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Autore: Shellyng    27/12/2011    3 recensioni
Ed Elena la guarda, perché è bella.
Perché Katherine forse le somiglia davvero, ma è totalmente diversa.
I suoi occhi, per iniziare.
Brillano di una luce propria. Pozzi neri in cui potersi perdere ogni volta. Che ti lasciano un segno, dentro, e ti osservano fino a farti male.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash, Slash | Coppie: Elena/Katherine
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: One More Time
Fandom: The Vampire Diaries
Personaggi: Katherine Pierce / Elena Gilbert – hints Delena/Stelena
Avvertimenti: oneshot, femslash
Genere: Erotico (?)  
Prompt: scritta per il Porn Fest #5 con il prompt :”Elena/Katherine, in spiaggia”
Note: I personaggi non mi appartengono, nessuno mi paga per scrivere questa roba, molti lo farebbero per farmi smettere.

La dedica è sempre quella.
Grazie darling!

One More Time

Elena non è mai stata brava con le relazioni. Non ha mai sentito il bisogno, fisico o mentale, di avere accanto qualcuno che la gente possa definire “il suo ragazzo”.
Sta bene con se stessa.
Sta bene con le sue amiche, Bonnie e Caroline, che hanno a modo loro portato, nella sua vita, una visione diversa del mondo. 
Per Bonnie un mondo responsabile e giusto, per Caroline divertente e libero.
Le ama. Le ama dal profondo. Le ama come avrebbe amato due sorelle di sangue, che ogni giorno ti rubano i vestiti, lasciandoti girare per casa con la solita vecchia tuta.
E poi è arrivato Stefan, con le sue fossette e il suo sorriso, a farle mettere in discussione ogni singolo aspetto della sua vita.
E’ arrivato quello che molte, avrebbero definito il “principe azzurro”.
E’ arrivato in un giorno come un altro, osservandola in modo discreto, con quegli occhi scuri che le sarebbero rimasti impressi per molto, moltissimo tempo.
E con lui è arrivato Damon.
Damon è semplicemente diverso. Ma lo ama come ama Stefan, in una maniera del tutto ridicola e irrazionale.
E infine, come se tutto quello non l’avesse colpita abbastanza, sono spariti. Stefan per seguire Klaus, e Damon, distrutto da quel dolore che non si sarebbe mai sognato di mostrare agli altri, è scappato. 
Lontano, dove il ricordo di suo fratello non l’avrebbe infastidito.
E lei è tornata sola.
Stavolta, però, infelicemente sola.
Si sente vuota, seduta su quella spiaggia immensa, mentre la luna riflette il suo pallore nello specchio dell’acqua, che lenta e inesorabile si trascina fino alla riva, per poi ritornare indietro, in quella sinuosa danza.
Il mare la rilassa. Sin da bambina, prima di scoprire di non essere una Gilbert, prima che la sua vita finisse per essere una tragicomica serie di eventi sovrannaturali, sua madre la portava in spiaggia, anche d’inverno, perché solo in quel posto riusciva a calmarsi, dopo aver fatto un brutto sogno o dopo aver preso un voto basso a scuola.
E ormai corre lì in ogni momento della giornata, cercando di non pensare a Stefan, a Damon, ai suoi genitori naturali, tutta gente che,  una dopo l’altra, l’ha abbandonata.
Stringe la collana tra le dita, giocando con il ciondolo ,mentre l’ennesimo sbuffo di vento le scompiglia i capelli, facendola rabbrividire.
“Dovresti almeno trovare un posto riparato, Gilbert”
Non si volta neppure, sicura che quella voce può appartenere ad una sola persona.
Non riesce a spiegarsi se il karma sta giocando con lei o è solo una catena di sfortunati eventi ad averla costretta in quella situazione, ma alle sue spalle, si staglia, bella da togliere il fiato, la sua doppelganger.
Katherine Pierce è la persona più egoista, cattiva e riprovevole che Elena ha mai incontrato. Ma è anche tanto altro, e in quel lasso di tempo che è rimasta sola con la sua antenata, ha imparato ad andare in profondità, scavando in quella corazza che Katherine si è costruita in quegli anni, troppi, forse, per una ragazza spaventata e in fuga.
“Cosa vuoi Katherine?” sospira, passandosi una mano sul viso stanco, marchiato dai troppi pensieri che le stanno frullando per la testa.
Katherine non risponde, si limita ad inclinare il capo e inarcare le labbra in una smorfia maliziosa, e poi, con una bottiglia di chissà quale alcolico, si avvicina, sedendosi lì accanto. Troppo lontano per un contatto fisico, ma troppo vicino per non guardarla.
Ed Elena la guarda, perché è bella.
Perché Katherine forse le somiglia davvero, ma è totalmente diversa. 
I suoi occhi, per iniziare.
Brillano di una luce propria. Pozzi neri in cui potersi perdere ogni volta. Che ti lasciano un segno, dentro, e ti osservano fino a farti male.
Gli occhi di Katherine sono diversi dai suoi. Sono più stanchi, segnati dal tempo, ma continuano ad intimidire chiunque li fissi per più di un secondo.
E le labbra. Le labbra di Katherine gridano lussuria. 
Ti fanno venire voglia di baciarle fino a inghiottirle, morderle, torturarle, ed Elena si spaventa per quei pensieri che proprio non sono da lei.
Ma Katherine le fa questo effetto. 
Soprattutto ora, che con le labbra si avvicina al suo orecchio, con quel fare malizioso e sensuale, che ormai da secoli la contraddistingue.
Le sfiora il guscio dell’orecchio con la lingua, sorridendo al brivido di eccitazione che sente avanzare nel corpo di Elena e poi sussurra in maniera impercettibile, quasi miagolando.
“Lo sai cosa voglio..”
Ed Elena lo sa, lo sa davvero.
Lo sa dalla prima volta che quelle labbra l’hanno sfiorata, facendole perdere il briciolo di ragione a cui si era ancorata per non impazzire del tutto.
Lo sa perché Katherine ottiene sempre ciò che vuole, e in questo momento vuole lei, corpo e anima.
Ed Elena si lascia spogliare, perché non potrebbe fare altrimenti. Perché sente già un calore infernale invaderle il corpo e depositarsi sul basso ventre, mentre le mani di Katherine, esperte, le accarezzano il collo, graffiando appena.
Si distende sulla sabbia, gemendo per il contatto freddo e facendo ridere l’altra, che le divarica un po’ le gambe, con la stessa naturalezza con cui si sarebbe applicata il rossetto.
E forse è sbagliato, malsano e ripugnante quello che stanno facendo, ma Elena può giurare che quando le dita di Katherine trovano il loro spazio nella sua intimità, tutto il resto diventa opaco e confuso, cullandola in un limbo immacolato, dove i suoi problemi diventano solo ricordi ovattati.
Geme, Elena, al contatto delle labbra di Katherine con i suoi capezzoli turgidi, da cui si stacca con uno schiocco sonoro, lasciandoli umidi ed eretti contro il freddo.
Stringe le dita nella sabbia, cercando di aggrapparsi a qualcosa mentre sente l’orgasmo avvicinarsi ad ogni spinta di Katherine, pregandola di non smettere, con la voce che le si spezza in gola, scossa dal piacere.
Preghiera vana, ovviamente. Perché Katherine la lascia lì, ritirando la mano dalla biancheria ormai rovinata di Elena e ghignando al viso esterrefatto dell’altra.
“Povera piccola Elena” sussurra, con quella voce smielata e accondiscendente che sa farla andare su tutte le furie. 
Ed è solo allora, quando gli occhi di Elena, colmi di eccitazione, le bruciano sulla pelle traboccanti di rabbia, che Katherine si convince ad andare avanti, continuando con le labbra ciò che prima aveva interrotto.
Ed Elena non può non gemere a quel contatto agognato e sospirato che la porta all’orgasmo.
E mentre il mondo le sembra fermarsi per un attimo a quell’ondata di piacere, Elena pensa che lo rifarebbe mille volte, perché quello, è l’unico modo che ha, per fingere che tutto vada bene.









  
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