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Autore: SilviAngel    26/12/2011    9 recensioni
Sesta stagione.
E' la vigilia di Natale e Dean non ha nessuna intenzione di passarla da solo, ma suo fratello non c'è ... che fare?
Beh, c'è pur sempre un angelo a vegliare su di lui!
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Sesta stagione
- Questa storia fa parte della serie 'Feste e tradizioni - Vademecum per angeli'
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One-shot con possibile seguito sansilvestrino …
Possibili (e spero piccoli) elementi OCC.
Buon Natale!

 
 
Voglio il mio regalo di Natale!
 
Erano passati alcuni mesi, da quando, nell’ennesima squallida camera di un motel, Dean aveva finalmente ritrovato il suo angelo – quello che lo aveva stretto e salvato dall’Inferno, per intenderci – e Sam si era sentito per l’ennesima volta il terzo incomodo in un duetto nel quale, neppure a forza, era riuscito a ritagliarsi uno spazio.
 
Non che al momento la cosa preoccupasse davvero o impensierisse il più giovane dei cacciatori che, al momento, recitava la parte delfratello minore di Dean solo ad orario part-time.
Qualcosa di ancora poco chiaro era successo e tutti ne avvertivano la presenza, era come trovarsi in una stanza al cospetto del classico elefante rosa cercando di rivestirlo con il delizioso paralume fiorito della zia, nel tentativo di ignorarne l’esistenza.
Se Dean avvertiva che qualcosa lo allontanava e lo separava a forza dal fratello, doveva purtroppo ammettere che un sentimento simile stava crescendo anche nei confronti di Bobby. Mai avrebbe pensato di vedere il giorno in cui si sarebbe trovato quasi a dubitare di lui.
Perché non gli aveva detto nulla del fatto – per nulla secondario – che suo fratello fosse tornato da oltre un anno?
 
Una piccola e calda luce si era però accesa al riparo del suo, troppo vuoto e desolato, petto quando Cass, con la tranquillità e l’ingenuità che lo contraddistingueva aveva semplicemente sbattuto in faccia a suo fratello che aveva con Dean un legame più profondo.
Certo, lì sul momento, aveva dovuto mostrare una espressione stranita e sconcertata, almeno per salvare le apparenze con Sam!
E per di più quando, appena prima, suo fratello aveva chiesto “Ti piace più di me?” Dean aveva inconsciamente trattenuto il fiato, come se si aspettasse di sentire in risposta un unico monosillabo affermativo.
 
Almeno quel momento – che sarebbe stato di disagio stellare – era stato evitato, ma doveva ammettere che più di una volta si era chiesto che effetto e quali sensazioni gli avrebbe causato quella piccola parola, se fosse stata pronunciata in quell’istante.
E ogni volta quella bolla di calore alla bocca dello stomaco tornava prepotente e si estendeva a macchia d’olio.
Forse avrebbe potuto chiederglielo apertamente e sentire quella risposta, sperando logicamente fosse quella che lo faceva fantasticare sempre più di frequente quando la sera – ok spesso diventava la notte intera – si stendeva sul letto a caviglie incrociate e con le braccia piegate sotto la testa aspettando che Sam tornasse dalle sue uscite private.
Suo fratello era davvero divenuto strano, cioè lui stesso tornato dall’Inferno aveva sentito il bisogno di rimarcare la propria mascolinità, ma era un comportamento che non si sarebbe mai aspettato da Sam e per di più quella era la vigilia di Natale.
 
Anni prima, con i Cerberi alla porta, Dean aveva preteso di passare un Natale il modo più classico possibile e poi aveva tentato anche l’anno successivo di passare la giornata con suo fratello ed erano addirittura riusciti a passare da Bobby per un saluto veloce.
E ora era solo in una fottuta camera ed era quasi Natale.
E nessuno gli aveva fatto un regalo.           
E lui voleva un regalo.
 
A pensarci bene, poteva chiamare Cass, lui arrivava sempre.
Ogni volta che il suo protetto chiamava, ecco che l’angelo accorreva in un battito d’ali.
Certo il cacciatore aveva una piccolo dubbio, in quanto non aveva idea di cosa usare come scusa per poterlo chiamare.
Di solito – e ora che ci pensava con un poco di attenzione, non era per nulla un comportamento da elogiare – lui e Sam lo chiamavano solo quando c’erano problemi da risolvere, problemi troppo grandi per le loro braccia umane; quindi aveva bisogno di una scusa ma, complice anche il buonissimo e forse troppo alcoolico eggnog che aveva preparato, nulla gli sembrava sufficientemente convincente.
Forse avrebbe potuto semplicemente chiamarlo e poi improvvisare o giocarsela con uno dei suoi sorrisi migliori, era quasi sicuro che avrebbe potuto sortire l’effetto desiderato anche con un angelo.
 
Presa questa decisione, con un abile colpo di reni e dopo aver poggiato i piedi a terra, si ritrovò seduto sul bordo del letto e chiusi gli occhi, provò “Cass!” schiarendosi la voce subito impacciato, già dopo la prima parola “Ehi Cass. Ci sei? … Puoi portare giù le chiappe?”                 
Aprì titubante un occhio, non avendo sentito il solito piccolo e tintinnante frullio – udibile solo nel più assoluto silenzio, come in quel momento – che annunciava l’arrivo dell’angelo ed infatti era ancora l’unico occupante della stanza.
 
Stupido!
Perché mai un angelo avrebbe dovuto correre da lui la notte di Natale quando con tutta probabilità stava festeggiando o facendo qualunque altra cosa con i suoi simili?
Stupido!
 
Si lasciò cadere sul letto, portando le braccia a coprirsi gli occhi, come a nascondere il dolore sordo che quel tentativo fallito gli provocava.
“Ciao Dean”
Il suo angelo era arrivato, pensò sorridendo.
Riportandosi nuovamente seduto, come se fosse scattata una molla dentro di lui, vide al centro della camera, a un paio di metri da lui, Castiel di stropicciato trench vestito e immediatamente convertì il sorriso in un piccolo ghigno, ora doveva giocarsela bene, per convincerlo a restare un po’ con lui.
“Ehi Cass! Tutto ok ai piani alti? Ce ne hai messo di tempo ad arrivare!”
Piegando il capo come soppesando, una ad una, le parole pronunciate dal cacciatore, l’angelo quietamente rispose.
“Abbiamo in effetti un po’ di problemi, ma perché mi hai chiamato? Cosa ti serve?”
“Perché dovrebbe servirmi qualcosa?” domanda il cacciatore, forse, con una nota risentita e stonata nella voce.
“Di solito avviene così. Tu e Sam, quando accade qualcosa che non riuscite a capire o che reputiate essere di natura angelica, mi chiamate, ma qui non avverto la presenza di oggetti che siano di origine divina, nessuna arma in zona”
“Non è vero che ti chiamo solo quando …” in effetti era vero, già lo sapeva, ma faceva male sentirlo a voce alta. Passava settimane intere senza contattare Castiel e al contrario lo faceva in un batter d’occhio quando si trovava nei casini colossali “Ok, Cass forse hai ragione, ma oggi è Natale e”
“Dean ti ho già spiegato che questa abitudine che avete di festeggiare la nascita del figlio di Dio è collocata in un momento errato dell’anno e che” tentò per l’ennesima volta di far capire all’umano la stupidità di quella tradizione.
“Lo so, però … non capisco bene il motivo, ma da qualche anno a questa parte mi va di festeggiarlo, ok? Non è certo un sacrilegio! Sam mi ha abbandonato qui, si è fregato la mia Bambina mentre ero sotto la doccia e” parlò a raffica il cacciatore, per rallentare poi e abbassare il tono, mano a mano che la sua confessione veniva a galla “non voglio restare da solo la notte di Natale” per concludere abbassando il capo, ma continuando di tanto in tanto a sbirciare il viso di Castiel per tentare di carpirne le reazioni.
Quando oramai aveva perso la speranza di ottenere una qualunque risposta, ecco che quella voce bassa e lenta ruppe il silenzio, divenuto quasi denso, che riempiva quella stanza “Dean? Mi hai chiamato perché vuoi che ti faccia compagnia?”
Il cacciatore non seppe identificare la portata di quelle parole, non capiva se stesse per arrabbiarsi stile: Io sono nel bel mezzo di un casino biblico e tu mi chiami perché ti senti solo? O se al contrario si trovasse di fronte ad un Davvero Dean vuoi la mia compagnia e non solo i miei poteri?   
E così continuò a guardarlo di sottecchi, prima di provare a buttare lì un incerto, ambiguo e vagamente sussurrato “Sì?”
L’angelo rimase immobile a pochi passi dall’uomo e semplicemente annuì.
Un sorriso da bambino soddisfatto di aver ottenuto quanto voluto si fece strada sulle labbra del cacciatore “Bene, allora avremo bisogno di alcune cose” iniziò a riflettere a voce alta il cacciatore muovendosi apparentemente senza meta nella stanza “allora … Cass, ci serve un albero”
“Un albero?”
“Sì Cass … un albero pieno di festoni, palline e luci colorate!”
“Lo sai che è un elemento pagano?”
“Non fare il Grinch!” disse il cacciatore guardandolo serio e puntandogli contro un dito alzato.
“Cosa non dovrei fare?”
“Non riuscirai a rovinarmi il Natale, hai detto che ci stai, quindi ora segui quello che ti dico. Prima cosa: albero addobbato”
“Va bene” biascicò l’angelo prima di volare via per un paio di secondi e ricomparire esattamente di fronte al cacciatore che evidentemente sovrappensiero, fu costretto a fare un piccolo saltò all’indietro.
“Cass, dannazione! Quando appari, cerca di farlo ad almeno un paio di passi di distanza. Non voglio morire d’infarto così giovane! Allora quest’albero?”
L’angelo alzò di poco il mento, guardando oltre la spalla del suo interlocutore, al ché Dean si girò e rimase letteralmente senza parole e a bocca spalancata.
Davanti a lui c’era il più bell’albero di Natale che avesse mai visto e dopo aver regalare la sua espressione felice e sincera all’angelo, tornò a guardare quella meraviglia: era talmente alto da sfiorare, con il puntale a stella, il soffitto ed era ricoperto di fili e palline nei colori rosso e oro e una miriade di piccole luci bianche completavano l’addobbo.
Avvicinandosi, prima ancora di allungare la mano per toccarlo, Dean sentì uno strano odore, forte e avvolgente e capì che quell’albero era vero, non uno di quelli di plastica comprati ai grandi magazzini e stava riempiendo il locale con il profumo pungente della sua resina.
“Ehi Cas, non l’avrai per caso rubato al Rockefeller Center?”
“No, l’ho preso in”
“Lascia stare, stavo scherzando! È bellissimo, grazie. Allora abbiamo l’albero, abbiamo ancora abbastanza eggnog per ubriacare una legione di angeli, ci mancano solo i regali”
“Regali?” ripeté Castiel.
“Sì, di solito con Sam ci regalavamo cose stupide o utili … ma quest’anno Sam deve aver trovato qualcosa di più importante da fare o almeno più divertente” e il sorriso che fino a qualche secondo prima ornava a festa ed illuminava il viso del cacciatore svanì non appena pronunciò il nome di suo fratello.
“Vuoi che vada a prenderlo e che te lo porti qui?” propose l’angelo, nella speranza di rivedere quella luce sul suo umano, ma il cacciatore negò in modo forte e deciso con il capo prima di stringere la mano sugli aghi dell’abete.
“Se vuole passare la vigilia di Natale con me, sa dove trovarmi. Torniamo a noi … i regali, sai come funziona la faccenda?”
L’angelo, con un briciolo di malcelato imbarazzo, scosse il capo a destra e sinistra.
“Allora è semplice, devi pensare alla persona a cui vuoi ben … cioè alla persona a cui tieni” Dean si stava impelagando in un discorso che lo stava portando in una direzione e soprattutto a un traguardo non ben ponderato all’inizio e tutto ciò gli stava facendo venire caldo, stranamente caldo alle guance, ma decise di non pensarci e continuare “quello che voglio dire è che tu devi pensare alla persona e poi darle qualcosa che pensi possa renderla contenta o addirittura felice. Capito?”
“Sì, credo di sì”
“Bene, allora ora io esco per prendere qualcosa per te. Ci vediamo tra un po’!”
 
Il cacciatore era molto soddisfatto dei suoi acquisti, anche se effettuati nel piccolo emporio nei pressi del motel: aveva acquistato un mix dei dolci più buoni esistenti e poi una piccola sorpresa che sperava sarebbe piaciuta al suo angelo, anche perché con lui non poteva certo puntare sull’utilità, nulla sembrava essere indispensabile o necessario per Castiel.
Aprendo la porta della camera, ritrovò quel tepore abbandonato poco prima e l’angelo in piedi intento a fissare il muro davanti al suo naso.
“Eccomi qui Cass! Allora possiamo dare il via al nostro primo Natale” disse il ragazzo sedendosi a terra poco distante dall’albero e facendo cenno all’angelo di imitarlo.
Non appena si trovarono entrambi sul pavimento, Dean sporse verso il suo amico un pacchetto – incartato certamente da mani non esperte e di una forma assolutamente irregolare – che stringeva tra le mani e pronunciando solennemente “Buon Natale Cass!”
L’angelo allungò quasi tremando le braccia, accogliendo nelle proprie mani quel pacco e tenendolo lì, non sapendo cosa farne.
“Devi aprirlo, strappa la carta e guarda cosa c’è dentro!” disse con voce giocosa e chiaramente in attesa di vedere quale sarebbe stata la reazione.
Cass fece quanto indicatogli e si ritrovo tra le mani una montagna di piccoli involucri colorati contenenti cose che non era in grado di identificare in modo certo, ma che era già sicuro di aver visto tra le mani e nella bocca del cacciatore, quindi era propenso a ritenere fossero cibi.
“Esattamente cosa sono questi Dean?” domandò per curiosità e per non sembrare sempre il solito nerd che non capisce il mondo.
“Sono dolci Cass. I migliori! In realtà sono i miei preferiti, ma forse se li assaggi, piaceranno anche a te” e così dicendo aprì un sacchetto di marshmallow di ogni forma e colore, afferrò con due dita una piccola treccia bianca e rosa e la avvicinò al viso dell’angelo in attesa che questi aprisse la bocca.
Vedendo che la risposta attesa tardava ad arrivare, decise di comportarsi come se si trovasse di fronte ad un bambino.     
“AAAHHH … su apri la bocca Cass e poi mordi!”
E il suo amico ubbidì ciecamente, chiudendo le labbra attorno alla caramella e sfiorando in questo modo le dita di Dean. Quel contatto sorprese entrambi, ma apparentemente solo il cacciatore ne avvertì completamente la portata e ritrasse velocemente le dita con ancora in mezzo un piccolo rimasuglio di dolce che dopo un paio di secondi sparì tra le fauci dell’umano.
L’angelo stava masticando di gusto, quella che per lui doveva essere una nuova e sfolgorante scoperta. Evidentemente gli piaceva e Dean ne ebbe la conferma quando vide socchiudersi quelle labbra e poi guizzare, lenta e metodica, la lingua rosea dell’angelo intenta a leccare via i piccoli granelli di zucchero che ricoprivano la superficie della caramella.
Solo la voce del moro riuscì a far sì che il cacciatore distogliesse lo sguardo da quello spettacolo “Posso averne ancora Dean?”
“Certo! Sono tutte tue!”
“Mie?” domandò meravigliato “Io non ho mai avuto niente di mio! A noi non è permesso”
“Se vuoi, te le posso conservare io, prometto che cercherò di non finirle!” pronunciò solennemente, ma con un subdolo sorrisino “ma ora andiamo avanti. Forza apri questo” terminò spingendo nelle mani di Castiel un secondo pacchetto, più piccolo del precedente.
 
L’angelo avvertì sotto le dita una consistenza diversa, era qualcosa di morbido, ma ora sapeva cosa fare e, sorridendo saputo, strappò via la carta scoprendo una lunga e soffice sciarpa color carta da zucchero, che tenne tra le mani, come fosse un tesoro, spostando lo sguardo tra il dono e gli occhi del cacciatore.
“So che non patisci il freddo, ma quando l’ho vista ho pensato che ti sarebbe stata bene, guarda si mette così” e togliendogliela di mano, Dean la indossò, avvolgendola due volte attorno al proprio collo “Ora tocca a me! Allora Cass, cosa mi hai regalato?"
E si vedeva lontano un miglio quanto fosse in trepidante attesa, proprio come un bambino, o forse anche di più, dato che quando era un cucciolo d’uomo i Natali e i regali gli erano sempre stati negati. Al massimo era lui ad occuparsi di imbastire una parvenza di festa per Sammy, ma nessuno pensava a lui.
L’angelo, in evidente imbarazzo, abbassò gli occhi sulle proprie mani e a mezza voce tentò di spiegare “Ho provato a pensare a cosa ti avrebbe reso felice e avrei dovuto trovare qualcosa, ma non sono riuscito a capire cosa davvero potrebbe farti piacere. Mi spiace!”
“Non fa niente Cass” tentò di rispondere tranquillo il ragazzo anche se si avvertiva una velata tristezza nel tono di voce “ora brindiamo e poi ti faccio assaggiare qualche altra meraviglia di zucchero”
“No!” quasi urlò Castiel “Ora sei qui, forse se mi concentro con te qui, riuscirò a percepire i tuoi desideri”
“Vuoi essere il mio Santa Claus, Cass?”
“Anche lui è una credenza fasulla Dean!”
“Cosa??? Mi stai dicendo che non esiste?” domandò Dean tentando di fare una faccia sconvolta e vedendo trasalire l’angelo dispiaciuto per quanto appena detto, subito scoppiò a ridere “Ahahahahaha … sei uno spasso Cass! Sto scherzando! Volevo dire, vuoi esaudire i miei desideri, come se fossi Babbo Natale?”
“Ci voglio provare! Ora fai silenzio e lasciami concentrare” disse solenne chiudendo gli occhi.
Dopo alcuni secondi, un sorriso via via sempre più luminoso prese possesso delle labbra di Castiel appena prima che i suoi occhi blu si aprissero di nuovo sul cacciatore “Bene, ora so cosa posso regalarti” e senza attendere un respiro di troppo porto due dita alla fronte dell’uomo seduto di fronte a lui.
Dean avvertì l’odiosa sensazione del metodo angelico di spostarsi che lui chiamava in mille modi diversi e nessuno di questi era carino e gentile. Quando tutto attorno a lui si fermò, rimase ancora un secondo in più con gli occhi chiusi, aveva un leggero terrore di scoprire dove e quando Castiel li avesse portati, perché sperava caldamente di essere in sua compagnia e non da solo.
Quando acquisì sufficiente coraggio, si ritrovò seduto ancora di fronte al suo amico in una stanza diversa, ma familiare. Alzatosi in piedi, si guardò attorno e intravide, nella luce che stava sorgendo, un letto con un bamb … con lui piccolo e addormentato.
 
Si volse incredulo a cercare il suo angelo e quando lo trovò al suo fianco, questi lo informò che nessuno li avrebbe né visti né sentiti, erano invisibili.
“Cos è questa cosa Cass?” domandò in parte terrorizzato e in parte furioso, come se lo stesse ingannando e lui se ne fosse appena accorto.
“Questo è il Natale del 1982, avevi tre anni”
Entrambi vennero distratti da un sottile vociare proveniente dal corridoio e un’ombra si avvicinò al vano della porta: i suoi genitori si erano appena affacciati per guardarlo dormire.
 
“Che dici Mary, lo svegliamo?”
“John!” rispose la donna, già visibilmente incinta, dando un buffetto sul braccio che gli cingeva protettivo e amorevole il ventre “lasciamolo dormire ancora un po’”
“Su dai! Non vuoi vederlo scartare i suoi regali?”
“E va bene!” muovendosi silenziosa si sedette sul bordo del letto scuotendo delicatamente la spalla del bambino “Dean … Dean … forza dormiglione! Ci sono dei regali che ti aspettano” e chinandosi su quel fagotto caldo di sonno, depositò un bacio sulla fronte del figlio.
Il piccolo sfregandosi piano gli occhi si stiracchiò e poi si mise a sedere “Mamma è già passato Babbo Natale?”
“Sì, allora che dici scendiamo?”
Gli occhi del bambino si spalancarono così come fece anche la bocca e in un attimo fu in piedi sulle coperte.
“Papà papà … in braccio” urlò allungandosi il più possibile verso l’uomo che si era avvicinato e senza farlo finire di parlare lo aveva già attirato tra le braccia.
“Andiamo di sotto campione!”
 
Il Dean adulto vide sparire la sua famiglia, che usci dalla stanza per scendere di sotto, e domandò al suo angelo “Posso seguirli Cass? Ti prego ancora qualche minuto!”
L’angelo si portò di fronte a lui, ma il cacciatore girò il volto di lato, tentando di nascondersi alla sua vista, era certo stesse piangendo, o stesse per farlo “Certo Dean, tutto il tempo che vuoi, ma ti prego” cercando i suoi occhi con i propri “non nasconderti da me!”
I due ospiti scesero seguendo le scale e si ritrovarono di fronte una stanza addobbata con un piccolo e modesto albero, sotto il quale spiccavano sgargianti i colori di alcuni regali.
Il piccolo di casa era intento a cercare di spostare un pacco troppo grande per le sue piccole mani e prontamente giunsero in aiuto le braccia del padre che alzatolo, lo deposero a sedere tra le gambe così da poter assistere e aiutare il figlio nell’apertura.
Dopo qualche sonoro strappo di carta, un acuto urlo di gioia risuonò nella stanza “Mamma! Mamma! Guarda, il treno che avevo visto con te in città!” e volgendosi poi all’uomo alle sue spalle “Papà lo montiamo? Per favore lo montiamo subitissimo?”
“Non se ne parla” giunse la voce della donna dalla vicina cucina, comparendo con in mano una minacciosa paletta da pancake “prima andate a lavarvi e vestirvi, poi si fa colazione e  dopo si gioca! E John … questo vale per entrambi!”
“Agli ordini” rispose l’uomo scattando sull’attenti – subito imitato dal bambino – e caricatosi il figlio su una spalla così da farlo ridere, ridere forte, corse di nuovo al piano di sopra.
 
Accanto all’albero e ai regali rimasero solamente Dean e l’angelo. Il primo si voltò e con il viso rigato da poche e solitarie lacrime oramai asciutte chiamò con voce rotta “Cass”
“Dimmi Dean, vuoi ancora restare?”
Il cacciatore si limitò ad abbassare di poco lo sguardo e fare cenno di no con il capo e così immediatamente l’angelo fu di fronte a lui con la mano già a mezz’aria per riportarli alla loro epoca e al loro Natale.
 
Castiel guardò per lunghi secondi il viso silenzioso e triste del suo umano senza osar proferire parola e quando finalmente si decise, venne da quest’ultimo anticipato “Grazie Cass, io non mi ricordavo di quel Natale e”
“Eri davvero troppo piccolo, difficilmente la tua mente avrebbe potuto serbarne il ricordo.
“Forse se avessi saputo che sarebbe stato l’ultimo, forse avrei potuto …”
L’angelo si avvicinò a Dean e costringendolo ad alzare il viso domandò duro “Dean non dire sciocchezze! Come avresti mai potuto sapere cosa sarebbe successo? Non era questo che volevo! Pensavo ti avrebbe reso felice, ho visto nel profondo della tua anima il rimpianto di non aver avuto una infanzia normale e pensavo che …”
Un angolo della bocca di Dean si sollevò verso l’alto “Ehi, angioletto, tranquillo è solo un po’ di sconforto momentaneo, passerà. Grazie per avermi portato a vedere quel momento, l’ho apprezzato molto. Ora credo sia arrivato il momento ideale per darsi all’alcool, brindiamo!”
Il cacciatore si avvicinò al piccolo tavolino, per recuperare quanto prima preparato, per poi  dirigersi nuovamente ai piedi dell’albero, subito seguito da Castiel che si sedette al suo fianco.
Dean si sistemò meglio in modo da avere l’essere superiore quasi di fronte e prendendo due bicchieri belli pieni di eggnog, ne offrì uno al suo nuovo futuro compagno di sbronza.
Questi però, invece di prendere solo il suo liquore, carpì entrambi i bicchieri, poggiandoli sul pavimento il più lontano possibile da loro.
“Cass che fai? È difficile ubriacarsi senza quelli!”
“Tu mi hai comprato due regali: le caramelle e quella” alzando un dito ad indicare la sciarpa ancora al collo di Dean “quindi anche io ho due regali per te!”
“Merda, Cass, me la sono tenuta addosso! Vieni qui!” così dicendo e srotolando la striscia di lana, si mise in ginocchio per avvolgerla morbidamente al collo dell’angelo.
L’angelo portò entrambe le mani a toccare quel tessuto così liscio e caldo, prima di affondarci il mento e il naso all’interno “Sa di te adesso, ha il tuo profumo. Mi piace”
“Oh” si limitò a dire il cacciatore, schiarendosi la voce e tentando di cambiare discorso “allora dov’è? Voglio il mio regalo di Natale!” disse sorridendo come un bambino.
“Insieme a quel rimpianto” iniziò Castiel, emergendo dalle spire della sciarpa “ho sentito anche la presenza di un desiderio che, a dire il vero, mi ha travolto con un’intensità davvero elevata e penso che … cioè suppongo che”
“Non perdere tempo Cass!” lo interruppe Dean, chiudendo gli occhi, allargando le braccia e allungando le mani di fronte a sé, in attesa di ricevere il suo secondo regalo.
Non sapeva cosa aspettarsi, l’angelo lo aveva frastornato con il primo dono, non era affatto preparato a ricevere qualcosa di così profondo e coinvolgente, intimo e personale.
Fremeva sinceramente nell’incertezza di sapere cosa diavolo avesse potuto trovare dentro di lui, sentiva una frenesia che gli faceva chiudere e aprire nervoso le dita nel tentativo di nasconderne il tremore. Forse avrebbe sentito il frusciare della carta colorata o il solletico dei fiocchi vaporosi o ancora il profumo di qualcosa di speciale; era pronto a qualunque cosa, tranne forse all’unica che si presentò.
 
Avvertì la presenza dell’angelo farsi più prossima, sempre di più e il suo calore avvolgerlo in modo protettivo, fino a che non sentì la carezza delle sue labbra sulle proprie.
Cass lo stava baciando.
Ed era caldo e bello.
Era delizioso ed era giusto.
Era davvero quello che desiderava?
 
Le labbra dell’angelo erano dolci e sembravano essere in grado di trasmettergli, con quel tocco, ancora dannatamente leggero, la stessa quantità di amore che aveva percepito in quella casa tra i suoi genitori.
Era davvero così bello sentirsi amati?
Oh sì, era fottutamente fantastico!
Dean si rese conto di non essersi minimamente mosso nell’istante in cui sentì le labbra dell’angelo staccarsi dalle sue. Un freddo profondo e la paura di restare solo ebbero la forza di fargli socchiudere gli occhi e ritrovare il viso di Castiel a un respiro dal proprio.
 
L’angelo era in ginocchio, proteso in avanti e con le mani poggiate sul pavimento a lato dei fianchi del cacciatore, in un equilibrio che inizialmente aveva reputato essere sufficientemente saldo, ma che con il passare del tempo ed il crescere del calore che lo stava sciogliendo dall’interno, diventava sempre più instabile. Se si fosse sospinto in avanti ancora di poco, sarebbe certamente rovinato addosso al suo umano.
“Cass” sospirò sulle labbra dell’altro “dimmi una cosa, in quale diavolo di angolino sei andato a curiosare eh?” non c’era tono di scherno o ira nella sua voce, stava sorridendo alla volta del suo angelo.
Il destinatario della domanda tentò di allontanare lo sguardo, ma le sue gote già tradivano l’imbarazzo, assumendo una tenue tonalità rosata e rispose con innocente semplicità “In realtà … non è che io abbia cercato, sono entrato ed era lì”
“Era lì? Cosa intendi?”
“Quello che ho detto, era lì davanti a me, non ho avuto bisogno di cercare”
“Mmh” si limitò a dire il cacciatore, consapevole che se davvero quel desiderio era in bella vista, l’unico motivo era che fosse il primo e il più importante, almeno a livello inconscio, addirittura davanti alla sua famiglia.
A voler essere sinceri, oramai si ritrovava sempre più spesso a sperare ci fosse bisogno di ricorrere al supporto angelico. La compagnia di suo fratello, in tutta sincerità, gli andava stretta. Troppi segreti, troppe bugie e quel qualcosa di mancante, di diverso che ancora non capiva.
Ciò che più voleva, doveva ammetterlo, era passare del tempo con il suo angelo.
 
E così con un piccolo e per nulla innocente ghigno “Oh, beh, se lo dici tu! Devo però dirti che come regalo lasciava un po’ a desiderare”
“Perché?”
“Semplice angioletto” rispose il cacciatore, incorniciando il viso di Castiel con entrambi i palmi delle mani per avvicinarlo ancora e di nuovo a sé e riappropriarsi delle labbra dell’altro “ti manca la pratica!”                   
 
Come supposto alcuni attimi prima, il precario equilibrio di Cass venne meno e si ritrovò completamente a ridosso del corpo di fronte a sé. Giunsero veloci in soccorso le braccia forti e sicure di Dean che cinsero, con pressione crescente, ma con una destabilizzante e innaturale delicatezza, la vita dell’angelo.
La bocca di Dean carezzava e stuzzicava quella dell’altro con intraprendenza e foga maggiore e, quando tentò di lasciare un piccolo marchio su quelle labbra, venne ripagata da un piccolo e favoloso mugolio di sorpresa che facendosi strada su per la gola di Cass lo costrinse a socchiuderle.
Dean, che aveva fatto suo il detto ogni lasciata è persa, non si lasciò scappare quella succosa occasione e si intrufolò tra esse per assaporare il suo personale ed esclusivo angolo di Paradiso.
Quella bocca era dolce e calda, accogliente e sua, solo sua.
 
Dopo qualche secondo di incertezza, l’angelo iniziò a rispondere alle languide carezze di quell’invadente lingua che aveva preso dimora nella propria bocca, inseguendola e facendosi poi rincorrere dispettosa.
I gesti dell’uomo divennero via via più smaniosi e veloci, così come i respiri di entrambi. Le braccia di Dean si trasformarono in una stringente morsa che impose all’angelo di seguire i movimenti dell’amico quando questi iniziò a lasciarsi cadere lentamente all’indietro fino a poggiare la schiena sul pavimento.
L’angelo si ritrovò completamente sdraiato sul corpo del cacciatore.
Questa remissività che mai si sarebbe aspettato, questo mettersi totalmente nelle sue mani, donandogli il comando della nave, gli diede alla testa più di quell’alcool di cui aveva parlato Dean.
 
Il bacio continuò senza interruzione alcuna, alternando attimi di dolcezza ad altri di assoluta possessività.
Suo. Suo. Suo.
Tutto suo.
Dean era assolutamente consapevole del fatto che mai aveva dato e ricevuto un bacio del genere, era quasi come fare sesso. O meglio, se baciare Cass era già di per sé questa girandola impazzita di emozioni e sensazioni – in un lampo di lucidità si ritrovò a chiedersi – cosa diavolo avrebbe potuto provare se … se avesse per caso … prima o poi … fatto di più con quell’angelo?
 
Intanto decise di godersi in sacrosanta pace, tranquillità e serenità qual favoloso bacio.
E così fu, fino al momento in cui quelle bellissime labbra lo lasciarono.
“Dean” sospirò Castiel sulla bocca umida della loro saliva, facendolo rabbrividire “Tuo fratello sta tornando, credo sia opportuno che io me ne vada”
Aprendo gli occhi, l’uomo incontrò quelli blu dell’angelo liquidi e colmi di mille sentimenti e labbra rosse e gonfie, labbra che già sapeva avrebbe sognato non appena vinto dal sonno “Mmh … no” mugugnò, allungandosi verso Castiel, tentando di riprendere l’attività bruscamente interrotta.
L’angelo, avvicinandosi all’orecchio di Dean, bisbigliò “Buon Natale” prima di depositare un piccolo bacio sulla sua guancia e scomparire.
 
Tremendo fu il freddo che avvertì per la mancanza di quel corpo sopra il suo, ma non lo diede a vedere al fratello che in quell’istante attraversò la porta, buttando le chiavi dell’Impala sul tavolino e salutandolo frettolosamente prima di chiudersi in bagno.
 
Quando Sam tornò in camera e si sedette sul letto, il maggiore fece lo stesso sul proprio e subito dopo spense la luce.
Entrambi si coricarono voltandosi le spalle.
Non si augurarono neppure Buon Natale, ma in quel momento tutto ciò a cui Dean riusciva a pensare erano due labbra rosse e due occhi blu e sorridendo si avvolse tra le coperte.
Appena prima di assopirsi, Dean spalancò gli occhi e si sedette sul letto, come se avesse appena preso coscienza di un aspetto peculiare della serata appena trascorsa.
 
Merda, sono stato sedotto e abbandonato da un angelo!” urlò nella sua mente prima di lasciarsi cadere nuovamente sul letto.
 
To be continued … ???
   
 
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