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Autore: Pentesilea_    25/12/2011    23 recensioni
Una piccola cosetta senza troppe ambizioni per abbracciare virtualmente e augurare a tutti Buon Natale, di cuore, soprattutto a chi ha la pazienza di sopportarmi e supportarmi, sempre.
N.B. Quando si decideranno a mettere "iperglicemia" tra gli avvertimenti?? Vabbe', io vi ho avvisato... ma del resto, forse non è davvero Natale senza una spolverata di zucchero a velo made in Klaine.
*** Estratto dal testo: ***
Babbo Natale lo ringraziò e dopo essersi seduto lo invitò a salire sulle sue ginocchia e a svelargli i suoi desideri
«Ne ho uno solo» confessò il bimbo arrossendo leggermente
«Allora... courage! - lo invitò l’uomo, perché sì, certi frasari sono duri a morire - Esprimi il tuo desiderio e io cercherò di esaudirlo».
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Nuovo personaggio | Coppie: Blaine/Kurt
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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santa_claus

Mi prendo due righe per augurare Buon Natale a chiunque stesse leggendo in questo momento! Con questa piccola cosetta senza troppe ambizioni vorrei abbracciare virtualmente voi ma soprattutto tutte le persone incantevoli che ho "incontrato" in questi mesi su EFP e in particolare mia moglia, amoti F., Naty, Sere, Lù, Giadina/Alicetta, Ari, Lexi, Giulia, Allie, Alba, Bruna, Alessandra, Agnese, le mie due Elisa, M., Erica, Cecy, Valeria, Valentina, Annie, Carlotta, Robby, Michela, Meg, Mery, Chicca, Bianca e tutti coloro che conosco solo per nick:  vi auguro il meglio e che i regali più belli possiate scartarli giorno dopo giorno da qui fino al Natale prossimo.

Vi lascio a questa piccola storia, naturalmente fluffosa, forse anche troppo, ma è Natale e una spolverata di zucchero a velo made in Klaine riscalda il cuore.
Non aggiungo altro... se non nelle note finali (ma sarò breve, giuro -.-'').

Buona lettura e ancora Merry Christmas everyone! 


*** Santa Claus it’s coming to... somewhere only we know ***




Children Learn What They Live                      
[...] If children live with encouragement, they learn confidence.
If children live with acceptance, they learn to love.
If children live with approval, they learn to like themselves.
[...]
If children live with kindness and consideration, they learn respect.
If children live with security, they learn to have faith in themselves and in those about them.
If children live with friendliness, they learn the world is a nice place in which to live.

(Dorothy Law Nolte)


Era calata la notte nella grande casa nel New Jersey dove si erano trasferiti da quasi due mesi, ed era la vigilia di Natale.

Con il nasino schiacciato sul vetro brinato, due occhietti azzurrissimi fissavano trepidanti il cielo che filtrava tra le fronde delle magnolie in giardino, attendendo di scorgervi il passaggio della slitta di Santa Claus al quale speravano di poter esprimere il suo più grande desiderio.

«Ma Babbo Natale lo sa che ci siamo trasferiti qui?» chiese con una vocina preoccupata all’uomo che trafficava freneticamente per la casa disponendo gli ultimi addobbi con cura maniacale mentre intonava sovrappensiero canzoni natalizie riscaldando l’atmosfera con il suono soave della sua voce tersa.
«Certo tesoro, lui sa tutto - rispose l’uomo avvicinandosi al bimbo adorabilmente agghindato con un vestitino da elfo - però forse tarderà un po’... vuoi metterti il pigiamino nel frattempo?» aggiunse premuroso accostandosi all’ampia finestra e sedendosi accanto al piccolo che subito sgranò gli occhi scandalizzato «No per favore!» lo pregò stringendosi al suo costume: ci teneva ad essere perfetto per l’arrivo di Santa Claus, e aveva tanto insistito per mettere un cravattino rosso che non era contemplato nell’abito ma evidentemente si trattava di una richiesta dovuta ad un fashionissimo vezzo ereditario di fronte al quale l’uomo cedette disarmato sorridendo nel riflettersi in quella creaturina come in uno specchio «Ok, allora lo aspettiamo ancora un po’, sono sicuro che arriverà presto» lo rassicurò con dolcezza e il bimbo gli volò in braccio e lo strinse forte «Grazie papà» mormorò sul suo petto riscaldato dal suono di quel “papà”.

Erano passati cinque anni ma Kurt non ci aveva fatto ancora pienamente l’abitudine: era il papà di qualcuno, un piccolino tale e quale a lui che amava più di quanto avrebbe mai pensato fosse umanamente possibile, ammesso che l’amore per un figlio sia misurabile con parametri umani e dunque finiti, limitati.
Ne parlavano da tempo e quando capirono di essere pronti, Kurt chiese all’uomo che amava se volesse essere lui il padre naturale o se preferisse affidarsi alla casualità, ma questi non ebbe dubbi «Vorrei che mio figlio assomigliasse a te» gli disse con salda sicurezza e così fu. Il bambino era nato dal seme di Kurt, da subito in tutto simile a lui, e proprio per questo Blaine lo sentiva profondamente suo, carne della sua carne, sangue del suo sangue.

Mentre padre e figlio stavano abbracciati davanti alla finestra, una sagoma rossa saltellante apparve da dietro il cancello
«È Babbo Natale!» esclamò esaltato il bimbo illuminandosi tutto
«Era ora!» osservò Kurt tra sé e sé tirando un sospiro di sollievo
Santa Claus era dunque arrivato e bussava alla loro porta, Kurt aprì seguito da suo figlio in fibrillazione
«Oh oh oh, è permesso?» chiese con un’inconfondibile voce leggermente graffiata un Babbo Natale non molto alto, con gli occhi di bronzo e una grande sacca sulle spalle
«Benvenuto Santa Claus - lo accolse il padrone di casa - si accomodi... sarà stanco visto quanto ci ha messo ad arrivare» aggiunse seccato raggelando il povero uomo in rosso con un’occhiata torva
«C’era traffico...» si giustificò l’uomo sfuggendo a quello sguardo da killer che tuttavia amava disperatamente, per poi rivolgersi al piccolo di casa che osservava attentissimo la scena sentendola stranamente familiare «E tu chi sei, piccolo elfo?» gli chiese passandogli una mano tra i capelli, cosa che il bimbo accolse con una smorfia di disappunto.
«Come? Non ti ricordi? - si stupì il bambino mentre si risistemava subito i capelli scompigliati - L’anno scorso lo sapevi...» osservò sollevando un sopracciglio con fare sospettoso
«Eh ma anche Santa Claus perde colpi con l’età...» si affrettò a puntualizzare Kurt divertito e orgoglioso della sagacia di loro figlio
«Vuoi dei biscotti? - chiese il bambino - Sono dietetici!» specificò entusiasta come se fosse un pregio, in perfetto stile Hummel
«Come dietetici?» mormorò deluso Babbo Natale
«Noi ci teniamo alla sua salute e alla sua linea» chiarì il padrone di casa, poi invitò suo figlio ad andare a prendere i dolcetti e una volta solo con Santa Claus gli si avventò contro
«Ma che fine avevi fatto? - chiese tentando di tenere basso il tono della voce - È tardissimo, dovrebbe essere a letto da un’ora!»
«Scusa - lo interruppe Blaine serrandogli le labbra con un dito - ho avuto alcuni problemi con il costume... non volevo ti preoccupassi» aggiunse con dolcezza accarezzando il profilo delle sue labbra e la tensione di Kurt svanì sotto quel tocco così come la sua lucidità.
«Ti sta benissimo» mormorò tra le sue dita lanciandogli uno sguardo dall’alto in basso che avrebbe sciolto anche nevi perenni e Santa Claus iniziò ad avere molto, molto caldo.

L’arrivo provvidenziale del piccolo ruppe l’idillio prima che l’uomo in rosso fosse vittima delle attenzioni particolari di un Kurt visibilmente vittima del suo fascino
«Ecco» annunciò il bambino sorridente porgendo i biscotti a Babbo Natale che lo ringraziò e dopo essersi seduto lo invitò a salire sulle sue ginocchia e a svelargli i suoi desideri
«Ne ho uno solo» confessò il bimbo arrossendo leggermente
«Allora... courage! - lo invitò l’uomo, perché si, certi frasari sono duri a morire - Esprimi il tuo desiderio e io cercherò di esaudirlo»
«Voglio... un fratellino o una sorellina» bisbigliò timidamente sotto lo sguardo stupito dei suoi genitori.

«Beh non è così facile - tentennò Santa Claus - sei sicuro che non vuoi altro?»
«Si - asserì con sicurezza il piccolo elfo - sono sicuro»
Blaine cercò gli occhi di Kurt che lo guardava con intensità «Vedrò cosa posso fare - lo rassicurò - ma non subito, i fratellini o le sorelline ci mettono un po’ ad arrivare...» aggiunse prendendo tempo
«Grazie!» esultò il bambino gettandogli le piccole braccia al collo e poi saltellando felice per la stanza, in perfetto stile Anderson.

«Bene, lei non ha desideri?» chiese poi Babbo Natale rivolgendosi al padrone di casa
«Si, tanti - rispose ammiccante - ma ho un Santa Claus personale per esaudirli...» aggiunse con un sorrisetto diabolico
«È molto fortunato» commentò Blaine con un certo compiacimento
«Decisamente» mormorò Kurt lusingandolo e costringendolo ad andar via prima di traumatizzare il loro piccolo con una scena raccapricciante di Santa Claus che salta addosso al suo papà.

«Io allora vado - annunciò dunque Blaine salutando i presenti - Buon Natale piccolo e anche a lei signor...»
«Anderson» lo anticipò Kurt che per qualche strano motivo arrossiva sempre nel fregiarsi del suo cognome da sposato e quell’imbarazzo destava il più vivo desiderio in suo marito che gli sollevò il mento e gli sussurrò sulle labbra «A dopo, signor Anderson»
«All’anno prossimo!» lo corresse Kurt divincolandosi da quella presa sotto gli occhi perplessi del bambino che li fissava alternativamente.

Santa Claus sgattaiolò subito fuori e mentre si avvicinava al cancello, il piccolo si rivolse preoccupato a suo padre «Dove va papà ora?»
«Papà?» si stupì Kurt
«Non l’hai riconosciuto? Era papà!» affermò con sicurezza il bimbo scrollando la testolina di fronte all’eventuale ingenuità di suo padre nel non riconoscerlo come lui invece aveva fatto non appena l’uomo era entrato in casa.
Kurt tentò di soffocare una risata e non negò neppure: era evidentemente un Hummel, avrebbero dovuto rassegnarsi a non dargliela a bere tanto facilmente
«Sei dispiaciuto?» gli chiese poi chiudendo la porta
«No! Ma... mi porterà il fratellino?» domandò trepidante stringendosi alla mano di suo padre
«Spero di si - sospirò Kurt - Ora però andiamo a fare la nanna» e così prese in braccio il piccolo elfo con il papillon rosso e lo portò nella sua cameretta, gli infilò il pigiamino e lo sistemò nel lettino.
«Non mi racconti una fiaba?» piagnucolò il bimbo
«È tardi tesoro, domani te ne racconto due, ma ora dormi» promise baciandolo sulla fronte e dopo avergli sistemato le copertine raggiunse la sua camera da letto dove Santa Claus si toglieva barba e cappello.

«Sei una schiappa come Babbo Natale» gli annunciò richiudendo la porta alle sue spalle
«Grazie eh!» si indispettì Blaine voltandosi verso di lui
«Ma sei un papà perfetto - osservò avvicinandosi a lui - e un marito perfetto» gli sussurrò cingendogli i fianchi tra le mani e avvicinandolo a sé fino a sentire il suo respiro farsi affannoso
«Aspetta» mormorò Blaine sul suo collo deciso a dare il suo regalo all’uomo che amava: fece dunque un passo indietro e iniziò a slacciare la cintura del costume
«No - lo fermò Kurt con decisione - tienilo addosso ancora un po’» lo pregò con un’espressione maliziosa
«Kurt! - fece finta di scandalizzarsi Blaine - Hai delle fantasie su Santa Claus?»
«No, ho delle fantasie su di te... anche vestito da Santa Claus» precisò l’altro con quel tono soffiato che faceva impazzire il suo uomo
«E tu chi saresti? La piccola renna Rudolph?» lo stuzzicò il marito colmando le distanze tra loro
«No, niente personaggi con corna, grazie» si affrettò a precisare Kurt con una certa stizza provocando una risata nell’altro che trovava adorabile la sua gelosia, benché del tutto immotivata
«Preferisci essere un elfo ai miei ordini?» gli propose quindi prendendolo per una mano e avvicinandosi al letto
«Non esattamente...» rispose Kurt divincolandosi dalla presa e guardandolo famelico.

«Allora, come on, piccolo Kurtie - disse Blaine sedendosi sul loro letto e invitandolo ad accomodarsi sulle sue ginocchia - vieni qui e dimmi tutto ciò che desideri»
«A parte te - iniziò sedendosi sul suo grembo - ho lo stesso desiderio di Ev: un fratellino o una sorellina per lui» disse tutto d’un fiato
«Vuoi davvero un altro figlio?» si meravigliò Blaine
«Si - confermò Kurt - e voglio che abbia dei ricci neri e gli occhi dorati» precisò accarezzandogli dolcemente il viso.

Blaine trattenne il fiato e perdendosi nel blu degli occhi di suo marito gli precisò «Kurt non è necessario, non potrei sentire Ev più mio neppure se l’avessi generato io»
«Lo so e ti amo anche per questo, però voglio un figlio da te» gli ribadì con più decisione allacciando le dita alle sue e portandosele sul petto.
Blaine si illuminò di un sorriso terso, si portò alle labbra la mano di Kurt e la baciò «Sei sicuro di voler rifare tutta la trafila di nuovo?» lo avvertì consapevole di quanto fosse stato lungo e complicato avere il piccolo Everett nella loro vita
«Ne varrà la pena - lo rassicurò Kurt - e il tuo patrimonio genetico va perpetuato... ti immagini quanto sarà bello un piccolo Blaine che saltella per casa?» aggiunse con negli occhi la bellezza del quadro che stava dipingendo.
Blaine sorrise abbassando lo sguardo: era strano come nel tempo i ruoli si fossero fusi e Kurt riuscisse a farlo arrossire ogni volta che gli faceva un complimento «Avere un altro figlio sarebbe meraviglioso - sospirò poi con la voce segnata dall’emozione - ma forse in questo momento non è...»
«Ci ho pensato e ho fatto un po’ di conti - lo interruppe Kurt intuendo le sue preoccupazioni finanziarie e non - per ora il nostro lavoro va bene... certo comprare questa casa ha quasi dilapidato i nostri risparmi, ma abbiamo abbastanza da parte per tutte le spese che occorrono... e se poi le cose dovessero andare peggio in futuro, possiamo rivendere la casa e prendere un appartamento più piccolo e quando tu sarai impegnato fuori in tournée, ogni volta che sarà possibile io e i bambini ti raggiungeremo ovunque sarai: la nostra famiglia non ha bisogno di un castello per essere felice, no?» concluse stringendosi ancora più forte alla sua mano e implorandolo con gli occhi
«Beh sì, va bene - abdicò infine Blaine concedendogli quel desiderio che era anche suo - ma mi spiacerebbe lasciare questa casa, ormai ci siamo affezionati ad ogni angolo» constatò con un sorrisetto malizioso
«Dovevamo pur “battezzarla” no?» osservò Kurt con soddisfazione ripercorrendo mentalmente le tappe di quel loro iter di affezione alla casa e sentendo più caldo di quanto potesse sopportare.
«Non abbiamo finito, manca il sottoscala...» precisò Blaine avvinto dallo stesso fuoco
«Ok, inseriscilo pure nella tua lista dei regali di Natale: domani mi offro per il battesimo» promise Kurt con nella voce il tono caldo del desiderio
«Perché non subito?» suggerì l’altro con occhi lavici
«No - sancì Kurt - stanotte il mio Santa Claus it’s coming to... my bed» precisò sporgendosi su di lui fino a farlo sdraiare sul letto
«Ho un’idea migliore - propose l’uomo in rosso traendolo su di sé - e se il tuo Santa Claus venisse... in te?» gli soffiò nell’orecchio
«La notte è lunga, Santa Blaine, perciò ok, il secondo round sarà suo» gli concesse Kurt cercando di dominarsi onde evitare di venire prima di Santa Claus e senza neppure divertirsi abbastanza prima...
«Sei davvero un bravo bambino, Kurtie» osservò Blaine compiaciuto: si prospettava una lunga notte di Natale per i coniugi Hummel-Anderson
«Aspetta a dirlo» gli consigliò Kurt con una risatina diabolica alzandosi in piedi e prima che Santa Claus potesse protestare per quell’abbandono gli serrò la bocca con la mano e gli intimò con uno sguardo rovente «Taci! Questo è il mio round e si fa come dico io» e per Blaine obbedirgli non avrebbe mai potuto essere più dolce.

Kurt si alzò dunque in piedi e si sfilò il maglione natalizio, poi passò al resto e la temperatura di Blaine aumentava in modo preoccupante ad ogni strato che si toglieva: adorava vederlo sprezzante ostentare il suo corpo che nel tempo aveva assunto una forma più solida e scolpita nel puro candore del suo incarnato che da sempre aveva il potere di dargli alla testa.
Quando ritenne di essersi alleggerito abbastanza, Kurt restò immobile a guardarlo ribollire dal desiderio di toccarlo: adorava leggergli in volto, e distintamente anche sul corpo, la bruciante voglia di averlo, almeno quanto amava concedersi a lui senza riserve assecondando ogni sua fantasia.
Reputando quindi di averlo fatto penare abbastanza, si avvicinò al letto e pensò di sfoltire anche le vesti di Santa Claus, così mise mano alla cintura e con perizia la sfilò via e aprì i lembi della giacca svelando la sua pelle ambrata che avrebbe percorso in ogni angolo subito dopo essersi perso nella dolcezza della sua bocca.

Kurt si dedicò con premura alla bocca di Blaine, per poi percorrere il suo collo, saggiare l’intarsio del suo torace, e lasciarsi scuotere da brividi intensi nel sentirlo fremere sotto le sue labbra, invocare il suo nome rotto dai sospiri sempre più affannati... sentendo il sangue caldo scorrergli via nell’apprestarsi a curare un’urgenza ancora più evidente.
Blaine non si sarebbe mai abituato alla bocca di Kurt che si occupava delle sue urgenze. Sentirlo avvolgere la sua intimità con dolcezza ma anche con decisione nella calda profondità della sua gola, gli faceva perdere il senno: sentiva che sarebbe arrivato al limite in brevissimo tempo perciò contraendosi tentò di avvisarlo afferrando i suoi capelli ma Kurt gli bloccò la mano con fermezza perché c’era solo una cosa che il signor Hummel non concedeva di farsi fare da lui a letto e in qualunque altro luogo capitasse: spettinarlo.

«K..Kurt, ..sto per..» si decise a sussurrargli scosso dal piacere che avanzava febbrile e Kurt risalì sul suo corpo fino ai suoi occhi che scrutò per leggervi il permesso di andare avanti che Blaine si affrettò a concedergli «Ti voglio... dentro di me» ansimò sulle sue labbra un attimo prima di fondersi al suo respiro baciandolo con avidità.
Kurt gli offrì la sua bocca e la sua lingua perché si sfamasse, e mentre respirava dentro di lui gli fu ancora più chiaro di essere nato per questo: fare l’amore con il suo Blaine.

Mentre le sue dita scivolavano sui fianchi di Santa Claus, decise a prepararlo per poterlo accogliere dentro di sé, Kurt sentì qualcuno bussare debolmente alla porta e si fermò di colpo sottraendo la sua bocca alle studiate cure di suo marito.
«Che succede?» domandò senza fiato Blaine guardandolo allarmato, ma prima di ottenere risposta, una vocina gridò da dietro la porta «Papà!?!»
«Che c’è?» domandò Kurt affannato con la voce alterata dal desiderio
«Non riesco a dormire, posso entrare?» piagnucolò il piccolo Ev
«Aspetta, “veniamo” subito» aggiunse poco accortamente Kurt
«Magari dopo... è meglio» alluse Blaine con una risatina a cui si unì Kurt ricadendo sconsolato sul suo petto che baciò prima di alzarsi e rivestirsi velocemente mentre l’ex Santa Claus raccoglieva i pezzi del suo costume sparsi per la stanza.

«Che facevate?» domandò spazientito il bambino quando si decisero ad aprire la porta
«Ci amavamo» rispose Blaine cingendo le spalle di suo marito
«Voi vi amate sempre» sottolineò il piccolo con un sorrisetto felice prima di fiondarsi sul lettone stringendo tra le mani il suo preziosissimo libricino preferito
«Mi raccontate una fiaba?» li pregò con uno sguardo da cucciolo bisognoso di coccole, decisamente made in Anderson
Blaine e Kurt si scambiarono un veloce sguardo d’intesa e sorridendosi rassegnati a rimandare le loro effusioni, presero posto sul letto accanto al piccolo «Ok, quale preferisci?» chiese papà Hummel
«Quella del ballo» mormorò il piccolo Everett porgendo al suo papà la pagina del libro dove era attaccata una foto di due ragazzi sorridenti abbracciati stretti uno dei quali portava una corona sulla testa e uno scettro in mano.
«È anche la mia preferita» confessò Blaine mentre copriva tutti e tre con le coperte per poi sdraiarsi dietro suo figlio cingendolo delicatamente con un braccio
«Va bene» assentì Kurt sistemandosi davanti al piccolo e iniziando il suo racconto sotto lo sguardo dolce di suo marito:
«C’era un volta un ragazzino che sognava di andare al gran ballo del regno del McKinley e di sentirsi un re per una sera... ma gli occorrevano tre cose per farlo: avere diciassette anni, trovare un cavaliere bellissimo che lo accompagnasse e procurarsi un abito perfetto per lui.
Quando compì diciassette anni però nulla era come il ragazzino aveva sognato: tutti erano cattivi con lui perché dicevano che non era come loro, un orco lo tormentava e a nessuno importava di lui davvero... Così ormai si era rassegnato ad essere triste per il resto della sua vita.
Poi un giorno decise di recarsi in un regno vicino dove aveva sentito che non c’erano né orchi né tristezza e tutti vivevano felici saltellando sugli arredi sfarzosi della reggia Dalton, e fu lì che conobbe un principe...»
«Quello che vive sulla stella, vero?» lo interruppe il bimbo con gli occhietti lucidi per la trepidazione di sentire per l’ennesima volta la sua fiaba preferita
«Si amore - confermò Kurt - su quella stella piccola e bianca che abbiamo visto insieme» chiarì riferendosi alla stella che Blaine gli aveva regalato al loro primo appuntamento ufficiale: un ricordo indelebile per entrambi perché era stata la prima volta che assaporarono un modo più intimo di stare insieme, e gli occhi appassionati di Blaine in quel momento tradivano la condivisione dello stesso ricordo.

Kurt gli sorrise poi riprese il suo racconto «... il principe era bellissimo e gentile e il ragazzino se ne innamorò subito... ma ci volle un po’ di tempo perché il principe si accorgesse di lui»
«No - lo interruppe Blaine - il principe si accorse subito del ragazzino ma era un po’ stupido e non voleva ammetterlo» riconobbe ben sapendo quanto quel ragazzino amasse sentirglielo dire, infatti sorrise soddisfatto mentre il piccolo chiosava «Quindi il principe era bellissimo, gentile ma un po’ stupido»
«Si amore» ammise remissivo papà Anderson mentre suo marito se la rideva.
«E poi?» domandò Everett impaziente
«E poi - riprese Blaine continuando lui la storia - un giorno il principe smise di fare lo stupido e capì di essersi innamorato del ragazzino, così quando giunse il tempo del ballo decise di accompagnarlo... e quella sera scoprì che il ragazzino che amava era in realtà un re, un vero re coraggioso che affrontò da solo quell’orco e tutte le persone cattive che l’avevano fatto scappare da quel regno... affrontò tutti, combatté e vinse, su tutti» ripeté con nella voce il segno dell’emozione rinnovata di quella serata e nello sguardo l’orgoglio per quel re che già da allora era suo
«Poi il re ballò con il suo principe tutta la notte» aggiunse Kurt pianissimo mentre il piccolo Everett si abbandonava al sonno disteso felice tra i suoi genitori.

«Forse dovresti dirgli che il nostro scrapbook non è un libro di fiabe» bisbigliò Blaine
«Dici di no?» ribatté l’uomo che amava riponendo il libricino sul comodino e poi rivolgendogli uno sguardo di irresistibile tenerezza che raggiunse lo stomaco di Blaine facendolo spasimare.

«Lo porto nel suo lettino?» chiese poi Kurt, ma guardando il piccolo dormire con un sorriso beato incorniciato da due fossette deliziose, nessuno dei due ebbe il coraggio di rischiare di svegliarlo
«Lasciamolo qui» concluse Blaine e avvicinandosi a suo marito, facendo attenzione a non urtare Everett rannicchiato tra loro, gli augurò la buonanotte sulle labbra
«Buonanotte Santa Claus» rispose Kurt staccandosi a fatica dalla sua bocca, poi spense la luce lasciando solo un piccolo lume a vegliare sul sonno di suo figlio e si accoccolò sotto le coperte accanto alla sua famiglia.


I pensieri di entrambi corsero al loro futuro e a quanto si erano promessi quella sera: un altro figlio da crescere insieme, qualcuno che forse avrebbe pagato quel loro desiderio sulla sua pelle essendo costretto a sopportare il peso di quella famiglia non convenzionale che ancora faceva storcere il naso a troppi destando le preoccupazioni di due aspiranti genitori che a lungo si erano chiesti se fosse giusto esporre il frutto del loro amore all’ignoranza e all’ostinato integralismo di una società che misurava il mondo con il metro imperfetto delle norme imposte dalla regola e mai dalle presunte eccezioni. Eppure fu semplice prendere una decisione: «Dovremmo essere noi a cambiare il mondo e non il contrario» aveva detto con semplicità Kurt mentre selezionavano una potenziale madre surrogata, e Blaine raccolse quelle parole sulle sue labbra con dolcezza, e quel proposito nel suo cuore.


«Ellen» sospirò impercettibilmente Blaine perso nei suoi pensieri
«Come?» domandò piano Kurt incerto d’aver sentito bene sollevandosi su un braccio per guardarlo in volto
«Se sarà una bambina la chiameremo come tua madre» si spiegò meglio issandosi a sua volta su un gomito e lambendo i suoi occhi con sguardo epifanico.

Kurt sorrise a suo marito non riuscendo a trattenere il segno liquido del suo sentimento e con la voce alterata da quella emozione suggerì «Ellen Klaine»
«È perfetto» osservò Blaine raccogliendo con dita tremanti quel segno che rigava il volto del padre di suo figlio.


Ellen Klaine sarebbe arrivata in casa Hummel-Anderson il Natale successivo per la gioia dei suoi papà e del suo fratellino: avrebbe avuto i capelli ricci, un sorrisetto dolcissimo e grandi occhi blu, evidentemente come la donna che l’aveva partorita, ma tenendola in braccio Blaine non avrebbe avuto dubbi «Ha i tuoi occhi» gli avrebbe sussurrato e Kurt se ne sarebbe convinto a sua volta «... è mia figlia, no?» gli avrebbe risposto e non avrebbe potuto essere più sua neppure se l’avesse generata lui.


«Dove sono ora il re e il principe?» biascicò il piccolo Everett risvegliandosi e stropicciandosi gli occhietti assonnati in attesa dell’epilogo della storia
«Vivono felici in posto speciale che conoscono solo loro...» rispose piano Kurt accarezzandolo
«Somewhere only we know» ribadì sorridendo Blaine preparandosi a cantargli quella sua ninnananna preferita con cui terminavano sempre la fiaba del ballo.
«Dov’è quel posto?» chiese il bimbo spalancando i grandi occhi azzurri su di lui
«Qui» rispose Blaine intrecciando le dita a quelle di suo marito e poi posandole dolcemente sul cuore di loro figlio.



* Note a margine di chi scrive *

Li avete riconosciuti? Sono i Kurt e Blaine di Obviously e so che questo è un mega spoiler ma è venuto fuori così e non ho saputo impedirmi di dar voce a questa pagina della loro vita futura. Del resto potevate mai pensare che li avrei fatti lasciare? A differenza dei RIB io so cos'è la coerenza ù.ù e quei due, parafrasando Kurt, son nati per fare l'amore insieme per il resto dei loro giorni.
Immagino di non dover specificare perché il loro primogenito si chiami Everett, né tutti i riferimenti alla storia principale (se qualcuno non la conoscesse, non è tenuto a leggere quel malloppone immane: credo sia tutto intuibile comunque ^__^).
Mi scuso per il miele dilagante, e il forte rischio coma diabetico a cui vi sottopongo sempre -.-''' perdonatemi, è Natale. ù.ù
A costo di sembrare retorica voglio infine mandare un augurio speciale a chi non è felice, non sta bene o trascorrerà il Natale accanto a qualcuno che non sta bene: ci sono di certo cose meravigliose che ci aspettano dietro l'angolo, courage!

Grazie a chiunque sia arrivato fin qui. Adorovi always e ancora Buon Natale! P.

   
 
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