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Autore: bittersweet Mel    24/12/2011    4 recensioni
«Oh Roxas, sei un ragazzo tanto carino, come mai non hai una fidanzatina?»
«L’ho sempre detto io: colpa del tuo carattere. Hai preso tutto da tuo padre »
«Dovresti sistemarti un po’ di più, tesorino. Un nuovo tagli di capelli, qualche felpa nuova … Ci ha pensato la nonna con il suo regalo, tranquillo»

La giornata di Natale non è per tutti piacevole, non per Roxas almeno
Genere: Comico, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Axel, Roxas, Sora
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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Natale.
Na-ta-le.
Natale!Natale?

Per quanto Roxas scandisse bene la parola o la pronunciasse con intonazioni diverse la questione non cambiava.
Era Natale, il giorno adorato da tutta la sua famiglia, dai suoi amici e da tutti quelli che entravano in collisione con lui -nemmeno fosse un meteorite, anche se con il suo bel caratterino ci andava vicino.
Però per lui non era affatto un’occasione di festa o di gioia. Non voleva  festeggiare con la sua famiglia quel " giorno di gioia immensa", svegliarsi la mattina presto e preparare la tavola per il pranzo e stare tutto il giorno seduto a sentire i commenti di sua nonna su quanto fosse basso, poco muscolo e senza una fidanzatina.
A Sora andava bene, perché lui era un pettegolo e se si metteva a tavola con la nonna non si staccava per almeno tre ore.
Perciò suo fratello era giustificato, anche perché aveva un ameba al posto del cervello che gli controllava le azioni principali.
Sua madre Aerith era scusata, anche lei. Infondo il Natale era l’occasione migliore per donare ai parenti vari i suoi regali floreali e di mostrare le sue abilità culinarie, quindi la donna si salvava, agli occhi di Roxas.
Fortunatamente a tenere compagnia al suo malumore c’era Cloud, suo padre, solo che lui non era innervosito a causa dei parenti invadenti – serpenti- ma solamente perché doveva mantenere la sua facciata da uomo sempre arrabbiato e indisponente.
E quindi lui, Roxas, si ritrovava a passare una giornata intera tra fiori, canzoni natalizie e pettegolezzi vari.
E la cosa irritante era sempre una, e ogni anno si ripresentava puntuale come un orologio svizzero: le inchieste sulla sua famosa non fidanzata.

«Oh Roxas, sei un ragazzo tanto carino, come mai non hai una fidanzatina?»
«L’ho sempre detto io: colpa del tuo carattere. Hai preso tutto da tuo padre »
«Dovresti sistemarti un po’ di più, tesorino. Un nuovo tagli di capelli, qualche felpa nuova … Ci ha pensato la nonna con il suo regalo, tranquillo»

E poi baci, abbracci, carezze e invasioni della sua sfera personale che solitamente escludeva questo genere di cose.
E quindi eccolo li, Roxas, imbronciato e con il volto sorretto da una mano mentre fingeva di ascoltare l’ennesima conversazione di Sora e di sua nonna.
Sollevò gli occhi azzurri verso l’orologio appeso sopra al muro di fronte a lui,  sentendo un lieve moto di sollievo quando si accorse che era già sera.
Certo, erano solamente le 18 e i suoi parenti avevano ancora tutto il tempo del mondo per torturarlo, ma per lo meno non mancava molto alla sua liberazione.
«Hey Roxas, Roxas, Roxas, Roxas, Roxas» Sora, suo fratello, era l’esempio più lampante del fatto che l’uomo discendeva dalla scimmia in quanto sapeva essere fastidioso come un animale, alle volte si toglieva strani batuffoli dai capelli e non riusciva a mantenere una posa composta nemmeno se lo si legava alla sedia.
E la sera di Natale era peggio che mai.
Roxas a quell’incantevole richiamo storse il naso e si allungò lievemente sul tavolo, cercando di capire quello che il moretto stava farfugliando
«Domani vieni con me e la nonna a fare un po’ di compere?»
Il biondo sorrise lievemente, decidendo finalmente a quale fascia evolutiva corrispondesse il cervello di Sora: quella di un bambino di tre anni.
«Ma certo, ovvio che vengo. Adoro passare il tempo con te e la nonna che spettegolate su di me, dovresti saperlo» il tono ironico con cui aveva pronunciato quella frase avrebbe fatto impallidire perfino Riku, che di ironia se ne intendeva fin troppo bene.
Però Sora non parve coglierla, visto che sorrise felicemente e fece cenno di vittoria verso la vecchietta seduta vicino a lui.
«Sora …» iniziò il biondo, passandosi una mano sulla fronte e poi massaggiandosi le tempio «fammi un favore e vai a giocare fuori sotto la neve, che magari ti perdiamo pure»
«Avanti Roxas, fai il bravo» si intromise la nonna, passando una mano tra i capelli del moro e sorridendo conciliante.
«Piuttosto è tutto il giorno che parlo con Sora e non con te. Dimmi, cucciolino, come stai?»
Roxas sollevò gli occhi al cielo, mentre tratteneva le sue mani dall’attaccarsi contro al collo di Sora.
Perché quel piccolo essere immane rideva. Rideva dello stupido -e tremendamente imbarazzante - nomignolo che gli affibbiava spesso la nonna.
Come se il suo “ micetto “ fosse tanto meglio, poi.
«E che non ho nulla da dire, davvero» esalò con un sospiro, mentre cercava di scivolare sempre più in basso sulla sedia.
«Ma come, nessuna novità? E dire che Sora non sta mai zitto un attimo e gli succede sempre di tutto»

Questo è quello che succede se si è dei completi idioti e non si fa altro che girare in giro senza meta
«Invece a me non succede proprio nulla. Soliti amici, solita scuola e solita routine. Interrogatorio finito» sbottò sollevando la mano destra e portandosela davanti alla faccia, cercando disperatamente di chiudere la conversazione.
«E la fidanzata? Sora mi ha raccontato di lui e di Naminé, e te? Nulla? Persino Riku, quel ragazzo tanto serio e composto, è riuscito a trovarsi la ragazza. E tu nulla?»
Roxas iniziò ad infastidirsi più di prima, infatti scoccò un’occhiata più che eloquente a Sora.
Il moretto afferrò al volo lo sguardo alla “ se non fai qualcosa ti soffoco nel sonno oppure ti avveleno lo zabaione” e si frappose tra lo sguardo della nonna e lui con un sorriso.
«Ma sì, sono sicuro che il prossimo natale anche Roxas ci racconterà le sue avventure amorose.»
E lo sguardo che gli rilanciò il biondo era fin troppo chiaro; ovvero un “ credici pure”.
Fortunatamente prima che l’allegra signora potesse ripartire all’attacco con altre domande il campanello di casa suonò e momentaneamente il silenzio regnò nella casa.
Chi poteva uscire di casa la sera di Natale ?
«Vado io» esultò Sora dopo un po’, scattando su dalla sedia e precipitandosi fuori dalla sala da pranzo e poi verso la porta d’ingresso.
Intanto Roxas cercava di parlare con Cloud, sperando di evitare la nonna e anche Aerith, che si divertiva a mettere in imbarazzo il figlio.
Al diavolo la facciata della brava fioraia piena d’amore, sua madre era una sadica!
«Andiamo tesoro, perché non dici alla nonna come mai non hai la fidanzata?» continuava a domandare la donna, con un sorriso amorevole sulle labbra. 
Ma solo Roxas vedeva delle piccole corna sputarle fuori dalla testa?
«Piantala ma’, non c’è nessun motivo particolare!» continuò a ribattere un paio di volte, arrossendo lievemente sulle gote e tirando verso il basso il capello da babbo natale che indossava.
Era ridicolo, quel coso rosso a punta, ma per lo meno gli copriva un po’ la faccia e in quel momento era l’unica cosa che voleva fare. Oltre allo sprofondare sotto terra, ovviamente.
E quindi si ritrovò a tavola con il volto quasi del tutto coperto, mentre sentiva le risate della madre, gli sbuffi del padre e le continue domande della nonna.
Sobbalzò solamente quando sentì una mano gelata sopra la spalla e il cappello che veniva sfilato in un solo colpo.
Sollevò seccato lo sguardo, per poi sgranare lievemente gli occhi.
«Sei gelato » mormorò a mezza voce, punzecchiando la mano che ancora sostava sulla sua spalla.
«Scusami nanerottolo, ma sai com’è: è inverno e fuori fa decisamente freddo» esclamò Axel con un sorriso, mentre tamburellava le dita sopra la pelle scoperta del collo di Roxas.
Il biondo storse il naso e saltellò via, facendo la linguaccia al rosso.
«Buon Natale a tutti, comunque!» strepitò in un secondo momento il maggiore, salutando freneticamente con la mano i genitori di Roxas e i vari parenti sparsi per il tavolo.
Poi afferrò il biondo per le spalle e lo spinse leggermente in avanti, così da potersi sistemare seduto dietro di lui. Allungò le braccia e circondò la vita di Roxas, affondando il volto gelato sopra la spalla del ragazzo e si lasciò sfuggire un sospiro.
«Buon Natale anche a te, marmocchio sempre imbronciato»
Roxas scosse la testa, adocchiando lo sguardo divertito di Sora e quello incuriosito della nonna.
«E’ un soprannome un po’ lungo, non credi?»
«E come dovrei chiamarti? Magari … pasticcino
Il biondo storse il naso e allungò una mano per tirare i capelli del rosso.
«Ma dire anche di no, eh»
«Che ne dici di “ biscottino natalizio”? Per lo meno è in tema» gli soffiò sull’orecchio, mentre la nonna di Roxas iniziava a guardarli sempre più stupita.
«Vuoi farmi ripetere quello che ho detto prima?»
Il rosso scosse la testa, sollevando lo sguardo e osservando la tavolo ancora piena di cibo.
«Posso sgraffignare qualcosa?»
«Solo se mi dici che ci fai qui, la sera di Natale, al posto di essere a casa con i tuoi genitori» sbottò Roxas, incrociando le braccia sopra quelle di Axel.
Il rosso sospirò teatralmente, portandosi una mano sulla fronte e scuotendo la testa e la chioma annessa
«Adesso uno non può neanche fare visita al suo ragaz-» «Taci!»
 
Lo interruppe il biondo, tirandogli una gomitata nello stomaco.
Stupido idiota di un ragazzo. Non aveva certamente passato due Natali nel più completo silenzio per poi farsi spiattellare il suo segreto sotto al naso!
Si divincolò velocemente dalla presa dell’altro e si alzò, facendo un cenno del capo ai genitori.
«Andiamo un attimo di la, ok?»
«Certo “biscottino”» ridacchiò sua madre, facendo ridere Sora e alcuni parenti.
Roxas la scimmiottò un attimo, per poi afferrare Axel per il colletto della sua camicia bianca e trascinarlo via con sé.
Intanto al tavolo sia Sora che la nonna si scambiarono un’occhiata fin troppo equivalente, mentre un sorriso si espandeva sui loro volti.
«Sai, micetto, credo proprio di aver capito come mai Roxas non parla mai delle sue fidanzatine» iniziò a parlare la donna, passandosi una mano sotto al mento «Credi che se tra qualche minuto ci mettiamo a spiare dentro camera sua poi andrà in escandescenza come suo solito?»
Sora ridacchiò ancora di più se è possibile, mentre si chinò verso terra e afferrò la borsa che conteneva tutti i regali ricevuti.
«Io posso usare la macchina fotografica che mi hai regalato tu, nonna»
«Adoro il natale quando succedono cose del genere»






Mel parla_______
Prima di tutto auguro un BUON NATALE a tutti voi, visto che in questi giorni bisogna essere sempre più buoni.
E io lo sono stata, specialmente perché ho scritto una storia. Non ne avevo intenzione, non finché non mi sarebbe arrivata un'idea degna di essere chiamata tale. Però è Natale, e io volevo " festeggiarlo" anche con una storia. Quindi ecco questa cosa nonsense - ma davvero davvero- che spero vi faccia sorridere almeno un po'.
E chi non ha una nonna rompi scatole? Eh? EH? EEEEEEEEH?

Buone feste gente, e anche questa storia la dedico a voi lettori *è colpa del Natale, ecco*

   
 
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