così.
Era sempre stata la cosa più giusta.
Chiuse la finestra, e le tende leggere gli solleticarono le mani.
Si sedette sul letto e chiuse gli occhi.
Era giusto così.
 
« Ron ».
 
Era poco più che un sussurro, ma lo sentì.
 
« Ron… la bacchetta ».
 
Era Hermione.
Il deluminatore.
Fu l’unica cosa che riuscì a vedere.
Lo prese in mano, sapeva cosa fare.
Non avrebbe aspettato i regali, quella mattina.
Da Hermione.
Subito.


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Note
One-Shot senza pretese sul nostro caro Weasley a Villa Conchiglia.
Chi mi conosce lo sa, sono Auror fino al midollo, eppure, qui, c'è un accenno abbastanza, ma sì, diciamo pure molto, consistente di Romione.
Perché ciò? Perché questa storia ha partecipato al contest di Lalani "Quando Harry Potter incontra il Sommo Poeta", e, dato che era un contest a pacchetti, i miei obblighi erano la citazione "E' meglio la piccola certezza che la grande bugia", (che adoro), il caro Ron, e il tema "un amore contrastato", e Hermione era lì che mi diceva "Ron ama me! Ron ama meeee!" e non potevo non fare diversamente.
E' riuscita decentemente?
Speriamo di sì, lascio tutto nelle vostre mani, qui sotto i giudizi della cara GiudiciA :)
Un bacio,
Ela






Quinta Classificata: Currently di Ela_chan

- da 0 a 10 per la correttezza grammaticale, lessicale e stilistica: 8/10
- da 0 a 10 per lo sviluppo del pacchetto: 8/10
- da 0 a 10 per la caratterizzazione dei personaggi: 9/10
- da 0 a 10 per l'originalità: 8,5/10
Totale: 33,5


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