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Autore: LyraWinter    23/12/2011    5 recensioni
-Hai detto bene, Granger, una sciocchezza. Un Natale allegro? Al diavolo il Natale, con tutta l’allegria! Se potessi fare a modo mio ogni idiota che se ne va in giro con “Un allegro Natale” in bocca dovrebbe essere bollito nel proprio calderone e sotterrato con uno stecco di agrifoglio nel cuore!-
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Christmas night, another fight
Tears we’ve cried are flood
Got all kinds of poison in
Of poison in my blood

I took my feet to Oxford street
Trying to right or wrong
Just walk away those windows
But I can’t believe she’s gone

When your still waiting for the snowfall
Doesn’t really feel like Christmas at all



 

Londra, 23 dicembre 2003



 

-Allegro Natale! Al diavolo il Natale con tutta l’ allegria!- (1)


Draco Malfoy camminava a passo svelto lungo una gremita ed abbagliante Oxford Street, nella quale le luci di Natale scintillavano colorando il buio sceso sulla città con i loro bagliori rosso dorati, senza nemmeno voltarsi per chiedere scusa quando urtava uno dei malcapitati Babbani che affollava la via commerciale brulicante di persone affaccendate nelle ultime compere natalizie. Il bavero del cappotto nero sollevato a proteggere l’esile collo dal freddo, le lunghe ciglia  imperlate delle minuscole goccioline di pioggia che caricavano l’aria di una fastidiosa umidità, che rendeva insopportabile il rigore invernale. Nel pugno, un pezzo di pergamena lacerato dalle lunghe dita sottili, che si muovevano senza tregua per effetto del nervosismo e, negli occhi grigi, un’espressione impassibile che non lasciava trapelare nulla della tempesta che si stava scatenando nella sua mente.



 

Jane Mary Bennett
Matthew Andrew Granger
Molly Prewett
Arthur Weasley

 

Annunciano il matrimonio della propria figlia
Annunciano il matrimonio del proprio figlio

 

Hermione Jean Granger
Ronald Bilius Weasley

 


The Burrow, sabato 24 dicembre 2003
11 a.m.
R.S.V.P.



 
 
Quando un elegante gufo grigio aveva depositato la pergamena sul balcone del suo appartamento londinese il suo cuore aveva saltato un battito.
Aveva perso. E se c’era una cosa che assolutamente non era in grado di accettare era la sconfitta. La dolorosa e bruciante sensazione di avere sfiorato con la punta delle dita il Boccino d’ Oro e vederselo soffiare dal Potter di turno.
Da ragazzo avrebbe urlato, distrutto qualunque cosa gli fosse capitata sotto le mani, poi avrebbe bussato alla porta della Tana, o, più precisamente, polverizzato la sua entrata con un impeccabile incantesimo Reductor, e cancellato il sorrisetto ebete dalla faccia di quel fallito di Weasel. Ma, ormai, non era più quel tempo: l’indole capricciosa, viziata e crudele dell’adolescente stava chiusa nel cassetto dei ricordi del passato, lasciando spazio ad un adulto duro, risoluto ed impassibile. La maschera di freddezza che aveva faticosamente indossato negli anni gli era costata sì la fama di persona severa ed impenetrabile, ma certamente non quella del dispettoso e malvagio ragazzo che era stato ai tempi di scuola.
Una sola cosa poteva fare quel nuovo Malfoy: penetrare i suoi occhi scuri e vederla ammettere con tono fermo che preferiva Weasley a lui, che ciò a cui aspirava nella vita non era altro che condividere i suoi giorni con l’amico d’infanzia. Sarebbe elegantemente uscito di scena se il suo volto non si fosse tradito, rivelando che lo desiderava ancora. Sconvolto e sopraffatto dal tormento, accecato dalla rabbia scatenatasi in lui all’apprendere il lieto evento, aveva persino accarezzato l’idea di poter usare la Legilimanzia su di lei, ma vi aveva tosto rinunciato realizzando che l’abile strega non gli avrebbe mai permesso di penetrare la sua mente così come non gli avrebbe lasciato carpire i desideri nascosti del suo cuore. Sarebbe stato come usare la violenza su di lei, e tutto ciò era lungi da quello che intendeva. Osservala ammettere che questo è il suo sogno e dileguati per sempre.
Mentre lasciava il suo lussuoso appartamento in Myfair, diretto verso casa di Hermione, però, un impeto di rabbia l’aveva assalito. Non avrebbe lasciato vincere quel pezzente di Weasley.


Tu l’hai già fatto, stupido idiota, lo richiamò la voce della coscienza. Gli hai regalato la partita a tavolino nel momento in cui l’hai respinta con forza dicendole che non potevi darle ciò che desiderava.


Questo era il pensiero che gli rodeva, come un tarlo, la mente, nella quale si accavallavano crudelmente sette lettere, che componevano un’ amara e triste condanna, quella che gli pesava sul capo da tempo: CODARDO. Codardo come sempre lo era stato nella sua vita, in grado solamente di scegliere la strada spianata e sicura, quella di ciò che gli conveniva perché più facile. Incapace di prendere la sola decisione che l’avrebbe resa felice, di questo era perfettamente consapevole.
Gli sembrava di rivedere ancora lo sguardo deluso e disperato, velato dalle lacrime, che lei gli aveva rivolto, prima di chiudersi per sempre la porta del suo appartamento alle spalle. Amami, gli diceva. Amami dolcemente, amami moderatamente, amami per quello che sono. Amami e metti da parte i tuoi principi, l’adulto che vuoi mostrarti. Una cosa gli avevano chiesto i suoi occhi bruni: di dimenticarsi di sé stesso, di chi era, per lei. E lui, in un estremo atto di codardia, l’aveva lasciata andare.
Con un fremito si strinse nel cappotto, rivivendo nella mente quella sera in cui aveva scorto nella moltitudine di persone la sua testa bruna muoversi impercettibilmente per sorridere agli amici nel tavolo dietro al suo, in un ristorantino di Diagon Alley. Aveva voltato faticosamente il capo verso la ragazza che gli sedeva di fronte, così affascinante, così attraente, così priva di qualsiasi spessore.
La sua stessa voce aveva risuonato dentro di lui -Sei una secchiona, saccente Granger. Ma io non vorrei mai smettere di ascoltare la tua voce ed osservare i tuoi occhi illuminarsi quando mi parli di quei libri babbani che tanto adori-
Lei lo aveva visto. Lo aveva osservato sedersi al suo tavolo, rimanendo impassibile davanti ai suoi amici, ignorando il suo sguardo di ghiaccio penetrante, mentre lui aveva stretto i pugni quasi fino a farsi sanguinare i palmi per impedirsi di avvicinarsi e spostare il ciuffo che ribelle le cadeva sulla fronte.


 

-Hey, giovanotto! Stia un po’ attento a dove mette i piedi!- un colpo violento, che gli mozzò il fiato, e la voce irritata di una signora carica di pacchetti natalizi che dopo lo scontro giacevano sull’asfalto umido di pioggia, lo riportarono bruscamente alla realtà. Si chinò, aiutandola a raccogliere ciò che le era caduto e mormorando qualche scusa imbarazzato. Una borsa di pelle nera, un sacchetto della spesa, due scintillanti pacchetti rossi e un libro, Giulietta e Romeo. Esitò qualche secondo, fissando il titolo a caratteri dorati con gli occhi sbarrati. Quante volte le aveva visto leggere quella storia? Quante volte gliel’aveva sfilata di mano dopo che si era addormentata, leggendo ancora ed ancora quei versi?


-Tutto bene? Sembra sconvolto…- la signora osservava con dolcezza il giovane uomo, stretto in un cappotto nero che celava un costoso abito di fresco di lana tagliato su misura. Uno come i tanti che si vedevano a Londra, uno di quelli con uno stipendio esorbitante, un’agenda carica di impegni ed una vita privata che probabilmente non era nemmeno degna di essere chiamata tale. Se non fosse stato per quel libro che stringeva nelle pallide mani arrossate dal freddo, come se avesse trovato un tesoro prezioso, l’avrebbe liquidato come uno di quegli uomini d’affari troppo presi dal proprio lavoro per lasciare spazio ai piccoli piaceri che regalavano banali attività come la lettura. Gli posò una mano sui capelli biondi, che a causa dell’ umidità che gravava nell’ aria gli si erano delicatamente arricciati sulle tempie e vicino alle orecchie.
Quello sollevò impercettibilmente il capo, destato da quel tocco materno -é…un bel libro. Conoscevo una persona che ne era talmente appassionata che la sua copia è ingiallita dall’aria e dal tempo, annerita dalle note e dalle sottolineature ed indurita dalle lacrime che vi ha versato. Chi lo riceverà avrà fra le mani qualcosa di speciale- mormorò a bassa voce mentre le restituiva la copia. –Tragico, ma meraviglioso non è vero?- la donna lo guardò assentire lievemente con il capo, poi gli sfiorò delicatamente il braccio augurandogli un buon Natale e si dileguò fra la folla, improvvisamente com’era apparsa.
-Buon Natale anche a lei- rispose Draco con un sorriso forzato.


 

 
-Che ti salta in mente? Buon Natale? Al diavolo il Natale, con tutta la sua bontà!-Pensò, mentre si accendeva una sigaretta e ne aspirava profondamente e prepotentemente il fumo, prima che la brace si spegnesse per le gocce che cadevano senza tregua, privandolo anche di quel piccolo piacere.
-Non nevica nemmeno, c’è una solo una schifosa nebbia ed un’irritante pioggia. Che razza di Natale è senza neve? Lo dicevo io che non vale la pena festeggiare!-
Neve a Natale. Un ricordo si fece violentemente strada nella sua mente, mentre pestava con veemenza l’ ormai inutile e zuppa sigaretta.



 
 ***
 
 
Hogwarts , ultimo anno. Forse, per la prima volta nella sua vita, era tornato a scuola di buon cuore. I suoi genitori avevano lasciato l’ Inghilterra, per sfuggire ai pettegolezzi che tormentavano la famiglia, scampata miracolosamente allo stesso destino riservato ai seguaci del Signore Oscuro. Rimasto l’unico erede dell’ immenso patrimonio dei Malfoy, la prima cosa che aveva fatto era stato vendere il Manor, risoluto a non rimettervi mai più piede. L’odiato castello era dunque in quel momento l’unico posto che potesse chiamare casa. Gli amici tornati erano pochi ma non gli importava più di tanto; il destino era stato clemente con lui una volta, concedendogli il privilegio di non portare a termine i suoi giorni marcendo in una tetra ed angusta cella di Azkaban e non voleva sfidare nuovamente la sorte riabbracciando lo stile di vita che aveva mantenuto prima della Guerra. Il fatto che quasi nessuno della sua vecchia cerchia di conoscenze fosse tornato ad Hogwarts rendeva le cose estremamente più facili.

 
Quel giorno, la scuola si era svuotata: il Natale era alle porte e tutti gli studenti rimasti durante le vacanze si erano affrettati a raggiungere Hogsmeade per concedersi un pomeriggio di regali, cioccolata bollente ai Tre Manici di Scopa e battaglie di palle di neve nella piazza del villaggio. Lui, al contrario, aveva deciso di rimanere al castello, un po’ perché l’umore di quel periodo della sua vita non era certo tutto luci scintillanti, carole natalizie e bastoncini di zucchero, ed un po’ perché gli piaceva quando i corridoi erano liberi dalle masse indisciplinate ed assordanti di studenti e fra gli spessi muri del castello risuonavano solo i suoi passi. Pensò di rifugiarsi nella Stanza dei Prefetti, a cui poteva ancora accedere grazie alla carica di caposcuola che, nonostante i suoi trascorsi non esattamente ortodossi, la preside McGranitt gli aveva generosamente concesso per aiutarlo a riabilitare il suo nome. Un lieve tossicchiare proveniente da una poltrona sistemata davanti all’ accogliente fuoco scoppiettante però lo fece bloccare all’ entrata. Indeciso sul da farsi, cercò di capire a chi apparteneva quella borsa che stava abbandonata di fianco alla poltrona, piena di libri quasi fino a scoppiare. Sul cuoio marrone stava appoggiata una sciarpa rossa e gialla. Hermione Granger. Chi altri poteva andare in giro con cinque pesantissimi tomi ed una moltitudine di pergamene piene di appunti? A conferma della sua ipotesi, la ragazza mosse leggermente il capo, mostrando una massa di riccioli bruni fermati distrattamente sulla nuca da una matita. Il suo primo istinto fu quello di girare i tacchi e di correre a rifugiarsi in biblioteca, dove nessuno l’avrebbe disturbato. Il suono di un singhiozzo soffocato però lo fece indugiare. Non era la prima volta che notava il mutamento che avvenuto nella compagna di scuola dopo la guerra; ogni volta che posava gli occhi sulla sua esile figura, durante le lezioni, notava che teneva lo sguardo basso, lei che aveva sempre fieramente sollevato la sua testa forte della propria intelligenza e delle sue capacità. Più volte aveva incrociato quegli occhi scuri, non riuscendo a scorgervi altro che malinconia e tristezza. Sembrava che l’anno passato avesse fatto calare un’ombra sul suo cuore, che non si dissolveva nemmeno nei momenti di spensieratezza. Conclusioni affrettate l’avevano portato a pensare che fosse l’assenza dei suoi degni compari, che non avevano fatto ritorno ad Hogwarts, tutti presi dalle proprie carriere di Auror in vertiginosa ascesa. Con il tempo però aveva capito che la malinconia che trapelava dallo sguardo della ragazza era dovuta ad altro, a qualcosa di più doloroso della semplice mancanza degli amici.


-C’é… qualcuno?- Hermione si passò la mano sugli occhi, tentando di cancellare le tracce delle lacrime che li annebbiavano.
Draco si girò si scatto, muovendosi frettolosamente verso la porta d’ uscita ma le parole di lei lo bloccarono con la mano sulla pesante maniglia di ottone.
-Ah, sei tu. Che fai, mi spii?- domandò piccata lei.
-Come se non avessi di meglio da fare Granger- replicò annoiato -Ero venuto qui per starmene solo e leggere in santa pace, ma a quanto pare altri prima hanno avuto la mia stessa idea, prendo un libro e vado in biblioteca- la bocca del ragazzo di deformò in un ghigno che ricordava molto i tempi passati.
-Non fare l’idiota Malfoy, fortunatamente questa sala è abbastanza grande per accogliere me ed il tuo ego smisurato. In biblioteca si congela- Draco si avvicinò incredulo. Cosa diavolo saltava in mente a quella folle della Granger? Loro erano Malfoy e la Secchiona Zannuta, non socializzavano. Nonostante tutto, si sedette sul morbido divano su cui la ragazza stava accoccolata con le gambe strette al petto ed il capo appoggiato allo schienale. Nella mano destra, abbandonata lungo l’esile figura reggeva un libro dalle pagine ingiallite dal tempo ed annerite da macchie che Draco presumeva fossero delle note prese con la sua calligrafia fine e fitta.
Quando vide dove era diretto il suo sguardo, Hermione chiuse il libro con un gesto secco –Ho la brutta abitudine di addormentarmi mentre leggo…- disse a mo’ di scusa.
Draco, decise di ignorare la piccola bugia della compagna e ribatté –Non ho dubbi… Storia di Hogwarts ha tutta l’aria di essere più soporifero di una lezione di Ruf…-
-Non è Storia di Hogwarts… e poi come fai a sapere che ho letto quel libro?-domandò lei incuriosita.
-Sta scritto in Storia di Hogwarts… io l’ho letto!- la canzonò lui citando le prime parole che le aveva udito pronunciare –è stato difficile ignorare la tua vocetta da saccente So-tutto-io, Granger, quando siamo entrati per la prima volta nella Sala Grande- nel suo tono non vi era traccia della rabbia malcelata che riservava abitualmente quando le si rivolgeva, sembrava più… divertito?
Hermione aprì la bocca per ribattere qualcosa di pungente ma la richiuse senza sapere cosa dire. Non sapeva se era più stupita dall’assenza di cattiveria nel suo tono di voce o dallo scoprire che l’altezzoso Malfoy l’aveva notata il primo giorno di scuola.
-Si chiama Romeo e Giulietta. Parla di…- cominciò lei appassionatamente.
-..due sfigati che finiscono morti suicidi perché così stupidi da innamorarsi della persona sbagliata. Bella roba- la interruppe lui con tono piatto. Hermione inarcò un sopracciglio perplessa.
-Mia madre è fissata con Shakespeare, Granger, mi ha fatto venire il mal di testa con le sue tragedie- spiegò pazientemente.
-William… Shakespeare?- domandò lei, stupita.
-Quanti Shakespeare conosci?-
-No, è che mi fa strano… lui é…-
-Babbano? Guarda che sappiamo riconoscere la buona letteratura anche se siamo purosangue- ribatté lui con tono sostenuto.
Hermione lo scrutò a lungo prima di rispondere -Anche a mia madre piaceva molto Shakespeare. È stata lei a trasmettermi la passione per le sue opere…-
-Piaceva?- Draco la squadrò attentamente con occhi penetranti.
-Lei... non sa più chi è- ammise imbarazzata -Non so se alla nuova Jane Granger piace leggere-
-Che… cosa le è successo?- il ragazzo cominciò ad avvertire una strana sensazione alla bocca dello stomaco.
-Ho inferto ai miei genitori un pesante incantesimo di memoria per fargli dimenticare di avere una figlia strega che, guarda caso, è la migliore amica di Harry Potter. Avevo paura per loro, li ho spediti in Australia facendogli credere di non aver mai desiderato altro che vivere laggiù. Sette mesi fa, beh, sai quando tutto è finito, sono andata a trovarli fingendo di essere una loro lontana nipote che girovagava per il mondo prima di cominciare il College. Ho provato ad annullare l’incantesimo ma… non ci sono riuscita. Sono stata così male che dopo qualche giorno ho abbandonato la loro casa lasciando un biglietto di ringraziamento e non sono più tornata. Vorrei almeno poterli portare a casa ora che non corrono alcun rischio. Sembra infantile ma vorrei solo poterli abbracciare per augurargli Buon Natale…- la voce della ragazza si ruppe, sopraffatta dalle lacrime che stavano per sgorgare nuovamente dai suoi occhi.
-Io… sono convinto che ci riuscirai. Non esiste incantesimo che il tuo testone non riesca ad assimilare ed eseguire alla perfezione- disse con amarezza, forse dovuta al fatto che nonostante si impegnasse quotidianamente dall’inizio dell’anno scolastico, lei continuasse a superarlo in ogni materia -È una festa come un’altra, Granger, non rattristarti- aggiunse per rompere il silenzio che era calato fra loro -Solo che le persone sono talmente stordite dalle luci, le canzoni, la neve ed i dolci che si dimenticano che posto di merda è il mondo- fu il goffo tentativo di consolarla.
-Fantastico, un uomo che disprezza il Natale, quale novità. Dimmi, cuore di pietra, sei per caso uno di quelli che va a dire ai bambini che i regali non li porta Santa Claus? Qualcuno dovrà pure svelargli che non esiste una tale sciocchezza!- replicò lei irritata.
-Hai detto bene, Granger, una sciocchezza. Un Natale allegro? Al diavolo il Natale, con tutta l’allegria! Se potessi fare a modo mio ogni idiota che se ne va in giro con “Un allegro Natale” in bocca dovrebbe essere bollito nel proprio calderone e sotterrato con uno stecco di agrifoglio nel cuore!-
Hermione sussultò all’udire le sue parole dure mentre lui proseguiva imperterrito -Allegro Natale? Che diritto abbiamo di essere allegri? Quale ragione abbiamo di essere allegri? Dimmi, Granger, sarai così felice anche domani quando ci troveremo tu, io e la McGrannit al cenone di Natale? Ah giusto, dimenticavo! Te ne andrai a festeggiare dai Weasley, con San Potter. Dimmi per caso da quelle parti si mette la sua statuina nella Mangiatoia al posto di quella di Gesù bambino?- (2)
Il viso della ragazza si rabbuiò all’improvviso –Io e Ronald ci siamo lasciati questa mattina. Non credo sia una buona idea andare alla Tana- borbottò interrompendo la sua sciorinata sul Natale.
Lui tacque per qualche istante. Poi, scrutandosi con particolare attenzione le unghie in segno di estrema noia, disse -Non vedo perché dovrebbe interessarmi-
-Ho bisogno di parlare con qualcuno- disse lei tutto d’ un fiato, domandandosi se era impazzita all’improvviso.
-Mi hai scambiato per un consulente matrimoniale? Vai a parlarne con la piattola, no?-
-Certo, andiamo a discutere con la sorella di Ron del perché l’ho lasciato su due piedi!-
-Senti, Granger, sono oltremodo lieto di sapere che in qualche modo hai riacquistato il lume della ragione e hai mollato quel fallito. Ma continuo a non capire perché lo vieni a dire a me-
-Mi fido di te- disse lei d’un tratto.
-Hai annegato il cervello in una pozione corroborante, per caso?- Draco si avvicinò, fissandola con gli occhi spalancati.
-No, Malfoy. Però sei capitato nel posto giusto al momento giusto. Chiamala pura casualità, destino o come vuoi. Ti osservo dall’inizio dell’anno sei cambiato, maturato, cresciuto, ti sei redento, sei stato obliviato e ti sei dimenticato dello stronzo che eri o semplicemente hai battuto la testa, non lo so. Però hai fatto qualcosa, sei diverso dietro quella parete di ghiaccio che ti sei costruito attorno. Ed il fatto che tu stia qui a conversare civilmente con me conferma solo la mia tesi- concluse lei soddisfatta.
-A quanto pare non serve a molto, la parete di ghiaccio, se te ne sei accorta persino tu- disse lui con un pizzico di amarezza nel tono di voce.
-Oh non credere che sia così. È solo che a me piace osservare… noto molte cose. Per esempio, il fatto che te ne stai sempre da solo, non fai il bullo e non ferisci più nessuno. Non verbalmente perlomeno- Hermione ridacchiò lugubre -Merlino solo sa quante idiozie devo sorbirmi nei bagni della scuola perché non degni mai nessuna di uno sguardo con quei tuoi occhi maledettamente belli…-
-È quello che dicono loro… le ragazze- aggiunse d’un fiato, arrossendo violentemente quando lui la squadrò con uno sguardo malizioso e divertito.
-Tu sei una ragazza, Granger-

Di male in peggio.

-Complimenti per l’ arguzia, Malfoy!-
Lui scoppiò in una risata sincera. Dopo un momento di imbarazzante tentennamento, la ragazza l’aveva rimesso al suo posto, riacquistando lo spirito mordace di sempre.
-Non sei male lontano dai tuoi due cavalier serventi, Granger, presa a piccole dosi sia chiaro. Voglio dire sei sempre una saputella, saccente, ficcanaso e sputasentenze ma, nonostante ciò, credo che siamo abbastanza simili-
-Merlino. Sono per caso una stronza, narcisista, senza cuore?- domandò lei inarcando le sopracciglia.
-Gentile da parte tua, Granger. Quello che voglio dire è che in fondo entrambi ci adattiamo molto bene al ruolo che le persone ci hanno affibbiato, percorriamo strade decise per noi da altri. La mia fama mi precedeva fin prima di giungere a scuola. “Fate al largo all’erede dei Malfoy, più maligno e prepotente del padre!”- disse lui con fare pomposo -La tua non è da meno. “La strega più brillante del nostro anno”- disse scimmiottando la voce di Lumacorno -degli ultimi cento, aggiungerei io. Abbiamo solo indossato per anni, senza fiatare, il vestito che ci avevano cucito addosso. Esiste qualcuno che sappia che cosa vogliamo davvero?- domandò fissando intensamente le fiamme, completamente assorto nelle sue riflessioni.
Hermione tacque studiandolo a lungo mentre, impassibile, fissava il fuoco che scoppiettava nell’enorme camino. C’era qualcosa nel suo volto che l’affascinava, ora che non era contorto in un ghigno malevolo. Suppose che fosse il suo sguardo, quegli occhi di ghiaccio, la luce bianca e fredda che emanavano, che così raramente si illuminavano di quel bagliore argentato che vi aveva scorto prima, quando il ragazzo si era profuso in una risata spontanea. O forse era per quel profilo deciso, il naso dritto, la mascella squadrata e perennemente contratta, disegnata alla sommità del collo esile e diafano. Non era bello nel senso proprio della parola, tuttavia c’era qualcosa che lo rendeva… ipnotizzante. La ragazza cominciò a pensare che dopotutto le scritte adoranti sulle porte dei bagni qualche fondamento lo avevano.
-Ho toccato un tasto dolente?- le chiese gentilmente interrompendo bruscamente i suoi pensieri.
-Io…- Cos’è che stava dicendo? –Scusa… stavo pensando ad altro- ammise imbarazzata.
-Grazie tante- replicò laconico lui.
-No, scusami. È che… non trovi che ci sia qualcosa di surreale in tutto questo? Voglio dire… non avrei mai immaginato che sarebbe venuto il giorno in cui tu ed io ci saremmo seduti davanti ad un caminetto scoppiettante a parlare come due persone civili-
-Ma lo speravi- ribatté il ragazzo con un ghigno carico di malizia.
-Certo che no- replicò lei con tono sostenuto.
-Peccato- Draco distolse lo sguardo allungando le gambe ed abbandonando la testa sullo schienale del divano, facendo apparire una sigaretta ed accendendola con un lieve colpo di bacchetta.
Hermione balzò in piedi furibonda –Eh, no, Malfoy! Mi hai scambiato per una di quelle oche senza cervello che ti pedinano per i corridoi e che non aspettano altro che tu scenda dal tuo piedistallo dorato, le porti in un posto come questo e procrei tanti bambini biondi?!- poi, cogliendo il guizzo di divertimento che gli aveva percorso gli occhi lo anticipò, facendogli morire la risata in gola- Non ti azzardare a ridere, ho letto anche questa assurdità nel bagno delle ragazze! E smettila- lo colpì violentemente sulla schiena con il maglione- di impestarmi -altro colpo- con le tue stupide sigarette! Si preparò per il terzo colpo ma lui si mostrò pronto e lo parò bloccandole il polso.
-Lasciami andare o giuro che stronco le loro speranze sul nascere con un colpo di bacchetta! -disse con veemenza.
-Ma tu non stai mai zitta? Parli più in un’ora di quanto non ascolti in un mese!-(3) Improvvisamente, l’attirò verso di sé e la baciò, sperando che almeno questo fosse abbastanza per farla tacere. La ragazza esitò per qualche secondo, stupita dal gesto che l’aveva colta totalmente alla sprovvista, senza allontanare le labbra da quelle di lui.
Sottili e forti, che cercavano le sue, bramose di una risposta.
D’un tratto si rese conto che non solo non sapeva, ma nemmeno voleva resistere al loro appassionato appello. Contro ogni sua aspettativa, fece risalire la sua mano, ancora stretta fra le lunghe e forti dita di lui, lungo il collo sottile, fino alla nuca, attirandolo a sé e rispondendo finalmente a quel bacio improvviso ed inaspettato.
Dopo quelle che ai due sembrarono ore, un lento scricchiolio li riportò bruscamente alla realtà, mentre un Ernie McMillan tutto timoroso faceva il suo ingresso nella saletta accogliente.
-Hermione?-
-Sì?- rispose lei titubante, facendo appello a tutte le sue forze per staccare gli occhi da quelli di lui, che la fissavano stupiti e divertiti allo stesso tempo e voltarsi verso l’inopportuno arrivato.
-Per fortuna ti ho trovata! La McGranitt ti sta cercando dappertutto. Ma… e lui che ci fa qui? Ti sta dando fastidio?- domandò tirando fuori il petto con un gesto che a Draco sembrò lo stesso dei pavoni che affollavano giardino del Manor.
-Calmati, McMillan, non sto abusando di lei mentre il castello è vuoto- si giustificò lanciando uno sguardo ammiccante e beandosi nel vederla diventare rossa come il divano sul quale stavano seduti.
-Sì, Ernie, davvero sto bene. Anzi, sai che facciamo? Portami dalla McGranitt, così le dirò che mi unisco anch’io al banchetto natalizio di domani. Tu ti fermi, giusto?- Hermione afferrò il braccio del Tassorosso, facendosi condurre fuori dalla porta. Quando fu sicura che stesse armeggiando con la serratura si girò verso Draco, che la fissava ancora incredulo e gli diresse un’ occhiolino divertito.
Quella sera non la rivide, tanto che cominciò a chiedersi se quello che aveva vissuto era stata solo un crudele proiezione della sua mente. Si svegliò la mattina, con il letto ricoperto dai regali che sua madre gli aveva inviato dall’America, per ricordargli che anche se le circostanze li costringevano lontani, lui era sempre il suo bambino di un tempo, che si rotolava gioioso nella neve del Manor e le cui guance ci accendevano di eccitazione al vedere la montagna di regali e dolci sotto l’albero di Natale.

 



 
“Ci sono due cose che adori a Natale: i regali e la neve. Per i primi abbiamo cercato di rimediare, ma purtroppo non possiamo fare nulla per far cadere la neve da qui per te. Da queste parti oggi splende il sole e fa caldo, ma mi auguro che ad Hogwarts sia tutto ricoperto di bianco. Ti abbraccio e ti chiedo di donarmi una sola cosa per Natale: sii allegro. Non lasciare che la situazione attuale ti faccia cominciare a disprezzare una festa che hai sempre amato così tanto”






Draco storse la bocca in un ghigno sprezzante. Come faceva sua madre a chiedergli di stare allegro? La sua vita era cambiata di colpo, era solo, ad Hogwarts, a Natale, disprezzato ed evitato da tutti. Che ragione aveva di essere allegro? Mentre gettava in un angolo il biglietto che lo aveva irritato così tanto, il suo sguardo cadde sulla montagna di regali ai piedi del suo letto. Fra i pacchetti scintillanti, uno più piccolo, avvolto da una semplice e spessa carta rosso mattone spiccava fra il turbinio verde argentato. Incuriosito lo afferrò, scrutandolo a lungo, rigirando fra le dita la busta senza intestazione. La aprì, scorgendo al suo interno una piccola pergamena, ricoperta da una scrittura fitta, precisa ed ordinata, che riconobbe immediatamente come quella di Hermione Granger.





 
Ieri hai espresso molto chiaramente la tua posizione circa la festa che stiamo vivendo, ma non mi hai dato occasione di esporti il mio punto di vista. Ho sempre pensato al Natale come ad un bel momento. Un momento gentile, caritatevole, piacevole e dedicato al perdono. L’unico momento che conosco, nel lungo anno, in cui gli uomini e le donne sembrano aprire consensualmente e liberamente i loro cuori, solitamente chiusi. (4) Come probabilmente avrai capito in questi anni, difficilmente mi sbaglio su qualcosa. E dovrai ammettere che, anche in questo occasione, ho ragione io. Un allegro Natale.
H.





 
 
Draco, strappò lentamente la carta che avvolgeva il regalo. Sorrise fra sé e sé quando riconobbe le prime lettere del titolo del libro che Hermione gli aveva incartato. Giulietta e Romeo. Tragico, ma quantomeno appropriato.
-Buon Natale anche a te- sussurrò lentamente alzando lo sguardo verso la finestra, al di là della quale la neve aveva ricominciato a scendere, lenta e silenziosa a ricordargli che il Natale, a dispetto di ogni suo tentativo di respingerlo, era arrivato anche quell’anno.


 
***
 

 

 
-Un allegro Natale. Al diavolo il Natale con tutta l’allegria!- Si ripeté macchinalmente materializzandosi nell’angolo di una più decisamente più silenziosa strada di Kensington, con tono sempre più convinto, richiudendo a fatica il ricordo che gli era affiorato alla mente.
Accidenti ad Hermione e alla sua stupida passione per questa festa! Le hai dato ascolto? Adesso che cosa ti rimane per gioire? Sei solo come un cane, in una strada deserta, avvolta nella nebbia, umida e fredda, pronto a fare la cosa più difficile a cui la vita ti ha messo davanti, ridotto come uno straccio. Sei un Malfoy, per Salazar, dove hai seppellito la tua dignità?

 
 
 



-Che cosa c'è in un nome?
Ciò che noi chiamiamo con il nome di rosa,
anche se lo chiamassimo con un altro nome,
serberebbe pur sempre lo stesso dolce profumo-(5)





 
 
-Al diavolo anche la voce della coscienza!- sbottò a voce alta, spaventando un ragazzino che gli passava accanto con la sua bicicletta. Senza nemmeno rendersene conto era giunto davanti alla graziosa villetta di Hermione. Sbirciò attraverso le tende del grande bow window, nella sala illuminata a festa, indietreggiando quando scorse la sua esile figura muoversi nella stanza. Sorrideva dolcemente, rivolgendosi a qualcuno che non riusciva a vedere, mentre armata di bacchetta avvolgeva con movimenti delicati del polso un festone attorno ad un albero di Natale ancora semispoglio. Poi, improvvisamente, la giovane si spostò leggermente e lui riconobbe l’uomo con cui parlava. Lenticchia. Chi altro? Contorse la bocca in un’ espressione di puro disgusto, osservandolo giungere nella sala con un bicchiere pieno di thé fumante. Male Weasel, Hermione beve solo latte bollente la sera, altrimenti poi non dorme.
La giovane piegò il capo sulla destra, come faceva ogni qual volta qualcuno accanto a lei stesse commettendo un irrimediabile errore e Draco sorrise soddisfatto, pensando che forse nessuno al mondo era arrivato a conoscerla così intimamente come aveva fatto lui. Nemmeno quel santarellino di Potter, da cui la ragazza correva ogni volta che qualcosa la turbava. Certo risuonò la vocetta maligna dentro di lui accrescendo, per un effimero istante, la sua autostima -Potter, non sapeva di te.
L’aveva amata a suo modo. Le aveva donato sé stesso, anche se non era risultato abbastanza. Amaramente si rese conto che tutto ciò che lei gli chiedeva era quello: una casa illuminata a festa, un uomo con cui preparare l’albero di Natale, un rapporto normale insomma, alla luce del sole. Ma lui, egoisticamente, glielo aveva negato, ancora soggiogato dal potere del suo nome e dalla paura di mostrarsi superiore ai pregiudizi di sangue ed ai pettegolezzi della gente.
Quale diritto aveva di chiederle di scegliere lui quando poteva avere tutto ciò che sognava? Draco abbassò il capo, scrollando con un secco gesto della mano le gocce di pioggia che gli arricciavano i sottili capelli. Aveva preso una decisione e doveva prestarvi fede. Quello che desiderava era vederla felice no? Allora ciò che aveva visto poteva bastare a garantirgli che Hermione stesse bene. Ora non rimaneva che una cosa da fare: lasciarla andare. Anche se ogni angoscia che prima gli sembrava mortale, di fronte a perderla, non gli appariva più tale.
Si avvicinò lentamente e silenziosamente socchiudendo il cancellino di ferro battuto della villetta dipinta di un tenue azzurro. Con un rapido gesto sollevò il coperchio della cassetta postale, facendovi scivolare un piccolo pacchetto, poi, giratosi di scatto, si allontanò a grandi passi.
Dall’interno Hermione tese l’orecchio, sentendo un lieve cigolio provenire dal giardino. Poi, un piccolo tonfo attutito dalla moquette del corridoio l’attirò verso l’entrata. Si chinò a raccogliere il pacchetto, rosso mattone, muovendo fra le dita il biglietto e sussultando nel riconoscere quella scrittura, obliqua ed ordinata, così precisa e perfetta, così...
-Malfoy! Giuro che questa volta di uccido!- imprecò fra i denti gettando a terra il biglietto.





Le gioie violente hanno violenta fine, e muoiono nel loro trionfo, come il fuoco e la polvere da sparo, che si distruggono al primo bacio. Il più squisito miele diviene stucchevole per la sua stessa dolcezza, e basta assaggiarlo per levarsene la voglia. Perciò ama moderatamente: l'amore che dura fa così”(6)
Non inciampare nello stesso errore che abbiamo commesso noi. Ti auguro tutta la felicità del mondo.
D.




 

Aprì la porta, correndo verso la strada incurante delle gocce di pioggia che cadevano pesanti e che le scorrevano sulle guance arrossate dall’improvviso contatto con il freddo. Si guardò intorno trattenendo il fiato, mordendosi la lingua per non chiamarlo a gran voce. D’un tratto scorse la sua sottile e lunga figura, allontanarsi frettolosamente. Tentò invano di attirare la sua attenzione, maledicendosi per avere lasciato in casa la bacchetta. A nulla valse la sua corsa a perdifiato, dopo essersi guardato intorno, l’uomo si smaterializzò, sparendo dalla sua vista. Hermione guardò per l’ultima volta quei sottili capelli biondi muoversi impercettibilmente mentre piegava la testa, prima di scomparire e allungò la mano verso di lui, sperando ingenuamente che quel gesto potesse fermarlo e ricondurlo da lei. Il muto richiamo si rivelò vano: se n’era andato.






 
Londra, 25 dicembre 2003



 
 
- Un allegro Natale. Al diavolo il Natale con tutta l’allegria!- Fu, nuovamente, il suo pensiero quando aprì gli occhi, la mattina del venticinque dicembre. Si alzò stropicciandosi gli occhi e dirigendosi pigramente verso la cucina dove Dukko, il suo elfo domestico, lo attendeva con il caffè nero e fumante che amava gustare al mattino, leggendo la Gazzetta del Profeta. Si bloccò all’improvviso quando scorse un’insolita sagoma nella semioscurità del salone, dove le pesanti tende di broccato verde smeraldo impedivano alla luce di filtrare. Cosa ci fa un dannato albero di Natale in casa mia?!
-Dukko?!- urlò a gran voce pronto a bacchettare quel maledetto elfo domestico ammaestrato.
-Dukko non voleva ma lei ha insistito tanto, lei ha detto che il padrone sbagliava. Io ce l’ho detto che il signore non vuole festeggiare, ma lei ha detto che il signore è come Scru...qualcosa e che ha bisogno che un bello spiritello viene e gli fa ricordare che è Natale!-
-Lei? Ma che stai…- Draco si interruppe di colpo quando vide un libro seminascosto fra i rami carichi di palline rosso dorate. Guarda un po’ il caso.
Lo afferrò con un gesto rapido, digrignando i denti e riconoscendone la copertina lisa e consunta. Lo aprì alla ricerca di un messaggio ed una lettera ne scivolò fuori.





 
Vorresti un’altra struggente citazione da Giulietta e Romeo?!
Scordati il romanticismo, GRINCH! (Se ti stai chiedendo quale epiteto ti sto rivolgendo sappi che il Grinch é un essere verde, ironia della sorte, peloso, che vive con gli oggetti prelevati dalla discarica sulla cima del monte Briciolaio e che detesta a morte il Natale ). Ti aspettavi che dopo che te ne sei uscito di scena strisciando, da brava serpe quale sei, io me ne stessi alla finestra, magari con il mento appoggiato alla mano, sospirando alle stelle (che, per inciso, non si vedevano nemmeno l’altra sera) e gemendo dolorosamente per il mio amore perduto?!
Punto primo: Mammina non te l’ha insegnato che non si riciclano i regali ricevuti? Eppure sei stato tirato su come un principino!
Punto secondo: Dobbiamo rivedere le modalità dei nostri incontri. Così non funziona, ti ho aspettato sotto la pioggia, per ore, con un paio di ridicole ciabatte con gli orsacchiotti disegnati sopra che si sono inzuppate ed ora giacciono inermi nel fondo di un cassonetto della spazzatura. E mi piacevano pure!
Punto terzo: Ti incolperò a vita per avermi fatto venire la febbre il giorno del mio matrimonio, sappilo. Ogni sacrosanta mattina appena aprirai gli occhi, ti rinfaccerò il naso rosso, il colorito terreo e le guance brucianti per la febbre. Oltre, ovviamente, al fatto che ho speso un capitale per un vestito che non ho nemmeno usato.




 
Draco sorrise sentendo la tensione abbandonare lentamente il suo corpo.




 
Hai idea delle fantasie che una donna costruisce attorno a quei quattro stracci bianchi?! Un' intera infanzia passata a fantasticare su quanto sarai bella il giorno del tuo matrimonio, quando avanzerai lentamente lungo la navata, mentre tutti trattengono il fiato vedendoti passare in un fruscio di seta, pizzi e fiori e poi, ironia della sorte, arriva un idiota platinato che distrugge ogni sogno mandando a monte i tuoi piani di una vita!



 
Sorrise divertito, facendo scorrere le dita lungo la pergamena che lei aveva infilato fra la copertina e la prima pagina del libro, dove spiccava nitida la prima dedica che gli aveva lasciato, quando cinque anni prima, aveva dato inizio a quell’affettuoso scambio di regali.
-E così Weasel è rimasto solo come un cane all’altare - disse la vocina maligna dentro di lui.




 
Lo so che stai ridendo all’idea di Ron il giorno del matrimonio ad aspettare all’altare una sposa che non arriverà mai, smettila immediatamente o giuro che ti cancello dalla faccia quel ghigno malevolo che ti si è dipinto, esattamente in questo momento, sulle labbra!
Punto quarto: Stamattina, quando ti sei svegliato, hai mandato al diavolo il Natale, con tutta l’allegria o come cavolo dici tu. Non provare a mentire, so che è così, sei noiosamente prevedibile! Come ho già sottolineato in passato, difficilmente mi sbaglio su qualcosa, dovresti rammentarlo. Tu ami il Natale, anche se per qualche oscura ragione ti vuoi nascondere dietro quella cortina di cazzate che provi a spacciare per freddezza e distacco. Com’è che dici…”Un Malfoy non si fa coinvolgere da simili infantilismi”, giusto? Allora com’è che quando eri piccolo adoravi così tanto il Natale, a patto che vi fossero una montagna di regali, dolci e tanta neve? Non fare quella faccia da tonto, credi che non sappia leggere? Hai una scatola piena di lettere di tua madre che lasci in bella vista nel cassetto della scrivania… Ok, hai ragione, sono una ficcanaso. Comunque, non divaghiamo, stiamo parlando di te. Sentiamo, o gelida statua di ghiaccio, quale scusa troverai quest’anno dal momento che un regalo sotto l’albero effettivamente l’hai trovato e che, se guardi bene, scoprirai anche una scatola piena di Zuccotti di Zucca, quelli del forno di Diagon Alley, che ti fanno impazzire? Ah, giusto… dimenticavo! Finché non c’è la neve non è Natale! Forse allora ti converrà dare un’occhiata fuori dalla finestra…





 
Draco si avvicinò alla grande vetrata scostando le pesanti tende che, ancora tirate, filtravano la luce del giorno. Un bianco manto soffice avvolgeva la strada, nella quale era calato il silenzio, ovattato da quella coltre bianca e smagliante mentre nell’aria, lievi e soffici fiocchi volteggiavano rincorrendosi, come delicate ed eteree ballerine impegnate in una danza armoniosa. Appoggiò la fronte al vetro ghiacciato, socchiudendo le lunghe ciglia nere, ritrovando in sé quel bambino biondo e paffuto i cui occhi, così grigi, si accendevano di luce argentata, alla vista dello spettacolo della neve che cadeva silenziosamente dal cielo. Dietro di lui una figura si avvicinò in punta di piedi, lievemente. Poi una mano, calda, piccola, si posò finalmente sul suo fianco, scivolando lentamente a cingergli la vita in un delicato abbraccio.



-Un’ultima cosa. Buon Natale, Draco-


 

 


 

Christmas night, another fight
Tears we’ve cried are flood
Got all kinds of poison in
Of poison in my blood

I took my feet to Oxford street
Trying to right or wrong
Just walk away those windows
But I can’t believe she’s gone

When your still waiting for the snowfall
Doesn’t really feel like Christmas at all

A group of candles on me are flickering
Oh they flicker and they flow
And I am up here holding on to all those chandeliers of hope
And like some drunken in this city
I am go singing out of tune
Singing how I always loved you darling
And how I always will

But when your still waiting for the snowfall
Doesn’t really feel like Christmas at all
Still waiting for the snow to fall
It doesn’t really feel like Christmas at all

Those Christmas Lights
Light up the street
Down where the sea and city meet
May all your troubles soon be gone
Ohh Christmas Lights keep shining on

(7)



 

 

 




 

Spazio autrice

La mia storia prende spunto da una delle citazioni scelte dal  blog delle Blue Ladies dedicato alle Dramione www.dramioneinblue.blogspot.com recentemente scoperto. Avrei tanto voluto partecipare al Contest ma purtroppo me ne sono resa conto un termine oltre la scadenza e non mi è rimasto che sviluppare solo per la mia pagina di EFP l’idea nata a partire da una vecchia One-Shot scritta qualche anno fa e dal fulmine a ciel sereno che mi ha colpito quando ho riletto questa frase di Dickens, scoperta quando, tempo fa qualcuno mi aveva scritto in un biglietto natalizio.
Vorrei comunque ringraziarle per avermi dato, seppur inconsapevolmente, l’ opportunità di rimettermi in gioco e tornare a pubblicare, dopo anni che avevo chiuso nel cassetto dei ricordi le mie Fan Fictions. Vorrei ringraziare anche voi, che apprezzando o meno la mia “prima” storia, siete arrivati fino a qui, sì, proprio voi che ora state leggendo le mie parole. Spero di non avervi annoiato e di avervi fatto rivivere per qualche minuto, la magia che si è risvegliata in me nello scrivere questa One-Shot. Sempre a voi lascio le parole con cui Charles Dickens conclude il suo Canto di Natale, da cui, come avrete capito, trae ispirazione la mia storia.

 

“and it was always said if him, that he knew how to keep Christmas well, in any man alive possessed the knowledge. May that be truly said of us, and all of us!
Buon, allegro, Natale
L

 

(1) La frase, che Draco ripete come un mantra, é quella pronunciata da Ebenezer Scrooge nel Canto di Natale di Charles Dickens.
(2) In Harry Potter non si fa alcun accenno alla religione, né si hanno notizie certe relative circa il credo dei personaggi. Dal momento però che vengono festeggiati sia il Natale che la Pasqua, feste della tradizione cristiana, ho ritenuto lecito pensare che anche i maghi conoscano le loro tradizioni.
(3) La descrizione è tratta da una battuta di Giulietta e Romeo. La pronuncia Romeo parlando del fido Mercuzio nell’ Atto II scena IV
(4) Ecco la sovra citata citazione scelta da Fabi per il Contest lanciato su dramioneinblue.
(5) Giulietta, Romeo e Giulietta, Atto II scena II
(6) Frate Lorenzo, Romeo e Giulietta, Atto II scena II
(7) Christmas Lights, Coldplay

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 Draco Malfoy- Hugh Dancy. Immagine tratta da un suo servizio fotografico. Non menatemi lo so che lui é poco biondo ma lo si può sempre far tingere no? (Anche Tom Felton non é biondo biondo in realtà :) )
Hermione Granger -Anne Hathaway - immagine tratta da Bride Wars.

   
 
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