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Autore: Nicholas Wolfwood    30/06/2003    1 recensioni
Shinji è sempre più disperato per la morte di Toji (del manga). Riuscirà Asuka a tirarlo su di morale?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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UN PESO TROPPPO GRANDE

 

Non riusciva a darsi pace. Non poteva darsi pace. La morte di Toji era un peso troppo grande da sopportare. Qualcun altro magari, col passare del tempo, se ne sarebbe fatta una ragione, ma non lui. Non Shinji Ikari.

 

Da quel giorno ormai, Shinji era sprofondato in un baratro di angoscia e disperazione.

 

Aveva fatto grandi progressi, da quando era arrivato alla Nerv, aveva un po’ più fiducia in se stesso e soprattutto, aveva degli amici. Ma adesso uno di loro se n’era andato, e Shinji stava perdendo lentamente tutto quello che aveva imparato.

 

<> Stava piangendo, come non aveva mai fatto prima, come nessuno lo aveva mai visto fare.

 

<>

 

Si stava sfogando, stava buttando fuori tutto quello che si sentiva dentro. Era in ginocchio per terra, e con le mani chiuse dava pugni violenti sul pavimento, come a cercare di liberarsi più in fretta di tutta la rabbia che aveva dentro.

 

Misato era preoccupata, non l’aveva mai visto così, in quella casa, che una volta era stata teatro di feste spensierate. Era presente anche Asuka e anche lei, in fondo, si stava preoccupando per lui.

 

<> stava continuando a sfogarsi, e probabilmente avrebbe continuato ancora a lungo <> la voce gli era morta in gola.

 

Passò qualche istante di silenzio, rotto solo dal pianto e dai singhiozzi del ragazzo. Poi, ad un tratto, Shinji si alzò

 

<>

 

Con un urlo disumano diede un pugno violentissimo ad uno specchio che si trovava appeso in quella stanza, mandandolo in frantumi e ferendosi notevolmente alla mano destra. Misato cercò di dire qualcosa, ma prima che riuscisse a farlo Shinji si era già chiuso in bagno.

 

Con quell’ultimo pugno, si era calmato un po’. Non sentiva alcun male alla mano, la rabbia era sempre troppa, e cancellava ogni traccia di dolore. Mentre se la disinfettava, i pensieri si susseguivano nella sua mente come un vortice. Ma adesso almeno, riusciva a ragionare.

 

In fondo, non posso dare tutta la colpa a mio padre. Non potevo certo aspettarmi che uno come lui trovasse un modo per salvarlo. L’unica cosa che gli interessa è abbattere gli angeli e ogni mezzo è buono per riuscirci. Comunque non lo potrò mai perdonare, ma soprattutto, non potrò perdonare me stesso. Io dovevo trovare un modo per abbattere l’angelo e salvare Toji, spettava a me farlo, e invece mi sono comportato da vigliacco come al solito, non ho saputo trovare un briciolo di coraggio neanche per salvare un amico...

 

Il suo atteggiamento, nell’arco di qualche minuto, era cambiato radicalmente, adesso ragionava con una freddezza incredibile, e la rabbia aveva lasciato il posto allo sconforto più totale.

 

Aveva finito di medicarsi la mano, e vi aveva applicato una vistosa fasciatura. Uscito dal bagno, trovò Asuka e Misato ancora in piedi, esattamente dove stavano prima, diede loro una veloce occhiata e poi si chiuse in camera sua, rifugiandosi nel suo solito S-DAT player.

Il volume della musica era altissimo, per isolarlo ancora di più da tutto il resto, per isolarlo da tutto e da tutti.

 

 

(_*_)

 

 

Ormai erano passati quattro giorni, e Shinji ancora non riusciva a dormire, né tantomeno a mangiare.

 

Misato gli portava il cibo in camera, ma quando tornava, trovava ancora tutto come l’aveva lasciato, né cibo né acqua erano stati toccati. Avrebbe voluto parlargli, ma non trovava il coraggio di farlo.

 

Aveva fallito. Come donna, come tutrice, e anche in tutto il resto. E si vergognava, si vergognava come non mai.

 

Intanto, anche l’atteggiamento di Asuka stava cambiando, sentiva che doveva fare qualcosa per Shinji, per quel ragazzo così fragile, così distrutto. Vedendolo in quello stato, non riusciva più a considerarlo come il solito ragazzino stupido e incapace. A dire il vero, non avrebbe mai pensato che prima o poi avrebbe desiderato così tanto aiutarlo, anche se, una piccola parte di lei, era sempre stata attratta da quel ragazzo, che non si scomponeva mai davanti ai suoi insulti, che non reagiva, ma che nonostante tutto, non mollava mai.

 

I giorni continuavano a passare e Shinji non era ancora riuscito a chiudere occhio la notte, però aveva cominciato a mangiare qualche cosa e questo riuscì a risollevare un po’ almeno il morale di Misato, che, nonostante l’evidente preoccupazione, non aveva ancora trovato la forza per parlargli.

 

Ti sei ridotta proprio male Misato. Non trovi neanche il coraggio di dirgli qualcosa, e dovresti essere la sua tutrice? Forse sei tu quella più sola adesso. Fai veramente schifo...

 

Questo, almeno, era quello che pensava, e non c’era attimo che quello stesso pensiero non gli ronzasse in testa. Aveva veramente toccato il fondo.

 

 

 

Shinji continuava a starsene rintanato nella sua camera, a pensare, e pensare… pensava a quello che gli aveva detto Kaji

 

“non puoi fuggire dalla realtà, è facile distogliere lo sguardo da ciò che ci circonda, prendere sempre la via più comoda... tu devi conoscere la realtà, guarda con i tuoi occhi, ascolta con le tue orecchie, pensa con la tua testa. Questo è il tuo compito più importante.”

 

Ma Shinji non poteva fare come diceva Kaji, non aveva mai vissuto così, non gli importava nulla della realtà, specialmente adesso che la realtà significava dover fare i conti con la morte di Toji. Era diventato un peso esagerato di cui non poteva farsi carico.

 

In effetti, comportandomi in questo modo, io fin’ora ho fatto solo finta di vivere…

 

Questo aveva capito. Di questo si era reso conto. Aveva sempre fatto quello che gli altri gli chiedevano, così la responsabilità non era tutta sua, aveva cercato di ricordare solo le cose belle, era sempre fuggito dalla realtà, ma in questo modo, aveva solo fatto finta di vivere.

 

Forse questa è la cosa più importante che mai avesse capito in tutta la sua esistenza.

In effetti fuggire dalla realtà non aveva più senso per Shinji, perché il rimorso per la morte di Toji lo avrebbe accompagnato in qualunque “universo parallelo” avesse cercato di rifugiarsi.

 

 

 

(_*_)

 

 

 

Una sera, una sera come tante altre, Shinji era come al solito chiuso in camera, quando ad un tratto sentì aprirsi lo shoji della sua stanza. Probabilmente non poteva essere Misato, era già passata a portargli da mangiare, infatti riconobbe nell’ombra la sagoma della persona che mai si sarebbe aspettato di trovare lì, Asuka.

 

<>

 

la sua voce incredibilmente fredda non tradiva alcuna emozione.

 

Un attimo di silenzio.

 

<>

 

Shinji non ci credeva. Non poteva crederci. Lei che lo aveva sempre trattato come il peggiore degli idioti ora era lì, e voleva passare la notte con lui.

 

Ti vuoi svagare per poi gettarmi via non appena raggiunto il tuo obiettivo, vero?

 

Si ricordava benissimo di quel <>, che lei gli aveva gridato dopo il loro primo bacio.

 

E sicuramente avrebbe pensato questo, in qualunque altro momento della sua vita.

 

Ma ora era diverso. Non la vedeva più come la strega dal carattere insopportabile che vedeva tutti i giorni. Non quella notte. Gli venne anche il dubbio che fosse uno dei suoi soliti sogni, Shinji era sempre stato attratto fisicamente da Asuka, e molto spesso sognava notti di piacere passate insieme a lei.

 

Questa volta però non era un sogno, era reale, e la realtà non gli era mai sembrata così bella. Una realtà che si chiamava Asuka. Tutto di lei gli piaceva, i capelli di fuoco, i grandi occhi blu dove chiunque si sarebbe perso, il suo corpo mozzafiato, perfetto...

 

Shinji si spostò e le fece spazio nel suo futon, facendole capire che era la benvenuta.

 

Si stese accanto a lui e gli si rannicchiò contro.

 

<>

 

L’aveva appena sussurrato.

 

Shinji in cuor suo non aspettava altro. Asuka voleva veramente che lui la abbracciasse.

 

Era bastata quella parola, per fargli dimenticare per un attimo Toji.

 

E non se lo fece ripetere sue volte. La abrracciò e la strinse forte a sé, in quell’abbraccio si sentiva sciogliere. Si stava perdendo in lei.

 

Per un po’ non dissero più niente, la loro intesa in quel momento era talmente alta che ogni parola sarebbe stata superflua. Era bastato un semplice abbraccio per eliminare tutte le loro divergenze.

 

Shinji si rese conto che forse, l’aveva sempre amata.

 

 

<>

 

All’improvviso si era ripreso da quella specie di trans in cui era sprofondato stando abbracciato a lei.

 

Asuka alzò lo sguardo, ma Shinji la anticipò, prima lei che riuscisse a dire qualcosa.

 

<>

 

L’immagine di Toji senza vita era ritornata all’improvviso nella sua mente, e come un tornado aveva spazzato via tutto il resto.

 

<>

 

Asuka aveva parlato. Per la prima volta da quel giorno stavano per affrontare quel terribile argomento. Doveva cercare di smuoverlo, di fargli capire che stava sbagliando, dopotutto, non si era sempre comportata così con lui?

 

<>

 

Erano ancora abbracciati, e ora Shinji la stava stringendo ancora più forte.

 

<>

 

Passò qualche istante di silenzio, Asuka sperava di avergli fatto capire che il suo atteggiamento era sbagliato, e si aspettava una risposta, una frase, un segno, qualsiasi cosa sarebbe andata bene.

 

Quei pochi attimi, sembrarono un’eternità per Asuka.

 

<>

 

Shinji era veramente cambiato da quando era arrivato alla Nerv. Se, subito dopo la morte di Toji, stava per chiudersi di nuovo in se stesso, lontano da tutto quello che aveva imparato, ora aveva trovato la forza per reagire e per guardare in faccia alla realtà.

 

Senza l’aiuto di nessuno, con le sue sole forze, era riuscito ad emergere dal baratro in cui era sprofondato, era in grado di pensare con la sua testa e di prendere da solo le decisioni importanti. Adesso poteva gestire la sua vita come meglio voleva.

 

Questo fa capire “quanto sia andato lontano” in così poco tempo.

 

Dopo aver dato un bacio – un bacio vero questa volta – ad Asuka, che la lasciò un po’ stupita ma allo stesso tempo felice, e con un leggero sorriso sulle labbra, finalmente si addormentò, e nessun rimorso lo avrebbe mai più tormentato.

 

 

 

PACE

 

 

 

 

 

 

  
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