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Autore: Thiana    23/12/2011    3 recensioni
Cinque piccoli momenti della vita di Daphne e Thiana.
"L'amicizia non è come il tempo perché quella vera non passa mai." (Povia)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Daphne Greengrass, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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La piccola, con i lunghi capelli neri e mossi dal vento, correva sul prato inseguendo una farfalla. Doveva stare attenta a non farsi vedere dalla madre. Aveva indosso il nuovo vestitino e le era proibito correre a perdifiato. Avrebbe potuto cadere, sporcare l’abito nuovo e sbucciarsi le ginocchia.
Ma la piccola Daphne non riusciva mai a dire ‘No’ alla sua compagna di giochi: la rossa e vispa Thiana. Le piaceva quella bambina: aveva i capelli rossi come le ciliegie che le piacevano tanto, gli occhi grandi e svegli e le diceva sempre la verità. Non come i grandi, come la mamma e il papà. Thiana le faceva sempre vedere i nascondigli dei vermi lunghi, li prendeva con un bastoncino e la rincorreva. Daphne aveva paura di quel vermiciattoli. Erano marroni e lunghi, senza zampe e strisciavano.
Per questo le piaceva quella bambina, era la migliore amica che potesse avere.
 
 
La ragazza si sistemò la divisa chiedendosi in quale delle quattro casate sarebbe stata smistata quella sera. Non le piaceva Grifondoro, le erano sembrati tutti pompati, e neanche Serpeverde. Erano tutti così spocchiosi. Forse sarebbe finita a Corvonero.
Quando chiamarono Thiana, però, incrociò le dita per lei. “Fa che vada nella casa giusta. Fa che vada nella casa giusta!” sperò guardando dal basso l’amica seduta impettita sullo sgabello. Anche Thiana aveva paura, glielo aveva confessato sul treno, ma sapeva esattamente dove voleva andare.
“SERPEVERDE!” Urlò il capello sui capelli rossi e l’amica balzò in piedi sorridente. Ora Daphne sapeva di certo dove sarebbe voluta essere smistata. E neanche quindici minuti dopo sedeva accanto alla sua amica, stringendola in un abbraccio.
“Te l’ho detto che saremo finite entrambe a Serpeverde.” Le disse sottovoce Thiana appena prima di iniziare a fare conoscenza con gli altri a quel lungo tavolo.
 
 
 
Entrarono nell’aula mano nella mano. Dovevano infondersi coraggio a vicenda. Qual dannato giorno non se lo sarebbero mai dimenticato. Si sorrisero appena prima di dividere le mani e prendere posto l'una davanti l’altra. Allo scoccare dell’ora girarono le pergamene e, sorridendo tra sé, iniziarono i loro M.A.G.O. Le ultime settimane le avevano passate chiuse nella loro sala comune, o in biblioteca, chine sui libri.
“Daf.” Bisbigliò la rossa. “Daf, mi dici la risposta della terza domanda?” Daphne scosse la testa sorridendo, guardò la professoressa che guardava altrove poi si sporse verso l’amica avanti a lei.
“Certo. E’ la rivolta dei folletti del 1293. Iniziò a causa del…” Le sussurrò tutta la risposta cercando di non farsi vedere. No, Thiana non avrebbe mai imparato Storia della magia.
 
 
 
Non avrebbe mai pensato che Thiana l’avrebbe preceduta. Eppure stringeva tra le mani il suo bouquet e la guardava sorridere verso l’uomo che tra poco sarebbe stato suo marito.
Li vide baciarsi e, emozionati, attraversare la navata sotto una pioggia incantata di petali colorati.
“Allora, “ le si avvicinò durante uno dei pochi momenti della serata in cui era sola, “Signora Flint, come si sente?” La ragazza sorrise e abbracciò l’amica passandole le braccia intorno al collo. “Benissimo. Ed ora non sarei qui se non fosse per te!” Con gli occhi lucidi di staccò dall’abbraccio ma le prese una mano. “Dopotutto sei stata tu a farmi uscire con Marcus quell’estate.” Daphne le passò una mano sullo zigomo per asciugare una lacrima di gioia.
“Te lo dovevo.” Rispose gaia la mora. “Dopotutto, Thia, è grazie a te se ho imparato a farmi le trecce.” Si abbracciarono ancora una volta, poi la sposa e la damigella andarono a ballare un lento continuando a ridere.
 
 
Ormai non era più tanto facile fare quello che facevano quando erano ancora ragazze. Nonostante la tela di rughe sul viso delle donne gli occhi erano ancora vispi, segno che dentro erano le stesse ragazze di tanti anni prima. La tazzina di tè nelle mani di Thiana tremò e il liquido caldo quasi cadde. Fece un sorriso di scuse all’amica che sorridendo guardò anche le sue mani tremolanti.
Poco dopo camminavano sottobraccio, troppo orgogliose per fare uso di un bastone da passeggio, fermandosi davanti due lapidi di marmo bianco . Con difficoltà posarono dei fiori sulle lapidi e ci parlarono, come se quelle fredde pietre contenessero ancora lo spirito dei loro amori.
“Oh, Thia. Io l’ho sempre detto che avremmo sepolto i nostri mariti e saremmo state ancora belle come una volta.”
Thiana con ormai tutti i capelli bianchi, a differenza dell’amica ancora mora, la prese ancora una volta sotto braccio e camminò verso casa parlando di quando aveva insegnato a Daphne a farsi le trecce.

 

 

Ps: Thiana è ovviamente un mio personaggio ho, quindi, tutti i diritti su di lei. Se per caso (anche se non credo) vi ispirasse a lei, chiedo di citarmi e chiedermi almeno il consenso.

La dedico inolte a Viola, dopo tutto noi a 90 anni guarderemo le tombe dei nostri mariti e, di certo, ricorderemo la nostra gioventù.  E dovreste vederci in bikini sulla soglia dei 100 ;)
 

   
 
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