Warnings:
Spoiler
S3!, Qualche parolaccia qua e là
N/A:
Partecipa
alla challenge
bingo_italia,
prompt “Amicizia”
─ Scritta
per il TVG
Christmas Edition, prompt Caroline/ripper!Stefan -
una qualsiasi fic ambientata dopo la 3x05 in cui questi due si
ricordino di essere BFF
Ora,
cara “anon”, io dubito fortemente che tu volessi
una cosa del
genere, ma l'altra idea che mi era venuta in mente era un po' troppo
angst (e un po' troppo lunga *coff* #culopesismo) quindi ho ripiegato
su questa, nella speranza di farti sorridere ♥
─ Rippah!Stefan
è un bellissimo troll, e non sono sicura di essere riuscita
appieno
a rendere la trollagine insita nella sua persona, ma spero di
sì. E
se qualcuno si sta chiedendo se questa è una specie di
vendetta
collegata a 'Apologize
coffee', la risposta è ASSOLUTAMENTE SI' XD *lolla*
─ Titolo
rubato ai Blink-182 ♥
All the small things
«Mi
sta facendo impazzire!», esclamò Caroline,
lanciando la borsa sul
divano del salotto di casa Salvatore. Aveva bisogno di sfogarsi con
qualcuno. Era stanca ed esasperata. Non si meritava una cosa del
genere. Non dopo Katherine, e il branco di lupi mannari, e Klaus, e
Matt, e Tyler, e... insomma, c'era un limite. E lei lo
aveva oltrepassato.
«Quella
sottospecie di... di... vipera bionda!»,
esplose. «E le ragazze le hanno chiesto di fare il ballo di
apertura
per la partita di stasera, riesci a crederci, Elena? Lo hanno chiesto
a lei. Io
sono il capitano delle cheerleaders. Io faccio
il ballo di apertura. Sempre!», sbottò tutto d'un
fiato, mentre si
versava tre dita di un non meglio definito liquore trovato per caso
lì sul tavolo.
Contò
fino a tre e svuotò il bicchiere, poi si voltò
verso il suo
interlocutore.
«Io
la uccido», decise. «Giuro che ora vado di sopra e─»,
s'interruppe, mentre la voce le morì in gola. «Tu
non sei Elena»,
mormorò.
«Direi
proprio di no», replicò Stefan, alzando un
sopracciglio. «La
vipera bionda è per caso Rebekah? Sei fortunata che non sia
in casa,
non prende molto bene gli insulti. E francamente dubito riusciresti
ad ucciderla, è parecchio al di fuori dalla tua
portata»
Si
portò un bicchiere di sangue alle labbra e ne bevve un lungo
sorso.
«Quindi
ci sarà una partita stasera?», domandò
poi con un ghigno.
Finalmente qualcosa di divertente da fare, pensò.
Caroline
chiuse gli occhi, fece un respiro profondo, e tentò di
ricomporsi.
«Non
ci parlo con te», disse infine.
«Perché
no?», domandò Stefan, falsando un broncio.
«Siamo amici, in fondo.
E non mi hai degnato di un saluto da quando sono tornato a
casa»
«Perché
sei uno stronzo», rispose Caroline con semplicità,
poi mise giù il
bicchiere, raccolse la borsa e si diresse a passi sostenuti verso la
porta. «E la nostra amicizia è sospesa fino a
quando non smetterai
di essere uno stronzo», annunciò.
«Per
l'eternità, quindi», stabilì Stefan,
sempre sorridendo.
Lei
esitò un istante, poi si voltò è lo
fissò dritto in faccia.
«No,
non per l'eternità. Solo fino a quando non troveremo il modo
di
riportare indietro il vero Stefan, quello a cui importa dei suoi
amici e della sua famiglia. E ci riusciremo, stanne certo»,
aggiunse, con tono di minaccia, prima di uscire.
Stefan
non commentò e la lasciò andare.
Più
tardi, quella sera, raggiunse Rebekah in camera sua, mentre lei era
intenta a rimirarsi nello specchio, con la divisa da cheerleader
stretta tra le mani affusolate. Notò che le sue unghie erano
colorate di un bel rosa confetto.
«Hai
mai guidato un'automobile?», chiese Stefan, a bruciapelo.
Rebekah
si voltò a guardarlo con un'espressione alquanto stupita,
sia per la
sua apparizione repentina, sia per la domanda.
«No»,
rispose semplicemente. In realtà non ci aveva mai pensato
prima di
quel momento, ma l'idea, ora che era venuta a galla, le piaceva da
morire.
«Ti
piacerebbe? Potrei insegnarti», si offrì il
vampiro.
Lei
assottigliò gli occhi, sospettosa. In fondo lo Stefan di
questo
secolo non era mai stato gentile con lei, e Rebekah riteneva
quantomeno intelligente, se non doveroso, non fidarsi assolutamente
di lui.
«E
perché mai lo faresti?», domandò quindi
a sua volta, alzando
scetticamente un sopracciglio.
Lui
scrollò le spalle con noncuranza.
«Sono
annoiato e non ho di meglio da fare»
Non
era esattamente una risposta lusinghiera, ma sembrava onesta ─
ed effettivamente era onesta.
Elena sarebbe rimasta a casa tutta la sera, con Alaric e Jeremy a
fungere da guardie private, sollevandolo quindi dal suo ruolo di
bodyguard; inoltre Damon gli aveva proibito qualsiasi tipo di
festicciola privata, soprattutto se il programma comprendeva giochi
di società. Non che lui fosse tenuto a fare quello che
voleva suo
fratello, ovviamente, ma non sempre si sentiva in vena di litigare.
Certo,
c'era sempre la partita di football. E se Rebekah avesse voluto
andarci a tutti i costi a Stefan non sarebbe poi dispiaciuto troppo,
in effetti.
Ma
Rebekah piegò il capo, pensierosa, e poi lanciò
uno sguardo allo
specchio.
«Beh,
in realtà avrei un incontro con le
cheerleaders...», disse, con un
esitazione di troppo nella voce.
Stefan
decise di rincarare la dose.
«Sei
mai stata in una discoteca? Tutta un'altra cosa rispetto alle vecchie
sale da ballo, te lo assicuro. Anche se forse la musica non ti
piacerà molto»
Il
modo in cui lei sgranò gli occhi gli fece capire di averla
avuta
vinta.
«Mi
ci porteresti davvero?»
Lui
scosse la testa, divertito.
«No.
Ci porterai tu. Pensavo volessi guidare»
Gli
occhi di Rebekah si illuminarono un po' di più, mentre
lanciava
distrattamente la divisa colorata sul letto.
Stefan
sorrise e si voltò, facendole cenno di seguirla. Uscendo si
premurò
di intascare le chiavi dell'auto di Damon, e il suo sorriso si
trasformò in un ghigno.
L'amicizia,
in fondo, è fatta di piccole cose,
pensò poi, mentre Rebekah si accomodava al posto di guida
della
Camaro.
Caroline
sarebbe stata contenta.
Damon
un po' meno, ma insomma, non si può mica accontentare tutti.