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Autore: Eodam    26/12/2011    1 recensioni
Un avvincente viaggio, alle scoperta del proprio io, da parte di Giacomo, protagonista della storia.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Correva l'anno 1875, quando ormai, logorato dal passaggio del tempo, mi ritrovai ad affrontare un viaggio nel mio "Io". Era da poco passata la mezzanotte, e le campane,che suonavano a festa, annunziavano la nascita di Nostro Signor, quando ad un tratto fui svegliato da un’angelica voce, che soave ripeteva:<>.Giacomo, era proprio il mio nome! Spaventato balzai dal letto, ma improvvisamente sotto ai miei piedi s'apri come una voragine, dalla quale sorgeva lemme lemme, una signora vestita di bianco. Ella si presentò a me, con un fare tutto nobiliare, mi disse di non essere intimorito, e poi, dopo aver appoggiato delicatamente la sua mano sul mio petto,come fa una piuma quando si posa sulla vecchia terra, mi portò via dicendo<< Ora vedrai cose, che i tuoi occhi non hanno mai visto, e proverai emozioni che il tuo cuor non ha mai sentito>>. Non vi nascondo, che ogni qualvolta ella parlava, nel mio cuore nasceva piano un senso di tranquillità, di leggerezza, e sebbene non la conoscessi, in me albergava la sicurezza ed il pensiero che nulla mi sarebbe successo. Così mi ritrovai, dopo il breve viaggio, davanti ad una vecchia casa tutta abbandonata, con le finestre che danzavano ad ogni soffio di vento. Tutto era così strano, tutto era così straordinario. I miei occhi non credevano a quel che io vedevo, un paesaggio desolato, cupo, tanto che sembrava essere passato su di esso il velo della tristezza. La bella signora intanto s'era dissolta nel nulla, mi aveva lasciato lì solo, cosicché la tranquillità che avevo maturato si tramutò in una profonda paura. Non sapendo cosa fare incominciai a camminare, lungo una strada tutta dissestata, con la vana speranza di poter incontrare qualcuno che mi potesse aiutare a ritornare indietro. D'improvviso, risuonarono nell'aria tre gelidi rintocchi di campana, ma intorno a me non v'era né un campanile né un misera casa di Dio. Ormai in preda al panico incominciai a correre, ed ogni volta che sembravo esser giunto alla fine di quella ripugnante strada, essa s'allungava sempre più, e si perdeva tra banchi di oscure nubi. Disperato, e senza più forze decisi di fermarmi abbandonandomi al mio Destino,così come fa il coniglio quando dai cieli la minaccia incombe senza pietà. Dopo un po’ si parò davanti a me un bambino, vestito di pochi stracci, che mi tese la sua piccola e tremolante mano, chiedendomi dapprima 5 sterline e poi cosa ci facessi tutto solo seduto sul ciglio di quella orribile strada. Quel ragazzino fece tanta pietà a me, che non ero mai stato così sensibile! Quella stessa pietà che mi mancò quando, un anno prima di andar in pensione, licenziai tredici padri di famiglia dalla mia fabbrica, pietà a me, che sono sempre stato un uomo che non ha mai ascoltato il suo cuore! Ora mi trovavo per la prima volta a sentire i brividi dell’amore, della sensibilità della bontà; con quel fanciullo non mi sentivo più solo. Datogli quello che cercava, gli chiesi umilmente aiuto,e così lui mi prese la mano e mi portò con se tra le strade di quel terribile posto. Solo grida di disperazione e pianti isterici sentivo, mentre attraversavo quei bui vicoletti, tanto che, mosso dalla compassione, i miei occhi incominciarono a lacrimare, ed il senso di questo mio viaggio si perdeva nelle mie amare lacrime. M’accompagnava senza mai stancarsi ,il caro fanciullo, tra il dolore di quel mucchio di case; era il dolore che avevo disseminato senza mai accorgermi e che ora ad occhi aperti dovevo guardare. Sentivo nella mia mente un rimbombo di voci (impazzivo quasi) e ancora sentivo rintocchi di campane, urla e disperato gridai<< E’ questo quello che avrei dovuto vedere? E’ questo che il mio cuore non ha mai provato? Pietà di me>>, la mia voce rotta solo da un singhiozzo, e mi sentivo come un bambino senza l’amore della madre, perso, credevo di aver imparato la lezione….. Finalmente ci fermammo, il ragazzino mi poggiò la sua mano sul petto e mi disse:<< Guarda!>>Un cielo pieno di stelle, tutte lucenti, e sul mio viso comparve un tirato sorriso- <>- e lui mi rispose-<>.Sì, aveva ragione era proprio quello che il mio cuore aveva sempre creduto, un cielo sereno e pieno di stelle alle quali affidare i propri sogni,alle quali rivolgersi per le proprie paure, alle quali affidare le proprie emozioni. Non so come feci ritorno a casa, né chi mi riaccompagnò, ma quando mi risvegliai e rimisi i piedi a terra ricordai quanto successo. Tutto di quel viaggio m’aveva scosso, tutto di quel viaggio mi aveva fatto capire quanto fossero importanti le emozioni, e che in fine anche se tendiamo a nasconderle, prima o poi conviene mostrarle.
   
 
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