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Autore: Rowena    25/12/2011    2 recensioni
Il primo Natale di Carl e Russell (e Dug!) insieme. Auguri!
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Angoletto dell'autrice: È una sciocchezzuola natalizia, ma spero che vi piaccia. Dedicato alle mie ragazze, Ladyhawke, Alektos, Erin, Roby, Nonna e Charme. Un abbraccio speciale a Liz e a Rani, che se lo meritano... E anche a tutti i figli di separati/divorziati, per cui le feste possono essere davvero un dramma. Auguri!

Rowi




Il primo Natale a casa Fredricksen dopo la grande avventura in Sud America fu tutt'altro che tranquillo, per Carl. Era ormai abituato, anzi, rassegnato a passare le feste in solitudine, a scacciare quei testoni che si piantavano tutti gli anni a cantare sotto le sue finestre e a guardare sciocchi e melensi programmi televisivi, ricordando Ellie e come avrebbe iniziato a prenderli in giro per poi commuoversi un poco alla volta, e alla fine andare a dormire con i lacrimoni. Era una vecchia sentimentale, anche se non le piaceva ammetterlo.
Quella volta, però, Russell volle assolutissimamente invitare il signor Fredricksen a casa sua, senza sentire ragioni fino a che l'anziano non disse di sì. In genere Carl non rifiutava nulla al bambino, ma le feste sono un periodo strano, felice ma altrettanto doloroso, e anche se aveva smesso di portare così disperatamente il lutto per sua moglie, era ancora difficile pensare al Natale senza di lei. Solo dopo Carl si rese conto che anche per Russell e sua madre quel periodo dell'anno non doveva essere il massimo, e fu per questo che si decise ad accettare l'invito. Avrebbero decorato l'albero, arrostito le castagne, cantato in coro, fatto un sacco di giochi e si sarebbero divertiti un mondo. Per la prima parte del piano, però, tutti dimenticarono un fattore cruciale: Dug.
"Io io io! Io voglio aiutare il padrone, appendo io gli addobbi!"
"Dug, no, a cuccia!"
Ora, io lo so che un cane non può appendere le palle sull'albero di Natale. Se non altro per il grande problema chiamato pollice opponibile. E le forme sferiche esercitano un'influenza incontrollabile sui cani, a prescindere che si tratti di una palla da baseball o di un delicato ornamento di vetro come quello che il signor Fredricksen stava tentando di assicurare a un ramo abbastanza alto per essere fuori dalla portata di Dug. Voi anche lo sapete, ne sono sicura. Carl di certo lo sapeva, ma per una volta la sua età lo tradì e prima che potesse mettere al riparo le decorazioni, Dug gli saltò addosso per leccarlo e dimostrargli una volta di più il suo affetto.
Risultato? Disastro garantito.
Russell e la sua mamma accorsero preoccupati dalla cucina e, quando videro la scena, scoppiarono a ridere entrambi fragorosamente. Quei decori erano un regalo dell'ex-marito della signora e molto assente padre del bambino, per cui vederli in pezzi era quasi una liberazione. Avrebbe dovuto sostituirli molto tempo prima, ammise la signora. A volte, però, così difficile liberarsi delle cose a cui sono legati dei ricordi felici, anche se nel presente la loro sola vista fa soffrire.
Carl annuì in silenzio: chi meglio di lui poteva capire? Anche Dug sembrò sollevato: forse il padrone e il padroncino gli volevano ancora bene, nonostante il guaio che aveva combinato.
"Siamo rimasti senza addobbi, però", fece notare Russell con un po' di dispiacere. "Vado a prendere il manuale degli esploratori della natura selvaggia, ci sono delle fantastiche istruzioni per creare dei decori stupendi dal niente, saranno bellissimi!" "Non ti preoccupare, Russell", disse il signor Fredricksen con un sorriso enigmatico, ci penso io".
Detto questo, si recò in ingresso, si mise il cappotto e il cappello e fece segno a Dug di seguirlo, che guaì tutto felice scodinzolando come non mai. "Torno presto, voi preoccupatevi della cena", disse semplicemente prima di uscire.
"Padrone, io non volevo fare un guaio, volevo solo dimostrarti quanto ti voglio bene", borbottò il cane sulla strada. "Perché io ti voglio tanto bene".
"Lo so, Dug, lo so, ma devi imparare a essere un cane un po' meno irruente. Anche se non sembra, ho una certa età, io!"
Dug abbaiò divertito e raggiunse il signor Fredricksen, che si muoveva rapido per la via. Nonostante tutto, dalla grande avventura sembrava davvero ringiovanito. "Sì, padrone, certo... Ma dove stiamo andando?"
"Nel mio posto segreto", ridacchiò Carl, e ciò bastò perché Dug cominciasse a girargli intorno come un matto, entusiasta di essere messo a parte di un mistero simile.
Il posto segreto, in realtà, il magazzino in cui Carl per anni aveva conservato bombole di elio e palloncini dai mille colori, quando lavorava allo zoo.
"Per fortuna c'è ancora del gas", disse tra sé e sé cercando il necessario, "ah, eccoli!" Trovato ciò che gli serviva, usò la bombola per gonfiare i palloncini: era un'attività che gli veniva naturale, dopo tanti anni d'impiego, per cui in pochi minuti completò l'operazione e richiamò Dug, che stava annusando tutto il magazzino, eccitato per i nuovi odori.
Quando tornarono, Russell si pulì gli occhi più volte, incredulo: il signor Fredricksen aveva portato dei palloncini tutti dorati e luccicanti, splendidi come non ne aveva mai visto.
"Accidenti, sono bellissimi!"
"Sono la mia scorta speciale", spiegò Carl con un sorriso. "Dovrebbero anche essere abbastanza resistenti per non distruggersi con gli aghi dell'albero, ma per sicurezza li legherò in modo che stiano in più alto".
Risolto il problema dell'albero di Natale, la serata andò sempre meglio. La mamma di Russell aveva preparato un'ottima cena, con tanto di tacchino ripieno, e tutti si divertirono moltissimo. Solo più tardi, quando Russell ormai si era addormentato sul divano e Dug guaiva nel sonno ai suoi piedi, Carl si concesse di pensare alla sua amata moglie.
"Oh, tesoro, ho idea che avresti adorato questa festicciola... Buon Natale, Ellie".


   
 
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