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Autore: Joey Potter    24/12/2011    2 recensioni
Non succede spesso; il tuo ego è così giustamente (?) consapevole della propria superiorità che no, non succede spesso che ti raggiunga l’asfissiante sensazione di sbagliare qualcosa, di essere tu l’unica vera causa del tuo dolore.
Flashfic sperimentale, adattabile e modellabile.
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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TitoloA place 
Fandom: Glee
Personaggi: Un po' tutti in realtà nasconde il "chiunque voi pensate che sia". Io la mia idea ce l'ho ma ho lasciato che il testo si costruisse in maniera impersonale (o meglio "asessuata") proprio per lasciare al lettore la possibilità di interpretarla come desidera.
In realtà il personaggio potrebbe essere una persona qualunque: un adolescente qualunque, ma anche un adulto qualunque.
Insomma, questa flash è una sorta di esperimento che spero funzioni.
Raiting: giallo
Genere: Angst; Triste; Introspettivo
Avvertimenti: quando dico “angst” intendo davvero “angst”. Potrebbe essere un Missing Moment collocabile a seconda del personaggio scelto: durante la prima stagione o durante la seconda o durante la terza.
Note: 1) Credo sia la cosa meno natalizia che si possa scrivere durante il periodo di Natale, ma a me il Natale schifa abbastanza, mi deprime, mi rende più sociopatica del solito e mi ispira cose come questa.
2) La canzone che ispira il tutto è “La fine”, scritta e cantata da Nelsi. Non è affatto il mio genere (e in realtà io preferisco la versione di Tiziano Ferro – che probabilmente è ancora meno il mio genere musicale ma vabbé, è meno arrabbiata, più rassegnata, più malinconica, più disperata –) ma vi consiglio di leggere comunque il testo, è davvero splendido (o almeno racconta splendidamente il mio umore-stato attuale).
 
 


A place

 
 
 

“Vorrei che fosse oggi, in un attimo già domani 
per reiniziare, per stravolgere tutti i miei piani, 
perché sarà migliore e io sarò migliore 
come un bel film che lascia tutti senza parole. “
(“La fine” – Nelsi)

 
 
 
Non succede spesso; il tuo ego è così giustamente (?) consapevole della propria superiorità che no, non succede spesso che ti raggiunga l’asfissiante sensazione di sbagliare qualcosa, di essere tu  l’unica vera causa del tuo dolore.
Ma accade, e in quegli sporadici momenti pensi che forse dovresti semplicemente rilassarti, accomunarti alle persone che vedi camminare per i corridoi del McKinley con quegli irritanti sorrisi – che sembrano così veri, così puri, così felici – e smetterla di essere così difficile e incontentabile, di allontanarti, di reputarti migliore; e consideri anche di farlo, di cambiare o di limare il tuo carattere ma qualcosa – che sia la paura? L’orgoglio? La ragione?– ti blocca sempre, impedendotelo.
Il punto – il nocciolo della questione, il fattore esplosivo, scatenante, dirompente – è semplicemente che è un posto diverso, quello al quale senti di appartenere, un posto così fittizio e perfetto che non può che essere irreale, illusorio e irraggiungibile; è un posto dove sentirsi meno particolare, meno differente, meno perdente, meno speciale; un posto dove esista – dove esista davvero, esista sul serio – qualcuno che sembri capirti, che possa – che voglia – farlo.

E poi c’è la rabbia, una rabbia incontrollabile che ti assale dopo le prime strette allo stomaco, dopo le prime lacrime tremanti, dopo i primi respiri incastrati in gola: ti hanno detto "migliora!", ti hanno detto che un giorno lo farà davvero, ma non ti hanno detto quando – che è poi l’unica cosa che veramente ti interessi, conoscere esattamente il momento in cui smetterà di essere così atroce – no, non si sono sprecati a dirti quando. Esattamente quando, quando migliorerà?
Insomma, ti dicono tutti che lo farà – te lo ripetono con convinzione, come se fosse successo anche a loro di sentire d’appartenere a un posto che nemmeno esiste –  , ma quando cazzo succederà?
All’improvviso?
Naturalmente?
Gradualmente?
In fondo vuoi solo sapere quando, quando accadrà davvero – quando finalmente ti sentirai parte di qualcosa, comune – o forse solo simile – agli altri esseri umani, agli altri ragazzi e ragazze, ai tuoi amici, agli sconosciuti.

Vorresti che la risposta non fosse così muta, così lontana; vorresti che fosse semplice, vorresti che fosse: “oggi”.
Vorresti trovare il tuo posto.
   
 
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