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Autore: Yuki Delleran    25/12/2011    2 recensioni
Cercando il regalo di Natale per il suo capo, Toris s’imbatterà in un negozio che non aveva mai notato e che si rivelerà ricco di “sorprese”.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Lituania/Toris Lorinaitis, Polonia/Feliks Łukasiewicz
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Merry Christmas, Miss Perfumer!
Fandom: Axis Powers Hetalia
Rating: verde
Personaggi: Toris (Lituania), Feliks (Polonia), citati: Ivan (Russia), Eduard (Estonia), Raivis (Lettonia), Elizaveta (Ungheria)
Pairings: Lituania/Polonia
Riassunto: Cercando il regalo di Natale per il suo capo, Toris s’imbatterà in un negozio che non aveva mai notato e che si rivelerà ricco di “sorprese”.
Disclaimer: Hetalia e tutti i personaggi appartengono a Hidekaz Himaruya. I profumi Sunflowers e Parlez-moi d’amour sono realmente esistenti ma non vi è in questo nessun intento pubblicitario.
Note: Delirio natalizio, regalino per chi mi segue, in particolare per Masuko (la mia Toris dall’immensa pazienza) e per MystOfTheStars (la più contagiosa Polonia che conosca XD).
Beta: MystOfTheStars


Il cielo che sovrastava la via era grigio e prometteva pioggia da un momento all’altro, l’atmosfera era pesante e nebbiosa, niente a che vedere con quella che di solito contraddistingueva il periodo natalizio. Toris camminava a testa bassa per uno dei principali viali del centro, a quell’ora tarda semideserto. In realtà alle festività mancava ancora un mese ma, se fosse dipeso da lui, sarebbe passato direttamente all’anno nuovo così da non doversi più preoccupare della patata bollente che inaspettatamente si era trovato tra le mani. Troppo impegnati con il lavoro o semplicemente a farsi i fatti propri, i suoi colleghi avevano stabilito che ad occuparsi del regalo per il capo sarebbe stata una sola persona, scelta con un equo sorteggio. Equo, come no? Non appena aveva saputo di essere il “fortunato” e aveva visto le espressioni di sollievo degli altri, Toris aveva pensato che l’universo ce l’avesse con lui.
Il suo capo, Ivan Braginski, direttore e proprietario della ditta di impianti idraulici in cui lavorava come impiegato, era l’essere più spaventoso che Toris avesse mai conosciuto, una specie di demone nascosto dietro un sorriso innocente. Per questo non osava immaginare cosa sarebbe potuto succedergli se per disgrazia si fosse presentato con il regalo sbagliato. In quel momento odiò i suoi pavidi colleghi con tutte le sue forze.
Era ormai giunto alla fine del viale quando un passante lo urtò per errore, inducendolo ad alzare la testa per scusarsi. Fu in quel momento che la vide: una vetrina luccicante d’oro e rosa faceva bella mostra di sé sull’angolo di un palazzo. Toris non ricordava di aver mai visto quel negozio, ma era anche vero che spesso era talmente preso dai suoi problemi da non fare nemmeno caso a dove andasse. Attirato dai colori brillanti e dall’insegna rosa shocking che splendeva nella nebbia, si avvicinò e gettò un’occhiata all’interno. Era una rivendita di fragranze e cosmetici, una profumeria insomma, il tipo di negozio in cui il giovane non si sarebbe mai sognato di mettere piede. Tuttavia il suo guardo venne attirato da una graziosa fanciulla, probabilmente la commessa a giudicare da come si rivolgeva ai clienti, vestita dello stesso rosa dell’insegna, con pizzi e nastri ad abbellire la camicetta e la gonna, forse solo un po’ troppo corta. Era davvero carina con un sorriso spontaneo e contagioso che indusse Toris a muovere un passo verso l’ingresso, per poterla vedere meglio. Solo quando sentì una voce squillante esclamare: «Benvenuto! », si rese conto di essere a tutti gli effetti entrato nel negozio. Non appena incrociò quegli occhioni verdi, incorniciati da un delizioso caschetto biondo appena trattenuto da forcine tempestate di strass, il giovane arrossì fino alle orecchie, fece dietrofront e si ributtò nella nebbia.

Il giorno dopo al lavoro fu un incubo. Tra telefonate folli di clienti che pretendevano riparazioni assurde, fornitori ansiosi di chiudere i conti in vista della fine dell’anno e il direttore Braginski seduto alla scrivania di fronte alla sua, Toris temette seriamente di stare per uscire di testa. Come se non bastasse, Eduard e Raivis, i colleghi a cui non più di dodici ore prima aveva giurato odio eterno, lo fissavano con l’espressione speranzosa di chi ha finalmente trovato una soluzione a tutti i propri guai. Toris non aveva il coraggio di dire loro che non aveva maturato nemmeno mezza idea per il regalo (e che il sorrisetto placido di Ivan a pochi metri di distanza non era d’aiuto all’immaginazione) ma che, in compenso, non riusciva a togliersi dalla mente lo sguardo appena malizioso e il sorriso allegro di una ragazza intravista da una vetrina.
Terminato il turno, prima che qualcuno potesse fermarlo con una qualsivoglia scusa, schizzò fuori dall’ufficio e risalì a passo veloce il viale che portava al centro, fino a raggiungere l’angolo in cui spuntava lo sgargiante negozio. Si fermò davanti alla vetrina e sbirciò all’interno: si sentiva molto stupido e anche molto a rischio di denuncia per stalking, ma la voglia di rivederla era stata troppo grande.
Così graziosa, così deliziosamente allegra e circondata da colori brillanti, rappresentava la ventata di novità nei suoi giorni grigi che non aveva mai saputo di desiderare. La individuò quasi subito, in un angolo del locale, intenta ad allestire un’esposizione di quelli che sembravano pony di peluche. Strano arredamento per un negozio del genere ma, a vederlo in quel momento, non gli appariva per nulla stonato o fuori posto. Lasciò scorrere lo sguardo lungo le pareti traboccanti di prodotti scintillanti, lungo i tavoli carichi di ogni genere di confezioni, e gli espositori che sembravano fare a gara a chi mostrava una maggior ricchezza di assortimento. Tutto era perfettamente in ordine e curato nei minimi dettagli per dare a quella che sarebbe potuta sembrare semplice opulenza, un tocco di raffinatezza ed eleganza.
«Posso, tipo, esserle utile? »
La voce al suo fianco fece sobbalzare Toris, strappandolo dalla sua contemplazione. La ragazza aveva abbandonato il suo lavoro ed era apparsa sulla porta con un sorriso gentile e il fiato che si condensava in nuvolette bianche per il freddo.
«È da un po’ che se ne sta lì con un’espressione tipo persa. » continuò. «Perché non entra? Magari può tipo trovare quello che cerca. »
Toris la fissò per qualche momento, come intontito: era un po’ più bassa di lui e la luce proveniente dalle sue spalle creava l’illusione di un’aureola dorata sui suoi capelli. Le labbra erano sottolineate da un tenue lucido rosato e gli occhi incredibilmente verdi. Non avrebbe saputo opporre un rifiuto neanche volendo.
L’interno del negozio era caldo e confortevole, nettamente in contrasto con l’aria gelida e il vago sentore nevoso della strada. Neanche il tempo di guardarsi attorno come si deve, che la ragazza già lo fissava con occhi carichi di aspettativa.
«Allora? Cosa cercava, tipo? Deve tipo fare un regalo? »
Toris stirò le labbra in un sorrisetto imbarazzato mentre sentiva il disagio salire.
«Ehm… in realtà sì, ma non sono certo di poter trovare qui qualcosa di adatto. »
Ivan non era esattamente il tipo da profumarsi o curarsi con prodotti di bellezza.
«Sciocchezze! » obiettò sicura la commessa. «Tipo, qui ci sono prodotti adatti a tipo chiunque, basta tipo trovarli! »
La sua buffa parlata faceva sorridere Toris, ma non poté soffermarvisi perché cominciò a tempestarlo di domande.
Per chi era il regalo? Tipo un uomo o una donna?
Oh, il suo capo! Allora bisognava tipo assolutamente fare bella figura!
Usava profumi? Dopobarba? Creme?
Tipo la doccia almeno se la farà, cioè, no?
In tutta quella girandola di proposte Toris si limitava ad annuire incerto e spaesato dalla miriade di possibilità, attirato, più che dai prodotti, dallo sguardo scintillante della ragazza. Rimase nel negozio una buona mezz’ora, mentre lei vagliava le varie possibilità, proponendo abbinamenti al limite della follia come dopobarba al vetiver e bagnoschiuma alla fragola, e lui si perdeva nella contemplazione delle sue mani sottili che si agitavano nell’aria.
«… E quindi si ricordi, tipo,  che le fragranze di quest’anno sono tipo French Vanilla e White Tea. Non tipo come l’anno scorso che andavano profumi spaziati tipo mela e cannella. Cioè, queste feste saranno tipo caratterizzate da note dolci e più delicate, tipo sensuali se vogliamo. »
Di tutto il discorso Toris colse solo la parte finale, si sentì inevitabilmente arrossire e improvvisamente si fece così tardi che non poteva davvero trattenersi oltre. Ma sarebbe certamente tornato dopo aver visto tutte quelle “cose” interessanti. Ah, e si scusava per averle fatto perdere tutto quel tempo!
Farfugliato tutto questo, uscì di gran carriera con il cuore in subbuglio, lasciandosi alle spalle l’espressione sbigottita della ragazza.

Mancavano meno di due settimane a Natale e lavorare era diventato impossibile. Il sorriso di Ivan era sempre più ampio ed inquietante, quasi quanto la vena irritata che pulsava sulla sua fronte ad ogni squillo del telefono, e di conseguenza l’atmosfera che aleggiava tra le scrivanie si poteva tranquillamente definire terrorizzata. Eduard e Raivis non avevano un attimo di respiro, in perenne corsa tra l’ufficio ed il magazzino, e lo stesso Toris non riusciva mai a tornare a casa all’orario stabilito. Il che, ai suoi occhi, era quantomeno assurdo: si stava avvicinando il Natale, la loro azienda produceva rubinetti, non avrebbe dovuto esserci il minimo nesso tra le due cose! Invece sembrava che quell’anno il regalo prediletto da tutti fosse un tubo idraulico.
Non era nemmeno più riuscito a passare dalla profumeria del centro e ormai quella bella biondina la sognava di notte. Inoltre, problema assai più grave, non aveva ancora trovato uno straccio di regalo per il suo capo. Doveva correre ai ripari.
Quella sera, nonostante l’ora tarda e la stanchezza, si impose di risalire fino al centro. Di certo i negozi sarebbero stati chiusi, ma almeno avrebbe avuto l’illusione di vedere di nuovo la graziosa fanciulla e, in ogni caso, la possibilità di trovare nella vetrina qualche idea per il regalo di Ivan.
Mentre camminava a passo lento per il viale invaso dalla nebbia gelida, Toris si dava mentalmente dello stupido. Non conosceva nemmeno il suo nome, probabilmente lo aveva avvicinato solamente con la prospettiva di un buon incasso, di certo era fidanzata se non addirittura sposata o…
Alzando lo sguardo si trovò di fronte la vetrina del negozio ancora illuminata. Possibile? Erano le 22:00 passate!
Affrettò il passo appena in tempo per vedere la biondina sulla porta che salutava un’altra ragazza mora dai capelli lunghi.
«Grazie dell’aiuto, Eliza. Tipo stai attenta mentre torni a casa. » la sentì dire mentre accennava un saluto con espressione stanca.
«Grazie a te, Feliks, è sempre un piacere poterti dare una mano. Ora vai a riposarti, sarai stanco. Penseremo domani a pulire. »
Detto questo la fanciulla si allontanò, non notando minimamente Toris che fissava la scena sotto shock. Aveva detto “Feliks”? E “stanco”? In effetti quel giorno la sua biondina indossava dei pantaloni dalla chiara foggia maschile, anche se abbinati ad una camicia tutta trine e fiocchi. Tutto questo però non era sufficiente a convincere il povero ragazzo di aver fantasticato su un uomo fino a quel momento: era… assolutamente inconcepibile!
«Mi dispiace, siamo tipo chiusi…» iniziò la commessa (Feliks?) notandolo. «Oh, ma sei tipo tu! Cioè, è da un po’ che non ti fai vedere! Mi stavo tipo preoccupando, tipo! »
Quelle parole riscossero Toris da quell’apparente stato di trance: lei/lui si stava preoccupando? Per un cliente come tanti come lui?
«Cos…? Mi-mi dispiace. » si trovò a balbettare non riuscendo ad esprimere a parole il profondo sconcerto che provava, sia per la situazione che per la reale identità di Feliks. «Sono stato molto impegnato. »
«Certo, tipo capisco. Cioè, è un periodo impegnativo per tutti! Per questo avrei voluto avere tipo il tuo numero di telefono. Volevo tipo chiamarti, tipo! »
Quell’esclamazione, fatta così spontaneamente, gli fece perdere un battito. Chiamarlo? Perché?
Allo stesso modo avvampò quando si sentì afferrare per un braccio e trascinare nel negozio. Non aveva appena deciso di essere sotto shock per quell’improvvisa scoperta? Non avrebbe dovuto essere disgustato? (No, beh, quello non l’aveva mai pensato.) Allora perché si stava emozionando? La mano di Feliks era sottile e calda, con le unghie smaltate di rosa, e si trovò a ricambiare la stretta quasi senza rendersene conto.
«Ho trovato tipo il regalo perfetto per il tuo capo! » cinguettò Feliks tirandolo in un angolo e iniziando a sventolargli sotto il naso una scatola.
Era una confezione giallo brillante con un fiore stampato sopra in bella vista e la scritta “Sunflowers” che spiccava sullo sfondo.
«Tipo girasoli, no? » fece Feliks a mo’ di spiegazione. «Avevi detto che tipo il tuo capo li adorava.»
Toris spalancò gli occhi, improvvisamente riportato alla realtà da quell’affermazione, rendendosi conto solo in quel momento che il ragazzo gli stava tranquillamente dando del “tu”. Inoltre si era ricordato di qualcosa che aveva detto quasi a caso ormai due settimane prima. Queste cose si facevano per un cliente normale? Non ne era certo…
«È una grande idea. » ammise, alzando finalmente lo sguardo sul volto di Feliks.
In quel momento, sotto la luce impietosa dei faretti, si rese conto delle occhiaie che ne segnavano la pelle chiara e dell’aria davvero stanca del ragazzo. Inoltre, il negozio intorno a loro era un completo disastro: quelle che ricordava come eleganti ed ordinate esposizioni ora apparivano come un caos di oggetti ammonticchiati alla rinfusa, il pavimento era coperto di impronte scure e sugli scaffali che tanto aveva ammirato si notavano vistosi spazi vuoti e confezioni in disordine.
«Se stai tipo per dirmi che ho un brutto aspetto, potrei tipo buttarti fuori. » lo minacciò improvvisamente Feliks.
«No, no, io pensavo…» iniziò Toris a disagio. «… Che è stato molto gentile da parte sua ricordarsi del mio problema nonostante, ehm…»
Con un gesto indicò lo scempio che li circondava.
«Questo non è tipo un “nonostante”, tipo, è un “fortunatamente”. Tipo significa che tante persone hanno trovato il regalo che tipo desideravano, cioè. Tipo come te, no? »
Gli strizzò l’occhio, poi assunse un’espressione meditabonda.
«Ma tu, tipo, mi dai ancora del “lei”. Cioè, non sarai uno di quei tipi all’antica? Ormai ci conosciamo. Mmm… però, tipo, forse non ci siamo presentati. Io sono Feliks! »
Gli tese la mano con un enorme sorriso e Toris avrebbe voluto rispondere un «Lo so. » piuttosto cupo e deluso, invece si trovò a sorridere a sua volta e a stringergli la mano.
«Mi chiamo Toris, piacere di conoscerti. »
Dopo qualche istante in cui al giovane sembrò di galleggiare tra le nuvole, rigorosamente rosa e profumate di fragola (o era Feliks a profumare di fragola?), il commesso sfilò la mano dalla sua e si avviò verso la cassa.
«Bene, tipo Toris, spero che tornerai a trovarmi tipo presto. Te lo incarto. » disse lanciando in aria e riprendendo la confezione di profumo ai girasoli con tutta la nonchalance del mondo.

Probabilmente c’era qualcosa che non andava ne suo cervello. Toris sapeva che avrebbe dovuto essere sollevato: aveva trovato un regalo per Ivan, salvato sé stesso e i suoi colleghi e, inaspettatamente, reso felice il suo capo (che a quanto pareva non aveva notato che si trattava di un profumo tendenzialmente estivo e da donna). Eppure, nonostante tutto, si sentiva nervoso e in ansia. Aveva la pessima impressione di aver lasciato qualcosa in sospeso e non si sentiva a posto con sé stesso. Inoltre, più passavano i giorni, più cresceva in lui la voglia di rivedere Feliks, in barba a qualunque decisione, proposito o scoperta, e di pari passo aumentava la frustrazione per non avere più una scusa per recarsi al negozio. Avrebbe potuto inventare che voleva acquistare qualcosa per sé, ma alla sola idea si sentiva un idiota.
Fu con questo stato d’animo che spense il computer la sera del 24 dicembre. L’ufficio era ormai deserto, probabilmente tutti erano già rientrati e si preparavano a festeggiare la vigilia con la famiglia. Solo lui era rimasto fino a tardi, tanto non aveva nessuno che lo aspettasse a casa. Il suo sguardo malinconico si posò sulla pila di corrispondenza inevasa in un angolo della scrivania: nonostante l’ora tarda non era riuscito a terminare il lavoro. Sospirò. Se ne sarebbe occupato al rientro. Stava per voltarsi e andarsene quando il suo sguardo cadde quasi per caso su un pacchetto semisepolto tra le buste. Era strano che qualcuno spedisse un pacco in ufficio, di solito della merce si occupavano i ragazzi del magazzino. Incuriosito, lo recuperò e scoprì che era indirizzato proprio a lui.
Bizzarro.
Lo scartò mentre sentiva crescere una strana trepidazione: possibile che fosse… Ma via, Toris, che voli di fantasia ti stai facendo?
Quando però, sotto la confezione postale opaca, spuntò una carta da regalo rosa shocking, il cuore gli balzò nel petto. Con le dita che tremavano leggermente, tolse anche il secondo involucro finché non si trovò tra le mani una piccola scatola bianca con alcuni francobolli disegnati sopra. L’aprì e ne estrasse una boccetta di vetro sagomata come se si trattasse di una busta, con il medesimo francobollo stampigliato sopra e piena di una delicata fragranza fiorita. Quello che più lo colpì, però, fu la scritta che vi era impressa in lettere svolazzanti: “Parlez-moi d’amour”.
Non rimase nemmeno un minuto a riflettere, non si concesse neanche un istante di dubbio, infilò in tasca la boccetta e uscì di corsa.
Quando raggiunse la profumeria in centro non aveva più un filo di fiato e le luci erano già spente. Stava per convincersi di aver fatto troppo tardi, quando vide la porta aprirsi e Feliks uscirne con in mano un mazzo di chiavi. Dalla postura leggermente curva si poteva intuire che fosse reduce da una giornata campale ma, quando si accorse di lui, la sua espressione s’illuminò.
«Toris! » esclamò. «Tipo va tutto bene? Hai un’aria stravolta! »
Indossava un costumino da “Mamma Natale” con mantellina rossa, minigonna bordata di pelliccia e parigine a righe bianche e rosse ornate di pon pon. Un abbigliamento che su una ragazza sarebbe stato più che sexy, ma che Toris trovava terribilmente attraente anche su di lui.
«Il regalo…» ansimò tentando di riprendere fiato. «L’ho ricevuto… voglio dire… era tuo, vero? »
Le guance di Feliks s’imporporarono e il ragazzo ridacchiò, in imbarazzo.
«Beh, cioè, certo. » rispose mentre gli voltava le spalle per abbassare la saracinesca del negozio. «Ma tipo non era necessario che venissi qui di corsa.»
«Invece sì! » esclamò Toris, d’impulso. «Perché anch’io voglio che tu mi… mi parli di…»
Feliks si voltò finalmente a guardarlo, le guance rosse per l’imbarazzo e il freddo pungente, gli occhi scintillanti di malizia. Lo afferrò per il bavero del cappotto e trascinò al riparo di un portone lì a fianco.
«Cosa ti fa pensare che tipo mi limiterò alle parole? » chiese alzandosi appena in punta di piedi.
Quando la luna si nascose dietro le nubi, gettando un’ombra nel vano del portone, e il cielo scuro si punteggiò dei primi fiocchi di neve, Toris chiuse gli occhi e si chinò finalmente sulle sue labbra.

Merry Christmas!
   
 
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