Film > Wall-e
Ricorda la storia  |       
Autore: cri86    23/12/2011    0 recensioni
In una vigilia di Natale molto speciale, Auto capisce finalmente il significato dello spirito natalizio - e del perdono. Scritta in inglese per il WALL-E Forum, una storia di Natale che sa un po' di "La vita è meravigliosa", un po' del "Canto di Natale", con più di qualche accenno a un delizioso romanzo di qualche anno fa, "Il regalo più bello".
Genere: Commedia, Generale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ho scritto questa fanfiction l'anno scorso, per un forum in lingua inglese dedicato a WALL-E (www.walleforum.com) della cui fantastica community faccio parte ormai da tre anni. Adesso ho provato a tradurla in italiano, sperando che vi piaccia ^_^
E' una storia tipicamente natalizia, "classica" e un po' ingenua come lo sono i classici film di natale... non per niente deve molto della sua esistenza al film "La vita è meravigliosa", al celeberrimo "Canto di Natale" di Dickens, e a un libro uscito parecchi anni fa e che ho amato - e amo - indefessamente; "Il regalo più bello" di Jonathan Snow. Ecco, era quella l'atmosfera che volevo per la mia storia e spero proprio di essere riuscita a esprimerla ^_^ Il finale si rifà anche a un vecchio tema, sempre natalizio, che avevo scritto quando andavo alle medie (e che mi è stato fatto notare recenentemente come assomigli molto a una certa pubblicità natalizia di quest'anno... non dico quale sennò vi spoilero la sorpresa! ;) :P
Nata come Oneshot, la posto in tre parti per poterla tradurre con più calma.
Buona lettura, e buone feste a tutti! :)


Let it snow

Una WALL-Estoria di Natale

Dedicata al WALL-E Forum, che tiene viva la magia 365 giorni l’anno.

Il cielo era chiaro e grigio mentre WALL-E rotolava con cautela fuori dal suo cingolato. Sfortunatamente, le strade e le case non erano ancora ricoperte da una coltre candida, come sperava il robottino.

Da quando ne aveva sentito parlare dal Capitano McCrea, WALL-E aspettava per tutto l’anno che arrivasse l’inverno. In un certo senso, era una novità per lui; gli inverni passati non erano stati granché diversi dalle altri stagioni, così come le altre stagioni non erano che giorni come gli altri. WALL-E si era sempre accontentato della sua routine quotidiana fatta di spazzatura da allocare, piccoli tesori da collezionare e sogni dai colori più vividi della realtà, e non si era mai preoccupato di tenere traccia del tempo che passava; in effetti, anche adesso certi concetti, come il trascorrere dei mesi e delle stagioni, gli risultavano un po’ ostici. Non sapeva distinguere l’estate dall’autunno, e la primavera, con i suoi prati fioriti, era una realtà che i coloni umani cercavano di realizzare giorno dopo giorno. L’inverno, invece…

Nelle immagini che il Capitano gli aveva mostrato sul computer di bordo, l’inverno era qualcosa di splendido, qualcosa che WALL-E neanche sospettava esistesse. Era la neve che copriva le colline, gli alberi e i tetti delle case, e i bambini che giocavano; era il respiro che si condensava in nuvolette di vapore e i vestiti colorati, era le stelle filanti e le decorazioni, era i regali nella loro carta rossa e verde e il suono delle campanelle, era gli amici e la famiglia, i sorrisi e l’allegria. A WALL-E erano piaciute soprattutto le luci degli alberi di Natale; erano le stesse che illuminavano il suo cingolato, e il robottino aveva avuto la sensazione che in quei lunghi anni di solitudine l’inverno gli fosse stato vicino, anche se lui non lo sapeva. Ancor più delle luci, però, gli piaceva la neve. Tutto quel bianco gli ricordava della sua EVE, anche se lei, naturalmente, era molto più bella. Mentre osservava le immagini di bambini umani che giocavano fra i soffici cumuli di neve, si immaginava danzare piroettando nelle braccia di EVE, fra i bianchi fiocchi vorticanti – come se per una frazione di secondo, avessero potuto essere loro stessi un fiocco di neve…

Per tutti questi motivi WALL-E aspettava sempre con impazienza che i primi venti freddi soffiassero sulla Colonia – il Capitano gli aveva detto che si poteva capire dal vento quando l’inverno stava arrivando – e che i tetti, gli alberi e le montagne di spazzatura diventassero bianchi. E anno dopo anno, immancabilmente, rimaneva deluso. Il freddo arrivava, sì – nei primi anni si notava a malapena, anche se il Capitano McCrea aveva insistito che le temperature fossero più rigide del solito – ma anche negli ultimi tempi, quando gli umani dovevano indossare abiti pesanti, la neve non si era mai fatta vedere. Certe volte pioveva, e durante la notte le gocce d’acqua si trasformavano in minuscoli cristalli di ghiaccio appesi agli alberi; ma non era la stessa cosa.

Guardandosi intorno, WALL-E non poté reprimere un sospiro. La Colonia aveva l’aspetto di tutti i giorni. Mancava qualcosa, e non era soltanto la neve… anche se il robottino aveva l’impressione che le due cose fossero in qualche modo collegate. I vestiti colorati, i sorrisi, le decrazioni c’erano, ma non erano altrettanto vivide, altrettanto brillanti, altrettanto… reali che nelle immagini. WALL-E sentiva che l’inverno aveva bisogno della neve per partire alla grande, e allora qualcosa sarebbe scattato, l’atmosfera sarebbe cambiata e sarebbe veramente stato Natale, quella strana parola che lui non riusciva mai a sferragliare nel modo giusto, ma che ai suoi occhi era rappresentato dalla neve quasi quanto la neve rappresentava l’inverno.

::Waaall-e?:: trillò una voce argentea alla sua sinistra, ed EVE gli posò una pinna sul braccio. Il suo aspetto era bastato a dirle che qualcosa preoccupava il suo adorato robottino, e subito si era messa all’erta. Cosa c’è?, chiedeva quel suo tocco gentile. Stai bene?

::Eeeevah:: rispose lui, raddrizzandosi un po’ sui cingoli per rassicurarla. Sì, Eeevah, sto bene. E’ solo che… Lanciò un’occhiata al panorama che li circondava e si sforzò di mormorare: ::Nnnnn-vvvvv:: Speravo che questo sarebbe stato il nostro primo Natale con la neve. Sai, come in quelle immagini…

EVE gli diede una pacca rassicurante sul braccio. Capiva fin troppo bene la magia che un Natale con la neve esercitava su WALL-E; anche lei era rimasta incantata da quelle immagini di splendori invernali.

Non rinunciare troppo presto alla neve, voleva dirgli. Un giorno la vedremo anche noi. Un altro Natale, forse.

Lasciò che il suo sguardo vagasse verso l’interno del cingolato. Appeso sulla destra degli scaffali ordinati c’era uno dei loro tesori più recenti, che avevano trovato soltanto l’anno prima. Il Capitano McCrea l’aveva chiamato un calendario da muro – e WALL-E lo aveva guardato con curiosità e, indicando la scritta “Wall Calendar”, aveva strombazzato il suo nome, come per chiedere se lo strano oggetto fosse a sua volta un altro WALL-E. Più tardi, i due robot e il Capitano avevano sfogliato le pagine con l’entusiasmo di bambini che scartino un regalo inaspettato. E anche se le immagini erano sbiadite e la carta spiegazzata e lisa, WALL-E aveva trovato al calendario un posto d’onore nel suo cingolato.

L’illustrazione di Dicembre mostrava un albero di Natale, illuminato e circondato da regali. Una finestra alle sue spalle si affacciava su uno sfondo ricoperto da quella stessa neve che EVE e WALL-E desideravano così disperatamente vedere – ma non era stata l’immagine ad attirare gli occhi azzurri della sonda. Osservò di sfuggita i giorni numerati finché il suo sguardo non si arrestò bruscamente - sul ventiquattro.

Un altro Natale, forse, sospirò WALL-E, seguendo la direzione dei suoi occhi.

Senza dire una parola, EVE gli prese una mano e la strinse forte.




“Dov’è finita la lista delle cose da fare?!” Il Capitano McCrea armeggiava disperatamente fra gli schermi olografici sparpagliati sulla consolle. “Auto, un aiutino?...”

::Signorsì, signore::

Il timone aleggiò più vicino, abbassando un raggio per premere un pulsante. Subito gli schermi cominciarono a disporsi ordinatamente in fila, ma lui non li degnò di uno sguardo finché uno in particolare non venne a portarsi in primo piano. Solo a quel punto, Auto si voltò impassibile verso il Capitano.

::Eccolo qui::

“Grazie al cielo!” McCrea si appoggiò allo schienale della sedia, con un sospiro di sollievo. “Ne sto uscendo matto… meno male che ci sei tu a darmi una mano con queste robe logistiche, Auto. Se non fosse per te, non saprei proprio da dove cominciare!”

Il processore di Auto ruotò lentamente, come se l’Autopilota stesse cercando di tradurre quelle parole da una lingua straniera. Le emozioni umane erano qualcosa che faticava ancora a comprendere, e gli sfuggiva come il Capitano potesse essere tanto rinfrancato da qualcosa che, per Auto, era semplicemente un dato di fatto.

::Impossibile computare:: sentenziò alla fine. ::Devo seguire la mia direttiva.:: aggiunse, come a dire, che cosa c’è di tanto speciale? Non era forse quel che aveva sempre fatto? Sempre – un pensiero oscuro si insinuò nella mente artificial dell’Autopilota, ma lui lo respinse – era sempre stato lì per assistere i Capitani dell’Axiom, non solo con le faccende logistiche ma con tutto ciò di cui avevano bisogno.

McCrea alzò gli occhi al cielo. “Sì, Auto, è la centesima volta che lo metti in chiaro. Io sono il Capitano dell’Axiom e la tua direttiva è di eseguire i miei ordini, bla bla...” ridacchiò. “E immagino che sia l’unica ragione per cui non mi hai ancora buttato fuori dalla finestra e te ne sei fuggito con l’Axiom, no?”

Le sue parole furono seguite da un silenzio teso. L’occhio di Auto fissava McCrea con espressione neutra, e il sorrisetto del Capitano svanì rapido com’era apparso. “E dai, Auto, stavo scherzando! Lo so che non ti ammutineresti mai di tua volontà, calmati!”

::Devo chiederle di desistere. Non sono programmato per comprendere il senso dell’umorismo umano.::

“Non è senso dell’umorismo umano!” sbuffò McCrea. “Il senso dell’umorismo è una cosa universale! E’ tanto senso dell’umorismo degli umani quanto dei robot!”

::Non sono programmato…::

“Non sei programmato per questo, non sei programmato per quello! Deve sempre c’entrare la tua programmazione? Non puoi proprio pensare con la tua testa, dì?”

Ma no, naturalmente no. Se Auto fosse stato in grado di pensare con la sua testa, per l’umanità sarebbe stato molto più facile tornare sulla Terra – e, naturalmente, era proprio ciò che la BnL non voleva. Auto aveva la stessa capacità decisione di un lettino a cuscino d’aria. Seguiva la sua linea magnetica sul pavimento a ogni costo, e se per qualche motivo doveva sterzare, automaticamente si reindirizzava su quella più vicina senza neanche riflettere.

::Signore, la mia direttiva è di eseguire gli ordini che ricevo dai miei superiori. Non sono programmato…::

“Lo so, lo so!” McCrea agitò una mano, esasperato. “Lascia perdere, perché sto ancora a parlartene…” Sbuffando, tornò a scorrere la lista, mentre Auto gli aleggiava silenziosamente alle spalle. Litigare con il timone era inutile. Che a lui piacesse o meno, Auto non poteva concepire nessun pensiero al di fuori della sua direttiva – al contrario di robot come WALL-E ed EVE.

Controllando le voci della lista, riusciva quasi a sentire lo sguardo indifferente dell’Autopilota, che osservava lo schermo olografico come se fosse stato un qualunque programmuncolo televisivo di dubbio intereste. “Tu non capisci cos’è il Natale, vero, Auto?”

::Una festività umana, signore. Celebrata nel mese di Dicembre.:: Era solo la sua immaginazione, o c’era una traccia di noia nella voce di Auto, mentre ripeteva la definizione che avevano sentito dal computer di bordo.

“No, voglio dire tutto l’entusiasmo per il Natale. Perché siamo tutti tanto impazienti di festeggiare e cose così…” Indicò vagamente la lista e gli altri schermi alle sue spalle, con le loro dirette sulle preparazioni del mercatino all’aperto, l’area del rinfresco, la recita della scuola, le ultime prove del coro e il mucchio crescente di regali impilati sotto alla Prima Quercia. “Ai vecchi tempi lo chiamavano spirito Natalizio…”

::Irrilevante, Comandante:: rispose Auto nella sua voce monotona, che non ammetteva repliche. Non era certo di cosa intendesse dire il Capitano con la parola ‘spirito’. La direttiva degli uomini era di celebrare le festività, proprio come la sua direttiva era di pilotare l’Axiom; cosa c’era da capire?

McCrea sospirò. “Sapevo che lo avresti detto.”




Mentre il Capitano si allontanava per ispezionare l’area della Colonia e assicurarsi che tutto fosse pronto per quel pomeriggio, Auto rimase a guardarlo con un misto di rimpianto e sconcerto; un sentimento che ultimamente non gli era nuovo. Era come se avesse fallito la sua direttiva, anche se non poteva essere, perché aveva sempre seguito a puntino gli ordini del Capitano. Stranamente, Auto provava quella sensazione bizzarra solo di tanto into nel resto dell’anno, ma con allarmante frequenza nel mese di Dicembre.

In quel periodo dell’anno era quasi altrettanto difficile, per lui, interagire con il robot compattatore e con Sonda Uno. Non che avessero molte opportunità di parlarsi – la coppia trascorreva all’aperto la maggior parte del tempo, e Auto era fisicamente bloccato sul ponte. Ma ogni volta che Sonda Uno aveva qualche rapporto da comunicare al Capitano, o il robot compattatore andava a cercarlo sul ponte, e i loro occhi si posavano su Auto, era sempre il timone il primo a distogliere lo sguardo.

Non si trattava esattamente di colpa. Auto ricordava perfettamente gli eventi che erano culminati nella battaglia dell’Axiom; ma, proprio come i suoi attacchi a WALL-E e al Capitano McCrea erano stati dettati dalla sua direttiva A113, ora che l’A113 era stata rimossa di solito lui non aveva problemi a ignorare il primo e obbedire al secondo come avrebbe fatto normalmente in qualunque altra circostanza. Non aveva nulla, né prima, né dopo l’atterraggio, di cui rimproverarsi. Seguire sempre la sua direttiva, sempre, a qualsiasi costo – quella era la sua vita. Auto non era programmato per sentirsi in colpa, una delle molte emozioni umane che non capiva e che forse non avrebbe mai capito.

Dopo l’atterraggio dell’Axiom, il Capitano McCrea si era personalmente occupato di sovrascrivere la direttiva A113, prima di riattivarlo. La capacità di calcolo di Auto non sarebbe stata solo un prezioso aiuto nel gestire e ricostruire le risorse del pianeta; il pilota automatico infatti aveva anche molta più esperienza di comando di quanta non ne avesse McCrea stesso, e il capitano sentiva – ora più che mai in vita sua – di aver davvero bisogno di un consigliere, una figura a cui rivolgersi in caso di difficoltà. Adesso che non era più costretto a tenere l’umanità lontana dalla Terra, Auto si era dimostrato lo stesso aiuto impagabile che aveva rappresentato per tutti i capitani dell’Axiom, a partire da Reardon.

Eppure…

Non si trattava di colpa, no, ma di qualcosa di più complesso. Come se gli fosse stato assegnato un compito che non aveva eseguito. Ma Auto non riusciva a trovare alcuna direttiva del genere nella sua programmazione, nient’altro che non fosse seguire gli ordini dei suoi superiori – e quello lo faceva già – e, soprattutto, nulla riguardo un robot compattatore. Eppure la sensazione di aver in qualche modo fallito una direttiva continuava a opprimerlo.

Scuotendosi leggermente, ricordò che quella sensazione si era manifestata per la prima volta il giorno stesso in cui era stato riattivato. Auto aveva galleggiato verso il Capitano e gli aveva fatto il saluto, aspettando i suoi ordini; sentiva la presenza del robot compattatore e di Sonda Uno sul ponte, ma li aveva ignorati, chiedendosi perché mai GO-4 li avesse portati sul ponte e perché non stessero a loro volta seguendo le loro direttive. Ma il Capitano non gli aveva detto di allontanarli dal ponte, e, di conseguenza, Auto non aveva fatto proprio nulla, per nulla interessato ai due robot e convinto che McCrea dovesse avere le sue ragioni, se li aveva fatti chiamare sul ponte. Ordini del Capitano.

Con la coda dell’occhio, però, aveva scorto Sonda Uno assumere una posizione di difesa, sfoderando il suo cannone, e istintivamente si era messo in allerta anche lui. Possibile che sul ponte fosse sopraggiunta una minaccia di cui lui non si era accorto? Si era voltato a interrogare la sonda, ritrovandosi così la bocca del cannone puntata contro.

Non possibile. La sua conclusione era stata che la sonda fosse difettosa; ma, mentre il Capitano si affrettava a intervenire e tentava di calmarla, Auto aveva incontrato lo sguardo di lei, diffidente e pieno di sfida; e, alle sue spalle, quello del robot compattatore – confuso, sperduto, e con un’ombra di qualcosa che Auto stesso aveva provato pochi istanti prima, quando aveva visto Sonda Uno estrarre la sua arma e pensato che qualche nemico fosse riuscito a intrufolarsi sul ponte durante la sua disattivazione. Il robot compattatore era preoccupato. No, qualcosa di più – spaventato.

Da lui…?

Alla fine McCrea era riuscito a far ragionare Sonda Uno. Riluttante, lei aveva abbassato l’arma – ma la diffidenza e la minaccia non erano scomparse dai suoi occhi mentre fulminava con lo sguardo Auto. Così come dagli occhi del robot compattatore non era scomparsa la paura. Poi il Capitano aveva detto qualcosa e Auto si era voltato ad ascoltarlo – ma per tutto il tempo aveva sentito che la coppia continuava a fissarlo.

Quando se n’erano andati dal ponte, mano nella mano, insieme a McCrea, Auto aveva provato per la prima volta quella miserabile sensazione di fallimento, la stessa sensazione che – per motivi a lui imprendibili – si acutizzava particolarmente a Dicembre…




“Allora, Auto, buon Natale!” disse una voce allegra dalla porta. Auto, perso com’era nei suoi pensieri, si girò di scatto, e solo dopo qualche secondo riconobbe l’intruso sorridente che gli era arrivato alle spalle.

Era un uomo anziano, con una nuvola di fini capelli bianchi e occhi benigni coronati da sopracciglia candide. Indossava un cappotto vecchio stile e un cappello, ma l’aspetto più prominente della sua personalità sembrava essere il suo sorriso, a un tempo vago e luminoso. Anche se aveva perso molto del peso in eccesso da quando era solo un passeggero dell’Axiom, Auto lo riconobbe all’istante.

::Signor Clarence:: disse, incapace di nascondere la sorpresa. Accadeva raramente che la gente capitasse sul ponte, se non per parlare con il Capitano McCrea, che in quel momento era fuori. ::Buon giorno.::

L’uomo fece un gesto amichevole. “Buongiorno? Auto, andiamo – oggi non è un giorno qualsiasi, oggi il saluto di rito è ‘Buon Natale’.”

::Il Natale è una festività umana:: ribatté Auto, asciutto.

Clarence sollevò le sopracciglia. “Cielo, cielo, che concetto restrittivo! Sembra quasi che tu debba essere lasciato fuori dalle celebrazioni perché sei…”

::… un robot:: concluse Auto al suo posto.

“Be’, questa è l’assurdità più grossa che abbia mai sentito! Chi ti ha messo in testa certe idee?”

::La mia direttiva è di eseguire gli ordini dei miei superiori.::

“E se i tuoi superiori,” disse Clarence con gentilezza, “volessero che tu partecipassi alla festa?”

Turbato, Auto distolse lo sguardo. Si era appena ricordato delle parole di McCrea sullo spirito natalizio, e la sua espressione delusa quando si era accorto che Auto, semplicemente, non riusciva a capirlo. Anche se la sua direttiva non era quella di capire, non gli veniva in mente in che altro modo potesse aver mai deluso il Capitano - ma lo spirito natalizio, si ripeté, non faceva parte della sua programmazione, non faceva parte…

::Non - rientra nei compiti:: replicò a disagio. Che sciocchezza! Di cosa stava parlando quell’uomo? Chiedergli di partecipare a una festa – a una festa umana - sarebbe stato come chiedere a un’unità L-T di spazzare il pavimento. Impossibile computare. Osservando pensierosamente Clarence, Auto si chiese se al vecchio non avessero per caso dato di volta i circuiti.

“Davvero?” Clarence incline la testa di lato come un uccellino curioso. I suoi occhi piccoli e scintillanti scrutavano il timone. “Dimmi, Auto, quali sono esattamente i tuoi compiti?”

Stavolta Auto aveva la risposta pronta. ::Pilotare l’Axiom. Assistere il Capitano dell’Axiom nel disbrigo di qualsiasi difficoltà lui o lei si trovi a fronteggiare. Salvaguardare l’equipaggio umano. Tenere l’astronave in buone condizioni.:: Si fermò un attimo a riflettere. ::Provvedere a tutto ciò di cui i passeggeri hanno bisogno.::

“Puoi dirlo forte”, replicò Clarence, guardando distrattamente fuori dalla finestra. “Quindi, nell’ipotesi che – diciamo, ai passeggeri servisse un posto dove festeggiare il Natale… un posto dove trovare lo spirito Natalizio…”

Auto trasalì.

“… tu potresti fornirglielo?”

::Impossibile computare. Le preparazioni per I festeggiamenti son già in corso nella Colonia. Infatti, le consiglierei di avviarsi, se non vuole perdersi l’inizio…::

“Be’, Auto, grazie del pensiero!” Il vecchio batté le mani, con un sorriso luminosissimo. “Ma, vedi, non credo proprio che mi perderò i festeggiamenti, e nemmeno tu.”

Il processore di Auto ruotò più in fretta. Aveva sentio bene? Clarence stava davvero parlando come se i festeggiamenti all’aperto riguardassero tanto lui quanto chiunque altro?

::Impossibile computare:: Clarence ridacchiò, come se Auto avesse ditto qualcosa di molto divertente, anche se lui non riusciva a trovare la minima evidenza di aver detto alcunché di buffo.

“Non puoi aspettarti di computare lo spirito Natalizio! Fa parte della magia del Natale, sai.”

::Impossibile computare:: replicò freddamente Auto. ::Non esiste la magia::

“Questo non dirlo.” Clarence agitò un dito in segno di avvertimento. Il sorriso era scomparso, ma non – come nel caso di McCrea – per lasciare spazio al disappunto; Clarence aveva l’aria seria, ma non rattristata, e Auto ebbe la netta sensazione che di fronte a lui ci fosse un uomo che sapeva di cosa stava parlando. Malgrado tutto, la certezza nella voce di Clarence lo incuriosiva. “C’è più magia al mondo di quanta noi riusciamo a comprendere. E’ tutt’attorno a noi, Auto – basta solo volerla vedere.”

A disagio, Auto non rispose, voltando il timone e fissando il vuoto. Anche con la sua capacità di calcolo, faticava a seguire il filo del ragionamento di Clarence. Né capiva dove il vecchio volesse andare a parare.

::Qual è la sua direttiva, signor Clarence?:: A stento si trattenne dal chiedergli, che cosa vuole?

Clarence scrollò le spalle, sorridendo benevolo. “Se ti dicessi che sono qui perché non voglio vederti gettare via un altro Natale? Auto, hai lasciato che la vita ti scorresse accanto troppe volte…”

La facciata del timone fremette. ::Non capisco…:: attaccò.

“Non ti ricordi cosa ti ha detto il Capitano, cinque anni fa? Vivere, non sopravvivere.” Un altro fremito. Il suo occhio lampeggiò. “E’ da quando hanno costruito l’Axiom che tu esisti, semplicemente. Ma adesso, Auto, è il momento di vivere… non solo di esistere.” Gli occhi ridendi dell’uomo scintillavano di allegria. “E che giorno è più indicato del Natale, per cominciare a vivere? Natale, quando tutto è felicità e gentilezza, quando siamo pronti a dare e a essere grati, quando esultiamo e perdoniamo?”

Colpito, Auto arretrò, come a cercare sicurezza nella vicinanza con il soffitto. Ma non si ritirò lassù. Aveva abbassato l’occhio al suolo e il suo processore ruotava più veloce che mai. Perché le parole di Clarence lo avessero scioccato tanto, non sapeva dirlo. Ma improvvisamente perdono gli parve la più bella parola al mondo.

Clarence, che lo aveva osservato con attenzione, sospirò. “E così ci siamo arrivati.”

Aveva parlato piano, ma abbastanza per un uomo che parli fra sé e sé. Riluttante, l’occhio di Auto si volse a guardare il vecchio.

::Scusi?::

“C’è qualcosa che ti preoccupa, non è vero?” chiese Clarence, guardando Auto con una simpatia e una comprensione così profonde che mettevano quasi in soggezione. Per la prima volta, l’Autopilota ebbe la netta sensazione che Clarence sapesse cosa stava pensando, ancor più di quanto non lo sapeva lui. “Perché non me ne parli? Magari possiamo trovare una soluzione.”

::Negativo:: balbettò l’Autopilota.

“Negativo che c’è qualcosa che ti preoccupa, o che possiamo trovare una soluzione?”

Auto esitò, senza sapere bene cosa rispondere. ::Non ne sono certo nemmeno io:: A dire la verità, non era nemmeno certo di saperlo spiegare. ::A volte ho l’impressione che ci sia una direttiva che sbaglio clamorosamente, e di continuo.::

“Davvero? Quale direttiva?”

Nella pausa che segu, Auto tornò a fissare il vuoto. ::Non lo so:: ammise alla fine.

“Forse questo Natale potrebbe essere l’occasione per scoprirlo, non credi?”

::Devo seguire la mia direttiva::

“Be’ – una cosa non esclude l’altra” replicò Clarence, improvvisamente allegro. “Poche cose riescono a distrarci dai problemi come una festa di Natale…”

::Non possibile:: Quando gli occhi interrogativi di Clarence incontrarono il suo sguardo, Auto sentì di dover in qualche modo giustificare quel rifiuto. ::Il Natale è una festività umana:: balbettò in fretta. ::E in ogni caso, i festeggiamenti si terranno all’aperto. Io sono confinato sul ponte::

“Ma puoi fare molto anche dal ponte” gli fece notare Clarence. “L’hai detto tu, che devi procedere a tutto ciò di cui i passeggeri hanno bisogno.”

L’occhio di Auto lampeggiò, confuso. Cosa stava cercando di dire quell’uomo? ::Affermativo::

“Be’, allora ti converrà sbrigarti!” Tutto contento, Clarence batté le mani. “Altrimenti l’Axiom non sarà pronta per i festeggiamenti in tempo. Sarebbe un peccato, no? Allora, da dove cominciamo? Ci sono le decorazioni da organizzare, le luminare, e tutte quelle palme olografiche da rimpiazzare con alberi di Natale, e…”

Auto lo aveva fissato in un silenzio attonito e sbigottito. Solo dopo qualche istante ritrovò l’uso del sintetizzatore vocale.

::Non capisco::

“Senti, puoi dare l’incarico agli Steward di decorare la nave, giusto?”

::Signor Clarence, i preparativi per i festeggiamenti sono già in corso nella Colonia:: “Be’, sai, io non ne sarei tantosicuro, se fossi in te.” Proprio come aveva fatto prima, Clarence si girò casualmente a guardare la finestra.

E proprio in quel momento, come se l’occhiata passeggera dell’uomo fosse stata un segnale convenzionato, una singola goccia di pioggia colpì la superficie di vetro, e poi una seconda, e una terza – finché l’intera finestra non fu completamente spruzzata d’acqua.

L’occhio di Auto lampeggiò incredulo. Lentamente, si girò verso Clarence, che gli sorrise incoraggiante.

“Allora, Auto – aiuterai o no i tuoi passeggeri a celebrare il Natale che aspettano tanto?”
  
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Wall-e / Vai alla pagina dell'autore: cri86