La mia anima è stata segnata da quando sono nato. Il gelo del mio paese scorre nelle ossa e nelle vene, come se fosse la mia linfa. L’oscura follia mi annebbia la mente, un terribile germe che mi infetta il cuore e lo spirito. Ma è parte di me. Come un tumore si è espanso, dandomi un cuore marcio, putrefatto, ormai morto da tempo.
Ed ecco che appaiono le immagini di morte.
Il sangue che sgorga.
I colpi di fucile.
Le urla straziate.
Mi implorano.
Invocano la mia pietà.
Perché? Ma che dicono? Cos’ho fatto? Io non ho colpa. Io non sono la causa delle loro sofferenze. È come se stessi partecipando ad un balletto macabro dalla mia poltrona in platea, sono solo lo spettatore. Poi quella voce. Cupa, grave, autoritaria. Se non ubbidisco mi farà del male, è il mio primo pensiero. Io sono stufo di soffrire e così faccio fare a lui. Quando devo combattere, quando provo odio, quando mi arrabbio, lo sento svegliarsi dentro di me, e così, come dell’acqua gelida, comincia a scorrere nelle vene, raggiunge gli arti e le gambe, poi arriva la trance. È come se svenissi, il mio corpo non mi appartiene più, solo il cervello rimane leggermente lucido, abbastanza sveglio da permettermi di guardarlo in azione, mentre riempie di piombo i corpi dei nemici, infierisce con la spada, e urla parole imbevute d’odio e rabbia.
Assaggiate il potere della Russia, provate le sue sofferenze, lasciate che le sue armi
vi squarcino, permettete alla sua violenza di disintegrarvi.
Quando tutto finisce, a malapena ricordo chi sono. Ho la bocca impastata, la gola secca, dolorante, come se avessi urlato come un dannato per ore e sono completamente ricoperto di sangue, non mio. Intorno a me solo cadaveri, silenzio, distruzione, che in poco tempo sarebbero stati ricoperti dalla neve. Tanto è... solo un incubo, no?
Grazie, Generale Inverno;
La mia gratitudine è malinconica. Gli ho solo affidato ciò che non sapevo gestire.
grazie per averlo fatto al posto mio.