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Autore: _ L i s a    27/12/2011    3 recensioni
Salve. Questa che stai per leggere è la mia prima storia. Sono ben accette le recensioni sia positive, sia le critiche. Buona lettura!
L'Olimpo significava immortalità e solo pochi avevano la possibiltà di viverci. Ma se qualcuno dei fortunati non volesse più rientrare in questa categoria? 
Anche una semplice scelta potrebbe portare alla rovina il paese più felice.

"I suoi occhi smeraldo erano più lucidi che mai, mi stava trasmettendo un messaggio mentale e le immagini erano davvero nitide. Vedevo me, ancora alle prime armi con gli impegni. Ero sola e triste, ma mi aiutò nell'inserirmi. Apparivano le nostre serate durante le feste casalinghe dei contadini, del mio orrore nell'essere spettatrice dei sacrifici e del suo aiuto nel superare il problema."
Storia in sospeso, cercherò di aggiornare il prima possibile. ^^
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Estia sei con noi? Estia? ESTIA?!" .

La voce bassa e profonda di Ermes stava passando attraverso le mie orecchie senza, in realtà, lasciare nessun messaggio.
La vena nel collo perfetto del mio migliore amico si stava gonfiando, emergendo oltre la massa muscolare molto accentuata.
I suoi occhi smeraldo articolavano la sua espressione del viso giovane, ma maturo. Le mani delicate mi scuotevano con forza il mio braccio, mostrando l'ampia muscolatura.
Continuava a ripetere sottovoce il mio nome, probabilmente, cercando di attirare la mia attenzione, ma contro il suo intento, attirò l'attenzione di tutti. 
Con un fragore, la voce di Zeus tuonò, facendo sussultare tutti i presenti: "Illustre Cillenio, avrebbe qualcosa da aggiungere?".
Purtroppo Zeus era così. Lo sopportavo solo perchè dovevo farlo. Era un mio dovere.
Ermes sussultò come tutti gli altri, ma si alzò in piedi, nonostante gli sguardi initimidatori degli altri: "No, Eterno Zeus. Volevo solo congratularmi per le idee che in questa riunione sono state proposte. Magari..." si girò, guardandomi dritta negli occhi, "la presente, se tale si può definire" disse quest' ultima parte sotto voce, in modo che potessi sentire solo io, "Estia ha qualcosa da dire."
E si stampò un sorrisetto sulla faccia, sedendosi lentamente e assaporandosi il gusto della vittoria.
Ermes non sarebbe mai cresciuto e lo amavo per questo. Lo amavo come si ama un fratello, un padre, un cugino.
Per me lui era tutto, anche se dopo quello che mi aveva fatto lo avrei sistemato ben bene, a costo di litigare con Zeus e consegnare messaggi al posto del mio migliore amico defunto.
Zeus ci fissò, aspettandosi una minima risposta da parte mia che rimasi in silenzio scrutando gli occhi di tutti: erano a dir poco spaventati e potevo percepire il loro fuoco della paura da chilometri.
Ma nessuna di quelle paure era minimamente paragonabile alla furia di Zeus che ancora attendeva una mia risposta.
Mi alzai appena e congedai tutti con un "Scusate, ma sono molto impegnata" ed uscì dalla stanza. Non mi importava se sarei stata punita, ma la mia presenza era solo inutile e superflua.
Uscì dal salone delle riunioni e attraversai il lungo corridoio che portava alla sala d'attesa.
La zona dell'Olimpo dedicata alle riunioni era molto simile a quella degli umani: la vera a propria sala delle riunioni era semicircolare e una cupola fatta interamente da vetro pregiatissimo, proietteva le immagini e i colori sul pavimento di marmo lucido bianco con delle pietre incastonate qua e là.
Al centro, un ampiò tavolo di legno antico era contornato da una fila interminabili di sedie costruite con lo stesso legno del tavolo.
Nelle pareti, gli affreschi che Zeus aveva commissionato ad Atena, aumentavano la luminosità dell'ambiente.
Si usciva dalla stanza attraverso un ampio portone che dava ad un corridoio infinito.
Il parquet grigio topo sostituiva il marmo bianco e lucido della Sala Riunioni. Le pareti del corridoio erano semicircolari e ogni due metri si interrompevano, lasciando spazio a delle finestre in pietra che illuminavano la parete opposta.
Il corridoio terminava nella sala d'attesa composta, anche, da qualche piccola stanza dove semidei che si distinguevano, lavoravano costantemente per gli dei. Questo perchè era facile essere un semidio essendo, l' Olimpo, l'apoteosi del tradimento. 
Arrivata nella sala d'attesa, mi avvicinai ad una sedia e sfogliai la mia agenda: avrei avuto un paio di feste popolari a cui partecipare, ma due di quelle, mi era stato predetto, sarebbero terminate prima. Non mi bastavano. Avrei incontrato Ermes più tardi e oltre alle scuse, dovevo chiedergli di far organizzare qualche altra festa.
Mi rifiutavo di rimanere anche un intero giorno all' Olimpo, preferivo la compagnia degli umani. O almeno pensavo fosse la migliore...

  
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