Natale.
Na-ta-le.
Natale!Natale?
Per quanto Roxas
scandisse bene la parola o la
pronunciasse con intonazioni diverse la questione non cambiava.
Era Natale, il giorno adorato da tutta la sua famiglia, dai suoi amici
e da
tutti quelli che entravano in collisione con lui -nemmeno fosse un
meteorite,
anche se con il suo bel caratterino ci andava vicino.
Però per lui non era affatto un’occasione di festa
o di
gioia. Non voleva festeggiare con la sua famiglia quel "
giorno di gioia immensa", svegliarsi la
mattina presto e preparare la tavola per il pranzo e stare tutto il
giorno
seduto a sentire i commenti di sua nonna su quanto fosse basso, poco
muscolo e
senza una fidanzatina.
A Sora andava bene, perché lui era un pettegolo e se si
metteva a tavola con la nonna non si staccava per almeno tre ore.
Perciò suo fratello era giustificato, anche
perché aveva un ameba al posto del
cervello che gli controllava le azioni principali.
Sua madre Aerith era scusata, anche lei. Infondo il Natale era
l’occasione migliore per
donare ai parenti vari i suoi regali floreali e di mostrare le sue
abilità
culinarie, quindi la donna si salvava, agli occhi di Roxas.
Fortunatamente a tenere compagnia al suo malumore c’era
Cloud, suo padre, solo
che lui non era innervosito a causa dei parenti invadenti –
serpenti- ma
solamente perché doveva mantenere la sua facciata da uomo
sempre arrabbiato e indisponente.
E quindi lui, Roxas, si ritrovava a passare una giornata intera tra
fiori,
canzoni natalizie e pettegolezzi vari.
E la cosa irritante era sempre una, e ogni anno si ripresentava
puntuale come
un orologio svizzero: le inchieste sulla sua famosa non fidanzata.
«Oh
Roxas, sei un ragazzo tanto carino,
come mai non hai una fidanzatina?»
«L’ho sempre detto io: colpa del tuo
carattere. Hai preso tutto da tuo padre »
«Dovresti sistemarti un po’ di più,
tesorino. Un nuovo tagli di capelli, qualche felpa nuova …
Ci ha pensato la
nonna con il suo regalo, tranquillo»
E
poi baci, abbracci, carezze e invasioni
della sua sfera personale che solitamente escludeva questo genere di
cose.
E quindi eccolo li, Roxas, imbronciato e con il volto sorretto da una
mano
mentre fingeva di ascoltare l’ennesima conversazione di Sora
e di sua nonna.
Sollevò gli occhi azzurri verso l’orologio
appeso sopra al muro di fronte a lui,
sentendo un lieve moto di sollievo quando si accorse che
era già sera.
Certo, erano solamente le 18 e i suoi parenti avevano ancora tutto il
tempo del
mondo per torturarlo, ma per lo meno non mancava molto alla sua
liberazione.
«Hey Roxas, Roxas, Roxas, Roxas, Roxas»
Sora, suo fratello, era l’esempio più lampante del
fatto che l’uomo discendeva
dalla scimmia in quanto sapeva essere fastidioso come un animale, alle
volte si
toglieva strani batuffoli dai capelli e non riusciva a mantenere una
posa
composta nemmeno se lo si legava alla sedia.
E la sera di Natale era peggio che mai.
Roxas a quell’incantevole richiamo
storse il naso e si allungò lievemente sul tavolo, cercando
di capire quello
che il moretto stava farfugliando
«Domani vieni con me e la nonna a fare un
po’ di compere?»
Il biondo sorrise lievemente, decidendo
finalmente a quale fascia evolutiva corrispondesse il cervello di Sora:
quella
di un bambino di tre anni.
«Ma certo, ovvio che vengo. Adoro
passare il tempo con te e la nonna
che spettegolate su di me, dovresti saperlo» il tono ironico
con cui aveva
pronunciato quella frase avrebbe fatto impallidire perfino Riku, che di
ironia
se ne intendeva fin troppo bene.
Però Sora non parve coglierla, visto che sorrise felicemente
e fece cenno di
vittoria verso la vecchietta seduta vicino a lui.
«Sora …» iniziò il biondo,
passandosi una mano sulla fronte e poi
massaggiandosi le tempio «fammi un favore e vai a giocare
fuori sotto la neve,
che magari ti perdiamo pure»
«Avanti Roxas, fai il bravo» si intromise
la nonna, passando una mano tra i capelli del moro e sorridendo
conciliante.
«Piuttosto è tutto il giorno che parlo con Sora e
non con te. Dimmi,
cucciolino, come stai?»
Roxas sollevò gli occhi al cielo, mentre
tratteneva le sue mani dall’attaccarsi contro al collo di
Sora.
Perché quel piccolo essere immane rideva. Rideva dello
stupido -e tremendamente
imbarazzante - nomignolo che gli affibbiava spesso la nonna.
Come se il suo “ micetto “ fosse tanto
meglio, poi.
«E che non ho nulla da dire, davvero»
esalò con un sospiro, mentre cercava di scivolare sempre
più in basso sulla
sedia.
«Ma come, nessuna novità? E dire che Sora
non sta mai zitto un attimo e gli succede sempre di tutto»
Questo
è quello che succede se si è dei completi idioti
e non si fa
altro che girare in giro senza meta
«Invece a me non succede proprio
nulla.
Soliti amici, solita scuola e solita routine. Interrogatorio
finito» sbottò
sollevando la mano destra e portandosela davanti alla faccia, cercando
disperatamente di chiudere la conversazione.
«E la fidanzata? Sora mi ha raccontato di
lui e di Naminé, e te? Nulla? Persino Riku, quel ragazzo
tanto serio e
composto, è riuscito a trovarsi la ragazza. E tu
nulla?»
Roxas iniziò ad infastidirsi più di
prima, infatti scoccò un’occhiata più
che eloquente a Sora.
Il moretto afferrò al volo lo sguardo alla “ se
non fai qualcosa ti soffoco nel
sonno oppure ti avveleno lo zabaione” e si frappose tra lo
sguardo della nonna
e lui con un sorriso.
«Ma sì, sono sicuro che il prossimo
natale anche Roxas ci racconterà le sue avventure
amorose.»
E lo sguardo che gli rilanciò il biondo
era fin troppo chiaro; ovvero un “ credici pure”.
Fortunatamente prima che l’allegra
signora potesse ripartire all’attacco con altre domande il
campanello di casa
suonò e momentaneamente il silenzio regnò nella
casa.
Chi poteva uscire di casa la sera di Natale ?
«Vado io» esultò Sora dopo un
po’,
scattando su dalla sedia e precipitandosi fuori dalla sala da pranzo e
poi
verso la porta d’ingresso.
Intanto Roxas cercava di parlare con Cloud, sperando di evitare la
nonna e
anche Aerith, che si divertiva a mettere in imbarazzo il figlio.
Al diavolo la facciata della brava fioraia piena d’amore, sua
madre era una
sadica!
«Andiamo tesoro, perché non dici alla
nonna come mai non hai la fidanzata?» continuava a domandare
la donna, con un
sorriso amorevole sulle labbra.
Ma solo Roxas vedeva delle piccole corna
sputarle fuori dalla testa?
«Piantala ma’, non c’è nessun
motivo
particolare!» continuò a ribattere un paio di
volte, arrossendo lievemente
sulle gote e tirando verso il basso il capello da babbo natale che
indossava.
Era ridicolo, quel coso rosso a punta, ma per lo meno gli copriva un
po’ la
faccia e in quel momento era l’unica cosa che voleva fare.
Oltre allo sprofondare sotto terra, ovviamente.
E quindi si ritrovò a tavola con il volto
quasi del tutto coperto, mentre sentiva le risate della madre, gli
sbuffi del
padre e le continue domande della nonna.
Sobbalzò solamente quando sentì una mano
gelata sopra la spalla e il cappello che veniva sfilato in un solo
colpo.
Sollevò seccato lo sguardo, per poi sgranare lievemente gli
occhi.
«Sei gelato » mormorò a mezza voce,
punzecchiando la mano che ancora sostava sulla sua spalla.
«Scusami nanerottolo, ma sai com’è:
è inverno
e fuori fa decisamente freddo» esclamò Axel con un
sorriso, mentre tamburellava
le dita sopra la pelle scoperta del collo di Roxas.
Il biondo storse il naso e saltellò via,
facendo la linguaccia al rosso.
«Buon Natale a tutti, comunque!»
strepitò
in un secondo momento il maggiore, salutando freneticamente con la mano
i
genitori di Roxas e i vari parenti sparsi per il tavolo.
Poi afferrò il biondo per le spalle e lo spinse leggermente
in avanti, così da
potersi sistemare seduto dietro di lui. Allungò le braccia e
circondò la vita
di Roxas, affondando il volto gelato sopra la spalla del ragazzo e si
lasciò
sfuggire un sospiro.
«Buon Natale anche a te, marmocchio
sempre imbronciato»
Roxas scosse la testa, adocchiando lo
sguardo divertito di Sora e quello incuriosito della nonna.
«E’ un soprannome un po’ lungo, non
credi?»
«E come dovrei chiamarti? Magari … pasticcino?»
Il biondo storse il naso e allungò una
mano per tirare i capelli del rosso.
«Ma dire anche di no, eh»
«Che ne dici di “ biscottino natalizio”?
Per lo meno è in tema» gli soffiò
sull’orecchio, mentre la nonna di Roxas
iniziava a guardarli sempre più stupita.
«Vuoi farmi ripetere quello che ho detto
prima?»
Il rosso scosse la testa, sollevando lo
sguardo e osservando la tavolo ancora piena di cibo.
«Posso sgraffignare qualcosa?»
«Solo se mi dici che ci fai qui, la sera
di Natale, al posto di essere a casa con i tuoi genitori»
sbottò Roxas,
incrociando le braccia sopra quelle di Axel.
Il rosso sospirò teatralmente, portandosi
una mano sulla fronte e scuotendo la testa e la chioma annessa
«Adesso uno non può neanche fare visita
al suo ragaz-» «Taci!»
Lo interruppe il
biondo, tirandogli una gomitata nello stomaco.
Stupido idiota di un
ragazzo. Non aveva certamente passato due Natali nel
più completo silenzio per poi farsi spiattellare il suo
segreto sotto al naso!
Si divincolò velocemente dalla presa dell’altro e
si
alzò, facendo un cenno del capo ai genitori.
«Andiamo un attimo di la,
ok?»
«Certo “biscottino”»
ridacchiò sua madre,
facendo ridere Sora e alcuni parenti.
Roxas la scimmiottò un attimo, per poi afferrare Axel per il
colletto della sua
camicia bianca e trascinarlo via con sé.
Intanto al tavolo sia Sora che la nonna
si scambiarono un’occhiata fin troppo equivalente, mentre un
sorriso si
espandeva sui loro volti.
«Sai, micetto, credo proprio di aver
capito come mai Roxas non parla mai delle sue fidanzatine»
iniziò a parlare la
donna, passandosi una mano sotto al mento «Credi che se tra
qualche minuto ci
mettiamo a spiare dentro camera sua poi andrà in
escandescenza come suo solito?»
Sora ridacchiò ancora di più se è
possibile, mentre si chinò verso terra e afferrò
la borsa che conteneva tutti i
regali ricevuti.
«Io posso usare la macchina fotografica
che mi hai regalato tu, nonna»
«Adoro il natale quando succedono cose
del genere»
Mel parla_______
Prima di tutto auguro un BUON NATALE a tutti voi, visto che in questi giorni bisogna essere sempre più buoni.
E io lo sono stata, specialmente perché ho scritto una storia. Non ne avevo intenzione, non finché non mi sarebbe arrivata un'idea degna di essere chiamata tale. Però è Natale, e io volevo " festeggiarlo" anche con una storia. Quindi ecco questa cosa nonsense - ma davvero davvero- che spero vi faccia sorridere almeno un po'.
E chi non ha una nonna rompi scatole? Eh? EH? EEEEEEEEH?
Buone feste gente, e anche questa storia la dedico a voi lettori *è colpa del Natale, ecco*