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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    23/12/2011    2 recensioni
[MiloCamus][Fluff]
Una volta che i loro occhi s'incrociarono, semplicemente Milo gli tese la manina umida: “Si può sapere che stai facendo qui? Ti ho perso di vista un attimo e mi sei sparito da sotto il naso.”. lo rimproverò, “E poi, credevo che sapessi nuotare.”.
Lo sguardo arrabbiato del francese non lo spaventò: sapeva come comportarsi con lui.
Ormai, dopo parecchi anni che si allenavano assieme, era abbastanza facile, per il greco, anche prevederne le mosse: e difatti, un attimo dopo, Camus strinse con forza le dita dell'amico, che lo aiutò a spostarsi sulla ghiaia asciutta.
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Aquarius Camus, Scorpion Milo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Untitled 1

Fandom: Saint Seiya
Rating:
Per tutti
Personaggi/Pairing:
Camus, Milo.
Tipologia: OneShot
Avvertimenti:
Fluff, ShonenAi.
Genere:
Sentimentale
Disclaimer:
Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di proprietà di Masami Kurumada, che ne detiene tutti i diritti. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro ed è ispirata a questa immagine trovata su Tumblr → http://geekotakunerd.tumblr.com/post/14685384431

§§§

JUST AROUND THE RIVERBEND

§§§

Ghiaia e sassolini si infilavano tra i plantari dei sandali, graffiando i piedi piccini del ragazzino biondissimo, che avanzava lungo lo stretto sentierino che costeggiava il fiumiciattolo argentato mentre il ritmo del suo respiro sembrava sincronizzato col lento scorrere dell’acqua cristallina del torrente: si riusciva a vedere chiaramente il fondo, cosparso di alghe, mosse dalla corrente come alberi al vento e rocce grigiastre, su cui, ogni tanto si riuscivano a scorgere girini e piccole ranocchie, goffe e di colore nero lucente.

Le colline, che chiudevano la piccola vallata come uno scrigno, erano un tripudio di colori sotto il sole cocente, tonalità che andavano dal verde smeraldo intenso al al tenue colore degli ulivi appena smossi da una sottile bava di vento.

All'improvviso, la marcia del piccolo s'interruppe e un grido familiare catalizzò per un attimo la sua attenzione, spingendolo a correre un attimo dopo ad ampie falcate sulla strada scoscesa che scendeva verso la spiaggetta ghiaiosa.

Già da quel punto, riusciva a vedere una figuretta muoversi forsennatamente nella corrente, coi lunghi capelli, di un rosso inconfondibile.

Con eleganza, il biondo balzò sulla riva, rotolando sulla schiena per qualche passo: una volta rialzatosi, non perse tempo e, incurante degli abiti di iuta e cotone che già s'impregnavano d'acqua, cercò di raggiungere il compagno.

Una volta che i loro occhi s'incrociarono, semplicemente Milo gli tese la manina umida: “Si può sapere che stai facendo qui? Ti ho perso di vista un attimo e mi sei sparito da sotto il naso.”. lo rimproverò, “E poi, credevo che sapessi nuotare.”.

Lo sguardo arrabbiato del francese non lo spaventò: sapeva come comportarsi con lui.

Ormai, dopo parecchi anni che si allenavano assieme, era abbastanza facile, per il greco, anche prevederne le mosse: e difatti, un attimo dopo, Camus strinse con forza le dita dell'amico, che lo aiutò a spostarsi sulla ghiaia asciutta.

Con delicatezza, Milo gli strappò i pantaloni all'altezza del ginocchio, esaminando con attenzione la ferita, e il sangue che stillava goccia a goccia dal taglio profondo.

Come sei riuscito a conciarti così...?” borbottò l'infermiere improvvisato, stracciando un lembo della cintura di stoffa bianca che teneva in vita: “Riesci a camminare?” gli chiese, una volta finito di bendargli la gamba.

L'espresisone imbronciata, unita a un lampo di imbarazzo che era passato come una scheggia negli occhi dell'amico, fece capire al biondo che no, quell'imbranato non sarebbe riuscito a camminare per ritornare al Santuario, che pure distava parecchio da lì.

C'era un bel silenzio, rotto di quando in quando dal frinire delle cicale, e sicuramente nessuno, tra i loro compagni e tra i soldati, si sarebbe spinto sin lì.

Poteva azzardare.

Per un attimo, al piccolo Camus mancò il contatto con la terra sotto i piedi, ma subito si ritrovò con il viso immerso nei ciuffi dorati di Milo, appollaiato sulle sue spalle: “Non dirlo ad anima viva, e neppure a qualche anima morta.” borbottò l'altro, allontanandosi a passo spedito da quel luogo, “Soprattutto, non dirlo a Death Mask.”.

Il rosso restò per un attimo interdetto, poi si abbandonò al tenue calore che quella schiena emanava con un leggero sorriso: “Fossi matto.” replicò solamente, cingendo con le braccia il collo dell'amico.

Con un sorrisino soddisfatto, i due s'inoltrarono tra gli alberi.

   
 
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