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Autore: Werewolf1991    25/12/2011    3 recensioni
Sei lettere. Sei storie.Un nome. Una raccolta di brevi one-shot, non collegate fra loro. Dal quinto capitolo
R:Rufflet
Mentre mi stringi forte tra le tue braccia, penso che sia valsa la pena, di scoprire che era tutto un inganno. Almeno adeso sono libero, di vivere con te la mia vita…
Ti voglio bene, Mamma.
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Charmander


È buio. Fa freddo. La fiamma sulla mia coda non basta a scaldarmi. Da quanto sono qui? Ore? Giorni? Mesi? Non so. So solo che sono solo. E che sto per morire. Perché? Non lo so davvero. Gli umani sono veramente strani a volte. È forse colpa mia se quel vecchiaccio mi ha trattato male? È forse colpa mia, se mi sono difeso? No! Eppure sto per morire. E dire che tutto quello che desideravo era starmene in pace, a casa mia. Se ripenso a come sono finito qui mi viene una rabbia che… ma tanto a che serve arrabbiarsi? Mi manca casa mia. Era così tranquillo. Il sole mi riscaldava, il vento smuoveva la mia pelliccia dolcemente, facendomi il solletico. E il fiume mi tranquillizzava , infondendomi serenità, col suono che emetteva nel suo lento lambire la riva. Passavo ore sdraiato sulle sue sponde, a pancia in su. Strano, perché di solito quelli della mia specie odiano l ‘acqua. Ma io no. A patto di non avvicinarmi troppo. Comunque adesso sono qui. Ora che ci penso, quel tipo, Oak, aveva detto che gli sarei servito per… come l’ha definita… una ricerca sui Pokemon di tipo fuoco. Aveva detto che io lo incuriosivo perché non avevo paura di avvicinarmi all’acqua. Già. aveva. Poi ha cambiato idea. Valli a capire gli umani.


Ricordo ancora il giorno in cui mi ha catturato. Era una splendida giornata e io me ne stavo tranquillamente steso al sole. Erano giorni che quello strano tipo- ora so che si chiama Oak, ed è definito “professore” anche se non so cosa significhi- cercava di catturarmi. Ma io gli sfuggivo sempre. Non è che non mi piacesse, intendiamoci, solo che lo trovavo divertente. Ma evidentemente lui no. Si stava ripetendo tutto come le altre volte, solo che, per qualche motivo, sentivo che c’era qualcosa di diverso. Da principio non capì cosa. Poi incrociai il suo sguardo. Era diverso dal solito. Aveva sempre una strana luce. Calda, buona, determinata. Mi piaceva molto. Quel giorno, invece era diversa. Fredda, quasi spenta. Rabbiosa. Si. Decisamente, nel suo sguardo c’era tanta rabbia. Mi bastò guardarlo un attimo per sentirmi gelare il sangue nelle vene. Il respiro mi si mozzò in gola. Mai avevo provato prima un terrore simile Mi bloccai. Poi gli volsi le spalle e presi a correre. Ero piuttosto debole, quindi non potevo andare troppo veloce, ma dato che avevo già battuto i Pokemon che mi aveva mandato contro, pensai di averla scampata. Quanto mi sbagliavo.
 
Fu un attimo. Mi ero appena fermato per riprendere fiato, e avevo realizzato che non potevo più combattere. Ero tranquillo, nonostante tutto, convinto di averlo seminato. E invece…

Non ricordo di aver mai provato un dolore simile in tutta la mia vita.
Lancinante e inarrestabile.
Era qualcosa di straziante.
Un getto d’acqua m’investì in pieno.

Quel contatto così improvviso e inaspettato mi paralizzò.
Persi immediatamente la forza nei miei arti. Sentì distintamente la forza abbandonare i miei polmoni, impedendomi di respirare. Le braccia si fecero pesanti e persi la capacità di controllarle. Le gambe, anch’esse prive del mio controllo, cedettero ed io stramazzai a terra. Vedevo tutto nero. Non sentivo nulla, tranne il dolore. Avrei voluto sfuggirgli ma mi era impossibile. L’ultima cosa che mi riuscì di vedere, fu uno strano oggetto di forma tondeggiante che veniva lanciato verso di me. Ricordo di aver sentito come un colpo d’aria sfiorarmi. Poi più nulla.
Quando mi svegliai, mi ritrovai in casa di quel tizio. Non sembrava più tanto arrabbiato. Ma io si. Mi spiegò che aveva dovuto prendermi con un trucco. Mi aveva tirato un secchio d’acqua mentre ero di spalle. io naturalmente ne rimasi indignato. Ma come aveva potuto? Decisi di fargliela pagare. E così, ogni volta che qualche umano veniva per prendermi, trovavo sempre un modo per far fare figuracce al Professore. Una volta mi rifiutai di far vedere uno dei miei attacchi. Di solito però preferivo graffiarlo o abbrustolirlo. Ovviamente lui non la prese bene. E così mi mise sotto-chiave. Poi, un giorno, mi disse che non potendo io essere controllato, andavo abbattuto.

E questo mi riporta a dove sono ora. Il vecchio sta parlando con qualcuno. Una ragazza, credo. A quanto pare le sta spiegando perché non può avermi. Si avvicinano così posso vederla. Non sembra così male. Ora che ci penso, in fondo non mi sarebbe dispiaciuto poter essere allenato e poter quindi diventare più forte. Ora che la guardo, mi sembra di ricordarla, quella ragazza… ma si, certo. È venuta ieri. Ora ricordo. Si chiama Crystal. Se non sbaglio è tornata da poco da Unima e sta pensando di partecipare a non so quale strano progetto, che include, a quanto pare, l’allevamento di uno starter che non sia quello che già si possiede. E lei avrebbe scelto me. Che sciocco, come ho potuto dimenticarmene?

 Quando è entrata ieri, non c’era nessuno. Tranne me. E lei, mi si è avvicinata, con aria triste. Io l’ho guardata male, credendo che fosse Oak, ma quando poi ho visto che si trattava di un’altra persona, me ne sono pentito e ho chiesto scusa. In fondo io ce l’ho solo col vecchiaccio. Lei sembrava aver capito. Quindi mi ha chiesto cos stessi facendo lì dentro. Io naturalmente non credevo che potesse capire, quindi mi sono limitato ad avvicinarmi a lei. Avevo le lacrime agli occhi. Lei ha aperto la gabbia e mi ha invitato ad uscire. Io, un po’ esitante, l’ho fatto. Mi ha accarezzato e in quel breve contatto, ho sentito un profondissimo calore invadermi. Abbiamo passato un paio d’ore a giocare e ridere. Poi è entrato lui. Appena mi ha visto, ha cominciato a sbraitarmi contro. Nel mentre ha spiegato a Crystal che io ero pericoloso. Lei ha risposto che non era vero. Che io ero un normalissimo Charmander. Lui allora le ha detto che non era possibile e che andavo abbattuto. Lei allora ha chiesto di tornare oggi e parlarne. E a quanto pare l’ha fatto davvero. A quanto pare sta discutendo con lui. E adesso… vengono verso di me. Il vecchio sta… aprendo la gabbia! Mi sta facendo segno di uscire… sono davvero…libero? Sembrerebbe di sì. Quindi posso andare con Crystal! Sono così felice! Salto in braccio alla mia nuova padrona e ci guardiamo sorridendo. Ora per me inizia una nuova vita. Crystal mi ha chiesto se può darmi un soprannome. Adesso il mio nome è…Charlie.           
 
 
  
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