Titolo:
One More Time
Fandom: The
Vampire Diaries
Personaggi: Katherine
Pierce / Elena Gilbert – hints
Delena/Stelena
Avvertimenti: oneshot,
femslash
Genere: Erotico
(?)
Prompt: scritta
per il Porn Fest #5 con il prompt
:”Elena/Katherine, in
spiaggia”
Note: I
personaggi non mi appartengono, nessuno mi paga per scrivere questa
roba, molti lo farebbero per farmi smettere.
La
dedica è sempre quella.
Grazie
darling!
One More Time
Elena
non è mai stata brava con le relazioni. Non ha mai sentito
il
bisogno, fisico o mentale, di avere accanto qualcuno che la gente
possa definire “il suo ragazzo”.
Sta bene con se
stessa.
Sta bene con le sue amiche, Bonnie e Caroline, che hanno a
modo loro portato, nella sua vita, una visione diversa del
mondo.
Per Bonnie un mondo responsabile e giusto, per
Caroline divertente e libero.
Le ama. Le ama dal profondo. Le ama
come avrebbe amato due sorelle di sangue, che ogni giorno ti rubano i
vestiti, lasciandoti girare per casa con la solita vecchia tuta.
E
poi è arrivato Stefan, con le sue fossette e il suo sorriso,
a farle
mettere in discussione ogni singolo aspetto della sua vita.
E’
arrivato quello che molte, avrebbero definito il “principe
azzurro”.
E’ arrivato in un giorno come un altro, osservandola
in modo discreto, con quegli occhi scuri che le sarebbero rimasti
impressi per molto, moltissimo tempo.
E con lui è arrivato
Damon.
Damon è semplicemente diverso. Ma lo ama come ama Stefan,
in una maniera del tutto ridicola e irrazionale.
E infine, come se
tutto quello non l’avesse colpita abbastanza, sono spariti.
Stefan
per seguire Klaus, e Damon, distrutto da quel dolore che non si
sarebbe mai sognato di mostrare agli altri, è
scappato.
Lontano,
dove il ricordo di suo fratello non l’avrebbe infastidito.
E lei
è tornata sola.
Stavolta, però, infelicemente sola.
Si sente
vuota, seduta su quella spiaggia immensa, mentre la luna riflette il
suo pallore nello specchio dell’acqua, che lenta e
inesorabile si
trascina fino alla riva, per poi ritornare indietro, in quella
sinuosa danza.
Il mare la rilassa. Sin da bambina, prima di
scoprire di non essere una Gilbert, prima che la sua vita finisse per
essere una tragicomica serie di eventi sovrannaturali, sua madre la
portava in spiaggia, anche d’inverno, perché solo
in quel posto
riusciva a calmarsi, dopo aver fatto un brutto sogno o dopo aver
preso un voto basso a scuola.
E ormai corre lì in ogni momento
della giornata, cercando di non pensare a Stefan, a Damon, ai suoi
genitori naturali, tutta gente che, una dopo
l’altra,
l’ha abbandonata.
Stringe la collana tra le dita,
giocando con il ciondolo ,mentre l’ennesimo sbuffo di vento
le
scompiglia i capelli, facendola rabbrividire.
“Dovresti almeno
trovare un posto riparato, Gilbert”
Non si volta neppure, sicura
che quella voce può appartenere ad una sola persona.
Non riesce a
spiegarsi se il karma sta giocando con lei o è solo una
catena di
sfortunati eventi ad averla costretta in quella situazione, ma alle
sue spalle, si staglia, bella da togliere il fiato, la sua
doppelganger.
Katherine Pierce è la persona più egoista,
cattiva
e riprovevole che Elena ha mai incontrato. Ma è anche tanto
altro, e
in quel lasso di tempo che è rimasta sola con la sua
antenata, ha
imparato ad andare in profondità, scavando in quella corazza
che
Katherine si è costruita in quegli anni, troppi, forse, per
una
ragazza spaventata e in fuga.
“Cosa vuoi Katherine?” sospira,
passandosi una mano sul viso stanco, marchiato dai troppi pensieri
che le stanno frullando per la testa.
Katherine non risponde, si
limita ad inclinare il capo e inarcare le labbra in una smorfia
maliziosa, e poi, con una bottiglia di chissà quale
alcolico, si
avvicina, sedendosi lì accanto. Troppo lontano per un
contatto
fisico, ma troppo vicino per non guardarla.
Ed Elena la guarda,
perché è bella.
Perché Katherine forse le somiglia davvero, ma
è totalmente diversa.
I suoi occhi, per iniziare.
Brillano
di una luce propria. Pozzi neri in cui potersi perdere ogni volta.
Che ti lasciano un segno, dentro, e ti osservano fino a farti
male.
Gli occhi di Katherine sono diversi dai suoi. Sono più
stanchi, segnati dal tempo, ma continuano ad intimidire chiunque li
fissi per più di un secondo.
E le labbra. Le labbra di Katherine
gridano lussuria.
Ti fanno venire voglia di baciarle fino a
inghiottirle, morderle, torturarle, ed Elena si spaventa per quei
pensieri che proprio non sono da lei.
Ma Katherine le fa questo
effetto.
Soprattutto ora, che con le labbra si avvicina al
suo orecchio, con quel fare malizioso e sensuale, che ormai da secoli
la contraddistingue.
Le sfiora il guscio dell’orecchio con la
lingua, sorridendo al brivido di eccitazione che sente avanzare nel
corpo di Elena e poi sussurra in maniera impercettibile, quasi
miagolando.
“Lo sai cosa voglio..”
Ed Elena lo sa, lo sa
davvero.
Lo sa dalla prima volta che quelle labbra l’hanno
sfiorata, facendole perdere il briciolo di ragione a cui si era
ancorata per non impazzire del tutto.
Lo sa perché Katherine
ottiene sempre ciò che vuole, e in questo momento vuole lei,
corpo e
anima.
Ed Elena si lascia spogliare, perché non potrebbe fare
altrimenti. Perché sente già un calore infernale
invaderle il corpo
e depositarsi sul basso ventre, mentre le mani di Katherine, esperte,
le accarezzano il collo, graffiando appena.
Si distende sulla
sabbia, gemendo per il contatto freddo e facendo ridere
l’altra,
che le divarica un po’ le gambe, con la stessa naturalezza
con cui
si sarebbe applicata il rossetto.
E forse è sbagliato, malsano e
ripugnante quello che stanno facendo, ma Elena può giurare
che
quando le dita di Katherine trovano il loro spazio nella sua
intimità, tutto il resto diventa opaco e confuso, cullandola
in un
limbo immacolato, dove i suoi problemi diventano solo ricordi
ovattati.
Geme, Elena, al contatto delle labbra di Katherine con i
suoi capezzoli turgidi, da cui si stacca con uno schiocco sonoro,
lasciandoli umidi ed eretti contro il freddo.
Stringe le dita
nella sabbia, cercando di aggrapparsi a qualcosa mentre sente
l’orgasmo avvicinarsi ad ogni spinta di Katherine, pregandola
di
non smettere, con la voce che le si spezza in gola, scossa dal
piacere.
Preghiera vana, ovviamente. Perché Katherine la lascia
lì, ritirando la mano dalla biancheria ormai rovinata di
Elena e
ghignando al viso esterrefatto dell’altra.
“Povera piccola
Elena” sussurra, con quella voce smielata e accondiscendente
che sa
farla andare su tutte le furie.
Ed è solo allora, quando
gli occhi di Elena, colmi di eccitazione, le bruciano sulla pelle
traboccanti di rabbia, che Katherine si convince ad andare avanti,
continuando con le labbra ciò che prima aveva interrotto.
Ed
Elena non può non gemere a quel contatto agognato e
sospirato che la
porta all’orgasmo.
E mentre il mondo le sembra fermarsi per un
attimo a quell’ondata di piacere, Elena pensa che lo
rifarebbe
mille volte, perché quello, è l’unico
modo che ha,
per fingere che tutto vada bene.