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Autore: Elisir86    24/12/2011    1 recensioni
Un incontro d’inverno tra due vite che mostra la quotidianità in cui le scelte li hanno portati.
Quando la risata di lui finì, tra loro vi fu solo un sdegnato silenzio.
Come quando a scuola si ritrovavano in un corridoio deserto, si supervano senza emettere suoni, ostinati in un ancorato disprezzo.
Rimasero fermi per un tempo indefinito, lì ad osservare i propri vestiti rovinati con la speranza che tutto fosse un incubo.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Mutabili come la neve

 

 

Era tutta colpa di Ronald!

Lei, non avrebbe mai fatto tutta quella strada a piedi, ma Ron l’aveva implorata di farlo, solo perché aveva messo su un paio di chili.

Diede un leggero calcio ad un albero.

Camminare da sola lungo una strada desolata la metteva in soggezione.

Certo sapeva che prima o poi il suo ragazzo l’avrebbe raggiunta. Così ansioso non sarebbe durato più di due ore. Ma ciò nonostante, lei sentiva che qualcosa non andava.

Diede un altro calcio, questa volta con più potenza: quell’orribile melma marrone non se ne voleva andare dai suoi stivali bianchi!

Corrugò la fronte, ecco perché era arrabbiata con Ronald, perché le aveva fatto giurare di non usare nessun tipo di magia per il ritorno (tranne in caso di difesa), “Non ti rovinerà la giornata, quando vai a trovare i tuoi non la usi per giorni!”

Ma lei era finita in una poltiglia di neve, terra e chissà che altro, e i suoi stivali nuovi si erano rovinati.

Questa volta diede più forza nel calcio, e con suo sollievo vide staccarsi un bel pezzo di schifezza.

Sorrise.

Improvvisamente si sentì gelare dalla testa ai piedi, si guardò il mantello viola completamente ricoperto di neve.

Alzò gli occhi e li posò sui robusti rami di una grande quercia, e capì immediatamente che tutto quel bianco era sceso da lì.

Hemrione si ritrovò a pensare che era tutto troppo ridicolo per essere vero.

Poi una risata riecheggiò nel vuoto.

La ragazza si voltò lentamente, le braccia rigide lungo ai fianchi. Si morse le labbra nel vedere chi era lo spettatore della sua sfortuna.

“Granger! Sei ridicola!” esclamò l’uomo raggiungendola.

Camminava lentamente sulla morbida neve, e nella mano sinistra teneva una bottiglia di qualche strano alcolico.

Lei alzò il sopraciglio, cosa ci faceva lì? E soprattutto a piedi, Draco Malfoy?!

Non lo vedeva dal 1998, quando lui e la sua famiglia furono processati per la Seconda Guerra Magica.

Lei era tra la giuria e lo aveva, in un certo senso, difeso. Inutile dire che il verdetto fu una piccola condanna di un paio d’anni per i genitori, mentre Draco aveva l’obbligo di presentarsi ogni anno davanti ad un gruppo di esaminatori per verificare le sue azioni.

Lui non aveva replicato. E lei ricordava il suo sguardo freddo, senza emozioni mentre i suoi genitori venivano portati via.

Ricordava la mano di Narcissa allungarsi per accarezzare il figlio, e lui che si scostava con stizza.

Ricordava benissimo ogni singolo secondo di quella giornata.

Draco aveva perfino posato gli occhi su di lei, su Ronald e su Harry. Ed erano occhi vuoti.

Hermione alzò lo sguardo verso il viso del ragazzo. Non era cambiato molto. Pallido e con una spavalderia ai limiti della decenza.

Le labbra formavano la solita smorfia strafottente.

Poi lì focalizzò sugli occhi lucidi e quella strana bottiglia “Sei forse ubriaco?” chiese.

Lui alzò un sopraciglio “E anche se fosse?” ma la sua voce non era alterata e la sua postura era rigida come se la ricordava, a dire la verità in lui nulla presumeva che fosse alticcio.

Hermione sospirò ritornando a camminare.

“Ci sto provando...” lo sentii dire, con la coda dell’occhio lo vide raggiungerla, “...Non bevo da quel giorno...” e lo vide rabbuiarsi.

“Da quando sei stato processato?” era logico dedurlo. Era il giorno in cui aveva visto per l’ultima volta i suoi genitori, il suo primo giorno di libertà. Probabilmente dentro di sé aveva un miscuglio di sentimenti, un bicchiere, o due ci stavano.

Draco corrugò la fronte “No. È successo molto tempo dopo...Quando la incontrai per la prima volta...”

Lei si voltò incredula ad osservarlo, lui guardava dritto davanti a se e sembrava ignorare la sua presenza.

Lo vide sorridere “Stavo vomitando in un vicolo di Londra...” sembrava che stesse descrivendo la scena più romantica del mondo, ma Hermione riuscì a percepire solo la parola Londra.

“Tu eri in una città babbana?” una domanda banale.

“Qualcosa in contrario?” una risposta banale.

Lei scosse la testa.

Lui fece spallucce “Diciamo che stavo ribellandomi ai miei...” si portò alle labbra la bottiglia e sorseggiò. “Volevo vedere se era giusto odiare i babbani, così come loro me lo avevano insegnato.”

Lei annuì piano.

“Certo, non mi piacciono, ma non per i motivi che mi hanno elencato. Non gli sopporto perché loro, nonostante non abbiano la magia, sanno fare ciò che facciamo noi. Volevano volare, e hanno costruito gli aerei. Vogliono vedersi anche se distanti, hanno inventato internet e le webcam...”

Sorseggiò ancora una volta “Sono perfino capaci di plagiarti, e ti ritrovi a comprare cose inutili!”

Hermione rimase in silenzio, non avrebbe mai immaginato di sentir parlare Malfoy dei babbani e delle loro capacità.

Se glielo avessero detto durante gli anni scolastici, avrebbe riso di gusto.

Draco si voltò ad osservarla prima di sedersi su una piccola pietra. Il cappotto nero si colorò di bianco.

Lei lo imitò.

“Lo so, cosa pensi di me...” Draco alzò lentamente il capo verso il cielo. “...Ma in realtà ti sbagli.”

Le sue lunghe gambe affondavano nella neve, “Non l’ho chiesto io, di nascere figlio di un Death Eaters...Non ho mai desiderato questo tatuaggio...”

Hermione posò lo sguardo sul profilo pallido dell’uomo, “Perché l’hai fatto allora?”

Lo vide corrugare la fronte “Perché non avevo scelta...”

Lei s’alzò in piedi, osservò la lunga strada innevata “Tutti abbiamo una scelta!” esclamò iniziando a camminare.

Lui la raggiunse rapidamente, “Io no. Non ne avevo.” Ribatté, abbassando lo sguardo sulle scarpe ormai rovinate, “Non ero così desideroso di morire. E l’unica possibilità per vivere era inginocchiarmi davanti a Voldemort. Pensi che mi facesse piacere avere in casa il male puro?” corrugò di nuovo la fronte, “Avevo paura persino di respirare. Di notte non dormivo, sentivo davanti alla mia porta il sibilo di quell’orribile serpente. Avrei tanto voluto essere un Weasley.”

La sua voce si era ridotta ad un sussurro.

Hermione si bloccò di colpo, lui si fermò a pochi passi da lei, “Ti stupisce il mio desiderio?” chiese voltandosi ad osservarla, lo sguardo tremendamente triste, “Eppure, all’epoca mi sembrava l’unico sogno possibile. Avevo solo diciassette anni, eppure non vedevo altro che morte nel mio futuro.”

“Io avevo la tua stessa età, e nonostante tutte le persone che morivano, non ho scelto Voldemort!” lei lo raggiunse serrando i pugni e irrigidendo i muscoli facciali. “Non è la stessa cosa.”

Lei alzò i pugni per colpirlo rapidamente sul petto, “Non è la stessa cosa?!” esclamò senza fermarsi, “Cosa c’era di diverso?!?”

Draco sospirò stanco, “Io ero solo.”

Hermione si fermò.

Il vento scompigliava i capelli di entrambi. Sembrava che il tempo si fosse fermato.

E lei si sentiva una stupida.

Lui non le badò e ritornò a camminare.

Poco dopo lei gli era affianco, e testarda continuava ad osservare la neve.

“Odiai anche i miei genitori.” Draco s’inumidì le labbra, “È strano, nonostante tutto quello che ho subito, io gli disprezzai perché gioivano della morte di Potter. Certo, alla fine era solo una finta, e in seguito compresi che mia madre aveva mentito...per me. Ma non riuscii a perdonarla...”

Sorrise lievemente, “Come si può estasiarsi davanti a un corpo privo di vita? Io non riuscivo, e non riesco, a concepirlo. Per questo gli odiai, più del dovuto...”

Hermione ritornò ad osservarlo, era tremendamente strano vedere Malfoy in quella prospettiva, “Forse tu non sei come loro...” mormorò, “...Non sei così insensibile.”

Lui annuì lentamente alzando il capo per osservare la via. “Non sono, però, nemmeno una brava persona.”

Dopo diversi minuti di silenzio, lei capì che il discorso era terminato.

Lo vide rialzare il braccio e bere ancora dalla bottiglia, Ci sto provando, le aveva detto, e a lei sembrava che fosse sulla buona strada.

Improvvisamente, come se, se ne rendesse conto solo in quel momento, chiese “Cosa fai qui, Malfoy?”

Lui sorseggiò un’altra volta, “Sto andando a riprendere mia moglie...” sospirò.

Hermione aveva letto un articolo a riguardo. Il matrimonio di Draco non poteva passare inosservato. Era pur sempre un aristocratico.

E se non si sbagliava, la ragazza si chiamava Astoria.

Le parve chiaro, che la persona che lui aveva incontrato a Londra fosse lei. E nella sua mente si delinearono tutti i tasselli.

Non bevo da quella notte, probabilmente lei lo aveva aiutato in un momento difficile.

“Cos’hai fatto?” lei era certa che la causa dell’allontanamento fosse lui. Una donna non lascia il proprio marito senza un motivo.

Insomma, Malfoy non era il massimo del divertimento. Forse non era nemmeno molto intelligente. Ma se lei lo aveva sposato, probabilmente aveva visto in lui qualcosa di affascinante...

...Qualcosa che nessun’altro vedeva.

Lui si fermò per l’ennesima volta, “Perché dovrei aver fatto qualcosa?!” la voce alterata e la mano destra stretta in un pugno.

“Beh...” Hermione cercò le parole giuste, ma lui arrivò prima di lei, “Non mi conosci, Granger? Non sei stata tu ha dire Non è in grado di poter far del male? Io non ho fatto assolutamente niente alla donna che amo!”

Le artigliò la spalla, e lei a disagio iniziò a cercare la propria bacchetta, “Non ti scaldare, io non volevo certo insinuare...” la stretta divenne più forte “Non ho fatto nulla!” urlò.

Poi, lui si staccò da lei.

Gli occhi che vagavano persi sulla piccola radura.

Incerto si trascinò verso il bordo della strada. “Io...” lo sentì sussurrare. Lo vide portarsi la mano tra i biondi capelli, “Mi dispiace...”

Draco Malfoy non aveva mai chiesto scusa.

Nemmeno il giorno del processo, quando il Ministro della Magia gli aveva chiesto se si pentiva delle proprie azioni, lui era rimasto zitto. Il viso rigido e gli occhi puntati in quelli dell’uomo addetto all’interrogatorio. Dopo vari secondi, che a lei erano sembrati minuti, Malfoy non aveva ancora emesso fiato.

Lui non si scusò mai.

Ma ora...

...Le aveva detto Mi dispiace...

Hermione si sentì a disaggio. Tremendamente.

Un brivido le scese lungo la schiena e lei si strinse nel mantello facendosi scappare un sospiro.

Non si ricordava esattamente come aveva fatto a finire in quella situazione, ma sapeva per certo che la colpa era tutta di Ron.

Si appuntò mentalmente che gliela avrebbe fatta pagare.

“Lascia stare...” non finì la frase, che il ragazzo era scomparso alla sua vista.

“Cazzo!” l’esclamazione veniva dal punto in cui lo aveva visto cadere, lo raggiunse.

Non poteva credere ai propri occhi.

Draco Malfoy era completamente coperto di fango. Il capotto elegante, ormai da buttare e i capelli schifosamente melmosi.

“Cazzo!” lo sentì inveire, “La giornata più orribile della mia vita!” era ritornato ad usare un tono alterato e gli occhi sembravano voler incenerire qualsiasi cosa, “Prima mia moglie mi manda un Diffido, e poi incontro la Granger!”

Hermione lo guardò a lungo. Lui urlava parole al vento, e capii che quello era il suo modo di sfogarsi.

Diffido...E lei capì perché lui fosse a piedi. Capì perché lui non usasse la magia.

Lei stessa aveva firmato per far passare quell’incantesimo. Lo si poteva fare solo con l’autorizzazione del Ministro e solo se la persona da diffidare fosse stato il coniuge.

Diffido, era un incantesimo che impediva di usare la magia nel raggio di cinque chilometri dalla persona che lo aveva richiesto.

Era una sorta di aiuto per le donne che avevano paura dei loro ex-mariti.

Ma a lei, Malfoy non sembrava il tipo da picchiare la moglie. Ed anche se pochi secondi prima l’aveva spaventata, poi si era subito allontanato.

“Per giunta puzzo di sterco di cavallo!” e i pensieri di lei si arrestarono.

Rise.

Stava ridendo, perché fosse capitato a Ronald non avrebbe usato un linguaggio così fine.

Stava ridendo perché quella giornata era una di quelle nere, ma se la avesse raccontata a suo nipote Fred lui avrebbe riso come pochi.

Stava ridendo perché infondo Malfoy era ridicolo.

Lui alzò un sopraciglio. “Invece di ridere Granger, perché non mi aiuti ad alzarmi!”

Hermione allungò una mano e lui la prese saldamente. In un secondo sul suo viso comparve la smorfia strafottente e con forza la tirò verso di se.

Lei rimase impietrita per alcuni secondi. Il fango le entrò negli stivali, e le inzuppò il mantello. “Così siamo pari.”

Lei tentò di alzarsi, “Malfoy, sei il solito idiota!”

E lui rise, mentre lei ricadeva nella pozzanghera.

Quando la risata di lui finì, tra loro vi fu solo un sdegnato silenzio.

Come quando a scuola si ritrovavano in un corridoio deserto, si supervano senza emettere suoni, ostinati in un ancorato disprezzo.

Rimasero fermi per un tempo indefinito, lì ad osservare i propri vestiti rovinati con la speranza che tutto fosse un incubo.

Draco alzò il volto verso il cielo, osservò allungo una nuvola bianca. “Sono arrivato in ritardo di dieci minuti...” disse, “Non l’ho mai vista così arrabbiata.”

Hermione cercò di visualizzare la scena. Ma non le riuscì. I suoi genitori non avevano mai fatto scenate davanti a lei, e nemmeno i signori Weasley.

Sentì il ragazzo accanto a se alzarsi in piedi e con la coda dell’occhio lo vide allungarle la mano. Lei accetto volentieri e così insieme ritornarono sulla via interamente innevata.

Lui guardò la bottiglia che teneva in mano. Il poco liquido che conteneva era diventato di una schifezza color marrone.

Sospirò lanciandola al di là del bosco, con un tiro degno di un eccellente lanciatore di baseball.

Lei mugolò risentita, non era certo un gesto naturalista. Ma non aveva voglia di discutere ancora, e sinceramente si sentì più sollevata nel vedere le mani di Malfoy vuote.

Lui s’avviò verso il sentiero “Vediamo di muoverci o moriremo congelati!” e lei annuì.

Non bevo da quel giorno, mia moglie mi manda un Diffido, odiai anche i miei genitori.

Hermione aveva ascoltato tanto e parlato poco. Draco le aveva rivelato cose che mai avrebbe immaginato. Nella sua storia c’era solo una cosa in comune...

...Quel senso di solitudine e tristezza.

“Non è pazza...” lo sentì dire e lei ritornò ad osservarlo.

Le mani nelle tasche del cappotto e la schiena rigida. “...Astoria, è una brava persona.”

Lei alzò un sopraciglio con fare critico, lui sorrise dolcemente. “Ha combattuto contro Voldemort, era una dei pochi Serpeverde che ha fatto questa scelta.”

Hermione rimase in silenzio come a voler assimilare una simile notizia ma Malfoy non aveva finito di parlare, e la sua voce catturò di nuovo l’attenzione della ragazza.

“In quel vicolo lei mi salvò. Era inevitabile che me ne innamorassi.” Poi la sua voce divenne più cupa, “Non avrei mai immaginato che potesse lasciarmi per una sciocchezza del genere. Ho sempre pensato che mi avrebbe abbandonato per il mio passato...”

Lei sorrise “Sai, ho una vaga sensazione che tutto si risolverà.” Incrociò le braccia dietro la schiena, la melma le colò sulle mani. Lui sghignazzò “È tipico dei babbani avere vaghe sensazioni.”

Non parlarono per vari minuti, e intanto l’ambientazione intorno a loro cambiò.

Uscirono dal piccolo bosco e arrivarono agli sconfinati campi di grano.

“Perché non usi la magia?” Draco stava a pochi passi di distanza da lei. “Per una scommessa.” Hermione corrugò la fronte, “E non ho intenzione di perdere!”

Lui annuì piano.

Come se quella spiegazione gli fosse bastata per capire tutto di lei.

Il cielo si era tinto di un bel rosso e si poteva già scorgere la luna. Hermione calcolò che in tutto quel tempo Ronald non era andato a cercarla. Quando giunse al bivio che l’avrebbe portata a casa dei Weasley si fermò incerta.

Malfoy alzò un sopraciglio, “Qualcosa non va, Granger?” lei sospirò indignata.

Voleva ringraziarlo per la compagnia. Non era stupida e lo aveva capito che Draco camminava lento per stare al suo passo.

Lui di solito a scuola, aveva un andamento spedito, come se dovesse raggiungere la meta il più presto possibile.

Aprì varie volte la bocca, ma non le uscì nessun suono.

Ringraziare Malfoy era più difficile del dovuto.

Lui alzò nuovamente il viso verso il cielo.

Hermione si trovò a pensare che quel gesto lo faceva spesso.

“Potremo non essere più così infantili...” disse ritrovando finalmente la voce, “...Dovremo dimenticarci del passato e lasciare indietro le nostre divergenze. Dopotutto siamo cambiati.”

Draco osservò più attentamente la luna, “Non aspettarti però i miei auguri per Natale.”

Lei corrugò la fronte ed incrociò le braccia al petto, “Se è per questo, non voglio nemmeno riceverli i tuoi auguri!”

Si morse il labbro, non gli aveva detto di essere meno bambini? Eppure loro si stavano comportando come ai vecchi tempi.

“E non ti farò le congratulazioni quando tu e Weasley vi sposerete.” Lei alzò gli occhi al cielo, ritrovandosi a pensare un magari.

“Vuoi vedermi morta il giorno del mio matrimonio?” chiese con sarcasmo.

Lui si voltò serio verso di lei, “Allora, affare fatto.” E allungò la mano per poter ricevere la stretta.

Hermione sorrise “Arrivederci Malfoy.” e strinse con decisione la palmo del giovane.

“Arrivederci Granger.”

Lei lo guardò allontanarsi.

Poi si voltò e si diresse con passo svelto verso la Tana.

Ci mise pochi minuti ed arrivata davanti alla porta rimase interdetta. Attaccato sopra vi stava un biglietto.

Siamo a cena da Harry e Ginny.

Questa volta gliela avrebbe fatta pagare a Ronald. Aveva passato le ore più brutte della sua vita, e lui non era nemmeno a casa!

E poi non erano andati a cena da loro un paio di sere prima? E quella testa dura si era perfino lamentato di come cucinava sua sorella!

Al limite della esasperazione spalancò l’uscio con forza.

Ron era uscito dalla cucina e la guardava divertito. “Ma come ti sei conciata?”

Lei si avvicinò furiosa, “Questo è tutta colpa tua! Se non mi avessi praticamente costre...” si fermò di colpo. Gli occhi non volevano staccarsi dal tavolo elegantemente preparato per una cena romantica.

Ma quello che lei aveva notato era una scatolina rossa. Era semi aperta e lei poteva vedere il brillio di un diamante.

Si scostò per raggiungere l’oggetto, ma Ronald fu più veloce. La guardava scandalizzato, “Hermione, non ti azzardare a rovinare la serata!” esclamò prendendo la scatoletta “Non ti permetterò di toccarlo, finché le tue mani non saranno perfettamente pulite!”

Lei rise “Dai Ron, solo una sbirciatina!” e lui corse fuori dalla cucina, “No, no e poi no!”

Hermione lo rincorse, “Ti prego!”

“No!”

  
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