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Autore: Monica Scorsone    26/12/2011    0 recensioni
Riguarda la crudele situazione a cui devono soccombere in genere gli immigrati : il distacco dalla terra di origine.
Qui metto in evidenza il rapporto di un padre e del figlio. L'uno razionale e consapevole che la morte è prossima,l'altro sognatore di un futuro.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Tra non molto  ci avrebbero traghettato all’altra sponda.
Impacciata si faceva spazio tra i miei confusi pensieri l’idea di un futuro sereno. Ma come ben si sa nella mente di un ragazzo si mettono in moto meccanismi troppo complessi e delicati che facilmente vengono urtati dalla brutalità del mondo esterno. Questa volta avrei riconsiderato tutta la mia vita:  Il mio passato, il presente e probabilmente anche il futuro. Dovevo ancora chiarire quel brutto battibecco avuto pochi giorni prima con mio padre.
Ero talmente adirato che riuscii a dirgli persino di odiarlo profondamente come mai nessuno prima di lui. Ovviamente non la prese nel migliore dei modi.
Certo sentirsi odiato è uno dei peggiori stati in cui l’uomo  può venire a trovarsi ma cosa ne poteva sapere un innocente ragazzino di appena quindici anni dei moti alieni che regolano il mondo?Infatti ben poco sapevo del significato che i poeti attribuissero al termine dolore. Ben presto mi sarei ricreduto purtroppo. Le stelle brillavano solitarie coronando l’ infinità delle galassie. Mi ha sempre messo una certa soggezione l’infinito così scuro eppure così perfetto
. La mia vita era perfetta sino a qualche ora fa.. Tutto quello di cui un ragazzo poteva aver necessità era in mio possesso. La perfezione ricercata nell’eleganza delle forme taluni nella matematica congenita del cervello .Il pensiero dell’uomo però non appartiene a quello che gli altri  definiscono perfetto tale perfezione deriva dunque dall’imperfetto, dal disuguale; contrapposti in un ciclo continuo.  La vita è così codarda..Ha tante facce come un medaglia e non ti mostra mai riverenza solo scortesie. Mi dissero volte e più volte che non sempre la vita da ciò che vuoi e talvolta  decide generosa di farti godere delle sue profonde  sfaccettature ma offesa dal comportamento scorretto di noi uomini ti toglie tutto così velocemente da rubarti l’anima
. L’anima, potrei parlare del sinolo di Aristotele, unico mezzo di cui si serve l’uomo per relazionarsi. Ma quale relazione? Siamo destinati ad una crudele sventura noi immigrati. Viaggiamo in cerca di nuove alternative lasciando i nostri paesi natali concepitoci sin dal primo sospiro in cui l’uomo viene a contatto con la vita. La più grave delle condanne sarebbe stata assegnata a me questa notte . Inconsapevole del destino che il fato scrive su di una grossa pergamena speravo in un nuovo giorno. Forse le tenebre opache avrebbero ancora una volta anche se malvolentieri lasciato posto a colui che rischiara e riscalda tutti gli esseri. No questa volta la notte avrebbe portato via il bene più caro ad un figlio che sino a poco tempo prima avevo disprezzato incredulo
. Il silenzio trastullato pigro dalle onde bianche venne interrotto da un grande boato dopo di che fuoco.. Giocondo e furente danzava sulla spuma candida.
I sorveglianti della nave in preda al panico cercarono di allontanarla da quella che poco prima si sera collisa portatrice di petrolio. I giochi pirotecnici. Ricordi papà? Mi portasti a vederli quando ero piccino. Coloratissimi osservavamo il cielo incantati. Posso prenderlo? Ti chiesi stendendo timido la manina.. Si mi rispondesti..Con la fantasia tutto è possibile e un bambino vive solo di sostanza immaginaria. Sembravano stelle comete perfettamente coordinate in una simmetrica combinazione. Mi affascinano i colori l’allegria che questo gioco di polveri colorate può donare. I colori e le favelle allegre della mia città mi ricordavano quegli insoliti sprazzi di luce nel grande blu. Nacqui nello  stato del Gana. Avrei dovuto essere fiero di quelle origini così insolite, i profumi di gelsomino, i sapori piccanti facevano l’amore con i miei sensi. Tutto questo fantastico mondo venne presto trasformato in un campo di guerre intestine tra le tribù.
L’uomo è invidioso come gli dei che accusano i mortali di felicità loro non consentita. Il fratello di mio padre con il migliore dei propositi venne un giorno  a trovarlo presso  la Colba, piccolo edificio nel quale solevo vivere, per proporre uno scambio dei territori. Dovevamo andare via di lì disse, in caso contrario avrebbero conquistato lo stato senza riverenza nei confronti del proprio fratello.
Qui abbiamo poco e l’ideale espansionistico è tra i più ambiti non importa chi fosse il nemico dovevano colpire. Donne in fuga, il cielo aveva preso un colore oscuro , oscuro erano le idee di mio zio. Così all’alba dovemmo lasciare quel territorio compreso tra la mia nazione e il Burchinafaso. Ebbe così inizio il mio pellegrinaggio in cerca di una casa, di nazionalità di un’identità.
Invidio gli antichi greci poiché riuscirono a conquistare l’idea di nazione, cittadino non permettendo a nessuno di oltraggiare i propri ideali. A noi invece ci maltrattano incuranti della natura umana che ci appartiene. Il colore forse è un problema? Pelle scura come gli abissi più profondi, colore della notte, colore della terra madre di tutto il creato. Dopo giorni di cammino arrivammo in Libia lì degli uomini ci chiusero in un carcere. Fummo maltrattati come la peggio specie di animali. Nella mente che tutto rimembra si fece sempre più nitida la voce straziata di mia madre costretta a vedere la mia sofferenza. Mani che ti stringono incessanti, lacerano la carne . Corde strette alle mie caviglie lasciano solchi incancellabili. Piu profondo quel dolore fisico talvolta piangevo ma le lacrime sono un fisiologica necessita che ha l’uomo di esprime sofferenza e angoscia. Io volevo urlare . Venne offerta acqua fresca al mio viso costretto ad imegersi più volte in una scolorita scodella
. Sapevo che bene presto saremmo dovuti andare via da quelle terre malvagie. Arrivò pochi giorni dopo la notizia della morte di Saddam. Vidi gente brindare alla fine di quel crudele essere che solevano apostrofare con il sostantivo di uomo. Troppo gentili a mio parere, non può l’animo umano essere caratterizzato da così tanto sprezzo per la via altrui, per i propri cittadini, per se stesso.  Eppure ricordo che Quasimodo provò ad analizzare la natura umana. Indole malvagia  nell’animo sin dalla nascita , radicata nel cuore e nelle viscere come nero veleno. Pian piano distrugge quel poche che l’essere può possedere di bene. Ritornai al mio paese dopo molti anni. Non fu una tra le migliori accoglienze vedere il mio unico fratello esanime a terra con del rosso scarlatto proprio all’altezza del gola.. Non importava nulla del sangue che gli uomini condividono, tutti guardiamo in faccia sprezzanti la morte ma lei non è offesa da questo riso beffardo perché sa che tutti torneremo da lei un giorno
. E per mio fratello quel giorno fatale arrivò troppo presto. Degli assistenti sociali, si quelli che credono alle favole ai cambiamenti ad un’alternativa migliore di questo mondo. Ci condussero sino alle coste spoglie e aride dell’egitto. Da lì ci avrebbero imbarcati  e ci avrebbe condotti alla “salvezza” dicevano loro. Adesso sono su questo traghetto che inesorabilmente sta finendo tra le fiamme.
Non ho ancora donato il mio ultimo abbraccio a mio padre prima di dirgli che tutto è finito. Per sempre. Arranco qualche passo verso la prua è lì che lo trovo seduto composto su di una sedia..

Non faccio in tempo a stendergli la mano che una luce prorompente lo prende in pieno..No..non era possibile..come facevo adesso? Aiutatemi vi prego aiutatelo… Tra le braccia stringo forte quel corpo senza vita. Il corpo di mio padre. Vidi la vita che pian piano abbandonava i suoi occhi finestra dell’anima. Non mi ero mai accorto del ceruleo che costellava quegli occhi bassi e malinconici. L’ho visto…come in un lampo viene risucchiato via il soffio vitale lasciando spazio alle tenebre portatrici di dolore. Ricordo soltanto che fui trastullato dalle membra umide del mare.. Non mi importava più di vivere ora che mi era stato brutalmente derubato il mio bene più caro.
Il giorno dopo si fece spazio timido tra le nuvole annunciando calore e luci.. Sottili i raggi del sole riscaldavano le miei gote .. Ero su di una spiaggia..avevo completamente perso la concezione del tempo. Dove mi trovavo adesso? Chi erano quelli?..Marinai portavano del pesce fresco sulla battiga. Faticai non poco per alzarmi , sicuramente avevo perso conoscenza la notte prima.
Passarono molti anni da quel giorno. Mi chiamano i miei fanciulli ,oggi li porterò a vedere il mare ,magari con questa scusa racconterò di un uomo coraggioso quale mio padre che per sempre risiede tra le onde azzurre.  
Credo che accennerò anche ad un ragazzo straniero che è riuscito a diventare parte integrante delle società.

Spero vi sia piaciuta 

Ps: Buon Natale a tutti coloro che mi seguono =)

  
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