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Autore: Wendy_magic_forever    24/12/2011    2 recensioni
QUESTA è UNA FAVOLA AL DI FUORI DELLA STORIA.
Tratto dal mio "The Street's Jacksons", una favola di natale piena di magia.
Spero vi piaccia
Genere: Fantasy, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The Street's Jacksons:

Speciale Natale

-1° parte-

In preparazione al grande giorno

 

~~~~~~~~~~~~~~~~

 

(21 dicembre 2014: ore 11:10)

 

Pov Miki:

 

Oggi è domenica, quindi niente allenamento. Che fare, allora?”

 

Ero sdraiata sul divano, cercando di pensare a qualcosa da fare.

Sospirai: non mi veniva niente in mente.

Michael si avvicinò a me: -Qualcosa non va?- mi disse, accarezzandomi il volto

-Bhe, sì- gli rispondo -Mi annoio, Michael. Non so come passare la giornata.-

 

Guardai fuori dalla finestra: chiunque abitasse nel palazzo vicino aveva appeso un pupazzo di Santa Claus che saliva sul balcone con una scala.

 

Sorrisi: -Sai, Michael? Vorrei che fosse già Natale!-

-Sì, anch'io.- mi risponde lui sorridente.

 

Se ci fosse stata una terza persona lì presente, avrebbe visto entrambe le nostre facce aprirsi in un espressione di stupore.

 

Ci guardammo e parlammo insieme: -Pensi quello che penso io?-.

 

Ridacchiammo e poi io mi misi seduta sul divano: -Dove tieni le decorazioni?-

-In soffitta. Vado a prenderle!- partii per prima: -No le prendo io!- fui trattenuta per la maglietta: -Non ci provare!- disse MJ ributtandomi sul divano per poi partire a tutto gas verso la soffitta -E dai!- dissi, rimettendomi in piedi e seguendolo.

 

La sua soffitta si raggiungeva tramite una scala di ferro che si vedeva se aprivi un pannello nel soffitto del corridoio del terzo piano.

 

Quando salii quella scala, però, vidi il disastro: tutte le decorazioni erano state rosicchiate, distrutte o rovinate.

 

-Qualcosa mi dice che hai i topi in soffitta, Michael.-

 

MJ prese una delle luci rovinate con aria delusa: -E adesso?-

 

-Intanto dobbiamo pulire qui. Poi prendere delle nuove decorazioni, anche se... col mio stipendio potremo permetterci ben poco.-

 

Vidi il suo sguardo illuminarsi, poi dalla tasca dei jeans tirò fuori un portafoglio e dal portafoglio una carta di credito: -Ma io ho molto di più!-

-Cosa?-

-Te lo spiegherò quando avremo pulito la soffitta.-

 

Dopo aver messo a posto, Michael mi chiarì la faccenda: -Quando ho mollato tutto, intendo proprio tutto. Soldi compresi. Il problema è stato proprio questo: non potevo andare da nessuna parte senza un soldo in tasca. Però la fortuna mi ha assistito. Stavo camminando per le strade di Los Angeles completamente camuffato senza sapere dove andare, quando ad un tratto il vento mi portò un biglietto: era uno di quei strani concorsi dove, se indovini dieci numeri, vinci cinquemila dollari al mese per trent'anni. Un televisore in vendita nel negozio accanto a me mi comunicò che quello era un biglietto vincente. Aspettai un po' per vedere se qualcuno lo stava cercando, ma chissà da dove veniva, perché nessuno passò chiedendomi se avevo visto un biglietto vagante. Così lo tenni io. Da quel giorno il problema “soldi” passò in secondo piano. Tuttavia non ho mai speso granché di quella cifra al mese, così i soldi si sono accumulati sul mio nuovo conto in banca e ora... bhe... il problema “soldi” non esiste per nulla. Possiamo tranquillamente prendere nuove decorazioni senza problemi!-

Saltai di felicità: -Che notizia fantastica! Prepara la carte di credito! Si va a fare shopping natalizio!-

 

Detto fatto: partimmo immediatamente per scegliere nuove decorazioni. Usammo la mia macchina, dopo aver tolto il cartello “taxi” e aver levato quella pellicola di plastica gialla con cui la mia auto girava di solito per il lavoro. Il suo colore naturale era l'argento glitterato (cosa? Credevate davvero che io l'avessi riverniciata?!? Ma andiamo!).

Michael sorrise: -Sei piena di sorprese! Cos'altro può fare oltre cambiare colore? Ha i gadget da spia?- risi; MJ è l'uomo più simpatico del mondo!

Girando New York, vidi tutto lo splendore del Natale espresso nei suoi tratti più meravigliosi: decorazioni, luminarie, cartelloni di auguri...

Adoro il Natale, davvero.

 

Ci fermammo al centro commerciale più vicino e cominciammo a girare per i negozi.

C'era solo l'imbarazzo della scelta! Luci interne, esterne, abeti, decorazioni per gli alberi e degli oggetti fantastici dedicati solo al Natale. C'era un bellissimo Santa Claus con la slitta trainata dalle renne da mettere sul tetto della casa che salutava e diceva “Oh, oh, oh! Buon Natale!”, ma era troppo ingombrante per il nostro tetto.

 

Prendemmo un altro abete di plastica molto simile a quello che avevamo prima.

C'era la possibilità di prendere un piccolo abete vivo, ma poi chi lo curava per il resto dell'anno? E a Michael non piaceva che un albero venisse lasciato a morire.

 

Per addobbarlo, ci dividemmo: lui avrebbe cercato le luci, le decorazioni ausiliarie (angeli, campane, pacchi regalo e via di seguito) e la neve finta, io le palline, i festoni e la stella in cima.

 

Partii subito alla ricerca armata di un carrello molto largo.

 

Trovai immediatamente le palline: ne presi due confezioni da ventiquattro (una di rosse decorate d'oro e una d'oro decorate di rosso) e due da dodici (una di argentate decorate di blu e una di blu decorate d'argento)(Che fantasia avevano i produttori, eh?).

 

Anche i festoni non furono difficili da trovare e, per rimanere in tema coi colori delle palline, ne presi quattro da tre metri l'uno dei rispettivi colori: rosso, oro, blu e argento.

 

Ma trovare una stella da mettere in cima fu il vero problema.

 

Sembravano essersi esaurite: le casse che dovevano esserne piene erano vuote.

 

Poi girai un angolo e la trovai: l'ultima rimasta. Una bellissima stella dorata e glitterata, intermittente, più grande della mia mano, tridimensionale ed era possibile trasformarla in una stella cometa. Era perfetta!

 

Stavo per prenderla, quando insieme alla mia si avvicinò (e, conseguentemente, si bloccò) anche la mano scura di un altro. Alzai lo sguardo per scoprire che si trattava di Mike.

 

Appena si accorse che ero io, arrossì.

 

Io risi: -Ciao Mike. Anche tu a prendere nuove decorazioni?-

-Bhe, sì... e questa è l'ultima stella...-

-Prendila tu, Mike.- gli dissi -Troverò qualcos'altro da mettere in cima all'albero.-

-No, Miki, non potrei mai prenderla al posto tuo!-

-Mike, sei davvero molto gentile, ma non posso...-

 

Un ragazzino approfittò della nostra distrazione per soffiarcela da sotto il naso.

 

-Te l'avevo detto di prenderla, Mike.- gli dissi

-Bhe, a quanto pare né io né te avremo la nostra stella.-

 

-Non direi!- rispose una commessa sulla mezza età tarchiata, con i capelli castano chiaro legati dietro, gli occhiali e l'aria di una professoressa simpatica. Si stava avvicinando con un grosso scatolone in mano: -Sono arrivati i rifornimenti! Queste stelle sono molto richieste!-

 

Con un grosso sorriso, la commessa aprì la scatola, mostrando centinaia di stelle esattamente come quella che ci avevano fregato.

 

La donna ne prese due, le etichettò e ce le porse: -Prendete pure, ragazzi!-.

 

Io e Mike ci scambiammo un sorriso; era così bello che ci fossero delle persone così gentili!

Ringraziammo e le prendemmo.

Salutandola, lasciammo la commesse al suo lavoro.

 

-Joseph sarà così felice di questa stella!- dissi io abbracciandola

-C'è anche Jo con te?!-

-Sì, i topi gli avevano rosicchiato le decorazioni così, eccoci qui!-

 

-Miki! Vedo che non sei da sola!- Michael si stava avvicinando con un carrello pieno di decorazioni.

 

-Come stai, Mike?-

-Jo!- disse Mike, avvicinandosi a grandi passi. Abbracciò Michael, felice di vederlo: -Io sto bene.-

 

Quando l'abbraccio si sciolse, MJ si rivolse a me: -Cos'hai trovato?-

 

Io gli mostrai le decorazioni. Fu molto contento delle palle che avevo scelto (anche se aveva una particolare simpatia per quelle blu) e i festoni, ma quando vide la stella non vi dico quale gioia si dipinse nei suoi occhi: -Dio, Miki, è bellissima! È di sicuro la tua scelta migliore!- mi abbracciò forte -Non vedo l'ora di vederla in cima all'albero!-. All'improvviso mi sentii prendere per i fianchi e poi un Michael sorridente, divertito e felice mi sollevò da terra, facendomi sfuggire un gridolino di sorpresa: -Sei la migliore del mondo!- mi disse, contento come non mai. Io mi misi a ridere protestando: -Che cavolo! Sono davvero così leggera?!?- Mike annuì con uno strano sorrisetto.

 

Quando sentii di nuovo la terra sotto i piedi, gli chiesi cosa avesse scelto.

 

-Aspettavo solo che me lo chiedessi!- mi disse lui, eccitato come un bambino.

Ci avvicinammo al carrello.

-Intanto ho preso cinque metri di luci colorate intermittenti. Fanno certi giochetti di luce molto particolari.-

-Sì, molto belle.- dissi io passandole tra le mani.

-Poi dodici chili di neve finta...-

-DODICI?!? Avevi paura di rimanere senza?-

Lui rise deliziosamente: -Più o meno. Ehm... poi... uh!-

Andò giù e tornò su con una grossa palla dorata con strane rientranze che sembravano una bocca e due palpebre chiuse. MJ mosse una levetta dietro quella “faccia” insolita e poi mi disse, abbassando il volume della voce: -Batti le mani.-

Nei suoi occhi c'era una strana aria di attesa eccitata, tipica di un bambino che aspettava solo che mamma e papà aprissero il regalo che lui aveva conquistato dopo tantissimo tempo.

 

Un po' sospettosa, battei le mani e con mia grande sorpresa la strana faccia si aprì e la palla cominciò a cantare “Jingle Bells”.

 

Io risi, sentendo nel cuore un senso di dolcezza incomparabile. -È stupenda!-

-Lo so!- disse lui spegnendo la palla canterina -Va bhe, poi ho preso qualche campanella, una paio di pacchi, E... rullo di tamburi... la scelta di cui vado più fiero! La ciliegina sulla torta!-

Mentre MJ tornava giù per prendere questa “ciliegina”, Mike fece il rullo dei tamburi servendosi delle sue dita e di uno scaffale.

 

Quando tornò su, mi accorse che quella “ciliegina” era enorme! Era un a grossa scatola contenente... angioletti!

-Et voilà! Che ne dici?-

Io ero a bocca aperta: quegli angioletti erano bambini provenienti da tutto il mondo con le ali e l'aureola.

C'erano i classici europei con la pelle chiara, ma anche africani, cinesi, russi, esquimesi, indiani, pellerossa, discendenti degli inca e degli antichi egizi, non c'era nazione che mancasse in quel set.

 

-Michael...- dissi, completamente dimentica del segreto che dovevo tenere -... questo è...-

-Quando li ho visti, non ho potuto resistere.- mi disse -Mai avrei sperato di trovare questo set...-

 

-Sono stupendi, dove li hai presi?- chiese Mike.

-Sono nel quinto corridoio dei soprammobili. Ce ne sono degli altri, se li vuoi.--

-Sei un grande, Jo! Ci vediamo.- Mike partì alla volta del corridoio.

-Ciao, Mike e buon Natale!- lo salutò Michael

 

Uscimmo dal negozio con tutto quello che avevamo trovato.

La mia macchina era quasi piena, anche perché MJ aveva insistito all'ultimo per prendere due alberelli bassi da mettere in camera, uno nella sua, uno nella mia.

 

Per se si era preso uno strano albero robotico da decorare di blu e argento che quando lo accendevi cantava “Jingle Bells”. Immaginate il coro che avrebbe fatto con le palline canterine! Purtroppo questo duetto non ci sarebbe mai stato. Le palline canterine erano destinate al terzo albero, quello più grande che avremmo messo in salotto.

Per me aveva scelto un albero bianco da decorare di fucsia e oro: a me non dispiacque per niente questa scelta.

 

Solo... che la mia macchina era piena.

 

Tornammo a casa per “svuotarla”.

 

Secondo giro: luci esterne e decorazioni ausiliarie! Ero già stressata a puntino, ma il sorriso e l'entusiasmo di Michael m'impediva di crollare.

 

Optammo per dei festoni rossi da mettere alle finestre e sugli stipiti delle porte, le ghirlande per l'ingresso principale e secondario, campanelle dorate e le Stelle Di Natale (i fiori immancabili a questa festa).

 

Michael, però, non si decideva per le luminarie: c'erano cartelloni di auguri, bottiglie di spumante che si aprivano, Santa Claus con e senza renne... c'era l'imbarazzo della scelta, ma lui sembrava cercare qualcosa di preciso.

 

(Ore 13:25)

 

Dopo due ore di ricerche infruttuose per vari negozi, cominciai a perdere la pazienza.

-Insomma, Michael!- gli dissi con i nervi a fior di pelle -Ti è così difficile scegliere una luminaria qualsiasi?-

-Miki, io non voglio una luminaria qualsiasi, ne voglio una che invii il vero messaggio del Natale!-

-Ci sono auguri e contro auguri, più chiaro di così il messaggio non può essere!-

Michael si fermò d'improvviso. Si girò verso di me, con uno sguardo di rimprovero: -Scusa, Miki, per te cos'è il Natale?-

 

Questa domanda mi gelò (e non per il freddo). Ci pensai un po' su; quando ero bambina, il Natale per me significava niente scuola, niente “devi usare le buone maniere” (almeno fino all'arrivo degli altri parenti per il Cenone di Natale), dolci a volontà, e soprattutto regali, regali, REGALI!

 

Il primo Natale dopo la “morte” di Michael l'avevo passato da schifo; chiusa in camera con una bruttissima influenza e il cuore spezzato nonostante fossero passati sei mesi dalla sua morte (oltre al fatto che la mia attuale cicatrice era ancora una ferita che si doveva chiudere – eh, sì. Era guarita mooooooooolto lentamente.).

 

Ma ora? Cosa significava il Natale per me?

Non ne avevo la più pallida idea.

 

I dolci? Naa, che mi frega a me dei dolci?

Le luci, le decorazioni? No, dopo un po' avrei smesso di guardarle.

I regali? Che altro posso chiedere più di stare con Mich...

 

All'improvviso trovai la risposta.

 

Guardai Michael e dissi con voce soffice ciò che significava il Natale per me, un'idea che avevo nel cuore da sempre e nemmeno me ne ero accorta: -È un occasione per stare con te, Michael.-

 

MJ sorrise, poi imitò un campanello e, messa una mano davanti alla bocca, ingrossò la voce e disse: -Risposta esatta: hai vinto un milione di dollari!-

-EVVAI!- dissi scherzosamente, stando al suo gioco. MJ rise a questa esclamazione.

-È proprio questa la risposta che mi aspettavo da te.- mi disse, tornando mezzo serio (infatti rideva ancora) -Il Natale è anche un occasione per stare insieme. Il Natale è amore con la “A” maiuscola.- fece una pausa -Sto cercando qualcosa che dica proprio questo. Voglio che la gente che passerà veda le nostre luci e ricordi il vero significato del Natale. Ma sembra impossibile trovarla!-

 

Proprio quando finì questo discorso, una luce rossa si accese alle sue spalle.

Incuriosita, guardai e vidi una frase luminosa che sembrava adatta a ciò che MJ stava cercando.

Presi per le spalle il mio angelo e lo feci girare verso ciò che avevo visto.

Indicai la luminaria: -Che ne dici di quella?-

 

Pov Michael:

 

Guardai nella direzione che Miki mi stava indicando e vidi una luminaria rossa montata su pali d'argento e d'oro finemente lavorati, creata in modo che fosse meravigliosa sia di giorno che di notte.

 

Ma ciò che mi colpì di più non fu come era fatta, ma ciò che diceva:

 

Il Natale è un'opportunità per scaldare il tuo cuore e quello degli altri.”

 

Mi brillarono gli occhi: -È perfetta!-

-Vi interessa quella frase?- disse una voce.

 

Io e Miki ci guardammo intorno: -Chi ha parlato?-

-Sono stato io.- rispose la stessa voce.

-Chiedo scusa, signore- disse Miki -ma non la vediamo.-

-Sono proprio qui sotto!-

 

Miki ed io abbassammo lo sguardo per vedere un ometto piccolo e mingherlino, alto fino al ginocchio di Miki, con due occhietti scuri e vispi e un sorriso allegro dipinto sul volto. Aveva la barba e le basette bianche, mentre la testa, sotto il cilindro verde con un nastro rosso, era calva e lucida. Era vestito come uno degli elfi aiutanti di Santa Claus e, dall'aria che aveva, sembrava abituato a lavorare in mezzo ai giocattoli e ai bambini. Presi subito in simpatia quell'ometto sconosciuto.

 

Cercai qualcosa da dire, per evitare di rimanere muto davanti al piccolo commesso: -Ehm... sì, ci piace molto. Tutti gli auguri luminosi che sono qui dentro ci sembrano così vuoti...-

-Davvero?!? Evviva!- disse il piccoletto, saltellando e battendo le mani come un bambino, sebbene dimostrasse settanta e passa anni.

 

-Evviva?- chiesi.

 

Lui si ricompose, si schiarì la voce e disse: -Vi prego di perdonarmi, signore, ma il fatto è che ho dovuto più e più volte constatare... che il mondo è vuoto quando si parla di Natale, specialmente in una metropoli come questa. Tutti pensano ai regali, al Cenone, alle decorazioni, e nessuno si ricorda che è Natale anche rimanendo semplicemente intorno a un caminetto acceso a raccontarsi favole. Ma voi... voi siete diversi. Sapete, si vede che siete padre e figlia.-

 

Quasi rimasi di stucco a quest'ultima frase, e Miki pure.

 

Io... il padre di Miki?!?”

 

Fu proprio quest'ultima a correggere il piccoletto: -No, no, no, non siamo padre e figlia. Lui è il... cugino della figlia del marito di mia zia, da parte di madre.-

 

Guardai Miki con stupore: come aveva trovato un collegamento di parentela così complicato?!?

 

Anche l'ometto rimase sorpreso; probabilmente non aveva capito niente di quello che aveva detto.

 

-Beeeeene... comunque! Tra un po' quella frase dovevamo chiuderla di nuovo in magazzino! Meno male che voi l'avete scelta! Pensate, nonostante sia così finemente lavorata e fatta con metalli preziosi, costa solo 25$!-

-Solo 25$?!? Ma non è possibile!- disse Miki

-Sì invece! Quando nessuno vuole una cosa, questo è il risultato!-

-Allora meno male che ci siamo noi!- dissi.

 

Pagai il commesso e lui ce la consegnò, e non solo: ci aiutò pure a caricarla in macchina! E tutto con un enorme sorriso sulla faccia, fischiettando motivetti natalizi e a volte raccontando barzellette dedicate al Natale, tipo: -Perché le renne vivono al Polo Nord? Perché lì c'è il ghiaccio pe-renne- o -Cosa dice un cane davanti ad un albero di Natale? Finalmente hanno messo la luce in bagno!-

 

Dopo l'ennesima battuta, dissi al piccoletto: -Lei ama davvero molto il Natale, vero?-

-Oh, oh, oh! Io vivo tutto l'anno in attesa di questo giorno!- rispose lui, mentre posizionava meglio il mega scatolone sul tetto (troppo grande per stare dentro!) -Mi sento risvegliato appena sento l'aria del Natale!-

 

Dopo esserci assicurati che lo scatolone non potesse cadere, salutammo il piccolo commesso e tornammo a casa.

 

-Brr! Stavo gelando!- disse Miki appena entrò.

Io rimisi a posto il parrucchino: -Riscaldati in fretta, allora. La prima cosa che dobbiamo fare è mettere su le luminarie esterne!-

 

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-2° parte-

La Magia Del Natale

 

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(25 dicembre 2014: ore 07:30)

 

Bastò l'idea che fosse già Natale per svegliarmi.

 

Mi alzai, ma non mi vestii ancora, tenni ancora il mio pigiama blu e dorato che Miki mi aveva regalato per il compleanno.

 

Attraversai tutte le stanze addobbate e mi diressi verso quella rosa di Miki silenziosamente.

 

Lei dormiva della grossa!

 

Scartai l'idea di svegliarla tra coccole e bacini come avevo programmato con qualcosa di molto più birichino... ridacchiai silenziosamente.

 

Mi avvicinai in punta di piedi, mi assicurai che non si fosse accorta della mia presenza e le saltai addosso come una pantera: -SVEGLIA, MIKI! È NATALE!-

 

-Nng... lasciami dormire!- disse lei con voce assonnata, rigirandosi nel letto.

-E dai!- dissi, spostandomi leggermente. Cominciai a “pressarla” contro il letto, per scrollarla: -Sve-glia! Sve-glia! Sve-glia! Sve-glia!-

-Smettila, Michael! O m'incavolo!- disse lei, di nuovo.

Trovai un'altra soluzione: -Miki... se non ti alzi dovrò costringerti!-

-Sì, voglio vedere come!-

Preparai le mani, avvicinandomi a le, pronto ad attaccare: -Coooooooo... SÌÌÌÌÌ!!!- e le feci il solletico.

Lei cominciò a ridere, mentre io continuavo a scherzare con lei. Dopo un poco, lei si spinse fuori dalle coperte e io la lasciai andare.

 

Mio sporsi fuori dal letto: -Sei sveglia, ora?- e risi

Lei prese un cuscino e me lo lanciò in testa: -Così impari!-

Io, appena mi colpì, mi accasciai da un lato nel suo letto e mi mossi in modo teatrale per fingere una morte a causa di quel colpo: -Mi ha colpito! Mi ha colpito! Comincio a non vedere più niente! Ho freddo! La luce sta scomparendo! Aiuto! Sto per morire! Addio, mondo crudele!- e mi irrigidii dopo due colpi di tosse, con la lingua di fuori e lo sguardo rivolto verso l'alto.

 

Miki si alzò col suo bel pigiamino rosa addosso, e rise a vedermi così: -Smettila di fare l'idiota, Michael! Tira in dentro la lingua, chiudi la bocca e vieni via!- si diresse verso la porta, io rimasi fermo.

-Michael?- disse tornando indietro.

Vedendo che io mi ostinavo a continuare quel gioco, lei alzò una mano: -Vuoi che ti tiri uno schiaffo per svegliarti?-

Sapevo che anche lei stava scherzando, non l'avrebbe mai fatto sul serio, ma stetti al suo gioco: -No! No! Gli schiaffi no!- le dissi in tono teatralmente supplichevole.

Lei abbassò la mano, sorridendo: -Allora alzati dal mio letto!- e mi porse una mano per alzarmi.

 

Io la presi, ma invece di alzarmi, la ritirai verso il letto e la spinsi sul materasso.

Ricominciai a farle il solletico, gridando: -VENDETTA!-

Lei rise di nuovo, ogni tanti gridando di smetterla.

 

Dopo un minuto, smisi di tormentarla e lasciai che si inginocchiasse sul materasso. Dopo aver tirato un sospiro di sollievo, mi abbracciò forte.

 

È da quando abitiamo insieme che facciamo questi giochi; se non sui rispettivi letti: sul divano, sul tavolo, in cucina, in salotto, ovunque.

 

Se trovavamo un motivo qualsiasi, ci mettevamo a giocare in quel modo, anche fuori casa.

E se eravamo insieme agli altri ragazzi, ci fermavano sempre sul più bello (ovvero, quando stavo per sconfiggerla).

 

In quei momenti, sia io che lei tornavamo bambini e come tali ci comportavamo.

 

La guardai in faccia, ancora una volta gioii a vedere il suo sorriso.

Più lei rideva, più Joseph Smith si oscurava. Non so che cosa avrei fatto senza di lei.

Grazie a Dio, c'era quell'angelo a risvegliare il vero me.

 

-MJ, altro che 56 anni, tu ne hai 5,6!- mi disse lei ridendo.

-E allora tu ne hai 1,8!-

-Sì, ovvio!-

Ridemmo insieme.

 

È il momento!”

 

-Miki, hai qualcosa dietro all'orecchio!- dissi e, usando un trucco classico, le tirai da dietro la testa un pacchetto quadrato e infiocchettato: il mio regalo per lei.

 

Appena lo vide, Miki trattenne il respiro e rise di nuovo.

 

-Buon Natale, Miki!- le dissi, porgendole il regalo.

 

Lei lo prese, tutta contenta, poi mi guardò, interrogativa.

Dopo un paio di secondi di completa immobilità, le dissi: -Che aspetti? Aprilo!-, lei non se lo fece ripetere due volte.

 

Aveva tolto il nastro quando si ricordò di una cosa.

Andò con la testa sotto al letto e tornò su con un pacco grande come una scatola da scarpe.

-Buon Natale, MJ!- mi disse, porgendomelo con un grosso sorriso.

 

Presi il mio regalo e cominciai a scartarlo.

 

Miki finì per prima.

 

Quando vide cosa le avevo regalato, gridò: -LO SPECIALE NATALE DEI JACKSON 5!!!- mi saltò al collo come il giorno in cui decisi di diventare il suo insegnante -GRAZIE, MICHAEL!-.

 

Si staccò dopo due secondi; -Ma è introvabile! Dove l'hai preso?-

-L'ho trovato per puro caso.-

 

-Ma che strano.- disse -Anch'io ho trovato per puro caso un regalo che pensavo introvabile.-

 

Incuriosito, continuai ad aprire il mio regalo.

 

Cosa trovai? Una scatola da scarpe.

 

Aprii anche quella; scarpe lucide nere.

 

Ma non erano scarpe qualsiasi.

 

-Sono...-

-Scarpe da ballo, Michael. E non solo! Guarda dietro.-

 

Ne girai una per vedere la suola e quasi rimasi senza fiato per lo stupore dopo quello che vidi.

 

-Ma... questi...-

-Servono a fare l'Anti-Gravity, MJ. In più, sono abbastanza lisce per poter fare il Moonwalk senza problemi. Forti, vero?-

 

Qualche lacrima mi salii agli occhi: -Ti saranno costate un capitale!-

-Naa, non poi così tanto.- e mi strizzò l'occhio.

In realtà io sapevo che le erano costate un occhio della testa.

 

Mettendo a parte le preziosissime scarpe, l'abbracciai forte, commosso.

Non riuscivo a credere che lei fosse così affezionata a me da spendere cifre così alte senza pensarci.

 

(ore 12:40)

 

-Sbrigati, Miki!- le gridai da dietro la porta del bagno -I ragazzi saranno qui a momenti!-.

 

Era già da un paio di giorni che avevamo invitato tutti gli Street's Jacksons per Natale a casa nostra.

 

Dopo il nostro gioco, ci eravamo vestiti (sebbene a me piacesse rimanere in pigiama fino a tardi) e ora mi toccava aspettare Miki che era chiusa in bagno da due ore.

 

-Arrivo, ho quasi finito!- mi disse lei dall'altra parte.

 

-Avevi quasi finito due ore fa! È dalle otto che sei là dentro!-

-Ora ho quasi finito sul serio!-

-Perché, prima era per finta?!?-

-No, è che ho trovato qualche imperfezione che prima non avevo notato, per questo ci ho messo di più!-

Roteai gli occhi; -Che razza di imperfezioni?!? Hai dei nei pelosi, per caso?!?-

-MICHAEL!-

-E che cavolo, Miki! Guarda che io comincio a preoccuparmi!-

 

Sentii della stoffa in movimento, poi Miki annunciò: -Ora posso uscire! Prepara i Ray-Ban, non vorrei accecarti!-

 

Alleluia!”, pensai.

 

Ma quando la vidi, mi dissi: “Il risultato ha ripagato l'attesa!”

 

Mio Dio! Miki era bellissima. Aveva uno stupendo abito celeste con lustrini dalla scollatura a cuore all'orlo della gonna (fino a metà cosce). Le maniche erano leggere e semitrasparenti, ondulate sull'orlo, a due strati, la superiore più corta rispetto all'inferiore, che arrivava fino all'inizio della mano. Erano decorate con cuciture più scure e brillanti dorati a motivi floreali. Entrambe le mani erano coperte da guanti lunghi fino a metà dell'avambraccio. Indossava dei collant turchesi e le scarpe tacco dodici lucide e blu. Si era truccata a dovere, la matita nera unita all'ombretto azzurro intensificavano il suo sguardo. Tra i capelli sciolti decorati con gel glitterato portava un fermacapelli con una grossa rosa bluette.

 

E dire che io mi ero limitato a un completo pantaloni-maglia qualsiasi! Lei aveva fatto un lavorone!

 

-Caspita, Miki. Ora capisco perché ci hai messo tanto!-

-Sì, l'ho fatto per Mike...- si mise a giocherellare con gli indici, facendoli combaciare e muovere insieme -...secondo te mi noterà?-

-Miki...- le dissi, mettendole una mano sulla spalla -... lui non fa che guardarti tutto il tempo!-

Lei non ne sembrava sicura.

 

Però, mi accorsi che mancava qualcosa.

 

La squadrai per bene: scarpe perfette, abito perfetto, trucco perfetto, capelli perfetti... capelli! Al posto di quella molletta ci doveva andare qualcos'altro. E sapevo che cosa.

 

Dissi a Miki di rimanere ferma dov'era, e andai al piano di sopra.

 

Cercai a lungo tra i cassetti degli oggetti a me più preziosi, come i disegni dei miei figli e le loro foto.

 

Poi, la trovai: una coroncina di plastica triangolare argentea decorata a motivi floreali e con cristalli di vetro incastonati. La punta era alta cinque centimetri.

Semplice, ma stupenda.

 

Tornai giù; Miki mi attendeva in fondo alle scale, curiosa.

 

Quando vide cosa stringevo tra le mani, rimase meravigliata.

 

-Era di mia figlia.- le dissi, mostrandogliela -Ho pensato che fosse perfetto col tuo completo... ma non sei costretta a indossarla.-

 

Gentilmente le tolsi la molletta: -È solo per vedere come stai.- dissi, temendo che potesse prenderla a male (dopo tanto lavoro!).

 

Miki chiuse gli occhi e piegò leggermente la testa. Posizionai quel gioiello per bene sul suo capo.

 

Il risultato? Una meraviglia.

 

Sembrava... una principessa.

 

La girai verso lo specchio più vicino e lei aprì gli occhi.

-Sei stupenda, Miki.- le dissi, guardando anch'io nello specchio.

Miki piegò leggermente la testa e sorrise, chiudendo gli occhi per un attimo.

 

In quel momento... ebbi un altro flashback. Ai miei occhi apparve Paris al suo posto.

 

Tremai. Miki se ne accorse e mise una mano sulla mia guancia, invitandomi gentilmente a guardarla. Mi sorrise; -Coraggio, MJ.- e mi diede un bacio sulla guancia. Ciò m'impedì di piangere.

 

(ore 12:55)

 

I ragazzi arrivarono, uno dietro l'altro. Tutti portavano un regalo ed erano vestiti per l'occasione.

 

DJ era una versione magra e frichettona di Santa Claus, mentre Albert aveva accuratamente evitato il rosso. -Non vorrei che qualcuno mi scambiasse per il signor Claus!- disse quando gli chiesi il perché.

 

Le gemelle si erano di nuovo vestite identiche: maglietta di paillette attillata verde acceso e pantaloni da ginnastica smeraldini, con i capelli legati in una treccia e con l'ombretto verde glitterato.

 

Sarah aveva una maglietta rossa sotto una giacchetta leggera di jeans e pantaloni (sempre di jeans) con una zampa di elefante così larga che mi sorprendevo che riuscisse a camminare senza inciampare. Indossava stivali alla pescatora rossi, lucidi e con il tacco alto.

 

Stella invece sembrava uno dei Man In Black. A quanto pare le piaceva proprio fingersi una spia.

 

Tommy portava i pantaloni della tuta e un maglione blu notte che aveva sul petto Topolino, Paperino e Pippo in abiti pesanti intenti a cantare motivi natalizi in mezzo a una piazza innevata.

 

Erik, invece, sempre a fare il serio: smoking nero e bianco.

 

Ash era vestito col suo solito stile “rapper di strada”, ma con un tocco natalizio in più.

 

E Mike... era anche lui in smoking ed era più agitato di un novello sposo il giorno del suo matrimonio.

 

Dopo nemmeno dieci secondi dall'inizio della festa, Mike cominciò a chiedere: -Dov'è Miki? Sta ancora dormendo? Non è ancora pronta?-

 

In realtà avevo detto a Miki di nascondersi per fare loro una sorpresa.

 

-Calmati, innamorato!- gli dissi ad un certo punto. -Arriverà tra poco.-

 

Lui sbuffò, nervoso: -Dio! Cosa dirà quando mi vedrà così?!?-

-Dirà quello che pensa. Ora rilassati e va a sgranocchiare qualcosa, d'accordo?- e lo spinsi verso il tavolo degli aperitivi.

 

Più che sgranocchiare, Mike cominciò a divorare gli snack per il nervoso.

 

Quando lo vidi con dei baffi di cioccolato così grossi che sembravano un trucco da clown, decisi che era giunto il momento per Miki di fare il suo ingresso in scena.

 

Chiamai a me DJ e Albert, per l'organizzazione delle luci e della musica che avevo in mente.

Dopodiché feci il segnale a Miki e attirai l'attenzione degli altri: -Un attimo di attenzione, per favore.-

 

Appena si acquietarono tutti, Albert spense le luci e puntò l'occhio di bue su di me (faceva parte della sua attrezzatura segreta che teneva nella cantina di casa sua. Gliel'avevo fatto trasportare da casa sua a casa mia e per questo credo che mi odierà per tutta la vita!) mi schiarii la voce: -Ladies and gentleman... ho l'onore di presentarvi in questo giorno di festa... The Princess Of Pop; Miki Sandres.-

M'inchinai teatralmente verso la scala, mentre l'occhio di bue personale di Albert si spostava da me a Miki in cima alle scale e DJ faceva partire un brano fatto di trombe e violini che ispirava alla regale entrata di una principessa.

 

Anche se il “pubblico” era al buio, vidi la mascella di Mike cadere a terra, appena Miki cominciò a scendere le scale, ma non solo lui era stupito. Tutti quanti erano rimasti di stucco, quasi quanto me quando l'ho vista.

 

Quando arrivò in fondo alla scalinata, si avvicinò a me, mi abbracciò e mi sussurrò all'orecchio: -Da quando sono diventata la Principessa Del Pop?-

Io sorrisi: -Da quando il Re ha deciso di ospitarti nella sua reggia.-

 

Lei ridacchiò deliziosamente.

 

Pov Mike:

 

Avrei scommesso che la mia mascella fosse caduta a terra in quel preciso istante.

 

Qualsiasi cosa si mettesse, l'avevo sempre considerata una ninfa, un'elfa, un angelo, una dea, una qualsiasi creatura avesse una bellezza superiore a quella umana.

 

Ora... non sapevo più a cosa paragonarla! Era più bella di Venere, più del sole all'alba, più di una fontanella di acqua fresca in mezzo al deserto; non c'era artista che potesse raffigurare la sua bellezza.

 

Il modo aggraziato con cui camminava, il brillare dei gioielli sulla corona e delle paillette sull'abito... ai miei occhi, l'occhio di bue si era trasformato in una luce angelica e al posto delle trombe e dei violini sentivo quel brano di musica classico fatto di violini che di solito i film mettono come sottofondo musicale quando un lui vede una lei ed è amore a prima vista. Ora, non so se avete ben in chiaro il brano in questione, vi basti sapere che mi sentivo in paradiso.

 

La temperatura della mia faccia aumentò quando le luci si accesero e Miki cominciò a venire verso di me.

 

Si avvicinava sempre di più...

 

37°C... 45°C... 68°C... 95°C...

 

Il cioccolato sulla mia faccia cominciò a bollire...

 

146°C... 275°C... 367°C... 682°C...

 

Arrivata a tre centimetri da me (con la mia faccia che aveva quasi raggiunto i 900°C), Miki rise. Prese un tovagliolo e lo passò sulla mia bocca e le guance (temetti che quello stesso tovagliolo potesse prendere fuoco).

 

-Avevi del cioccolato sulla faccia.- disse, gentilmente

Io feci una risatina forzata: -Eh, eh... l'avevo immaginato.-

 

Miki mi guardò un attimo: -Stai benissimo in smoking.-

 

Ed ecco che li raggiunsi: 1000°C! Cercai qualcosa da dire, per togliermi da quella situazione: -Sì... sì, anche tu... stai... bene... sei... sei forte! Cioè, cioè, non forte, ma neanche debole, tu sei... insomma... ti metti in risalto tra le altre... cioè... con quest'abito sei differente dalle altre, tu sei... insomma... non che tu sia come le altre nella vita comune... comunque... tu stai be...- non era per la confusione mentale che bloccai questa frase all'ultimo. Miki mi mise un dito sulle labbra.

 

Sapevo che gli ingegneri del mio cervello stavano fuggendo perché la pressione era troppo alta e ben presto la fabbrica dei miei pensieri sarebbe esplosa in un mare di fumo.

 

Stavo diventando rosso dalla punta dei capelli alla punta dei piedi da quanto era alta la pressione.

 

Miki mi sorrise ancora e avvicinò le labbra al mio orecchio (questo gesto mi fece salire ancora di più le temperatura del corpo e la pressione nella fabbrica)

-Sei sempre così dolce quando sei confuso.- mi disse con un sussurro dolce e sexy allo stesso tempo.

 

Dopo di ché fece una cosa che decretò la mia condanna ad avere le idee mescolate a vita: mi diede un bacio sulla guancia, ma stavolta molto, molto, mooooooooolto vicino alla bocca.

 

Ormai la fabbrica era esplosa, dalle mie orecchie usciva fumo e la mia testa fischiava come un treno a vapore.

 

Poi, si allontanò per salutare gli altri ospiti (tutti le fecero dei complimenti per il magnifico aspetto con cui si era presentata).

 

Mi appoggiai alla sedia più vicina; tutte quelle emozioni in una volta mi stavano rendendo la mente disordinata.

 

 

(ore 16:25)

 

Pov Michael:

 

Dopo lo scambio dei regali, venne l'ora dei giochi.

 

-Più a destra, Tommy, più a destra!-.

La squadra avversaria cercava di confondere il piccolo Tommy che, a occhi bendati, doveva mettere al posto giusto la coda della renna.

 

Io li guardavo, divertito, e in attesa del mio turno.

 

Poi, qualcuno bussò alla porta.

 

Strano!” pensai “Il campanello c'è e funziona.”

 

Curioso, andai a vedere chi fosse.

 

Mi misi parrucchino e occhiali da sole per non farmi riconoscere, ma quando aprii la porta non vidi nessuno.

 

Provai a chiamare: -Chi è? C'è qualcuno?-

-Sono qui sotto, signore. Sotto il suo naso.-

 

Abbassai lo sguardo e vidi il piccolo commesso del negozio di luminarie. Era vestito ancora allo stesso modo di quando io e Miki l'avevamo incontrato e portava una sacca in spalla.

 

-Oh, buon giorno!- gli dissi, sorpreso.

-Buon Natale, vorrà dire!- disse allegramente -Chiedo scusa se non ho usato il campanello, ma, come può constatare, è un po' troppo in alto, per me.-

Piegai le ginocchia fino ad arrivare alla sua altezza: -Come mai è qui davanti a casa mia?- gli chiesi

-Non sono solo un commesso, sono anche un postino. Il mio capo è un po' troppo pieno di... ehm... pacchi da consegnare per pensare a tutto. Così manda noi che lavoriamo per lui. Io lo faccio con piacere. Dopotutto lui lavora in questo modo da 500 anni, ha bisogno di un po' di aiuto!-

-500 anni?!?- chiesi, stupefatto.

Lui sembrò interdetto: -Ho... ho detto 500? Volevo dire 50!- e fece un sorriso, come per uscire da quella situazione.

 

-Ah...- dissi, un po' confuso.

 

-COMUNQUE!- disse lui, cercando di cambiare discorso -Ho qui un pacco per lei, signore!- e tirò fuori dal sacco un pacchetto regalo rosso, legato con un nastro verde con un biglietto color oro e argento a sotto al fiocco. -Buon Natale, signore!- mi disse porgendomelo. Quando fu in mano mia, vidi che sopra il biglietto c'era scritto, a caratteri svolazzanti, con una bella calligrafia:

 

A Michael, il mio adulto-bambino preferito.”

 

Rimasi stupefatto. Come sapeva che io ero...? Guardai il piccoletto stupito e interrogativo. Lui mi sorrise, si ricaricò il sacco sulle spalle e cominciò ad andarsene.

 

Cercai di fermarlo: -Aspetti, chi è il mitten...?- il piccoletto sparì in una polvere dorata che si posò sui cinque centimetri di neve che coprivano le scale. Mi guardai intorno, ma non c'era nessuno.

 

Ma chi era quel piccoletto?”, mi chiesi.

 

-Michael!- mi chiamò Miki venendo verso di me.

-Chi è alla porta?- mi chiese appena mi raggiunse.

-Ti ricordi quel commesso che somigliava a un elfo di Natale?-

-Oh, certo che me lo ricordo.-

-Era qui. Mi ha dato questo pacco e poi è scomparso.-

 

Tornato in salotto, raccontai la vicenda anche agli altri e poi mi sedetti sul divano. Tutti mi vennero intorno.

 

-Chissà chi la manda.- disse Erik.

-E chissà cosa contiene!- disse Tommy.

-Se c'è scritto “a Michael”, vuol dire che i tratta di qualcuno che conosce la tua vera identità!- osservò Ash.

-Hai già letto il biglietto? Magari potremmo capire qualcosa di più grazie a quello.- disse Stella.

 

Io non me lo feci ripetere due volte. Presi il biglietto e lo aprii.

 

Lessi ad alta voce:

 

Caro Michael,

da un po' che non ci si sente, eh? Credo di dovermi prendere un cellulare, oh oh oh!

Comunque, ho un paio di cose da dirti; a tutto il mondo manchi davvero tanto è davvero un peccato che tu abbia deciso di fingerti morto.”

Come fa a sapere che mi fingo morto?!?” mi chiesi, ma continuai a leggere.

 

Spero che la tua nuova famiglia, gli Street's Jacksons, ti aiutino a farti ritrovare la strada verso la tua vera famiglia.

Nel frattempo, sono riuscito a darti qualcosa che ti ricordi da dove provieni, anche se non ce ne sarà bisogno.

Spero che tu riesca a trovare il coraggio di tornare.

Con tanto affetto paterno,

Santa Claus

 

Appena lessi la firma, tutti (me compreso) rimanemmo senza fiato.

 

-Un regalo da Santa Claus in persona?!?- disse Tommy

-Cavolo, ormai è raro ricevere un regalo da lui!- esclamò Sarah.

-Che aspetti? Aprilo!- dissero insieme Ellen e Diana.

 

Io lo feci.

 

Quando fu completamente scartato, il pacco si rivelò un portafoto d'oro e argento e all suo interno l'immagine della mia famiglia al completo.

C'erano tutti i miei fratelli, i miei nipoti, i miei figli e mia madre. Non mi sorpresi a non vedere mio padre. Chissà quanti elfi avevano lavorato a quell'immagine disegnata con gli acquerelli. Stranamente, ero presente anch'io.

 

Una lacrima scivolò dai miei occhi.

 

-Perché Santa Claus ha fatto una cosa così cattiva?- chiese Mike.

-Non è cattiva.- rispose Miki -È un incoraggiamento. È un modo di dire “torna presto”-

-Non potrà essere troppo presto.- dissi, asciugandomi gli occhi -Non ho ancora abbastanza coraggio per tornare.-

-Non si tratta di coraggio, MJ.- mi disse Miki -Sei ancora Joseph Smith. E Joseph Smith non può andare in casa di Michael Jackson. MJ deve ancora riprendersi del tutto, poi potrà tornare a casa. Nel frattempo, però, ci siamo noi!-.

 

Aveva ragione. C'erano loro.

 

Sospirai e abbracciai la mia principessina. Accidenti, ma da quand'era che la consideravo mia figlia?

 

Al nostro abbraccio si aggiunsero anche tutti gli altri, e lì... sentii davvero che era Natale.

 

(ore 19:41)

 

Pov Miki:

 

-Ok, avete tutti i vostri bicchieri con lo spumante?- chiesi. Tutti risposero “sì” in coro.

-Io ho l'aranciata!- disse Tommy, teneramente.

-Va bene comunque.- gli dissi.

 

Mi schiarii la voce: -Ok; per ognuno di noi, (forse, a parte Albert) questo è il primo Natale passato con MJ di persona. Perciò propongo che ognuno di noi dica un pensiero riguardo oggi. Comincerò io: di certo non avrei mai immaginato di essere eletta da lui personalmente The Princess Of Pop”, ho solo da dire... che è stato il miglior Natale della mia vita. Grazie, MJ.- Michael fece un segno da “non c'è di che”.

 

-Chi è il prossimo?- chiesi.

 

-Io ho qualcosa da dire.- disse Erik -Se non fosse stato per Michael, ora ballerei ancora come un'oca zoppa.- tutti risero a questa battuta -Non potrei avere maestro migliore, davvero. Ma dopotutto... se la danza Jacksoniana non te la insegna Michael Jackson, chi te la insegna? Io non sono un autodidatta come lo sono Miki e Mike, ed è per questo che ti voglio ringraziare, Michael, oltre anche per il fatto di essere vivo e per avermi aiutato quando mi hanno ferito.- portò una mano alla spalla -E con questo, io passo la parola.-

 

-MJ è l'uomo migliore della terra. Ancora non riesco a credere che ci sia ancora qualcuno che dubiti di questo (vedi voce Jacksons Boys).- a quest'ultima frase tutti risero, perché era stata detta in modo da sembrare messa tra parentesi -Voglio solo sperare di riuscire finalmente a entrare nell'MJM Tournament, il prossimo anno, insieme a voi. Sono sicuro che, se ci metteremo d'impegno, arriveremo in cima al torneo e sconfiggeremo i Jacksons Boys una volta per tutte! E al mio segnale... scateneremo l'infernoooo!!!- ci fu un applauso a questo punto.

 

I discorsi delle ragazze non furono molto diversi da quelli di Erik e di Ash.

 

Tommy riuscì a dire qualcosa di suo. Le sue erano parole cristalline di un bambino, scaturite dal cuore: -Michael è così buono che perfino Santa Claus gli ha fatto un regalo. Con questa sua bontà batteremo i Jacksons Boys senza difficoltà, dobbiamo soltanto credere, esattamente come si crede che Santa Claus ti farà un regalo a Natale e allora riusciremo a ottenere quello che vorremo. Il mondo verrà finalmente ripulito dalla menzogna e poi, chi lo sa? Magari MJ deciderà di tornare sul palco. In caso contrario, pazienza. Se lui è felice così, lo sarò anch'io.-

 

Oh, piccolo Tommy, quanto ti sbagliavi su quest'ultima parte!

 

-Mike? Non hai nulla da dire?- chiesi a Mike, rimasto zitto fino ad allora.

-Io? Bhe, ormai hanno detto già tutto, io posso solo aggiungere che devo ringraziare MJ per... averti conosciuta.- queste parole mi resero felice come non mai, anche se non lo diedi a vedere.

 

-Allora...- dissi, cercando di non scompormi, e alzai il bicchiere -Buon Natale!-

 

-Buon Natale!- risposero tutti e bevvero.

 

(ore 22:30)

 

Pov Stúfur:

 

Indovinate chi sono? Sì, esatto, il “commesso”. Come avrete capito io sono un elfo di Santa Claus. Il mio compito era di consegnare il regalo.

La prima volta che ho incontrato Michael e Miki non ho fatto niente perché volevo conoscerli meglio.

 

E ora sono contento di aver avuto quella commissione.

 

Quei dodici sono una vera e propria famiglia. Michael è il padre di tutti loro, e loro sono fratelli.

 

Mi sono divertito un mondo a osservarli, invisibile, dalla finestra, durante la loro festa.

 

Alla sera avevano deciso di guardare film natalizi e si erano tutti addormentati davanti a un animazione sulla storia di Rudolf.

Solo Michael era rimasto sveglio.

Guardò Miki con dolcezza paterna e le diede un bacio sui capelli, vicino alla corona.

 

Me ne andai, ma l'immagine di loro, uno sopra all'altro sul divano e Michael che baciava Miki mi rimase nel cuore per il resto della mia lunghissima vita.

 

 

~Fine~

   
 
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