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Autore: JeiSpunk    24/12/2011    4 recensioni
Come, secondo me, potrebbe essere davvero andata la morte di Cobain.
Non ci credo al suicidio, spero che questo OS possa chiarire qualcosa a qualcuno.
rip Kurt Cobain.
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve gente.
Questo è un One Shot su una delle mie ipotesi su quello che potrebbe probabilmente essere successo a Kurt Cobain. Potrebbe benissimo essere una cazzata, ma qui non è tutto frutto della mia mente. Ho solo aggiunto Fred, e’ TUTTO realmente successo…  se siete fan di Kurt lo sapete xD
potrebbe non essere successo come ho descritto io, ma comunque i fatti ci sono tutti. Comunque sia, il fatto del suicidio è la balla più colossale del mondo. (Il Duce potrebbe aver detto un’enorme cazzata… però la morte c’è). E per tutti quelli che le danno del coglione per aver abbandonato Frances da piccola… bè, informatevi un po’, ok? Anche perché amava Frances…
Comunque sia, il mondo ha perso un grand’uomo.



“…ora che l’ho trovata il mondo mi sembra migliore, in un certo senso. È cambiato radicalmente il mio modo di vedere le cose. Voglio dire, quattro anni fa avrei detto quello che si dice sempre: come si fa a mettere al mondo un bambino? Ci vuole coraggio, perché il mondo esploderà un giorno o l’altro, o roba del genere. Ma quando sei innamorato… è tutto diverso.” Strizzai gli occhi, quasi imbarazzato ad ammettere di amare Courtney con tutto me stesso. Sorrisi come poche volte feci nella mia vita, poi abbassai la testa prima di arrossire.

Vedere Frances  nella sua culla beata che sonnecchiava mi fece sorridere. L’osservavo dalla poltrona vicino al camino, eravamo una famiglia. Erano questi i momenti in cui riuscivo a sentirmi quasi felice, dopo aver passato una vita un bel po’ di merda.  Una famiglia strana, ma andavamo fottutamente bene a modo nostro.

Erano passati due anno dalla nascita di Frances: con il gruppo andava bene, eravamo famosi, anche se non amavo particolarmente sentirmi il portavoce di un’intera generazione. Ma è andata così, rappresentavamo la confusione degli anni novanta.
Filava tutto liscio, il primo periodo. Finché non iniziai a stancarmi della folla, della gente che da me si aspettava sempre di più, mentre io non riuscivo più a provare niente nel produrre musica. Ogni volta che mi trovavo in un Backstage, sentendo l’urlo maniacale della folla avanzare,  non mi faceva nessun effetto. Non era come Freddie Mercury, la folla lo inebriava, le riempiva le vene di energia e le dava la carica. A me no. Così presi un pezzo di carta ed inizia a scrivere una lettera per confessare il mio tormento. Semplicemente non sarebbe giusto nei  confronti dei mie fans né nei miei. Il peggior crimine che mi possa venire in mente è quello di fingere e far credere che io mi stia divertendo al 100%. Durante gli ultimi tre nostri tour ero riuscito ad apprezzare molto di più le persone che conoscevo personalmente e i  fans della nostra musica, ma ancora non riuscivo a superare la frustrazione, il senso di colpa e l'empatia che avevo per tutti. C'è del buono in ognuno di noi e pensavo  di amare troppo la gente, così tanto che mi sentivo troppo fottutamente triste. Perché non riuscivo a divertirmi e basta? Non lo so! Avevo una moglie divina che trasuda ambizione e empatia e una figlia che mi ricordava troppo di quando ero come lei, pieno di amore e gioia, baciava tutte le persone che incontrava perché tutti sono buoni e nessuno può farle del male. E questo mi terrorizzava a tal punto che perdevo le mie funzioni vitali. Non potevo sopportare l'idea che Frances diventasse una miserabile, autodistruttiva rocker come me. Mi era andata bene, molto bene durante questi anni, e ne ero grato, ma è dall'età di sette anni che ero avverso al genere umano. 
Misi tutto per iscritto cercando di lasciare come messaggio il distacco tra me e la musica, non per sempre. forse per un po’.
Sentii bussare nella camera 541 dell’excelsior di Roma, era Courtney. Entrò in stanza e vide la lettera. Iniziò a diventare paonazza e guardarmi con rabbia.
‘che cazzo ti gira in testa?’ quasi urlò, rimasi tranquillo e mi sedetti sulla poltrona accanto al tavolo.
‘hai letto, no?’, esclamai indifferente.
‘tu non abbandoni un cazzo, è lì che vuoi arrivare no?  Scordatelo, non ho intenzione di morire di fame perché tu, bambinone che non sei altro fai i capricci, hai una famiglia da mandare avanti!’ sbraitava.
‘la smetti con questa pressione psicologica del cazzo? Se non ti sta bene sai che fai? Ti trovi un lavoro decente e smetti di vivere alle mie spalle, puoi anche toglierti dai coglioni. L’unica  persona di cui mi devo preoccupare ora è Frances, smettila di provare a comandarmi a bacchetta!’
Era da più di una settimana che oltre al mio fardello con la musica, si aggiungeva Courtney a causare il mio crollo psicologico.  Ero arrivato alla conclusione drastica di volere il divorzio, glielo comunicai due giorni prima, e notando il mio tono arrabbiato ora mi prese sul serio.
Si vedeva palesemente che era incazzata nera. Raggiunse velocemente la porta della stanza affacciandosi fuori, la sentii chiamare un certo Fred, per poi rientrare dentro soddisfatta.  
Arrivò questo tizio, alto e grosso e con una bottiglia di Champagne in mano.  Se era già preparato, vuol dire che il suo incazzo di trenta secondi prima non c’entrava un bel niente. Aveva già preparato questo Fred da prima… ma perché?
‘bene, brindiamo!’ esclamò lei, che cazzo stava succedendo? Era sempre stata una donna lunatica, ma mai così tanto.  Prese tre bicchieri, li riempì di Champagne e ne diede uno a me, uno a questo Fred e uno per lei. La guardavo ancora incredulo.
Si avvicinò a me con un’aria strana e disse: ‘prima però…’ mi tolse il bicchiere dalla mano e Fred si avvicinò tenendomi le braccia dietro la schiena. Lei si frugò nella sua borsa e ne tirò fuori l’ antidepressivo, il Roipnol.  Mi tappò il naso e me lo fece mandare giù con forza, poi prese lo Champagne e mi fece ingurgitare pure quello. Non riuscì ad oppormi alla forza di Fred, e fui costretto a essere succube di quei due psicopatici. Da lì in poi ricordavo solo Courtney che prendeva la lettera e ci aggiungeva altre quattro stupide righe e infilarsela in borsetta, ricordavo di averla vista prendersi a braccetto con Fred e uscire dalla stanza. Da lì in poi buio. Non ricordai niente. Era una delle caratteristiche speciali del ‘Roipnol’, meglio nota come ‘la droga dello stupro’: non ricordare niente.

A Roma riuscirono a curarmi e rimettermi in viaggio per gli stati uniti.

Il 25 marzo chiesi al mio avvocato di levare Courtney dal testamento, presi questa decisione tre giorni prima quando lei chiamò la polizia dicendo che volevo tentare il suicidio, cosa assolutamente non vera. Era stata la goccia che fece traboccare il vaso. Glielo comunicai la sera stessa, dicendo che mancava solo la mia firma e i giochi erano fatti. Non prese bene la notizia, per niente.

Il 2 aprile decisi di andare via da casa per non sopportare l’isteria di Courtney, stava impazzendo e non riuscivo più a reggerla. Volevo un po’ di pace per me stesso lontano da tutti.
Andai in un vecchio posto a Seattle, un capannone dei miei genitori, non con loro all’interno ovviamente. Tutti i giornali mi davano per disperso, era stata Courtney ad allarmare tutti.

5 Aprile 1994.
Mi avvicinai al frigo e ne tirai fuori una birra, le bevvi tutti in due sorsi e gettai la lattina per terra. Quel posto stava diventando un vero puttanaio senza nessuno che se ne prendesse cura.
Arrivò il momento della dose di eroina quotidiana, stavo iniziando a impazzire e mi sentivo in grado di spaccare tutto senza farmi neanche un graffio. Dovevo rilassarmi.
Preparai il tutto e mi infilai l’ago in vena, sentendo subito i miei muscoli rilassarsi e il mio braccio abbassarsi leggero e posarsi nel bracciolo della poltrona.  Mi sentivo completamente bloccato nella poltrona, ero rilassato ma non riuscivo a muovermi per niente.
Sentii qualcuno aprire la porta di colpo, chi poteva essere? Nessuno sapeva che ero lì, chi cazzo sapeva? Mi risposi da solo, Courtney.
‘oh, ecco qui un bel biondino che sta entrando in coma di overdose’, la sentì sghignazzare.  Aveva dei guanti in lattice e un fucile in mano.
Non riuscivo a muovermi e sentivo le palpebre pesati. Da lì buio, buio per sempre.  
Kurt Cobain, non c’era più.

Courtney, fece credere a tutti che la morte di Kurt fu un suicidio, così dopo averlo ucciso la polizia chiuse il caso come suicidio. Le persone in coma da overdose-le persone apparentemente morte-, però, non sparano. I morti non sparano.
Venne fuori che Il Duce, un losco cantante di Seattle, confessò alla polizia che Courtney Love gli avesse offerto cinquanta mila dollari per far fuori Cobain, lui non accettò e qualche tempo dopo aver confessato questo ai giornali, finì misteriosamente sotto un treno.
 

1. La quantità di eroina nel sangue di Kurt Cobain era molto alta, con quella quantità di eroina nel sangue non si ha nemmeno il tempo di estrarre la siringa dal braccio che si entra istantaneamente in coma da overdose. Secondo il resoconto della polizia, invece, Kurt avrebbe avuto il tempo di pulire il comodino, prendere il fucile e spararsi.
2. Non ci sono impronte di Kurt sul fucile su cui si sarebbe sparato.
3. Il biglietto d’addio: l’intero testo sembra un chiaro abbandono al mondo della musica, non a quello terreno. Solo le ultime quattro righe sono un addio alla moglie e alla figlia. Inoltre, solo le ultime quattro righe sono scritte con una calligrafia completante diversa da quella di Kurt, diversa dal resto della lettera.

Molti amici di Courtney Love presero le distanze da lei, persino il padre ha ufficialmente chiesto alla figlia di sottoporsi alla macchina della verità, perché convinto della consapevolezza della figlia… lei ha sempre rifiutato.

Alle domande della riapertura del caso Cobain, la polizia ha sempre detto no.
Fatto sta, che qualsiasi cosa sia successa, ha avuto inizio all’excelsior a Roma, quasi 17 anni fa.

Kurt, comunque sia, il tuo urlo vivrà per sempre.
Non so dirvi quanto mi avrebbe fatto piacere conoscerlo, quest’uomo mi ha accompagnato da quando avevo 13 anni, e non sarei quella che sono se non avessi mai sentito una loro canzone.
Riposa in pace, Kurt. 
  
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