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Autore: ElPsyCongroo    25/12/2011    3 recensioni
Doveva essere qualcosa di dolce, di allegro, e invece ecco qui. Un po' di tristezza natalizia per così dire. L'ho scritta basandomi sulla canzone Alegrìa del Cirque du Soleil, per chi non la conosce la ascolti, è davvero bella.
[Tratto dalla storia:
"Al centro del grande palco rotondo il clown bianco sussurrò
“Se non hai voce…
GRIDA”
Al centro del grande palco rotondo il clown bianco inclinando il corpo in una posa buffa mormorò
“Se non hai gambe…
CORRI”
Al centro del grande palco rotondo il clown bianco muovendo il braccio in aria gridò
“Se non hai speranza…
INVENTA!”]
Attenzione agli spoiler e scusate per le imperfezioni.
Buon Natale a tutti e auguri di buon compleanno, Allen.
Genere: Angst, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Alegrìa…

Al centro del grande palco rotondo il clown bianco sussurrò

“Se non hai voce…

                                                        GRIDA                  

Al centro del grande palco rotondo il clown bianco inclinando il corpo in una posa buffa mormorò

“Se non hai gambe…

CORRI

Al centro del grande palco rotondo il clown bianco muovendo il braccio in aria gridò

“Se non hai speranza…

INVENTA!

Che lo spettacolo abbia inizio

 

“Allegria…”

“Piantala.”

“Allegria…”

“Smettila idiota!”

“Ahi, mi hai fatto male! Ecco, ora mi hai fatto piangere!” disse fingendo di essere triste.

“Si capisce perfettamente che stai fingendo e ti prometto che se non stai in silenzio senza dire scemenze ti faccio piangere sul serio.”

“Ohhh, che paura! Ahi! Basta picchiarmi, che ti ho fatto?”

“Continui al prendermi in giro e mi sto arrabbiando parecchio.”

“Noooooo! Non devi arrabbiarti! Su dai, sii  felice, un po’ di allegria! Dai, canta con me! Allegria…”

“Come se potessi provare allegria! Non so nemmeno cosa sia!”

“Ma come? Davvero non hai mai provato un po’ di allegria?”

“Secondo te? Nella mia vita ho avuto ben poco per essere allegri… Tu come fai a sorridere sempre, a provare tutta questa gioia? Non è difficile anche la tua, di vita?”

“E allora? Oltre al fatto che è il mio lavoro, non si può fermare l’allegria con qualche semplice  difficoltà!”

“Certo certo… su allora, illuminami! Come faccio ad essere sempre felice come te?”

“Facciamo così: la canzone che cantavo prima è perfetta per spiegarlo, che ne dici di ascoltare qualche verso?”

“Oddio, no! Sarebbe come uno di quei spettacoli pessimi dove per dire una cosa si mettono tutti a cantare!”

“Eddai, così è più divertente!”

“Fai come vuoi, basta che la smetti di lamentarti e che non canti!”

“Ok ok! Allora…”

“"Alegrìa 
Come un lampo di vita 
Alegrìa 
Come un pazzo gridar
Alegrìa 
Del dilettuoso grido
Bella ruggente pena
Serena
Come la rabbia di amar
Alegrìa 
Come un assalto di gioia"

  “Perché dici allegria in modo strano? E scusa se te lo dico, non vorrei offenderti, ma non ho capito un ca-!”

“Ehi ehi, niente parolacce! Cos’è che ti ho insegnato? Per fare carriera in Inghilterra devi diventare un Gentleman!

“Ma se sono-! Mhhhhhh!”

“Niente polemiche! Allora, vuoi che ti spieghi o preferisci continuare a lamentarti?”

“Mhhhhhh! E leva ‘sta mano! Ok ok, ho capito! Basta che ti muovi perché mi sto già stufando.”

“Perfetto! Allora, in sintesi dice che l’allegria arriva quando trovi qualcosa, o per meglio dire qualcuno, che ti illumina la vita, come un lampo che illumina il cielo in tempesta!  è come un pazzo che gridando in mezzo ad una piazza attira tutte le persone attorno a sé facendole divertire per la sua pazzia! Eppure un pazzo è tale perché qualcosa di orribile gli è accaduto, ma sono tutti felici a vedere la pena e la rabbia che un pazzo prova! Le persone sono allegre di fronte a tutto ciò perché non capita a loro e quindi sono assalite dalla gioia!”

“La tua spiegazione non sta mica in piedi…”

“Dici così solo perché non conosci niente di tutto ciò. Fidati, prima o poi capirai che intendo."

“Se lo dici tu…”

 

«Alegrìa…» un altro grido.

«Alegrìa…» un po’ di sangue macchiò il suo abito bianco. Pazienza, tanto erano sempre sparite. Almeno quelle degli akuma, o il suo stesso sangue. Quello degli altri non lo sapeva. Poteva essere che essendo sangue umano, sangue esorcista, non andassero via, come segno del suo peccato… Pazienza.

«No, no! Cosa stai facendo, fermati! Lo dicevo io che non dovevamo fidarci di te, mostro!»

«Taci! Se devi aprire quella bocca è solo per ringraziarmi della gioia che ti faccio provare! Se devi aprire quella bocca è solo per dirmi “Grazie, mi hai reso allegro!” capito? Oh, è morto… Vabbeh, passiamo a qualcun altro…»

«Ehi ragazzo, ti diverti?»

«Un pazzo secondo te si diverte?»

«Secondo me sì.»

«Allora sì, mi sto divertendo.»

«E bravo il mio ragazzo!»

«Se ti sente te le prendi, poi non lamentarti.»

«Tanto adesso è che si diverte a torturare quel tipo con i braccialetti.»

«Tipo con i braccialetti?»

«Ma sì, quello che è diventato esorcista quando siete venuti a trovarci nell’arca.»

«Aspetta… braccialetti… Ah sì, Chaoji! L’ho sempre considerato inutile, non vale niente come esorcista! Perché sta perdendo tempo con lui?»

«Dice che vuole farti un favore. E poi fra tutti è quello che spreca di più il fiato per maledirti ed insultarti.»

«Ihih, ora capisco perché non l’ha ucciso subito e che ora si stia divertendo a torturarlo!»

«Appunto! Beh, è ora di tornare a lavoro, basta perdere tempo!»

«Aspetta un attimo! Ti ricordi cosa vi ho detto, vero?»

«Sì sì, tranquillo! “Uccidete chi vi pare ma non lei” giusto? Stiamo facendo esattamente come hai chiesto.»

«La mia non era una richiesta, era un ordine.»

«Sì sì, capo!» disse sorridendo leggermente mentre si allontanava per continuare il massacro.

«Dopo te la faccio pagare! Guarda che ho capito che mi pigliavi per il culo! Da “sì sì, ragazzo” sei passato a “sì sì, capo”? Altro che in mezzo al petto, la prossima volta in testa te la pianto la spada! Voglio vedere se sopravvivi con una semplice cicatrice e uno sdoppiamento di personalità!» gridò per farsi sentire sopra alle altre urla.

«Guarda che quello con la doppia personalità sei tu, mica io!» gli arrivò come risposta da un punto imprecisato della zona circostante.

«E quello che è diventato uno strano mostro e che fa il filosofo della vita bianca e nera chi è?!?»

«Ahahah!» fu la risposta che il Noah del desiderio Tiki si degnò si degno di dargli.

«Stupido fondi di bottiglia, me la paghi, altro che batterti a poker, sta volta ti uccido sul serio…» mormorò parecchio alterato. Continuò a vagare alla ricerca del suo obiettivo principale, uccidendo di tanto in tanto qualche esorcista. Da quando se n’era andato l’Ordine aveva arruolato una marea di nuovi esorcisti, probabilmente rendendo dei semplici umani dalla vita normale dei discepoli compatibili con l’Innocence con qualche strano trucco, data la scarsità e pietosità che dei suoi nemici.

Non aveva ancora incontrato nessuno dei suoi vecchi compagni, dei suoi vecchi amici. Non sapeva come sentirsi: sollevato per non aver dovuto uccidere nessuno che gli stava a cuore o arrabbiato perché si stavano nascondendo da lui, perché avevano paura di lui… Nah, era arrabbiato. Il fatto che non avesse ancora incontrato nessuno dei suoi compagni esorcisti significava che, come detto prima, i più forti si stavano divertendo con qualcun altro e che a lui toccavano gli scarti, cosa che non gli andava affatto bene.

Finalmente, dopo aver ucciso l’ennesimo scarto da laboratorio, trovò qualcuno che conosceva, più precisamente un esorcista che conosceva: il suo caro amico Lavi Bookman Junior.

«Lavi! Finalmente qualcuno di decente! Da quanto non ci vediamo! Come stai? Spero che tu sia diventato più forte in questi ultimi tempi!»

«… non è possibile…»

«Che c’è Lavi? Non mi vorrai deludere pure tu vero? Sono già abbastanza inca- no, giusto, devo essere un Gentleman, un Gentleman! Dicevo, sono già abbastanza arrabbiato perché non ho incontrato altro che pietosi esseri inferiori senza un briciolo di umorismo… tu non sei così, vero? Tu non mi deluderai, vero, Lavi? Il grande Bookman deve essere forte, e poi sei sempre allegro, perciò sicuramente lo sarai anche adesso! In fondo, ho creato la situazione perfetta no? Ehi! Calmati, io stavo ancora parlando!»

«Mi hanno insegnato a non parlare con gli sconosciuti.» disse con voce incerta Lavi dopo aver tentato inutilmente di colpirlo.

«Visto, visto? Che dicevo io, di certo non potevi deludermi, non tu! Sai essere sempre umoristico, anche in questa situazione, esattamente come desideravo! Bravo Lavi, quasi quasi mi è passata la voglia di ucciderti… No, ok, scherzavo! Ora che ho trovato qualcuno di cui vale la pena versare sangue di certo non mi tiro indietro!»

«Si può sapere di che parli?»

«Ma come? Proprio tu che sei così intelligente? Non dovresti farmi certe domande! Mi pare ovvio no? Sto parlando dello scontro mortale che avremo tra poco! È da troppo tempo che non mi confronto con un esorcista serio, spero di non essermi arrugginito…» disse fingendo di sgranchirsi le spalle.

«Allen, smettila di fare il deficiente! Riprenditi! Non mi dirai che ti sei fatto davvero impossessare da Neah?!? Dov’è finita la tua volontà?!?»

«Finalmente qualcuno che mi chiama per nome! Non hanno fatto altro che gridarmi contro “mostro”, “traditore”, “Noah”! Mi ero davvero stufato di sentire quella roba! Anche se in realtà hai sbagliato nome, è Neah, non Allen! Anche Road si sbaglia sempre, ormai è fissata con il  nome Allen! Comunque basta farglielo notare e chiederle di correggersi e lei fa subito quello che voglio! Certo che farebbe di tutto per me…  Altro che qualcuno di mia conoscenza…» disse guardando di storto Lavi.

«Tu sei pazzo…»

«Appunto per questo dovete essere allegri! Gli esseri umani, in quanto tali, ridono delle disgrazie altrui perché non sono loro stessi a subirle. Io ormai sono pazzo, folle! Voi dovete essere allegri in mia presenza!» gridò Allen con in viso una smorfia di pura follia.

«Allen, riprenditi! Ma ti stai ascoltando? Stai dicendo cose senza senso! Solo un malato di mente potrebbe dire certe cose!» provò a ribattere Lavi in preda alla rabbia.

«Non osare.»

«Non osare cosa?»

«Chiamami pazzo, malato di mente, folle, traditore, mostro, demone, insultami quanto vuoi, qualunque cosa, ma non dire una parola su di lui.»

«Lui chi?»

«Ti piacerebbe saperlo vero? Ma io non te lo dirò. Anche se tra poco morirai, non ho intenzione di rivelare la mia storia ad un ratto di biblioteca come sei tu. Tanto ti conosco ormai. Voi Bookman non fate altro che raccogliere informazioni sul conto della vita di chiunque così da scrivere la vostra bella storiella! Ma non avrete il privilegio di scrivere la mia storia.»

«Credi veramente che io sia preoccupato solo delle informazioni che mi dai? Non ti passa minimamente per la testa che io possa essere preoccupato per te?»

«Ahahah! Molto divertente, davvero! Credi sul serio che io sia ancora così ingenuo da credere che qualcuno voglia davvero proteggermi? D’accordo che sono più piccolo di te, ma non sono mica un idiota come pensi! E in ogni caso dubito che ti interessi sapere come sta un Noah!»

«Non ho mai pensato che tu fossi un’idiota! In ogni caso mi riferisco ad Allen perché so che lui c’è ancora, non posso credere che sia sparito! E comunque io, come tutti gli altri, vogliamo proteggerti! Perché stai facendo tutto questo, eh, Allen?!? Non eravamo compagni? Non eri tu che dicevi sempre di restare uniti e che tutto andrà bene?»

«Ma allora sei proprio deficiente! Il vostro amico è scomparso, ormai è sparito dalla faccia della terra! Mi ha ceduto volentieri il posto quando ha capito che ormai l’avevate completamente abbandonato! La sua “famiglia”, di cui era tanto fiero e di cui si fidava tanto non voleva più saperne niente di lui, è ovvio che si sia stancato di vivere!»

«Noi non l’abbiamo abbandonato! Abbiamo sempre tentato di aiutarlo, in tutti i modi! Sei tu che l’hai completamente plagiato! Tu e quella famiglia di pazzi gli avete fatto il lavaggio del cervello! Ma ora farò tornare tutto come prima, ci penserò io a te!» gridò con tutto il coraggio che aveva in corpo, pur consapevole delle poche speranze che aveva.

«Tu? Ma se non sei nemmeno in grado di badare a te stesso, pretendi davvero di poter fare qualcosa per me? Ormai devi perdere le tue speranze, Lavi. Non andrà tutto bene, come non è successo mai. Non credevo che tu fossi così stupido da credere davvero a quella stupida frase fatta che ripeteva di continuo come una litania.»

«Allora anche Johnny era uno stupido? Lui credeva in te, Allen, si fidava di te, e come ringraziamento l’hai ucciso senza pensarci due volte quando è venuto a cercarti con Kanda! Ti lamenti tanto che nessuno voleva aiutarti, ma proprio quando arriva qualcuno lo uccidi come se niente fosse?»

«Ora mi fai pure la morale! Johnny si stava facendo troppe speranze! Era convinto che tornando all’Ordine sarebbe tutto tornato normale. Pensava di salvare il mondo, lui, uno stupido scienziato! Credeva di potersi fidare, quando si è trovato circondato dai Third non sapeva più che fare! A quel punto sono intervenuto io, altrimenti sarebbe stato un bel casino, non ero ancora nel pieno delle mie forze, sarebbe stato difficile distruggere l’Ordine intero da solo.»

«Quindi sei tu ad aver ucciso Johnny! Lo sapevo, Allen non avrebbe mai fatto una cosa del genere! Hai approfittato del suo momento di debolezza per rubargli il corpo condannandolo definitivamente! Dici tanto di noi, ma alla fine sei proprio tu ad aver tradito Allen! Eri l’unico che gli era vicino, sono certo che di te si fidava, e tu l’hai solo usato!»

«Ahahahahah! Oddio, cosa sono costretto a sentire!» era in preda ad una risata isterica, folle. Si copriva il volto con la mano, quasi a voler nascondere l’espressione di pura ilarità che vi era dipinta. Quando smise di ridere e tornò a guardare Lavi il suo sguardo lo fece tremare come non mai. Sembrava che tutto il male esistente al mondo fosse dentro di lui.

«Ora mi sono proprio stancato. Ormai mi hai parecchio irritato, e se speravi di farmi tornare come un tempo sbagliavi. È giunta la tua fine, ho sprecato già troppo tempo. La principessa mi aspetta.»

«Non vorrai dire… No! Lei lasciala stare! Non azzardarti a toccarla!»

«Povero piccolo innamorato» mormorò con voce dolce ma al contempo con un sorriso diabolico sul viso prima di affondare la propria arma nel petto di Lavi. Un po’ di sangue gli schizzò la parte sinistra del viso e trovando irritante quell’insulsa macchia di sangue sul suo volto la cancellò con un gesto veloce della mano.

Lavi ormai era fin di vita per quell’unico colpo. Si sentiva un’idiota, non era nemmeno riuscito a vedere che si avvicinava, figurarsi colpirlo. Credeva davvero di poter salvare qualcuno? Che stupido che era. Però c’era qualcosa che non andava, qualcosa di sbagliato…

«Ne… ah?»

«Uhm, che c’è? Riesci ancora a parlare? Vuoi esprimere un ultimo desiderio?»

«Non… può… essere…»

«Mi dici che ti prende? Sembra che tu abbia visto un fantas-? Cos’è sta roba?» disse guardandosi la mano guantata di bianco. «Oh, merd-! Eppure Road me l’aveva detto di fare attenzione! Vabbeh, tanto i morti non parlano, giusto? Ti è piaciuto lo spettacolo?» sibilò in faccia a Lavi prima di farlo cadere a terra con un rantolo.

«A- Neah! Non dovevi andare? Guarda che vado io ad ucciderla! Ma che hai fatto?!? Ti avevo detto di stare attento! Ora devo rifare tutto! Sei uno stupido!» trillò Road avvicinandosi al volto del “traditore”.

«Scuuusa Road, è che ero distratto! Comunque…» le disse cingendole la vita con un braccio e avvicinando il suo volto a quello di lei «.. i patti sono patti, e anche se sei la mia ragazza mi arrabbio comunque se la tocchi. Se vuoi ti lascio giocare con Lavi, tanto non è ancora morto.»

«Okok, non faccio niente, però giocherò parecchio con Bookman! L’ultima volta siamo stati interrotti.» disse divincolandosi dall’abbraccio del suo amato. Si avvicinò a Lavi e dopo aver inclinato il capo con un’espressione interrogativa in volto disse «Ehi Neah, vuole parlarti! Continua a mormorare “Allen, Allen”! che faccio? Lo uccido subito?»

Lui si avvicino a Lavi e gli sussurò «Spero ti sia piaciuto lo spettacolo, ora vado dalla principessa, e mi divertirò parecchio con lei! Bye bye, Lavi Bookman Junior.» e dopo aver salutato la piccola Road con un lieve bacio si allontanò alla ricerca di lei.

 
 

“Eddaih, basta un po’ di fantasia!”

“Altro che fantasia, qui ci vuole una casa di matti disposta ad accettarti!”

“Credi che io ne abbia bisogno?”

“Ovvio.”

“Allora forse un giorno ci andrò.”

“Tu non stai mica bene! Ti dicono di andare in una casa per matti e tu sei felice?”

“Hai ascoltato quello che ho detto no? I pazzi rendono allegre le persone.”

“Ma i pazzi non sono felici della propria situazione… Credo che non sia bello ridere dei pazzi…”

“Hai ragione, ma la vita è fatta così, possono succederti le cose peggiori quando meno te l’aspetti, anche dalle persone che più ritieni care.”

“Anche da te quindi?”

“Può essere.”

“Preferirei che non succedesse… Ho già passato troppo tempo in solitudine…”

“Ohhh, che dolce che sei! Vieni qui che ti devo stritolare!”

“Mhhh, e mollami! Non sono mica un peluche! Mi soffochi così!”

“Quante lamentele! Ti va di sentire un’altra parte della canzone?”

“Fai come vuoi, tanto non ci capisco niente lo stesso.”

“Fidati, un giorno capirai…”

“"Alegrìa 
Vedo un lampo di vita 
Alegrìa 
Ascolto il canto di un giovane menestrello 
Alegrìa 
Bellissimo urlo 
Di gioia e dolore 
Così estremo 
C'è amore nel mio cuore 
Alegrìa 
Una gioiosa, magica sensazione

“Allora, hai capito sta volta?”

“Più o meno…”

“Dai dimmi, vediamo cosa riesci a dirmi.»

“E va bene… Allora… Bisogna essere allegri quando nasce qualcuno, “un lampo di vita”, giusto? Poi… alla gente piace anche sentire i cantanti dilettanti che si esibiscono per le strade, urlando la loro gioia e dolore… Però loro sono felici, perché possono esprimere appieno le loro emozioni con quello che più gli piace. Per questo sono tutti allegri di fronte ad un cantante e ai musicisti, perché possono trasmettere una magica sensazione… Ho indovinato?”

“Non si tratta di indovinare, ma di quello che credi sia davvero, di quello che tu hai capito. Ognuno ha un concetto diverso di allegria e di come trasmetterla. Magari in futuro riuscirai a rendere felici le persone con frasi d’incoraggiamento e d’affetto, con sorrisi fiduciosi, oppure con la tua musica e il tuo coraggio.”

“Ma io non so mica suonare e di certo non ci vuole molto coraggio a fare il nostro mestiere. È più probabile che io impazzisca e che finisca in un manicomio.”

“Può darsi, non si sa mai cosa ti riserva la vita.”

“Sei davvero molto incoraggiante.”

“Ti preparo solo al futuro e alla vita vera.”

 

«Principessaaaaa! Dove seiiii???» la stava cercando da parecchio ormai, inutilmente. Iniziava a pensare che l’avessero già uccisa e la rabbia saliva. Aveva dato ordini precisi, non tollerava che gli disobbedissero. Era anche vero che non gli piaceva fare il capo, però quelle poche volte che si comportava come tale pretendeva rispetto. Mentre borbottava l’insoddisfazione per la situazione Timcampi tornò svolazzando da lui mostrandogli sempre le solite immagini di cadaveri akuma e umani. Era felice che fossero ancora insieme: era un ricordo ed era anche parecchio utile e per qualche motivo aveva scelto liberamente di stare con lui, pur essendo con i Noah. Sospettava che la colpa fosse di Cross, credeva che fosse un metodo per tenerlo d’occhio. Però non aveva molto senso, aveva ucciso lui stesso il generale, quindi non si spiegava il perché. Non che gli interessasse molto. Stava ancora pensando quando senti una voce, anzi un insulto diretto a lui, famigliare, che lo fece sorridere.

«Ohhh, ma guarda un po’ chi si vede. Come stai, Bakanda?»

«Muori.» gli rispose semplicemente sferrando un colpo di katana che venne prontamente evitato.

«Sempre così irascibile eh? Perché non te ne vai così posso raggiungere la principessa? Tanto lo so che è qui, altrimenti tu non ci saresti. Gli fai da cane da guardia vero?» Nessuna risposta, Kanda rimaneva impassibile davanti alle sue provocazioni.

«Uffa quanto sei noioso. Vabbeh, allora combattiamo.» partì immediatamente per sferrare subito il colpo di grazia che però non andò a segno, e non perché non fosse stato abbastanza veloce, ma perché un’ idiota lo stava fermando.

«Ma allora te le cerchi proprio. Ti dispiacerebbe lasciarmi? Volevo divertirmi un po’.»

«Niente da fare capo. Ci stavo pensando io a lui e visto che mi sto divertendo vorrei continuare, e poi la principessa ti sta aspettando, non si fanno aspettare le signore.»

«Evita Tiki, sono già abbastanza nervoso. Non ho fatto ancora un combattimento decente e di certo con lei non sarà diverso.»

«Però è la prede più prelibata, l’hai detto tu. Ora vai, il signor Kanda si sta irritando.»

«Tanto è sempre irritato quello lì. Comunque ok, lo lascio a te, anche perché sarebbe morto subito altrimenti»

«Avete finito di parlare voi due? Ehi Mammoletta, te ne vai già? Troppa paura? Eppure pensavo che i Noah non ci temessero.»

«Ho altro da fare al momento, ma stai tranquillo che se quando torno sei ancora vivo ti concederò una chance.»

«Perché tu credi che ti lasci andare da lei?»

«Ovvio, c’è Tiki che ti farà giocare.»

«Ma allora sei proprio deficiente. Tu non la toccherai né mi volterai le spalle.»

«Uffa che palle. Tim, pensaci tu, mi sto stancando di discutere.» Timcampi, che nel frattempo era sparito, ricomparve in dimensioni extra con la bocca spalancata sotto Kanda e Tiki, inghiottendoli, per poi tornare a dimensioni normali.

«Quando hanno finito sputali fuori, ok? E vedi di essere meno delicato possibile, quel barbone me la deve ancora pagare.» Dopo aver ricevuto un segno di assenso dal piccolo golem si diresse verso l’interno di un piccolo rifugio. All’interno non c’era nessuno, oltre alla sua preda e ad altre due persone. Non aveva dubbi riguardo all’identità di uno di loro, ma l’altro proprio non sapeva chi fosse. Quando fece la sua entrata nella stanza in fondo al corridoio rimase un attimo sorpreso prima di sfoderare un bel sorriso.

«Ma dai, allora sei già arrivato? Credevo di essere in anticipo! Beh, sono felice di vederti!» disse tutto allegro al terzo individuo nella stanza. La sua preda lo guardava con occhi pieni di angoscia, paura e disperazione, l’altro invece con rabbia.

«Sparisci! Cos’è successo a Kanda?»

«Che accoglienza calorosa! Capisco che non ti sono simpatico però non merito un trattamento del genere! Comunque non ho idea di che cosa sia successo al vostro cane da guardia, ora sta combattendo con Tiki, non so come finirà. Ma ora veniamo a noi!» disse avvicinandosi alla ragazza sdraiata sull’unica brandina presente nella stanza. «Come stai mia dolce principessa?»

«Non toccarla!»

«Ehi ehi, stai calmo! Ormai siamo una famiglia a tutti gli effetti no? Non trattarmi così male, mi fai sentire triste! Se vuoi suono la mia ninna nanna per calmare un po’ la situazione! Magari vi rallegro anche un po’!» e così dicendo si mise a suonare su un pianoforte inesistente, nell’aria, producendo comunque la musica ormai così tanto nostalgica e odiata.

«Smettila! Nessuno qui ha intenzione di ascoltare la tua stupida canzone, Neah!»

«Eppure è così bella! Eh vabbeh, tanto c’è altro per cui stare allegri, vero, piccolino?» Questa volta era riuscito ad avvicinarsi completamente al letto e a prendere il piccolo fagotto accanto alla ragazza tra le braccia.

«No… lascialo… stare…» sussurò la ragazza.

«Ma come Linalee, non vuoi che nostro figlio veda il suo papà?»

«Lascialo andare! Non hai nemmeno il diritto di guardarlo!» gridò Komui, che da bravo fratellone con il complesso della sorella qual’era tentò invano di proteggere il bambino e Linalee.

«Su su Komui, ogni padre ha diritto di tenere tra le braccia il proprio figlio! E poi scusa ma è la prima volta che vedo il mio piccolo, un po’ di rispetto.» disse con un finto broncio dipinto in volto mentre si sedeva accanto a Linalee.

«Lui non è… tuo… figlio… Allen è suo padre… e tu non hai il diritto di prendere… il suo posto…» riuscì a dire a stento Linalee, stremata proprio a causa di quel piccolino.

«Ma come, anche tu? Ok che era quello che volevo, ma da te non me l’aspettavo. Vabbeh, me ne farò una ragione. Comunque mi hai semplificato la vita facendo nascere questo tipetto già adesso, altrimenti avrei dovuto sprecare altro tempo a rapirti ed ad aspettare che nascesse, davvero una scocciatura! Comunque grazie, ora posso anche andare, e rallegrati! Tu e Komui sopravvivrete al massacro! Non ho nessuna ragione per uccidervi, è andato tutto liscio anche se in modo diverso dai miei piani. Speravo di potermi battere con te principessa, eri così forte quando il piccolo era ancora nel tuo grembo! Immagino che sia sua la colpa se sei ridotta in questo stato. L’essere la madre del Cuore a quanto pare comporta questo, forse ha bisogno della tua energia per sopravvivere con un corpo così piccolo»

«Lui non c’entra… è solo un bambino… lascialo, ti prego…» Linalee stava piangendo, non voleva che suo figlio finisse tra le mani dei Noah. Era l’unico ricordo tangibile di Allen, non poteva lasciare che venisse rapito.

«Su dai, non piangere! “Alegrìa, come la luce di vita”, giusto? Non credi che lui rappresenti appieno la luce della vita?»

«Lasciali stare schifoso Noah! Se non fosse stato per te Lina non sarebbe in queste condizioni, è solo colpa tua se rischia di morire! Fosse stato per me quel giorno saresti morto solo per averla guardata! Se siete ancora vivi, tu e quel bambino, lo dovete all’amore che Lina prova per Allen!»

«Silenzio, rischi di svegliare il piccolo» e con un gesto della mano Komui fu trafitto dritto al cuore.

«Li…na… Non… posso… morire… Devo… pro…te…gger-» non riuscì nemmeno a terminare la frase che cadde a terra, morto. «Finalmente un po’ di silenzio! Scusa Lina, non volevo ucciderlo, ma mi aveva irritato! Ma che-? Che stai facendo?!?» Linalee si era alzata dal letto e con la poca energia rimastagli riuscì a riprendersi suo figlio e a fare qualche passo verso l’uscita della stanza per fuggire, ovviamente senza successo. Venne immediatamente bloccata in un abbraccio che non aveva niente di dolce e riportata sul letto. Si ritrovò di nuovo sdraiata con il bambino lasciato in un angolo della stanza.

«Ti supplico… non fargli del male…»

«Ma io non voglio fargli niente! La mia intenzione è quello di crescerlo sano e forte come membro della famiglia Noah! Perché dovrei uccidere nostro figlio? Non avrebbe senso!»

«Non è tuo figlio, Allen lo è… Non ti permetterò di portarlo via…» pur sapendo di non poter fare molto tentò di alzarsi di nuovo, ma lui la bloccò sul letto distendendosi su di lei. Linalee fu percorsa da un brivido e cominciò a tremare. Pur tentando di trattenersi non riuscì a nascondere la sua paura.

«Su su, non fare così! L’altra volta non avevi tutta questa paura ed era la tua prima volta! Non dirmi che non ti è piaciuto!»

«L’altra volta… non eri.. tu. Non avrei mai fatto niente con te… Io l’ho fatto con Allen… non eri tu, ne sono certa… anche se tutti si ostinano a credere che sia stato Neah, che sia stato tu… io lo so che era Allen… Come so che quel bambino è figlio mio e di Allen…» Linalee lo disse con estrema convinzione e determinazione, perché sapeva che era così. Sapeva che mesi prima, nove per la precisione, era stato Allen ad entrare nella sua camera di nascosto. Era lui che lei aveva abbracciato e baciato con tutta la passione di cui era capace appena l’aveva visto, ed era sempre lui il ragazzo con cui aveva fatto l’amore per la prima volta. Ed era lui, Allen, il ragazzo che amava e che era il padre del bambino. Quando Komui, il mattino dopo, li aveva scoperti insieme Allen non era più se stesso, ormai Neah aveva preso il suo posto, per questo tutti gli esorcisti in nell’Ordine erano partiti al suo inseguimento. Ma lei sapeva che quella notte era Allen e che Neah era arrivato dopo, per questo aveva rifiutato ostinatamente di abortire e aveva impedito che inseguissero Neah più del dovuto, perché sperava che in lui ci fosse ancora Allen, e con esso la speranza che tutto tornasse come prima. Speranza vana purtroppo.

«Ok, ora basta, mi sono stancato! Speravo davvero che lo capissi da sola, ma a quanto pare ci vuole un piccolo suggerimento. Ora ti rivelerò un piccolo segreto» disse sorridendo malizioso.

«Quale… segreto?» mormorò Linalee prima di ricevere un dolcissimo bacio. In quel momento le sembrò di tornare indietro nel tempo, a quella notte, la più bella della sua vita. Sarebbe rimasta in quella posizione per sempre, avrebbe volentieri fermato il tempo se avesse potuto. Sapeva che era un desiderio egoistico, ma voleva che tutto restasse così, solo quel bacio, solo loro, solo lei e…

«Allen…» mormorò con gli occhi pieni di lacrime.

«Esatto! Sei la prima ad averlo capito! Però hai imbrogliato, solo grazie a me l’hai capito» disse Allen con il suo solito sorriso allegro, strofinandosi la parte sinistra del viso con la mano cancellando il trucco che copriva la sua cicatrice. «Ok che Road è stata brava a nascondere la cicatrice, però speravo che almeno tu lo capissi senza bisogno di nessun indizio! Mi sento offeso, principessa.» le mormorò lasciandole un altro dolce bacio.

«Perché Allen? Se sei stato tu tutto questo tempo, perché? Perché hai ucciso tutti? Johnny, Cross, Komui, gli scienziati, i finder, gli esorcisti, i tuoi amici! Ti prego, dimmi perché hai fatto una cosa simile! Perché… tutti…» Linalee era sfinita. Era senza forze perché il bambino, come aveva detto Allen, le prendeva tutte le energie. E in più era completamente scioccata, non poteva credere che Allen avesse davvero commesso tutto quello.

«Perché? PERCHÉ?!? E hai pure il coraggio di chiederlo?!?» Allen prese Linalee per il collo e la scagliò contro la parete della stanza, sfondandola. Lei si accasciò al suolo come una bambola senza neanche la forza di sollevare il viso da terra.

«Voi mi avete tradito, tutti! Quando l’Ordine mi dava la caccia nessuno è venuto ad aiutarmi! No anzi, ora dirai che erano venuti Johnny e Kanda, ma cos’è che hanno fatto per me? Dimmelo! Per colpa loro i Third mi hanno trovato e stavo per essere ucciso! E secondo te cosa avrei dovuto fare? Non c’era nessuno che potesse aiutarmi, figurarsi poi quell’inutile scienziato! L’unico a cui mi sono potuto affidare è stato Neah! Ammetto che quando ho ucciso Johnny ero un po’ deviato da lui, ma ero comunque cosciente, sapevo cosa stava succedendo, e non ho fatto niente per fermarlo, perché sapevo che se lo meritava! Solo i Noah mi hanno salvato ed aiutato! Voi siete solo dei bugiardi traditori!» Allen aveva gridato tutta la sua rabbia in faccia a Linalee. Nessuno lo aveva aiutato a quel tempo, e lei lo sapeva. Come poteva pensare che lui li considerasse amici? Ormai per lui erano solo traditori a cui non interessava niente di lui.

«Non è vero che ti abbiamo tradito… e lo sai perfettamente! Ti siamo sempre stati accanto, come osi dire che non ti abbiamo aiutato?!? Ti abbiamo difeso come potevamo, io ho fatto di tutto purché tu non venissi ucciso, soprattutto dopo che sono rimasta incinta! Cosa pensi che potevamo fare, non potevamo ribellarci all’Ordine, altrimenti avrebbe ucciso tutti noi e allora sì che non ci sarebbe stato più nessuno a proteggerti!» Linalee aveva recuperato il vigore di sempre e aveva finalmente detto tutto quello che pensava ad Allen. Non accettava che lui li trattasse in quel modo, come se non avessero mai fatto niente, come se non fossero stati la sua famiglia.

«Gli unici che mi sono stati accanto sono stati i Noah, la mia vera famiglia! È bastato che uccidessi il Conte per ottenere la loro fiducia, per voi invece è bastato sapere che le memorie di Neah erano in me per ripudiarmi!»

«Perché, non credi che loro faranno lo stesso? Gli servivi solo per creare il Cuore! Sapevano che tra noi sarebbe nato il bambino che sarebbe stato il Cuore dell’Innocence e ne hanno approfittato! Hanno approfittato della tua debolezza, della tua paura, anche Neah ne ha approfittato per rubarti il corpo! Sei solo un idiota e un pazzo se credi che siano la tua vera famiglia!»

Allen non diceva niente. Restava muto a guardare Linalee distesa a terra, più precisamente distesa su dei cadaveri. Erano finiti in mezzo alla battaglia e le loro urla avevano richiamato tutti i sopravvissuti e i Noah. Allen si guardò un attimo attorno e dopo aver alzato il volto al cielo gridò « Alegrìa, come un pagliaccio che grida, alegrìa, del grido stupendo, della tristezza pazza, serena! Come la rabbia d'amare, alegrìa! Come un assalto alla felicità!» Tutto attorno a lui si fece silenzioso lasciando spazio solo per la risata folle che scoppiò da parte di Allen subito dopo aver pronunciato quelle parole.

«Allora, che ne dici?»

 
 

“Allora, che ne dici?”

“Dico che continua a non avere senso. Non capisco come tutto questo possa portare alla felicità! Cioè, posso capire la musica e la vita, ma proprio non capisco il resto! La canzone non fa altro che ripetere cose come rabbia, tristezza e pazzia! Come può tutto ciò rendere  le persona allegre?”

“È perché sei ancora ingenuo che la pensi così, Allen. Quando sarai grande e avrai degli amici, una famiglia e avrai conosciuto la realtà del mondo capirai anche tu.”

“Non credo proprio. Tanto siamo pagliacci, no? Siamo destinati a vivere nel circo o in mezzo ad una strada, non credo proprio di poter realizzare tutto quello che dici, Mana”

 

«Cosa stai dicendo, Allen?» Linalee era completamente stordita. Che senso aveva quello che aveva detto Allen? Sembrava una canzone, ma perché cantarla in quel momento?

«Non puoi capire, nessuno può. Solo io e lui possiamo sapere… Comunque, ora mi hai stancato, perciò…» disse dando un altro colpo a Linalee facendola cadere nuovamente a terra dopo che si era faticosamente rimessa in piedi «…per te è ora di morire» Si mise sopra di lei, punto la propria arma sopra il suo petto e dopo averla guardata con occhi sereni ed aver mormorato con voce dolce:

«Ti amo, Lina» le diede il colpo di grazia.

Prima di morire Linalee gli sorrise e, mentre una piccola lacrima le rigava la guancia, gli disse con un filo di voce:

«Ti amo anch’io, Allen… Abbia cura del piccolo Marian…» prima di esalare il suo ultimo respiro.

Nel frattempo Road era andata a prendere il bambino che era rimasto nella stanza del rifugio, il bambino che possedeva il Cuore, nato dall’unione tra i due esorcisti più forti e meno fedeli a Dio dell’Ordine: Allen e Linalee. Road lo portò ad Allen, e dopo che lui guardò un attimo i suoi occhi grigi e i pochi capelli neri con riflessi verdi guardò il cielo, da dove una lieve neve stava cadendo imbiancando il paesaggio.

«Buon compleanno, Allen.» mormorò Road dietro di lui prima di raggiungere gli altri Noah.

«Già, oggi è Natale…»

 
 

“Papà, ti ho detto di chiamarmi papà! Comunque buon compleanno, Allen”

“Guarda che è natale, mica il mio compleanno! Non so nemmeno io quando sia…”

“Ma un anno fa ti ho trovato, perciò per me quello è il giorno del tuo compleanno, ovvero a Natale, ovvero oggi.”

“…  grazie…”

 

«… papà…» mormorò Allen con una piccola lacrima che gli rigava il volto, stringendo forte a se il piccolo Marian, che lo guardava con occhi pieni di dolcezza e tristezza.

 

 

 

Nota d’Autrice: se siete arrivati fin qui allora vi amo J. D.Gray-man è il mio manga preferito, e amo Allen alla follia, Tiki è Tiki, adoro Lavi, vorrei un fratello come Komui e un’amica come Linalee, quindi tutto ciò che ho scritto spero che non capiterà mai (per il resto, tipo che considero Chaoji inutile, è vero. Non riesco proprio a sopportarlo.).Spero vi sia piaciuta, ma comunque mi sento soddisfatta, mi piace, altrimenti non l’avrei pubblicata. Spero di ricevere qualche commento, anche solo per gli auguri di Natale o per gli insulti, sono pronta a tutto J. Ovviamente se c’è qualcosa di poco chiaro chiedete, alla prossima
ElPsyCongroo
        


  
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