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Autore: Verena    24/12/2011    2 recensioni
breve interpretazione personale di Iridescent, dei Linkin Park. I personaggi non c'entrano nulla con la band, è tutto basato sul testo della canzone.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’unico rumore, quella mattina, erano i suoi passi. Alzò lo sguardo. La città si estendeva sotto di lei. Ebbe un brivido. I primi raggi del sole non erano ancora riusciti a riscaldare il mondo, era ancora presto. Ma per lei quel giorno non sarebbe mai finito. O forse sarebbe finito, ma troppo presto. Aveva scritto tutto in quelle lettere, in tre copie perfette che era passata a recapitare personalmente durante la notte; una l’aveva lasciata a casa, una l’aveva portata da Lui e l’altra da Lei.

Inspirò profondamente, lasciando che l’aria gelida di quel mattino d’inverno le riempisse i polmoni e godendosi quel gesto per l’ultima volta. Mosse qualche passo verso il bordo dell’edificio. Un brivido l’assalì quando guardò giù. Era veramente alto. Aveva sempre avuto paura dell’altezza, ma non quella mattina. Quella mattina, l’avrebbe affrontata una volta per tutte.

Eccola, la devastazione che si risveglia dentro me.
Sono qui, che aspetto sull’orlo dell’ignoto.
Questo cataclisma, che mi piove addosso.
Qualcuno, chiunque, salvatemi.
Ma sono qui, sola.

Non poteva andare avanti così. Non ce la faceva. Era semplicemente troppo. A casa non poteva più vivere in quel modo. Urla, pianti, oggetti che venivano lanciati o gettati a terra, in un semplice impeto di rabbia. Pezzi della sua vita che venivano distrutti, come se non valessero nulla. Festività che ormai non esistevano più, spazzate via dai continui litigi. E solitudine, la solitudine che le mordeva il cuore giorno dopo giorno divorandola da dentro. Spense il cellulare e lo lasciò cadere ai suoi piedi. Tanto non le sarebbe più servito. Nessuno l’avrebbe più cercata.

Ti senti fredda e persa, per la disperazione?
Cerchi di costruire una speranza, ma ottieni solo fallimenti.
Ricorda tutta la tristezza, la frustrazione.
E lasciati andare.

Si avvicinò di un altro passo verso il bordo. Ormai mancava solo qualche centimetro. Presto sarebbe giunta la fine. Un raggio di sole la abbagliò.

Un’esplosione di luce così forte da accecare anche gli angeli.
Come se il paradiso si dissolvesse in una miriade di stelle.

Chissà, forse era così morire. Lasciare questo mondo e i suoi problemi, per sempre.

Sentire la forza di gravità, e cadere nello spazio vuoto.
Non ci sarà nessuno a prendermi tra le sue braccia.

Pensò a Lui. Lui, che amava più di sé stessa. Ma che come sempre, non c’era quando ne aveva più bisogno. Anche ieri sera, mentre lei stava rannicchiata sul pavimento prosciugandosi  l’anima a furia di piangere, lui era in giro con gli amici. Il telefonino spento. Chissà dov’era. E soprattutto, con chi. Sicuramente con qualcun’altra. Magari quella bionda, quella che gli girava attorno come una mosca. E con lo stesso quoziente intellettivo. E quelle sue amichette, quelle che da sempre tentavano di separarli mettendo in giro bugie di ogni sorta.

Hai provato a costruire una speranza con lui.
Cosa ti ha dato in cambio? Solo fallimenti.
Lascia perdere. Lascia stare.
Lasciati andare.

Prese un altro respiro profondo. Ancora un passo avanti. Ormai era sul cornicione, le punte di gomma delle All Star erano ormai oltre il bordo.

Lasciati andare.

Presto sarebbe tutto finito.
Chiuse gli occhi, alzando la testa verso il sole. Fece per alzare un piede e avanzare verso il nulla. Ma una voce la fece fermare. Brusìo, rumore di passi. La voce che la chiamava ancora, a pieni polmoni.

FERMATI. NON FARLO.

La riconobbe. Era la Sua voce. Si voltò. Lei era lì, sulla soglia della porta da cui si usciva sul tetto a terrazza dell’edificio. Il fiato corto, gli occhi lucidi. Una mano tesa disperatamente verso di lei.

Sono qui. Sono arrivata. Non sei sola.

Rimasero immobili, a fissarsi per un lunghissimo istante. Poi Lei mosse qualche passo, lentamente.
“Non andare. Non buttarti. Ti prego…”
Si avvicinò sempre più, la mano sempre tesa di fronte a sé. La raggiunse, prendendole una mano nella propria.
“Non sei sola.”
Le due amiche si guardarono negli occhi, ancora per un istante. Poi le gettò le braccia al collo, scoppiando a piangere. L’altra la abbracciò stretta e sentì le lacrime dell’altra inzupparle la maglietta, ma non importava. L’aveva salvata. Ed era l’unica cosa importante.
Sollevò la testa, asciugandosi le guance. E li vide.

I suoi amici, un sacco di gente. Stavano tutti lì sulla porta, a guardarla mentre riprendevano fiato, come se avessero salito le scale fin lassù di corsa. E poi esplosero. Chi urlando di gioia, chi ridendo, chi commuovendosi fino alle lacrime, corsero verso di lei tutti insieme, e si ritrovò stretta in un turbine di abbracci e pacche amichevoli sulle spalle. Erano tutti lì. Erano venuti a salvarla. Lei, la sua migliore amica, li aveva riuniti tutti, proprio quando aveva più bisogno del loro affetto.

Sentì qualcuno tirarla per mano. Era sempre Lei, che non l’aveva lasciata andare nemmeno per un secondo. La tirò via dalla folla, e la trascinò verso la porta. Lì, sulla soglia, c’era Lui. Il ragazzo per cui lei avrebbe dato anche l’anima, nonostante tutte le difficoltà contro cui lottavano giorno per giorno. Si perse, come ogni volta, nei suoi occhi. Ma per la prima volta sentì quello che portavano dentro: il terrore di perderla, il sollievo di ritrovarla sana e salva. E quello che lei aveva cercato in quegli occhi per tutto quel tempo. La voglia di stare insieme. L’amore che provava per lei. Con un gesto lento, carico di timidezza e rimorsi, lui le porse una mano. E lei sentì la propria posarvisi sopra, un po’ tirata dalla sua amica, un po’ mossa di propria spontanea volontà. La sua amica fece un passo indietro, ma lei se ne accorse a malapena. Si buttò tra le sue braccia, mentre lui la stringeva a sé. “Scusami” Le sussurrò all’orecchio. “non ho mai capito quanto avessi bisogno di me. Non c’ero quando stavi male, ti lasciavo sola quando avevi bisogno anche solo di un abbraccio. Forse non merito di stare insieme a te. Ma voglio stare insieme a te. Ti amo.”

Sciolse l’abbraccio e rimase a guardarlo, senza parole. Erano mesi che aspettava quelle parole, mesi e mesi passati a domandarsi se ne valesse la pena di sprecare tempo con uno così. Ma ora aveva la risposta. Sì, ne valeva la pena.

Si voltò a guardare gli altri, tutti corsi lì per lei, nel momento del bisogno.

Si lasciò andare.

E sul suo volto si allargò il sorriso più grande e luminoso della sua vita. 












L'angolo di Verena
Salve a tutti ^^
Questa è una breve shot scritta di getto mentre ascoltavo Iridescent, pezzo che ho sempre amato perchè mi sprona ad andare avanti nei momenti bui.
I personaggi non hanno nome perchè volevo che fossero più degli stereotipi in cui chiunque possa indentificare sé stesso o chi vuole: la ragazza disperata, che non vede vie d'uscita ai propri problemi; la migliore amica pronta a tutto pur di aiutarla; il ragazzo innamorato di lei ma che non glielo dimostra rischiando di perderla.
Sono ancora alle prime armi come scrittrice, per cui, per favore, recensite così finalmente portò confrontarmi col parere di un pubblico che non siano le mie amiche :)
Bye!!
  
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