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Autore: Melian    09/08/2006    6 recensioni
"E scomparve persino il nome di quella contrada, e dopo di allora gli Uomini più non parlarono di Elenna né di Andor il Dono sottratto, né di Numenorë ai confini del mondo; ma gli esuli sulle rive del mare, quando si volgevano all’Ovest indottivi dal desiderio dei loro cuori, parlavano di Mar-nu-Falmar inghiottita dalle onde, di Akallabêth la Caduta, Atalantë in lingua Eldarin.”
(Il Silmarillion –J.R.R. Tolkien)
Genere: Malinconico, Poesia, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Elendil
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Gli Edain giunsero alfine di là di leghe e leghe di mare, e scorsero lontana la contrada che era stata approntata per loro, Andor, la Terra di Dono, rilucente di bruma dorata. Allora scesero a riva e trovarono un paese bello e ferace, e furono lieti. E lo chiamarono Elenna, vale a dire Quartieri della Stella; anche Anadûnê, cioè Ovesturia,Númenor in lingua Alto Eldarin.
[…]
E scomparve  persino il nome di quella contrada, e dopo di allora gli Uomini più non parlarono di Elenna né di Andor il Dono sottratto, né di Númenórë ai confini del mondo; ma gli esuli sulle rive del mare, quando si volgevano all’Ovest indottivi dal desiderio dei loro cuori, parlavano di Mar-nu-Falmar inghiottita dalle onde, di Akallabêth la Caduta, Atalantë in lingua Eldarin.”

(Il Silmarillion –J.R.R. Tolkien)

Dall’Inabissamento di Númenor, furono solo i cosiddetti Fedeli a salvarsi: essi navigarono verso le coste della Terra di Mezzo mentre la loro Isola veniva distrutta e celata alla vista e la flotta guidata dall’ultimo Re Númenórean, Ar-Pharazôn, veniva dispersa al largo delle coste di Valinor.
Sempre vivo fu il ricordo della loro patria natia, anche se essa era stata oscurata dalla presenza di Sauron che aveva corrotto il Re e il popolo intero, nei cuori di Elendil e dei suoi due figli Isildur e Anàrion, nonché di quanti li accompagnavano.
Sovente il loro sguardo si spinse verso il mare a cercare una traccia di Andor, ma nulla scorsero, e la  solitudine e la tristezza gravarono a lungo sui loro cuori.
Elendil amava teneramente la sua patria e vederla perduta per sempre fu per lui un immenso dolore.
Da qui nasce quest’ode, che vuole essere celebrativa ma al contempo ammonitrice: la punizione inflitta da Ilúvatar ai Dúnedainfu giusta, perché essi erano divenuti arroganti e superbi e il male aveva fatto di loro strumenti di distruzione mossi da Sauron.
Eppure, la perdita della propria casa, la più splendida di tutte le contrade mortali che mai più vi saranno, fu per i Númenóreani una ferita insanabile.

 

ODE ALLA PATRIA PERDUTA

 

 

A te, potente Signora dei mari,
dai bianchi vessilli e dalle alte torri,
Sovrana dei tempi obliati,
porto sicuro di Uomini sapienti e intrepidi di cuore,
culla della bellezza delle stirpi mortali,
Stella e Gemma donata ai nati d’Uomo,
Terra di Dono, Andor la splendida,
Anadûnê, Númenor l’Occidentale,
quale sorte è stata riservata?

Dalle tue verdi sponde
lo sguardo sovente si spingeva
a rimirare la luce che nell’estremo Occidente brillava,
speranza per le genti della Terra.
Sul Meneltarma, il tuo più alto Monte,
le stelle apparivano più vivide:
una finestra da cui contemplare il Grande Mare.
Nelle tue immense vallate
crebbero alberi
che mai più metteranno fiori,
perché, ormai, eclissata è la tua luce.

Di te serberanno il ricordo tutte le genti,
di te canteranno i grandi palazzi
che mai più saranno eretti,
delle sculture e dei dipinti
che mai nessun uomo potrà nuovamente produrre,
dei libri di sapienza
che mai nessuna mente potrà più rimembrare,
delle sconfinate sale dove si faceva festa,
dove il musico rallegrava gli animi
pizzicando le corde della sua lira d’argento.
Di te, oh Perduta, si serberà l’immagine
meravigliosa per l’eternità.

Scolpiti nella memoria come sul marmo
resteranno i campi di grano
che biondeggiavano al Sole,
i ruscelli dall’acqua più pura,
i colli ricettacoli degli animali selvaggi,
le spiagge ricolme di conchiglie e lapislazzuli,
riecheggerà nella mia mente il canto degli uccelli,
il dolce pigolar dell’usignolo
e il grido malinconico del gabbiano.

Patria di Re d’Uomini che mai più nasceranno
dalla lunga vita,
regali nell’aspetto e ardenti nello spirito;
nel tuo seno sono cresciuti i tuoi figli amorevoli
che non potranno più calcare le tue strade marmoree:
preclusa è la via del ritorno,
il Mare ha rapito la tua beltà,
e noi, Esuli e infelici, alziamo inni a te,
che sei come un miraggio lontano,
a te ci rivolgiamo,
Mar-nu-Falman,
Akallabêth, la Caduta.

Silente e vuota giacerai nei profondi abissi:
offuscato è il tuo chiarore,
abbattute le torri,
lacerati gli stendardi,
dispersa la flotta,
estinto il tuo popolo;
la furia del Mare mosso dalla volontà di Ilúvatar
ha cancellato tutte le nostre opere
che facevano di Te
il più splendido Gioiello del mondo mortale.
Chi canterà ancora nei saloni illuminati dal fuoco?
Chi andrà a caccia nei boschi?
Chi solcherà il mare per far ritorno alla sua casa?
Chi potrà mai rivederti?

I miei occhi non si poseranno più
sui tuoi cancelli d’oro,
né sugli arazzi e gli affreschi dai mille colori
che mano abile ha dipinto,
non udirò più le campane e il suono dei flauti,
il Sole più non sorgerà sulle vette innevate
né si rispecchierà negli stagni;
nessun amante si incontrerà sui rigogliosi prati
per scambiarsi pegni d’amore,
nessun animale si aggirerà nelle selve,
né piede umano percorrerà i sentieri
da tempo tracciati.

Tu, Atalantë,
non sarai più porto sicuro per le nostri navi,
né più la tua vista rinfrancherà il mio animo,
esso, anelante, ti cercherà fino alla fine dei giorni
con desiderio insaziabile.
Fuoco e acqua ti hanno distrutta:
ho visto crollare i tetti delle case,
gli altari rovesciarsi,
le colline inabissarsi,
il Mare aprirsi e inghiottirti.
Qui, sulle sponde della Terra di Mezzo,
volgo lo sguardo verso di Te, mia patria,
più bella che argento, opali o perle,
e non ti scorgo.

Remoti sono gli anni della mia infanzia,
gli anni in cui felice correvo
nei cortili della città,
quegli stessi cortili che mi han visto divenire uomo.
Solo ora comprendo quanto sia triste il distacco,
come un bambino rapito dalla madre,
come un naufrago scaraventato
dalla furia della tempesta su terre straniere,
ora mi accorgo di quanto Tu,
seppur in balia del male che in te si era annidato,
sia preziosa ai miei occhi,
come un viaggiatore che scopre
che non c’è luogo più bello della propria dimora.
Ma il mio viaggio mi ha portato su una diversa rotta.

“Et Eärello Endorenna utùlien. Sinome
maruvan ar Hildinyar tenn’
Ambar-metta!”
 
Io canto!
La Terra di Mezzo,
coi suoi vasti spazi,
sede degli Eldar gloriosi,
sarà la mia nuova dimora e quella dei miei eredi,
eppure Tu, resterai la mia Andor per sempre.

Addio mia dolce Isola ancorata sul fondo del Mare,
Terra della Stella da cui ogni sapere umano
è nato e cresciuto!
Nessuna contrada potrà mai eguagliare
il tuo splendore e la tua gloria,
nessun Uomo potrà mai dire
di aver veduto luogo più meraviglioso.
Addio, Akallabêth!
Il Mare non ha avuto pietà di te,
ma giusta fu la punizione per gli Uomini
che ti hanno corrotta.
Che Ilùvatar abbia pietà di noi!
Noi tuoi figli, privati di Te, nostro asilo,
noi che conservammo l’antica amicizia
col Popolo delle Stelle,
noi che onorammo il nome di Eru.
Addio, Akallabêth!

Forse un giorno ci rincontreremo,
e la sabbia dorata vedrà ancora le mie orme
e ai tuoi porti attraccherà di nuovo il mio vascello,
di nuovo si udrà l’eco della mia voce su per i monti.
Addio, Akallabêth!
Nella memoria di tutti noi Númenórean, immutato,
resterà il tuo volto,
come in sogno, un giorno tornerò a contemplarti.
Namàrië, mia Patria Perduta!

 




NOTE:

 

Il testo è in elfico, scritto dallo stesso Tolkien, così come la sua traduzione inglese qui non riportata , ma che io ho provveduto a tradurre in italiano: “Dal Grande Mare alla Terra di Mezzo io sono venuto. In questo luogo io dimorerò, assieme ai miei eredi, sino alla Fine del Mondo.”

 Quest’ode è stata scritta in una notte insonne di fine maggio e doveva essere inviata al concorso bandito dalla Società Tolkeniana Italiana, ma per cause di forza maggior questo non è stato possibile e cui ho finalmente deciso di pubblicarla anche qui!

Spero vi piaccia!

Melian

   
 
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